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Autore: Evilcassy    17/06/2012    2 recensioni
“Uhn, no, non credo.” La fissò incuriosito. “La mia idea è questa. Io mi impegnerò a trovarti un regalo per te, a Parigi. Qualcosa che ti stupisca. E tu… tu farai lo stesso con me. Hai tempo quindici giorni per farmi una sorpresa. Qualcosa che da te non mi aspetto e che sfati il mito della tua prevedibilità.”
...è una sfida. E quando mai Megamind non ha accettato una sfida? [/SOSPESA - INCOMPLETA]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Megamind, MetroMan, Minion, Roxanne Ritchi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fifteen Days.

 

Chapter 5: Fairies Wears Boots.

 

Minion si era presentato alla webcam vestito di una salopette blu che le ricordava quella di un idraulico. Precisamente, le ricordava SuperMario. Il tutto coperto goffamente dal suo solito grembiule ‘Kiss the Cook’ rosa.

E sproloquiava imbarazzantemente, lanciando sguardi allarmati al di là del monitor, girato assurdamente verso il muro.

Che cosa stavano combinando quei due?

Decisamente, c’era qualcosa che non andava. Era piuttosto perplessa riguardo a come si sentiva in merito: Minion agitato travestito da idraulico che tergiversava davanti alla videochiamata per far guadagnare tempo al proprio padrone poteva significare qualsiasi cosa. Dall’invenzione di un nuovo raggio teletrasportante intergalattico alle prove di un nuovo Black Mamba ad un guaio involontario (…decisamente la peggiore delle ipotesi)

E giusto mentre Minion, a corto di argomenti, le stava chiedendo per la terza volta se avesse già mangiato le escargots, Megamind lo aveva scansato con poca grazia dalla poltrona e ne aveva ripreso possesso, vestendo il suo migliore sorriso eccitato e gli occhi verdi spalancati.

“Amore Mio!! Mia vita, mio tesoro mio…

Megs. Che sta succedendo?”

“…?”

“Non fare il finto tonto con me…

Roxanne, Roxanne… ti preoccupi per nieeente. Io e Minion stiamo lavorando come al solito e…

SBAMMMMM!!!

Roxanne fece un salto sul materasso del letto, facendo cadere il laptop di lato. Lo recuperò con una furia, solo per poter vedere il riquadro di Skype completamente grigio.

“MEGAMIND!”

Coff …coff… Coff…!”  La nuvola di polvere grigia si stava diradando mostrando un Megamind sporco e tossicchiante. “Ma… che cavolo…!”

“Megamind! Sei ferito? Siete sotto attacco??? Cosa sta succedendo!”

Tesoro…coff coff… niente, davvero! Stiamo tutti bene. Credo. E’ solo… un incidente di percorso… eh eh eh…. Coff coff…. Vero Minion?”

La voce di Minion tremava, mentre rispondeva un poco convinto ‘Si, Signore’.

“Megamind, per favore, spiegami cosa…

“NIENTE, tesoro, NIENTE. Te l’assicuro. Stiamo solo… bah, le solite cose!”

“Distruggere il Covo rientra nelle ‘solite cose’?”

“… Roxanne, mi hai visto fare di peggio, qui dentro.”

“Questo è vero.” Roxanne sospirò, scostandosi una ciocca di capelli dal viso. Stare con Megamind significava anche quello: Doversi aspettare l’imprevedibile in ogni cosa, accettarlo e archiviarlo nella normalità. Se si spaventasse per ogni singolo botto, colpo, esplosione o lampo accecante che vedeva li dentro, le sue coronarie non avrebbero retto ancora a lungo.

Era tutto normale, andava tutto bene. Megamind sorrideva (tossendo) e non c’era niente di grave.

Poi una voce fuori campo, che spiegava qualcosa del tipo: Abbiate pazienza, non ho mai appeso quadri in vita mia. Attirò la sua attenzione. “Chi c’è al covo? Questa voce mi pare di conoscerla…

Megamind trasalì, sbattendo le palpebre. Stava evidentemente ponderando l’idea di raccontarle o meno qualcosa. Meglio forzarlo. Megs, c’è Wayne lì con voi?”

“Wayne? Wayne chi? Metr… Music Man? E perché mai dovrebbe essere qui?”

Ancora la voce fuori campo dal tono molto allegro: “HEY, Salutami tanto Roxanne!!!”

A Megamind scappò un ringhio. A Roxanne una risatina. “Ho capito! State facendo una serata tra uomini per risollevargli il morale, ma sei troppo orgoglioso per ammettere che cerchi di aiutare il tuo ex nemico!”

Uhn? L’alieno sbatté nuovamente le palpebre prima di prendere la palla al balzo ed esclamare un “CEEEEERTO!” piuttosto sforzato. “Una serata tra di noi a base di Poker e Birra come veri uomini, eh eh eh!!!”

“Sei dolce, lo sai?”

“Davvero?”

“Si, e sono molto orgogliosa di te, zucchero…

“Oh, no, ricominciato….” La voce fuori campo di Minion suonava scocciata. Roxanne poteva immaginarselo roteare i giganteschi occhi di pesce.

“Dura molto, di solito? Perché è imbarazzante….” Questo era Wayne. “Potrei suonargli qualcosa, per creare l’atmosfera.”

“Oh, zitti voi due, fatevi gli affari vostri!” Megamind gli lanciò qualcosa. “Wayne, posa quei bongos, non ti azzardare a… No, no, quello NO! ESPLODERA’!!”

KABOOOOOOM!

Era normale. Era tutto ok. Rientrava tutto perfettamente nella solita routine. L’importante, per Roxanne, era crederci.

 

Hey piccoletto… scusa per prima… sai, volevo solo rendermi utile.”

Sgrunt.”

“Forse potrei aiutarti a dipingere la parete del soggiorno…

“No.”

“… e se invece posassi le piastrelle del bagno?”

“No.”

“Magari Minion ha bisogno di una mano a collegare la canna fumaria…

“No.”

…oppure…

“No.”

“Potrei suonare qualcosa per alleggerire l’atmosfera.”

“NO!!”

Wayne afferrò le spalle di Megamind avendo cura di non stringere troppo e lo costrinse a voltarsi verso di sé. “Megamind, davvero… io vorrei solo sdebitarmi per avermi… ehm… coperto con quella storia della finta morte… Ti prego, permettimi di onorare questo mio immenso debito con te.”

Megamind fissò intensamente gli occhi grigi del suo ex nemico mortale, studiandone l’intensità e soppesandone la determinazione:  “D’accordo.” Sospirò. “Credo proprio che in zona soggiorno i brainbots abbiano bisogno di te.”

Un largo sorriso si fece strada sul volto pronunciato di Music Man. “Ottimo!” Scattò in piedi, salendo i gradini della scala a due a due: “Quali sono le tue istruzioni?”

“Mettiti davanti alla parete appena dipinta…

“Certo!”

“E fissa la pittura. Controlla che si asciughi, d’accordo? SENZA TOCCARE!”

“Affermativo, Megamind! Non la perderò d’occhio un secondo!” cinguettò al settimo cielo.

Solo dopo venti minuti passati immobile davanti alla parete colorata ebbe il sospetto di essere stato raggirato.

Ma no, impossibile. Megamind era uno dei buoni, no? I buoni sono eroi. E gli eroi, si sa, non ingannano.

 

Music Man, Spuntino?”

“Come? Oh, no grazie Minion, ma sono impegnato a guardare la pittura che asciuga, non ho tempo. Spero tu non ti offenda.”

Minion alzò gli occhi al cielo. Dio delle Squame, quanto è cretino.  “Mi permetta di darle il cambio, resterò io a fare questo lavoro di vitale importanza, mentre lei si rifocilla.”

Wayne tentennò, prima di muoversi dalla sua posizione, girarsi verso Minion e, posandogli le mani sulle spalle, esprimere la sua più profonda gratitudine. “Sei davvero una persona d’oro.”

 

“Ma si può sapere cosa c’era nel sandwich?”

Minion alzò le spalle: “Le solite cose! Uovo sodo, insalata, tonno, burro di arachidi, cipolla, salsa worcester…

Megamind si grattò il mento. “Che sia stata la salsa worcester? Non credo che non abbia mai assaggiato gli altri ingredienti…

“La salsa worcester però è un prodotto molto popolare, signore…

“Una spiegazione ci deve essere.” Sbuffò. “Anni e anni spesi a cercare il suo punto debole e poi una banalissima salsa worcester guarda che cosa combina…

Entrambi sospirarono:  Ai loro piedi, Wayne Scott fissava un punto imprecisato del soffitto con le pupille dilatate e la bocca aperta.  Di tanto in tanto biascicava qualcosa o pareva ridacchiare tra sé e sé. Completamente assente.

Drogato.

“E’ una cosa irritante, non trovi Minion?”

“Assolutamente, signore.”

“Avrei potuto inventare un Raggio della Morte Worcester. O uno Scudo del Dominio Worcester. O un Missile del Terrore Worcester.”

…oppure un Pauroso Gavettone di Worcester.” Minion punzecchiò l’ex eroe con la punta di un bastone. Nessuna reazione.

“O un RoboWorcester.”

“Mi permetta, DinoWorcesterBot suona meglio.”

“Assolutamente, Minion.”

Con un lungo sibilo gutturale, Wayne Scott si lasciò scivolare sul pavimento, chiuse gli occhi ed iniziò a russare sonoramente.

…ed ora che ne facciamo?”

“Lo riportiamo nella sua Fortezza Solitaria. Ma prima…

 

Al risveglio, sette ore dopo, Wayne Scott non ricordava esattamente nulla. Gli girava la testa, aveva la vista offuscata e sentiva lo stomaco pesante. In più, si sentiva completamente confuso e con la gola riarsa.

“Per tutte le chele di granchio, che cosa è successo?” farfugliò alzandosi incerto dal divano.

Il suo divano. Nel suo Bunker sotto la vecchia scuola.

Un momento. Perché si ricordava di essere stato nel Covo di Megamind?

La testa girava… da quel poco che poteva capire, aveva i sintomi di un post sbronza. Se non fosse per il fatto che a lui l’alcool non faceva mai effetto, quindi non aveva mai provato l’ebbrezza di una sonora sbronza.

Quindi cos’era stato? Appoggiandosi ai vari mobili, facendone cadere svariati oggetti, coppe e trofei, si trascinò in bagno.

L’immagine che gli restituì lo specchio era davvero curiosa. Ci impiegò qualche secondo per capire che fosse realmente la sua. Sotto un casco di riccioli dorati, gli occhi gonfi erano colorati da un pesante ombretto azzurro e una riga spessa di eyeliner nero e da lunghe ciglia finte. Parte della polvere del fard rosa colorava anche la barba, mentre le labbra erano accese dal rosso fuoco di un rossetto.

Si grattò la testa solo per scoprire le unghie laccate di un colore rosa shocking.

Oh, diamine. Ma com’era conciato?

Beh, non fosse stato per la sbavatura del rossetto, non sarebbe stato neppure troppo male.

 

Roxanne fece scivolare le dita lungo il bordo di cartone della confezione. Perfetto. Max aveva avuto un’ottima idea, e Google non si era mai rivelato così utile come in quel momento, per scoprire quel negozietti di dischi in vinile che vendeva rarità. “C’est combien?”  Domandò al proprietario, dietro al bancone.

Deux Cents Euros.”

Roxanne spalancò gli occhi. Accidenti! “Il est cher!” provò a contrattare, ma l’uomo fu irremovibile.

In Inglese stentato le spiegò che quel concerto del 1970 era pressoché impossibile da trovare in vinile, dato che era stato pubblicato su larga scala solo in vhs e poi in dvd.  

La donna annuì, leggendo ancora l’elenco delle canzoni nel retro: War Pigs, Paranoid…  Andiamo, questo ne era sicura di non averlo ancora visto nella collezione di dischi di Megamind…

Che vuoi che siano duecento euro per una rarità del Black Sabbath?

 

“MINION, CE L’ABBIAMO FATTA!!!!”

“Cosa signore?”

“L’asta online!”

“Oh, me ne ero completamente dimenticato. Ci siamo riusciti?”

“Ma certo amico mio!” Davanti al monitor, Megamind sembrava eccitato quasi sino alle lacrime. “Tra una settimana sarà nelle nostre mani, ti rendi conto?”

“Mi sembra quasi un sogno…

“Anche a me Minion!” Megamind sospirò, facendo vorticare la sedia di pelle. “Il Covo è quasi pronto, Roxanne tornerà tra pochi giorni e sono il felice proprietario del Live in Paris 1970 in vinile del Black Sabbath!!!”

 

 

 

Con Calma, qui si fa tutto, eh!

Scusate il ritardo… piano piano riuscirò a rimettermi in carreggiata. Forse.

Grazie per i commenti precedenti!!!

Il titolo del capitolo è una canzone dei Black Sabbath contenuta nell’album Paranoid. L’ho messa in riferimento allo stato di Wayne: Questa canzone è nata quando Ozzy e il bassista Geezer si trovavano in un parco a farsi le canne ed ebbero la visione di fatine che ballavano in circolo vestendo scarponi. Roba buona, neh!

Buona lettura.

EC.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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