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Autore: Lycoris    19/06/2012    4 recensioni
In cui Dean viene travolto da un pazzo con gli occhi blu in una cabina blu che vola –dannazione, vola!- e trascinato nel 1816, l’anno senza estate. [CROSSOVER Supernatural/Doctor Who]
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Eighteen hundred and froze to death Titolo: Eighteen hundred and froze to death
Fandom: Supernatural/Doctor Who.
Pairing: Time Lord!Castiel/Companion!Dean.
Rating: Pg. Varierà? Non varierà? Chissà!
Beta: Nessuno.
Genere: Crossover.
Warning: AU, Crossover, Slash, OOC.
Summary: In cui Dean viene travolto da un pazzo con gli occhi blu in una cabina blu che vola –dannazione, vola!- e trascinato nel 1816, l’anno senza estate. [CROSSOVER Supernatural/Doctor Who]
Note: Sono recidiva, e si prospetta un’altra long. No, aspetta, metti giù quel pomodoro marc… *splat*. Perché dovete sapere che quando non ho un cavolino di Bruxelles da fare vado a leggermi il Portale Catastrofi di Wikipedia.
DISCLAIMER: Non possiedo tutta questa bella gente, no, purtroppo no.


Blue Eyes and Blue Boxes


Dean Winchester non era un uomo ordinario.


Nessun uomo, donna, minerale o conifera avrebbe definito normale qualcuno che nel bagagliaio della macchina tiene fucili a doppia canna caricati a sale invece degli ombrelli, e va a cercare di propria volontà tutto quell’insieme di cose -aberrazioni della mente, incubi infantili- che vivono nel buio, e nel buio dovrebbero restare.


Dean Winchester non aveva una vita ordinaria, ma quando una cabina della polizia –esistevano cabine della polizia?!- atterrò sfumacchiando come un petardo in piena notte e giusto in mezzo alla stradina di campagna che stava percorrendo lo sfiorò il dubbio di non aver ancora visto tutto.


Sterzò bruscamente a destra mandando fuoristrada l’Impala, si sfregò gli occhi come un bambino assonnato e pensò che forse –forse, eh- era il caso di smetterla con la birra a stomaco vuoto alle tre di notte, soprattutto se era la sua bambina a subirne le conseguenze. Eccheccazzo, ci sarà stato un perché per cui si diceva di non bere in gravidanza, no?


Scese arrancando tra le zolle di terra e i ciuffi d’erba e constatò che c’era effettivamente una cabina blu elettrico parcheggiata con precisione millimetrica in mezzo al sentiero sterrato. Una cabina. Volante. Blu. Che casualmente gli era piombata tra capo e collo e si era parcheggiata in mezzo alla sua fottutissima stradina.


Agguantò una pistola dal cruscotto e si avvicinò cauto al coso, guardando il fumo diradarsi lentamente. Si accostò a quella che supponeva essere la porta e poggiò un orecchio sul legno. E immaginava che avrebbe sentito molte cose interessanti, se solo la porta non si fosse spalancata assestandogli un colpo poderoso alla mascella e spedendolo a terra, con allegato un tizio accartocciato in un trench beige che gli rovinò addosso producendo un suono molto poco rassicurante da qualche parte intorno alle sue costole.


Il tizio si tirò su come un pupazzo a molla spazzolando con i palmi delle mani l’impermeabile, per poi girarsi su se stesso e mettersi ad abbracciare e sussurrare con aria molto seria una serie di scuse alla cabina.


E Dean non ci vide più. Afferrò il tipo per una spalla e lo girò in modo da guardarlo in faccia, puntandogli la Peacemaker sotto il mento.


Si trovò davanti un uomo sulla trentina, dall’aspetto per nulla pericoloso, vestito come un esattore delle tasse uscito da una centrifuga, con degli assurdi occhi dello stesso blu della sua cabina –occhi antichi, fu il suo primo pensiero- e che, invece di preoccuparsi della pistola che gli minacciava la gola, inclinò la testa arruffata come un gatto perplesso.


Poi il suo viso si illuminò di consapevolezza e si aprì in un sorriso, lo scostò in tutta tranquillità e gli si avvicinò tanto che i loro nasi si toccavano, fissandolo con quegli occhi allucinanti come se avesse pagine e pagine scritte nel verde dell’iride.


Dean si immobilizzò e trattenne il respiro, chiedendosi freneticamente se, quando Dio aveva distribuito il concetto di spazio personale ai suoi figli, il tipo fosse chiuso in bagno. Non di certo a pettinarsi, gli venne spontaneo pensare quando i suoi capelli corvini gli sfiorarono le tempie.


Venne riscosso dalle sue elucubrazioni da una voce roca e profonda che gli sembrava assurdo sentire uscire dalla bocca dell’uomo che gli stava di fronte, ma ancora più assurdo fu quello che sentì pronunciare da quella stessa voce.


-Dean Winchester, tu sei l’uomo che fa per me!


Dopo di che, con una forza sorprendente, il matto gli strinse un polso e lo tirò dentro la cabina blu, lasciandolo travolto e basito subito davanti la porta chiusa.


Dean fece per protestare indignato  quando si accorse che –dettaglio assolutamente trascurabile- non era in una cabina. A meno che le cabine non fossero più grandi all’interno.


-Gesù Cristo!


-No, sono il Dottore. Piacere di conoscerti, Dean Winchester.


Dean si voltò di scatto, trovando il tipo appoggiato tranquillamente con i fianchi e le braccia tese all’indietro a quella che sembrava la console di un sommergibile russo, con qualcosa che ricordava l’Enterprise e un accenno della cucina disastrata di Bobby.


Una colonna di vetro si alzava dal centro della serie di pannelli disposti in circolo fino al soffitto che si stringeva come una pagoda indiana, le pareti disseminate di porte erano di un colore indefinibile tra l’arancio e il ruggine, e una serie di ticchettii inquietanti venivano da sotto il pavimento coperto di grate.


Dean giurò e spergiurò che non avrebbe più toccato una goccia d’alcol. Se questi erano gli effetti, la cosa gli era decisamente sfuggita di mano.

Si pizzicò un braccio.

AHIA.


Dean Winchester, benvenuto nel tuo mondo.



Alzò nuovamente la pistola all’altezza degli occhi puntandola contro l’uomo, il cui sguardo si incupì come il cielo estivo prima di un temporale.


Tirò fuori dalla tasca un diosolosapevacosa –una bacchetta magica? Non si sarebbe stupito troppo- e la puntò a sua volta contro la sua Peacemaker.

Si sentì un buffo ronzio, una luce blu uscì dal trabiccolo e improvvisamente il calcio della pistola si fece incandescente tra le mani del cacciatore, che la lasciò cadere con un grido.


-Niente violenza, grazie. Sono allergico.


Per la seconda volta in meno di dieci minuti, Dean perse il santo dono della calma.


-Chi cazzo dovresti essere, hm? John Lennon in trench? Chi diavolo sei? Cosa vuoi da me? Dove cazzo sono? E soprattutto, ti rendi conto di quello che stavi per fare alla mia bambina?


Il pazzo inclinò la testa –ossanto Bon Scott, di nuovo- e lo guardò seriamente preoccupato.


-Hai figli?


-Sì. NO! La mia auto.


-Non ricordavo che avessero già inventato gli ibridi, chiedo perdono…come ti ho già detto, sono il Dottore.


-Il Dottore CHI?!


-Dottore e basta. Ho un lavoro per te.


Dean, ancora sotto shock, lo osservò chinare la testa con aria pensosa, la fronte corrugata nella riflessione.


-Certo però che se hai figli la cosa potrebbe non essere priva di rischi, la nostalgia e il rimorso potrebbero compromettere il tuo giudizio e le tue capacità, e non mi sembra il caso di…


La porta della cabina nel chiudersi fece un rumore secco come uno sparo.


Il Dottore si riscosse dal suo trip mentale e si affacciò in tempo per vedere Dean che avanzava a lunghe falcate verso l’ auto, che per essere sua figlia
gli somigliava davvero poco. Forse nella curva della carrozzeria posteriore…


-Tu sei pazzo! Non voglio sapere che razza di creatura sei, solo sta’ lontano da me!


-Dean.



Il tono serio della sua voce costrinse il cacciatore a girarsi una volta di più, fissando lo sguardo nelle iridi dell’altro, trovandole sorprendentemente grandi e vicine.


Forse un po’ troppo vicine.


Oddio.


La bocca del pazzo si poggiò sulla sua, e i denti lasciarono un fottuto morso sul suo labbro inferiore.


Il cervello andò in cortocircuito. Oddio.


Si rese a malapena conto delle braccia che gli stringevano la vita e gli facevano attraversare di nuovo la porticina blu.


Che questa volta ebbe la premura di chiudere con uno schiocco di dita.



NdA: Ok, chi mi segue sa che questo è il secondo crossover whoviano che pubblico oggi.
Sì, sono impazzita. Mi hanno assegnato un Demon Pass per la JIB4. Sto morendo.
No, dai, ce le avevo quasi pronte qui, sole solette e mi dispiaceva lasciarle lì, piccine. Adesso qualcuno proverà ad uccidermi al suono di “Come?! Impieghi mesi a scrivere tre pagine e non pensi al povero John Doe?”. No, ecco, io voglio tanto bene a Johnny, ma nell’attesa che l’ispirazione torni dal so viaggio alle Bahamas meglio portarsi avanti, no?
CIANCIO ALLE BANDE: è un crossover. Un crossover rinforzato perché ci ho infilato anche un pizzichino di Ritorno a Futuro Parte III (la Colt Peacemaker è la pistola che Marty usa durante il ballo e che ha imparato a usare “ai videogiochi") Star Trek (dai, l’Enterprise ci stava!) e gli AC/DC con il santissimo Bon Scott. Oh, e il "Gesù Cristo" è un ovvio riferimento ai Ghostfacers xD
Niente, ci terrei a sapere cosa ne pensate di questa cosina, tengo molto a lei, è la fusione delle mie due serie preferite quindi…fatevi avanti, consigliate, criticate, farete solo il bene di questa poverina che ha la sicurezza di una gelatina di frutta al sole <3

Vi amo,

Lycoris.

   
 
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