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Autore: TheLastPhoenix    20/06/2012    1 recensioni
Cosa sarebbe successo se Katniss Everdeen non avesse avuto la possibilità di impedire a sua sorella, Primrose, di partecipare ai 74° Hunger Games?
Come cambierebbe il destino della Ghiandaia Imitatrice priva dei segni indelebili dei giochi della fame e dell'affetto del ragazzo del pane?
Come cambierebbe il futuro dei 12 Distretti di Panem?
Una storia raccontata dagli occhi di Peeta nell'arena degli Hunger Games e da quelli di Katniss nel Distretto 12.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Primrose Everdeen, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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CAPITOLO 1 - Peeta

Bisogna accettare il destino soprattutto quando non lo si capisce e saper stare al gioco.
Paolo Zagari

Cerco insistentemente il sonno, ma come ogni anno è difficile addormentarsi la notte prima della mietitura. Osservo il legno marcio del soffitto immaginando il destino dei ragazzi che verranno nominati oggi come tributi, strappati dalle proprie vite e gettati nell’arena degli Hunger Games per uccidersi a vicenda. E mentre gli eccentrici abitanti di Capitol City si divertono davanti a tutto questo, noi dei distretti continuiamo a soffrire in silenzio, impotenti. Ricordo ancora qualche anni fa quando venne nominato un ragazzo che conoscevo, non eravamo amici stretti, ma fu lo stesso straziante vederlo decapitato di netto da uno dei favoriti al bagno di sangue. Ho paura, non per me e nemmeno per Brad che è la sua ultima mietitura, ma per Katniss Everdeen. Riuscirei a sopportare di vederla soffrire nell'arena? Mi volto verso l'unica finestra della stanza e chiudo gli occhi. Ripenso alla sua dolce voce che da piccolo m'incantò, al suo volto scavato dalla fame quando perse il padre in un incedente in miniera e al suo sguardo spento. Occhi grigi privi emozioni per non mostrarsi debole davanti alla crudeltà della vita. Nella speranza di non dover perdere la ragazza che amo riesco a cedere a un sonno privo di sogni.
Mi sveglio a causa dei forti rumore provenienti dalla strada adiacente alla panetteria. Ancora un po' appisolato guardo dalla finestra e vedo gruppi di Pacificatori alle prese con i tecnici della tv intenti, come ogni anno, a trovare il posto giusto dove posizionare le loro apparecchiature. Ritorno con lo sguardo nella stanza. Vedo Brad, coperto fino agli occhi dalle lenzuola bianche, ancora nel suo letto, mentre quello di Chris è già vuoto. Normalmente ci alziamo tutti insieme molto presto, ma oggi a noi due è concesso di dormire qualche ora in più; come se questo potesse far pesare di meno la mietitura. Senza far troppo rumore indosso la maglietta e i pantaloni da lavoro, diventati con gli anni di un color giallo canarino, per poi uscire dalla stanza. Quando raggiungo la cucina saluto Chris e mio padre legandomi un torcione alla vita. Osservo quest'ultimo mentre butto senza difficoltà un sacco di farina sul mio tavolo da lavoro. Vedo nel suo viso, marcato dalle prime rughe dell'età, lo sguardo perso nel vuoto mentre le mani affondano le dita nell'impasto molle ripetendo in automatico sempre gli stessi gesti. Dopo qualche minuti ci raggiunge Brad, guardandolo in faccia capisco che non ha chiuso occhio stanotte.

    — Tutto apposto? — domando quando occupa la sua postazione vicina alla mia.
    — Non ho bisogno del tuo conforto. Lasciami in pace — risponde acido senza guardarmi. A differenza del resto della famiglia, Brad e mio padre non riescono a reggere la tensione in un giorno come la mietitura soprattutto mio fratello che in queste occasioni diventa molto scorbutico. Nessuno vuole parlare, lasciando la cucina nel silenzio fino a quando un fischio proveniente dal retro ci distoglie dal nostro lavoro. Ai piedi della porta di ferro del retro vedo un ragazzo alto, pelle olivastra, capelli lisci neri e occhi grigi. É del Giacimento e so anche il suo nome. Gale Hawthorne. Ha la stessa età di Brad, a scuola è l'argomento principale dei pettegolezzi delle ragazze. Vedo mio padre raggiungerlo quasi di corsa per poi chiudersi delicatamente la porta alle spalle. Qualche volta compriamo la sua selvaggina e quella di Katniss, infatti loro due sono tra quei pochi che hanno il coraggio di oltrepassare la recinzione che circonda il Distretto 12 per cercare cibo nei boschi. Sarebbe illegale, ma in diverse occasioni li ho visti vendere le loro prede ad alcuni Pacificatori. Sempre a scuola ho sentito dire che tra loro c'è una qualche relazione; al pensiero di loro due insieme mi torce lo stomaco. Se in questi anni non sono riuscito mai a rivolgere la parola a Katniss è anche per colpa sua. Ne sono proprio sicuro? Si o forse è solo una scusa per giustificare la mia paura di parlarle?
Ritorno al lavoro pensando alla sua situazione familiare, costretta da sola a sfamare sua madre e la piccola Primrose. A volte la vedo avvicinarsi alla vetrina del negozio per ammirare le torte in esposizione. A differenza della sorella maggiore, energica e schiva, lei è fragile e innocente. I suoi capelli biondi e occhi azzurri si distinguono fortemente da tratti tipici del Giacimento di Katniss.

Dopo qualche instante la porta si riapre. Vedo mio padre prendere una pagnotta dalla dispensa e barattarla con uno degli scoiattoli di Gale. Mia madre odia la selvaggina, per questo mio padre la spaccia come carne del macellaio che si trova a qualche isolato dalla panetteria. Sento quest'ultimo fargli gli auguri per poi ritornare al lavoro mentre Gale si dilegua silenziosamente nel cortile. Ora la tensione in cucina è meno tesa, infatti Chris incomincia a parlare.
    — Potrebbe essere un'ottima idea preparare una delle tue torte per sta sera, fratellino! — esclama sorridendomi. A differenza di Brad, Chris riesce a sorridere anche in momenti tristi e per questo che lo ammiro fin da quando sono piccolo.
    — Non ce ne sarà bisogno visto che sarò io a uscire come tributo oggi — interviene Brad, senza distogliere lo sguardo dal tavolo, prima che possa rispondere.
    — Non essere scemo. E' impossibile che esca proprio tu, hai solo sette nomine — replica Chris ridacchiando.
    — É facile dirlo per uno che non deve sopportare tutto questo e ride sempre come uno scemo — Vedo Chris avvicinarsi a pochi centimetri dal viso di Brad. Mi precipito tra loro due per dividerli. Non si sono mai picchiati, ma non vorrei che si arrivassero a tanto proprio oggi. Interviene pure mio padre allontanando Brad.
    — Anch'io ho rischiato come te di diventare un tributo, ma non per questo mi sono pianto addosso ogni volta — grida.
    — Piantatela di litigare — urlo sovrastando la voce di Chris.
    — Vai al diavolo — conclude Brad liberandosi da mio padre e andandosene di sopra. Il rumore della porta contro lo stipite fa uscire mia madre dalla tendina che divide la cucina dal negozio.
    — Smettetela di urlare farete scappare i clienti — ci urla a bassa voce. Mio padre cerca di spiegarle la situazione, ma Chris s'intromette.
    — Dovresti preoccuparti di più dei tuoi figli che dei clienti — dice infuriato. Non ha tutti i torti, mia madre ha sempre tenuto più conto le considerazioni dei clienti, invece che le nostre. Vedo il suo volto farsi paonazzo, ma al suono del campanello del negozio il colore del suo viso torna al solito rosa pallido e senza dire una parole scompare dietro la tendina. Guardo mio padre e leggo il suo rammarico in volto, a differenza di mia madre per lui noi tre siamo stati sempre il suo primo pensiero. Sento crescermi una rabbia che mi fa serrare i pugni, tutto questo sta successo per colpa degli Hunger Games e di Capitol City. Se solo esistesse un modo per far finire questi stupidi giochi, ma più ci penso e più mi rassegno all'idea di doverli sopporta per sempre.
Il resto della mattinata scorre velocemente finché arriva mezzogiorno.
Come ogni mietitura indosso una camicia bianca e dei pantaloni scuri. Vestiti che in origine erano di Chris, passati con gli anni a Brad e poi a me, come un po’ tutto in casa nostra. All'una esatta siamo tutti pronti per andare in piazza. Chris e Brad camminano entrambi a debita distanza l'uno dall'altro. Spero facciano pace il più presto possibile. Finalmente arriviamo in piazza già piena di una parte degli ottomila abitanti del Distretto 12. Chris ci augura buona fortuna sorridendo sia a me che a Brad, ma quest'ultimo si mette subito in coda ai tavoli di registrazione senza dire niente. Saluto con un cenno i miei genitori e Chris per poi guardarli sparire tra la folla. Raggiungo mio fratello in coda quando un urlo rompe il vociferare della piazza.
    — PEETA! — sobbalzo intuendo già di chi possa essere la voce. Mi volto e vedo Delly, la mia migliore amica, sbracciarsi cercando di attirare la mia attenzione come se non ci fosse già riuscita.
    — Delly non c’è bisogno di urlare — le rimprovero a bassa voce prendendole la mano destra e portandola in disparte. Con la coda dell’occhio vedo alcune persone fissarla.
    — Almeno per oggi evita di urlare in quel modo —
    — Lo so, ma potrebbero tuttavia sforzarsi di non sembrare così…morti — dice abbronciandosi.
    — Delly! — le dico con un tono di rimprovero. So che per lei che è sempre allegra è difficile sopportare tutto questo, ma anche se me l'ha promesso evidentemente non riesce proprio a stare tranquilla.
    — Ok, mettiamoci in coda — conclude facendo riapparire il suo solito sorriso. Ritornato ai tavoli vedo Brad già in mezzo ai ragazzi della sua età. Non passa neanche un minuto che Delly attacca a parlare.
    — Ho visto che non manca nessuno — dice sollevandosi sulle punte dei piedi e appoggiandosi alle mie spalle per non cadere. Non so come faccia, ma riesce a ricordarsi tutti i volti del distretto.
    — A parte Katniss — conclude. Sentendo quel nome mi blocco. Chi non si presenta alla mietitura senza un ottimo motivo rischia la prigione e lei lo sa bene. Che le sia successo qualcosa di grave?

    — Arriverà — dico a Delly cercando di sembrare il più tranquillo possibile. Ma più passano i minuti e più sale la mia preoccupazione. Il tempo è scaduto e ora siamo tutti in fila. Un silenzio domina la piazza. Per queste occasioni viene allestito un palco davanti all'entrata del Palazzo di Giustizia decorato da stendardi dai colori scintillanti per l'occasione. In questo esatto momento ad occupare due delle tre sedie sul palco ci sono il sindaco Undersee e la accompagnatrice del Distretto 12 arrivata direttamente dal Capitol City, Effie Trinket, con la sua strana capigliatura rosa e il suo vestito verde scarlatto. Mentre il sindaco incomincia il solito discorso su Panem e i Giorni Bui cerco con lo sguardo Katniss in mezzo alle ragazze. Essendo del mio stesso anno si dovrebbe trovare alla stessa altezza della fila. Scorgo tutti i volti, ma lei non c'è. Cerco ancora fino a quando intravedo in lontananza, con i suoi capelli biondi raccolti per l’occasione Primrose. Questo dev'essere il suo primo anno di mietitura, Katniss non l'avrebbe mai lasciata da sola in un momento del genere. Che sia scappata nei boschi? Subito raddrizzo lo sguardo. A pochi metri da Brad vedo Gale. Non sta guardando il palco, è rivolto verso la fila delle ragazze. Seguo il suo sguardo e capisco che anche lui sta osservando Primrose. Cosa sta succedendo? Urlo confuso nella mia testa. Il fischio del microfono sul palco mi distoglie dai miei pensieri.
    — Prima le signore — la voce squillante di Effie Trinket rimbomba nella piazza. La vedo avvicinarsi all’ampolla contenente i nomi di tutte le ragazze del distretto. Dietro di lei scorgo un altra persona oltre al sindaco. Sarà sicuramente salito sul palco durante il discorso iniziale. Per via dei suoi gesti goffi capisco che è ubriaco marcio. Haymitch Abernathy. Uno dei due vincitori del Distretto 12 in settantatré anni di Hunger Games e l’unico ancora in vita. Vedo Effie Trinket ritornare al microfono a piccoli passi. Rifletto sull'assenza di Katniss e penso che avrà avuto un ottimo motivo per non venire e lasciare da sola sua sorella. Tiro un respiro di sollievo al pensiero che sia salva, almeno per quest'anno, ma non faccio in tempo a rilassarmi completamente che il nome pronunciato da Effie Trinket mi sconvolge.

    — Primrose Everdeen —

Tutti gli occhi sono puntati su di lei mentre si avvia verso il palco con i pugni serrati ai fianchi. Quando mi passa vicino vedo il suo sguardo, spento, uguale a quello di Katniss. Tutti la fissano, tutti tranne Gale che ha la testa china a terra. Sento Effie Trinket presentarla al tutti i presenti per poi avvicinarsi all’ampolla dei ragazzi, estrarre il nome e annunciarlo alla piazza. Non ci faccio caso, ma penso a come si sente in questo momento Gale. Se Katniss è ancora al Distretto 12 con molta probabilità sarà lui a darle la brutta notizia. All’improvviso si volta verso di me guardandomi come se mi avesse letto nel pensiero, ma poi anche il resto dei ragazzi mi fissano

    — Peeta Mellark —

É il mio nome quello pronunciato da Effie Trinket. Dovrei raggiungere il palco, ma sento qualcosa che mi blocca. La paura? Mi muovo solo dopo qualche secondo, mentre mi dirigo sul palco cerco di realizzare ciò che è successo. Ci riesco solo quando mi ritrovo davanti a tutto il Distretto. Vedo ogni singolo sguardo puntato su di me, su di me e Primrose i tributi del Distretto 12 dei settantaquattresimi Hunger Games. Scorgo sotto di me Brad con lo sguardo a terra, mentre vedo tremargli la mano destra. Come una doccia fredda questo momento è arrivato lasciandomi confuso, non avevo preso in esame una mia nomina, ma ciò è avvenuto. Sento qualcosa dentro di me, forse il rammarico di non aver passato al meglio gli ultimi istanti con la mia famiglia. Inspiro a fondo e mi rassegno. Dico addio alla mia vita, alla mia famiglia e ai miei amici. Mi volto leggermente verso Primrose e penso a sua sorella, comunque vadano le cose dico addio a Katniss.
Per Sempre.

   
 
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