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Autore: Madama Pigna    24/06/2012    3 recensioni
Quattro anni dopo la sconfitta di Crono, Percy, Annabeth e Grover si toglieranno dal mirino e daranno spazio a nuovi mezzosangue per nuove avventure! Tra figli di Apollo sempre nei casini, ragazze che parlano troppo e animali parlanti, ne vedrete di tutti i colori, dal romantico e al drammatico al genere più comico (n.d.a. su questo punto si hanno dei dubbi).
Dal capitolo 15:
Aveva colto il segno. Estia era pur sempre la sorella maggiore tra i figli di Crono. Mentre Afrodite ed Apollo avevano capito che la dea del focolare poteva essere una discreta alleata.
Difatti Era sembrò esitare per un secondo. Poi rispose acida. – Non ho scelto io che si unisse all’ impresa. Sapeva a cosa andava incontro -. Zeus borbottò qualcosa che non si capì. Era nemmeno si voltò per capire quello che aveva detto, cosa che fece arrabbiare il marito non poco (quando si è re degli dei è piuttosto difficile accettare che qualcuno ti ignori). Ricominciarono a litigare, e i sospiri degli altri dei non furono uditi, coperti dalle urla dei due.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Adrianna si svegliò. Si sentiva straordinariamente meglio. Il Vello, poi, le donava una grande energia. Con una punta di rimpianto, se lo tolse. Non ebbe giramenti di testa, né si sentì più debole, quindi comprese di essere guarita del tutto. Si alzò, e uscì fuori. Il sole era ancora alto, quindi non doveva aver dormito molto (probabilmente due ore al massimo). Fuori, nel tavolo dove di solito Chirone e Dioniso giocavano a pinnacolo durante la giornata, non c’era nessuno. Assicurandosi di prendere le sue cose dall’ infermeria, uscì verso il cuore del campo, desiderosa di trovare Kelly e Audrey per parlare insieme a loro dell’ impresa. E anche con Alex, se l’ avesse trovato. Dubitava che sua madre sarebbe stata magnanima, con lui, e se non ci fosse stato avrebbe capito che era andato sull’ Olimpo. Trovò le due amiche che discutevano con Chirone al poligono.

- Ma dobbiamo andare, Chirone! La profezia non è ancora completa..-. Disse Kelly.
- Può darsi, ma il rischio.. -.
- Conosciamo benissimo i rischi, ma non possiamo lasciarlo andare da solo! -. Audrey era d’accordo con la figlia di Apollo.
- Lo avete già fatto -.
- Solo perché rischiavo la morte! -. La figlia di Era camminò con passo spedito verso i tre. – Ma adesso sto benissimo -.

Il centauro non era molto d’ accordo. – Forse, ma.. -. Sì sentì il suono del corno. – E’ ora di pranzo. Andate a mensa. Ne riparleremo -. Disse con tono autoritario, perché le tre semidee non volevano interrompere la discussione. Se ne andarono a mangiare, di malavoglia. Audrey e Kelly diedero la loro offerta, e pregarono i loro rispettivi padri affinché tutto finisse bene.
 Adrianna invece non sapeva cosa dire. Sicuramente Era si sarebbe soltanto arrabbiata di più se lei non le avesse sacrificato qualcosa. Perciò gettò parte del suo barbecue, sperando che tutto si risolvesse bene. Non era proprio una preghiera, ne tantomeno una preghiera a sua madre, eppure sentì lo stesso il tipico profumo delle offerte bruciate, piacevole e caldo. Le sembrava più forte del solito però, e più inebriante. Si chinò leggermente per odorarlo. Poi fu come travolta. Vide la figura di una bambina tra le fiamme e le sembrò di viaggiare tra lo spazio e il tempo. Urlò, sorpresa da quel che accadde.

 
***
Si trovava nella Cittadella Nuvolosa. Non aveva idea di cosa fosse, ma era qualcosa, o piuttosto qualcuno, a dirglielo. Quel qualcuno la guidò tra le strade di quella città sospesa tra le nuvole. Sembrava una vera e propria cittadina greca, come potevano essere un tempo le rovine nel Mediterraneo. C’ era un sacco di gente, indaffarata nelle faccende più diverse. La presenza la guidò verso un monte con la neve in cima. Mentre camminava Adrianna si affacciò, per capire a che altezza si trovassero. Dall’ alto, quasi nascosta tra le nuvole, si scorgeva una collina, o forse una montagna, non si capiva da lì. Ma sicuramente erano molto, molto in alto.
Finì dentro una specie di tempio, dove c’ erano persone alte più o meno sei metri, dei veri e propri giganti vestiti con tuniche o eleganti chitoni. Pareva fossero ad una festa. C’erano stuzzichini di vario genere, fontane di nettare ed ambrosia. Le muse suonavano e cantavano. Si guardò intorno, cercando di capire cosa ci facesse lì. Poi la vide. Alta anch’ essa quanto gli altri dei, aveva una posa che la faceva svettare più degli altri. O forse erano gli  intensi occhi scuri a fare quell’ effetto, oppure lo sguardo intelligente. I suoi capelli color cioccolato, così simili ai suoi, erano intrecciati con fili d’ oro, i lineamenti tesi in una espressione quasi severa, e un po’ critici, le ricordavano l’ atteggiamento dei primi giorni al campo. Si rese conto di vedere la dea che le aveva dato la vita.

Era.

Somigliava molto a sua madre. Però lei, come gli altri presenti, non parve accorgersi della sua presenza. Adrianna comprese di star vedendo il ricordo di qualcuno, una qualche visione inviata da una divinità, i cui scopi non erano ancora del tutto chiari.
La dea Era, in quel momento, stava parlando con un uomo. Dal viso bello, gli occhi grigi, aveva una barba brizzolata che ricordava molto dei nuvoloni. Nella mano destra stringeva un giavellotto carico di elettricità.

Zeus.

Il re degli dei si stava lamentando con la moglie di qualcosa, e si massaggiava la fronte con una mano. Si avvicinò per sentire meglio.
- Zeus, che cos’ hai? -.
- Non lo so.. Ho solo un forte mal di testa, come se qualcuno stesse martellando dentro il mio cervello -. In effetti aveva una smorfia di dolore stampata in volto, e la dea del matrimonio cominciava a preoccuparsi.
Poi, all’ improvviso, il dolore aumentò, il capo sembrò gonfiarsi, ed il signore dei cieli diede un pugno di sfogo alla sua stessa testa. Causò una ferita, e da quella ferita uscì.. Una donna. Una donna già formata, vestita e armata di tutto punto, con tanto di elmetto, scudo e lancia. Da essa scaturiva una luce intensa, talmente abbagliante che, per un po’, nessuno nella corte divina osò muoversi. La nuova dea aveva la bocca spalancata in un urlo di battaglia. Colpì il pavimento dell’ Olimpo tre volte, risvegliando dalla sorpresa le altre divinità. La dea chiuse la bocca. Zeus si avvicinò, stupefatto.

– Tu sei la figlia di Meti, la mia prima compagna -. Adrianna vide sua madre fremere di collera. Tuttavia Atena (perché di lei si trattava) non ci fece caso. Sorrise ironicamente al genitore, e già da quel primo sorriso trasperivano tutta l’intelligenza e la saggezza presa dai genitori.  – Salute, padre -.

La scena cambiò. Erano sempre ad una festa, stavolta però si teneva un banchetto con un lungo tavolo pieno di leccornie, e molte delle divinità vi erano sedute, mentre vari servi versavano il vino o distribuivano i cibi. Uno di questi, notò Adrianna, era un bambino paffutello, dalla faccia rossa rossa, deforme, e nessuno, probabilmente, sarebbe rimasto gradevolmente colpito dal suo aspetto. Poteva avere circa la sua età, o forse era più piccolo. L’infante aveva un otre in mano, e correndo, anche se era zoppo, stava andando a versare il vino ad Era, seduta a capotavola insieme al consorte. Purtroppo, era piuttosto imbranato. Inciampò, rovesciando la bevanda e bagnando la regina degli dei dalla testa ai piedi.

Di colpo, tutto il cielo si mise a ridere. Ridere di Efesto il pasticcione, Efesto l’ imbranato.

Ma Era, adirata, prese il maldestro per la gamba sinistra e lo scaraventò giù dalla cittadella, sussurrando qualcosa che forse solo Adrianna e il qualcuno che le faceva vedere sentì. – Non sarai mai come Atena -.
Adrianna vide questo e molti altri ricordi riguardanti gli dei. Vide Ermes che con l’ astuzia si guadagnava il ben volere di Era, vide Leto che non riusciva partorire suo figlio Apollo in nessuna terra, e tanto altro.
Ma chi era colui o colei che le faceva vedere tutto questo? Adrianna non lo sapeva, però vedeva sempre una strana luce negli occhi della madre. Rabbia, tristezza, odio e delusione.
***

- Adrianna! -.
Era stesa per terra, davanti al fuoco. Sopra di lei, Kelly e Audrey la fissavano preoccupate. – Che è successo?! Hai dato l’ offerta e poi sei svenuta -. Mentre la figlia di Apollo faceva la domanda, non veniva ascoltata. La figlia di Era si alzò, guardandosi intorno. Si massaggiò la testa. Troppe informazioni tutte in una volta, accidenti! Non capiva a cosa potessero servire. Senza considerare molto gli altri semidei, che la fissavano perplessi dai loro tavoli, andò nella cabina numero due.

Quando arrivò, notò che fortunatamente non c’ era alcun cambiamento strano. Prese una penna e un foglio, e riassunse ciò che aveva visto. Cercò di ragionare con lucidità. Cos’ era che accomunava tutte le visioni? C’era sua madre. Questo sempre. E poi? Ad esempio, quella profezia di cui parlava Leto. Diceva che Artemide avrebbe odiato tutti gli uomini, mentre Apollo sarebbe stato bello come il sole, uno sportivo, un amante come suo padre.. Difatti Era non si oppose alla nascita di Artemide, ma a quella del fratello. Quindi evidentemente non voleva in giro qualcun altro come Zeus. Ripensando alle altre scene, in cui tendenzialmente c’ entravano la gelosia di Era e la lascivia di Zeus, Adrianna arrivò alla risposta che da tempo cercava. Come aveva fatto a non pensarci prima?

Pensò un secondo al matrimonio. Personalmente, lei si sarebbe aspettata massimo amore e fedeltà..
In caso contrario, la sua sarebbe stata un’ ira funesta, per usare un eufemismo. Corse fuori, travolgendo un buon numero di mezzosangue. Quando alla fine trovò la ‘persona’ che cercava, aveva il fiatone. Ma doveva per forza chiederlo a lui, sapendo che sarebbe stato l’ unico a rispondere sinceramente se glielo avesse chiesto, o meglio ordinato.

- Steward! Ho bisogno di parlarti! -.
Il pavone era trasformato in versione drago su un versante della Collina Mezzosangue. Il corpo lungo e sinuoso era accovacciato in quella che era una serpentesca posizione fetale. Adrianna notò che aveva comunque gli occhi aperti. La creatura si mise in posizione di guardia, chinando il capo. – Mia signora -.
- Per una buona volta, chiamami Adrianna e dammi del tu -.
- Ma.. -.
- Niente ma, è un’ ordine -.
- L’ unico che non mi potete dare, mia signora -.
La semidea sospirò. Però no, non si era arresa. – Per il momento lasciamo perdere. Comunque, avrei da chiederti altre cose -.
- Qualunque cosa -.
- Da quanto tempo servi mia madre? -.
- Da quando sono nato, mia signora, cioè da molto, moltissimo tempo. Almeno tremila anni, ma non saprei dirlo con precisione assoluta. Da dopo il suo matrimonio -.
- E puoi dire di conoscerla bene? -. Aveva bisogno di una conferma alla sua teoria.
Steward agitò le sue spire, nervoso. – Penso di sì, mia signora, ma non vorrei peccare di superbia. Non sono certo lo specchio di vostra madre -.
- Mi risponderai sinceramente alla domanda che ti farò? -.
- Beh.. -.
- Steward -.
- Va bene -.

Adrianna prese fiato. La domanda da porre non era facile. Si avvicinò all’ orecchio del dragone, che seppure piccolo pareva pure abbastanza acuto. Bisbigliò le seguenti parole. – Pensi che i tradimenti di Zeus abbiano cambiato mia madre nel corso di questi anni? -. Steward allontanò il capo da Adrianna, fissandola intensamente con tutti i suoi cento occhi blu e verdi. Un’ arpia passò vicino ai confini del campo, ma lui con un colpo di coda la uccise senza nemmeno degnarla di uno sguardo. Adrianna fu grata di non averlo come nemico.

- Servo vostra madre da molto tempo. E, se posso dirlo.. Molti la considerano abbastanza malvagia, falsa o vendicativa. Forse è così, forse no. Ma non è colpa sua, semmai.. di lui -. I suoi cento e passa occhi sembrarono ardere. – Zeus? -. Chiese Adrianna. L’ altro annuì. – Probabilmente adesso saranno troppo occupati a litigare per sentirci. Io sono nato dopo una delle tante scappatelle – fece una strana smorfia dragonesca – Ma posso giurare sullo Stige che, con il passare degli anni, soprattutto da dopo la nascita di Ercole, la divina Era è peggiorata con il tempo. Non so cosa si aspettasse quando si sposò con il divino Zeus, ma di certo non questo -. Sembrava nutrire una vera e propria avversione verso il re degli dei, che aveva inacidito la sua padrona a forza di tradimenti. – Poi, quasi tredici anni fa, ci fu l’ ennesimo adulterio. La divina Era, ormai stanca di ciò, scelse tra i mortali un uomo che sarebbe stato degno di giacere con lei, per.. ricambiare il gesto, in un certo senso. Poi, mi ordinò di vigilare sulla semidea che sarebbe nata. Il Cronide non lo scoprì mai, fino al vostro riconoscimento. La Regina del Cielo è sempre stata abbastanza brava e intelligente da nascondere i suoi piani a Zeus, anche se non sempre me ne rende partecipe – disse, con un leggero tono di compiacimento.

Adrianna aveva la bocca spalancata dallo stupore. – Mi stai dicendo – continuò – Che io sono nata per un puro dispetto? E che hai vigilato su di me per tutti questi anni? -. Il pavone annuì. – Certo! Altrimenti avreste subìto attacchi dai mostri già da tempo.. Però, mia signora, aggiungo una cosa. La divina Era inizialmente non aveva previsto la vostra nascita. Però decise di tenervi viva, anche se non poteva crescervi personalmente. Sapeva che vostro padre vi avrebbe cresciuta bene. Difatti siete diventata un’ audace mezzosangue, un po’ troppo idealista e cocciuta come vostra madre. Attraverso i miei occhi, vi ha osservato crescere. E sebbene io non gradisca per niente il figlio di Apollo, se voi lo desiderate, forse siete l’ unica che possa convincere vostra madre a spezzare la maledizione -.
Adrianna stette un attimo zitta. Poi si riscosse. – Che aspettiamo, allora? -.

- Mia signora! Siate prudente! Anche con i propri figli, gli dei reagiscono male se provocati.. -.
- Starò attenta, lo prometto -.
- Vengo con voi! -.
- No! Tu resta, almeno finché il Vello non sarà al proprio posto. Non costringermi a ordinartelo -.
- … Come desiderate. Ma almeno non andate da sola -.
- Dubito che comunque Kelly e Audrey mi lascerebbero andare senza di loro -. E fece per avviarsi.
- Mia signora! -.
- Sì, Steward? -.
- Ho chiesto ad Arione di accompagnarvi -.
- .. Grazie -.

 
*******

Arione si fermò davanti all’ Empire State Building. La figlia di Era inizialmente non riusciva a credere che l’ Olimpo fosse proprio lì, sopra le loro teste. Ma fino a qualche settimana prima non avrebbe nemmeno creduto di essere una mezzosangue, e poi c’ erano dei nuvoloni sopra il grattacielo che erano dei segni inequivocabili.
Entrarono. C’era un portiere, nell’ elegante entrata, dall’ aria un po’ imbambolata. Ci sorrise raggiante, poi consegnò una scheda di accesso – Va nella serratura elettronica dell’ ascensore -, disse, e si addormentò definitivamente, crollando sulla reception. Nico (si era aggiunto pure lui) fischiò, impressionato. – Alex dev’ essere passato di qui con la Testa -.
- In effetti avevo sentito dire che i controlli erano molto più rigidi -. Disse Audrey.
- Beh, tanto vale approfittarne, no? -.
Entrarono in ascensore, e quando passarono la scheda nella serratura apparve il pulsante ‘600’. Lo premettero.
Mentre salivano, partì la musica. Audrey si accigliò. – Che è ‘sta roba? -. Kelly rise. – ‘Sul bel danubio blu’, di Joahnn Strauss. Chissà chi le sceglie le canzoni -.
- Già, vorrei proprio saperlo.. -. D’altronde la figlia di Ermes non aveva quel genere di gusti musicali.

Una decina di minuti dopo, quando Audy stava per inveire contro la radio, l’ascensore si aprì. Come fossero le porte del paradiso. Le tre semidee rimasero affascinate, e per un po’ nessuna si mosse, persino Adrianna, che aveva già visto l’ Olimpo in sogno, ammirava solo in quel momento la vera bellezza della dimora degli dei. Nico invece era abbastanza distaccato come al solito.
Camminare per le strade, vedere la gente, ammirare i bellissimi palazzi.. La figlia di Era si chiese se non stesse ancora sognando. Per un buon quarto d’ ora non fecero che girare, finché il figlio di Ade non le riscosse e decisero di andare al Consiglio degli Dei, che a giudicare da alcune voci non era ancora finito. – Ma dove dobbiamo andare? -. Chiese Kelly.
- Potremo chiedere informazioni.. -. Propose Audrey.
- Posso accompagnarvi io -.
Si voltarono. Davanti a loro c’ era un dio minore. Adrianna e Kelly, che lo conoscevano già, chinarono la testa in segno di rispetto.

– Divino Ercole.. -.
Audrey, invece, fece una cosa stranissima. Arrossì, e, non si sa come, inciampò, ma prima di toccare il suolo venne sorretta dalle forti braccia della divinità. Nico era un peperone.  – E’ un piacere rivedervi -. Disse.
 – Chi è questa… -.
- Ercole!! -.

Il dio dalla sorpresa fece cadere Audrey, che si rialzò imprecando.  Sul posto, arrivò una giovane molto simile ad Adrianna, apparentemente sui vent’ anni. – Ebe, mia cara! Ragazze, lei è.. -.
- Posso presentarmi da sola, tesoro -. La dea non era mica stupida, pensò Adrianna. Si vedeva un miglio che Ercole si era accorto della strana reazione della figlia di Ermes, e ne era anche compiaciuto. Avrebbe voluto dargli un bel pugno in faccia, per dirgli di stare con sua moglie e di non disturbare. A Kelly stava abbastanza antipatico, dal momento che era stato lui a condurla nell’ isola di Calipso, e di conseguenza al guaio con Jake.
- Dunque sei tu la famosa semidea! -. Disse la dea ad Adrianna, stringendole la mano, amichevole. – Io sono Ebe, dea della giovinezza e ancella degli dei, nonché moglie di questo qui -. Indicò il marito. Ad Adrianna la sorella stava già simpatica, e anche a Nico. – Noi stavamo cercando un amico -. La dea annuì. – Il figlio di Apollo è in udienza con i Dodici. Seguite la strada maestra, vi porterà direttamente lì -. Indicò un palazzo che sembrava il più grande di tutti, proprio in cima. Ringraziarono Ebe e si avviarono, non prima di aver sentito dalla dea un paio di battutine ironiche al marito. Tale madre, tale figlia.
 
La stanza era enorme. Definirla ‘stanza’ però, era molto diminutivo. La stazione di New York era nulla in confronto a quel posto. Il soffitto così simile alla volta celeste era sostenuto da massicce colonne, ed ornato di costellazioni d’ oro, come i semidei non avevano mai visto, dato l’inquinamento luminoso. Ricordava vagamente il tetto della Sala Grande di Hogwarts, ma quello era molto meglio. Disposti a U rovesciata, su dodici, enormi troni svettavano dodici figure che in piedi potevano esser alte circa sei metri, proprio come nel sogno di Adrianna. Lì stavano i dodici dei più potenti dell’ Olimpo. Zeus, Poseidone, Apollo, Artemide, Atena, Efesto, Afrodite, Ermes, Dioniso, Demetra, Ares ed.. Era. In mezzo ai troni stava un’ enorme braciere. Tutti gli dei stavano osservando e ascoltando un giovinetto, inchinato davanti alla figura della dea del matrimonio. Quando entrarono, si volsero a guardare i mezzosangue, e notando di non essere più ascoltato, anche Alex si voltò. Vedendo i quattro, un riflesso di sorpresa e preoccupazione passò nei suoi occhi, e la sua faccia diceva esplicitamente “Ma che cavolo state facendo qui?”. Uno degli dei, che pareva la copia di Alex, sorrise soddisfatto, insieme ad un’ altra dea che Adrianna non seppe riconoscere.

- Ed ecco che gli eroi fanno la loro entrata in scena -. Disse Zeus, guardando con profondo odio Adrianna, che però sostenne il suo sguardo. Aveva non poca paura, ma non doveva e non voleva mostrarsi debole.  Si inchinarono. Poi, la dea che Adrianna riconobbe come Atena, parlò. – Avete reso un favore all’ Olimpo, semidei, aiutando questo figlio di Apollo. Tuttavia, io non comprendo perché adesso siete qui, specie tu, figlia di Era -. Spostava lo sguardo dalla mezzosangue a suo padre Zeus. – Siete stati molto impulsivi a venire qui -. Concordò Demetra. – Finisci il tuo racconto, Alex Richardson -. Ordinarono. Alex finì di raccontare ciò che era successo, dall’ inizio dell’ impresa, alle varie peripezie (di cui evitò accuratamente di raccontare cosa era successo con le Baccanti)  fino all’ arrivo nella Grotta di Orfeo. Adrianna guardava Era, preoccupata. Sua madre si limitava a guardare il semidio, le dita intrecciate appoggiate sul grembo. Poi il figlio di Apollo finì, e tirata fuori la Testa dallo zaino, la depose ai piedi della dea, parlando con voce un po’ tremante. – Io spero comunque che, con questo dono, voi mi possiate perdonare ugualmente per quello che ho fatto, e per l’ offesa che vi ho arrecato sottovalutandovi -.

A quel punto, tutti nella Sala del Trono trattennero il fiato, e prima di chiunque altro, Adrianna parlò. – Madre -. Attirò l’ attenzione di molti, compreso Zeus. – La prego, perdoni Alex. Ha già patito tanto. E la Testa di Orfeo è il più grande dono che un mortale possa fare alla Suprema Regina degli Dei -. Ok, questa frase sarebbe stata tipica di Steward, infatti vide in un angolo una bambina sorridere. Un momento! Era quella che aveva visto tra le fiamme prima di perdere i sensi.. Vedendo che Adrianna si era interrotta guardando Estia, tutti i presenti guardarono lei. – Non ho altro da dire se non una cosa: dal passato si può imparare molto, su se stessi e su gli altri -. Guardò Era. - Sorella, io comprendo le tue ragioni. Tutte. Ma non per questo devi accanirti sugli altri -. Gli occhi di Era lampeggiarono, come se avesse compreso. – In ogni caso, desideri ancora continuare la tua vendetta verso Alex? Sai a cosa potresti venire incontro -. Ancora, piombò il silenzio. Kelly, Audrey e Nico incrociarono le dita dietro la schiena. Gli dei si scambiavano occhiate nervose, tranne Ares che mangiava popcorn. Adrianna fissava la madre, e lei fissava Alex non con odio, ma con  uno strano interesse. Alla fine, la Lira e la Testa fluttuarono verso le sue braccia.

- Accetto il tuo dono, figlio di Apollo. Non aspettavo altro -. Disse, con un ghigno.
Gli dei e i quattro mezzosangue erano a dir poco basiti. Anzi,  Apollo, dopo un momento di silenzio, era divenuto furioso.
– Allora perché Tartaro hai combinato tutto quel macello nel Grand Canyon?! -.
- Tua figlia ha quasi rischiato la morte!! -. Afrodite e gli altri dei inondavano Era di domande. Kelly e Audrey si fissavano come a dire ‘’Meglio se ci leviamo di mezzo’’. Adrianna ed Alex erano troppo storditi per dire o fare alcunché. Era manteneva il suo atteggiamento tranquillo, anche se aveva ancora quello strano ghigno, come di chi progetta di fare qualcosa di diabolico.

- Beh, dovevo ancora mantenere la messinscena, miei cari. Non sarebbe risultato credibile, altrimenti, e comunque serbavo ancora del rancore per il mezzosangue -. Disse, mentre accarezzava piano la lira. – Quanto a mia figlia, beh, siete stati voi due -. Lanciò un’ occhiataccia ad Apollo ed Afrodite. – Ad interferire. Là sotto avrei fatto in modo che Alex superasse gli ostacoli anche da solo, comprese le Baccanti -. Guardò divertita un Alex che era diventato rosso. – E dopo un po’ i due fratellini hanno cominciato a volersi bene. Beh, la maledizione era comunque in corso, e secondo essa un qualunque affetto del figlio di Apollo sarebbe dovuto perire. Avevo ideato lo stratagemma della testa appositamente. Non potevo uccidere Kelly Winson, o il semidio avrebbe potuto tirarsi indietro. Avrei fermato l’incantesimo della follia al momento giusto, ma poi i signorini si sono intromessi -. Fece una smorfia. Adrianna sbatté le palpebre. – Quelle piante che lottavano.. Eravate voi tre?! -. Afrodite annuì. – Certo. Tua madre non solo ha rovinato una coppia che avrebbe potuto essere tra le mie preferite dopo laPercabeth -. Le narici di Poseidone ed Atena fremettero leggermente. – Ha anche ucciso una delle mie figlie! -. Sua madre alzò gli occhi al cielo.

 – Tecnicamente l’ ha mangiata una Lamia. Non biasimarmi, Adrianna. Comunque, la lira è caduta nel fiume Evros, ed il resto della storia la conosciamo. Inizialmente non ero comunque molto portata al perdono, ma visto l’ impegno che ci ha messo.. Senza contare il salvataggio di mia figlia, lo perdono per la sua insolenza -. Concluse.
– Ma perché hai allungato tanto il Consiglio con le tue.. discussioni con Zeus? -. Atena fiutava qualcosa nell’ aria.

 Difatti la dea del matrimonio aveva un ghigno ancora più largo. – Perché volevo che foste tutti presenti -.

Pizzicò la lira, e all’ improvviso il divino Zeus si alzò, e cominciò a ballare la conga. C’era persino la musica.
La cosa buffa era che il dio del cielo sembrava davvero convintissimo, aveva una faccia tutta concentrata, era persino bravo. Tutti, ma proprio tutti, si misero a ridere. Afrodite addirittura disse. –Lo sapevo, cara! Quando ti dicevo “Fatti brodo, Era. O inizia anche tu una lunga serie di relazioni extra-coniugali. Guarda tuo marito: non vedi quant'è tranquillo e pacifico?” Si, più o meno. Avevo ragione! -.  Era però pizzicò un ‘altra corda, e anche Afrodite si mise a ballare unendosi a Zeus. Tutti gli dei si unirono alla danza. Poi la dea del matrimonio si alzò, e dichiarò il consiglio chiuso. I mezzosangue preferirono imitarla. Non volevano essere lì quando l’effetto magico si fosse esaurito. Gli dei si congratularono con loro. Apollo diede un paio di pacche sulle spalle ad Adrianna ed Alex, entrambi imbarazzati, soprattutto lui.
Quando finalmente uscirono, trovarono Era in un giardino ad aspettarli. Aveva l’ aria di voler parlare con la figlia, che congedò gli amici. – Ci vediamo in ascensore -. Poi si avvicinò alla madre, chinando la testa.

- Fino a quanto balleranno? -.
Era fece spallucce. – Fino a quando ne avranno la forza. O non mi deciderò io a farli smettere cancellando la loro memoria -.
- Ehm.. Madre? -.
- Sì? -.
- Posso sapere il senso di tutto ciò? -.
Era rise. – Diciamo che prima mi volevo divertire un po’. Giusto per sperimentare il potere di Orfeo. Che funziona benissimo. Ma adesso passerò alle cose serie -. Adrianna si accigliò.
- Vedi, Adrianna, devi sapere che io ho le orecchie più lunghe di mio marito. Sono a conoscenza della tua conversazione con Steward -. La figlia arrossì, e fece per scusarsi, ma Era liquidò la frase con un gesto.
– Non preoccuparti. Quel pavone è sempre stato un chiacchierone che si preoccupa troppo. Comunque sì, se vuoi saperlo, ho attraversato momenti difficili con Zeus. Alcuni pensano che io mi sia inacidita, e.. forse, è così. Ma io sono la dea del matrimonio. Sono abituata alla perseveranza. E non sempre mi vendico in modo così sanguinario. Ad esempio ho un bel po’ di progetti per la Testa di Orfeo, ma niente di violento, fin’ ora -.
- Ma.. Jane allora? -.

Gli occhi di sua madre lampeggiarono. “Cavolo”. Forse era meglio se non la contraddiceva. – Quello è un caso particolare, ma capirai più avanti quello che intendo -. Il suo sguardo ritornò calmo. – Desistere non ti viene facile, vero? -. Adrianna scosse la testa. Era sospirò. – Suppongo sia colpa mia -.
Mentre parlavano, si studiavano a vicenda. Nessuna delle due sapeva bene cosa pensare dell’ altra.
 
Quando presero un taxi, l’atmosfera era più leggera di quanto Adrianna si aspettasse. I quattro conversavano del più e del meno, e Alex non era mai stato così cordiale, soprattutto con lei. Le aveva anche chiesto scusa per l’ atteggiamento poco cortese, che giustamente la figlia di Era aveva compreso fin da subito. Quando arrivarono al campo, gli altri ragazzi se li caricarono sulle spalle, insieme a Jake e Sibilla, che avevano comunque partecipato,  e Chirone diede loro delle corone di alloro da sacrificare al braciere.
 
I festeggiamenti durarono fino a tarda sera, e quando i semidei furono congedati, solo due erano ancora svegli.
Alex era sdraiato sulla spiaggia, guardando le stelle con aria malinconica.
- Anche tu sveglio? -. Adrianna si sedette accanto a lui. – Disturbo? -.
- Affatto, Adrianna. Resta pure, se vuoi -.
Osservarono le costellazioni per un po’. Poi alla figlia di Era sembrò venire in mente qualcosa.
- Alex? -.
- Dimmi, Adrianna -.
- Cosa intendevi dire quando hai urlato contro Nico dopo esserci ritrovati nella grotta? Cosa era successo ‘di nuovo?’ -.
Alex si mise a sedere, e la guardò con un’ immensa tristezza negli occhi. Per un secondo, le parve ancora vittima della maledizione. Le sue iridi azzurre parevano riflettere tutte le lacrime che aveva versato. – Mi riferivo alla morte di Jane. Io.. non riesco a togliermela dalla testa. Amavo Jane, la amavo più di qualsiasi altra persona io abbia mai amato. Amavo il suo sorriso, che illuminava le notti più buie. Amavo i suoi occhi, così dolci che chiunque guardandoli avrebbe dissolto ogni barriera, spalancando le braccia alla felicità. Era bella, intelligente e buona con tutti anche quando non se lo meritavano. La amo ancora. Ed è morta per colpa mia.. Quando se ne è andata, è stato come se il mondo all’improvviso non esistesse più, come se non ci fosse più niente per cui valeva la pena vivere. Ero da solo, solo con il mio dolore e il mio rimpianto. Qualche tempo dopo, ho conosciuto Nico. Lui capiva la mia sofferenza. Mi ha aiutato nonostante tutto. Anche se spesso si è cacciato nei guai per colpa mia, e soprattutto per colpa della mia maledizione, non mi ha mai lasciato. Anche quando lo assillavo più volte per… per lei, e proprio per questo inizialmente avevamo molte liti e discussioni e lo facevo innervosire, non mi ha mai lasciato nei guai, nemmeno una volta. E’ stato il mio unico amico in questi anni di solitudine. Ma non potevo sopportare che anche lui morisse, per questo a volte lo allontanavo.. – fece una pausa.
 - Perdonami, Adrianna. Non avrei dovuto sfogarmi così. Non ce l’ ho con te – cercò di rassicurarla – E tu non devi avercela con tua madre. Sarebbe ingiusto se causassi in te motivo di rancore nei suoi confronti. Quello che è successo.. E’ colpa mia. E’ vero, mangiai un animale sacro per errore, ma ciò che fece arrabbiare ancora di più Era fu la mia strafottenza. La mia insolenza. Il sottovalutarla. Non so nemmeno io cosa avevo per la testa quando mi paragonai ad Ercole.. -. Fece un sorriso triste, come di chi ricorda le ragazzate di un tempo. – Adesso penserai che sono un pazzo -. In effetti Adrianna lo guardava come per dire “Ti manca solo la camicia di forza!”. – Ma ho imparato a non sopravvalutarmi, a tenere a bada i miei difetti. Non riuscirò mai a capacitarmi della morte di Jane.. Ma sono contento di potermi finalmente rifare una vita. Questo grazie a te e alle ragazze. A Nico. E pure a Steward, anche se dubito che smetterà di considerarmi un criminale -. L’ aria fu alleggerita dalle risate dei due. Adrianna era ancora turbata dai suoi pensieri, così come Alex, ma entrambi speravano in un futuro migliore per tutti.

 
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E fu così che la situazione venne riparata da un pavone bello e coraggioso..
Stewy, vedo che ti sei ripreso dal calcio! Ne sono felice ^_^
*occhiataccia*.
*il robot peloso è nervoso*. Pigna, ti decidi a muovere?
*osserva la scacchiera, poi muove il cavallo*: Scacco matto, Teddyno mio. 
NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!
*Ghigna* lo sapevo che Efesto non aveva messo un programma anche per gli scacchi.
*appare il dio in un turbine di fuoco* Come lo hai capito?!
Ti sei concentrato troppo sui super poteri, Effie. E poi Teddy era così gasato che imaginavo si sarebbe concentrato poco. 
*strangola il suo robot per la brutta figura e scompaiono*.
No, Ted!
Tranquillo Stewy, tornerà *tono incerto*. Ma passiamo alla storia: this is the true end? Maybe.. ;D
Allora, vi ho fatto una bella sorpresa con Era? Spero di sì xD Non amo i finali banali, quindi ho cercato di essere originale ^_^. Adesso vi imploro, in nome delle piume di Steward, recensite, voi o viadanti che non lo avete mai fatto, poiché questa è l' ultima occasione ç__ç Oh, a proposito, ringrazio chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate, ma soprattutto ad Alejackson e a Mnemosines, la mia beta preferita nonché unica. Bene, con questo vi lascio alla pagina delle recensioni. Non so che altro dire, sono commossa ç__ç

Per il sequel: nella casa al mare non ho la connessione buona al momento, quindi pubblicherò in maniera un po' scoordinata, perdonatemi in anticipo. Però lo sto già scrivendo (il sequel). Con questo, vi saluto! 
La vostra Madama Pigna, il pavone Steward ed il fu Ultra Robot Handytoy 5000, alias Teddy. RIP

To be continued...
  
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