Note
Questa fic è stata scritta per il concorso “Due cuori e...” di Hariken
e Shio. Vorrei ringraziarle per avermi spinto a tentare di scrivere anche per
questo fandom. Era da un po’ che cercavo un’idea per una storia su Ino e Sakura
che sono due dei personaggi che preferisco del manga oltre che la mia seconda
coppia preferita.
Il titolo è preso dalla canzone “All That I'm Living For” degli Evanescence.
Spero che possa piacervi. Ogni
commento, negativo o positivo, sarà ben accolto e gradito.
Buona lettura,
MysticAsters
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La brezza fredda della sera sfiorava gli alberi
della foresta che circondava il villaggio, facendo scricchiolare i rami spogli
e danzare al suo ritmo le chiome intirizzite dei sempreverdi. L’autunno si era già
da tempo portato via ogni traccia della vitalità estiva e aveva spalancato le
porte all’inverno che sembrava avanzare insieme alle nuvole candide che nel
corso del pomeriggio si erano radunate nel cielo, fino a coprire interamente
l’azzurro ghiaccio della volta celeste, e che ora promettevano un’abbondante
nevicata.
Appoggiata alla balaustra del balcone della sua
camera, Sakura si lasciò sfuggire un sospiro, posando il mento sul palmo di una
mano, mentre l’altra andava a chiudere distrattamente il colletto della felpa
per impedire al freddo di insinuarsi sotto la stoffa dei vestiti. Era passato
circa un anno e mezzo da quando gli altri due membri del Team 7 avevano
lasciato Konoha. Quindici lunghi mesi dal tradimento di Sasuke e dalla promessa
che Naruto le aveva fatto, dal momento in cui lei si era resa conto di quanto
impotente fosse quando si trattava di aiutare e proteggere le persone che
amava. I suoi pensieri volarono alla sera in cui la sua vita, e anche quella di
molte altre persone del villaggio, aveva subito una svolta inaspettata che
l’avrebbe portata a fronteggiare per molte volte i suoi demoni, come stava
facendo in quel momento, e verso la guerra che lei poteva quasi già scorgere
oltre l’orizzonte delle sue giornate. Forse, se quella volta lei si fosse
dimostrata capace di trattenere a sé quel ragazzo introverso e inquieto che era
ben presto diventato una delle persone per lei più importanti, le cose
sarebbero andate molto diversamente. Ma, nonostante tutti i suoi sforzi e tutti
i sacrifici che le erano costati, non ci era riuscita. Sasuke aveva apprezzato
il suo gesto, glielo aveva letto negli occhi, ma niente di quello che lei aveva
saputo offergli era servito a convincerlo a rinunciare alla sua sete di
vendetta. Non era bastato dichiarare il suo amore apertamente, quel sentimento
diventato così tanto intimo che lei aveva giurato di non mostrarlo mai senza
veli, e non era servito neanche dimostrarsi pronta a tradire a sua volta la
patria che tanto amava pur di potergli essere compagna sul buio sentiero che
aveva scelto, consapevole del dolore che le sarebbe costato un simile atto.
Forse avrebbe dovuto imporsi con più forza, forse avrebbe dovuto offrire di
più. Ma lei ci aveva messo tutta l’energia che la disperazione le dava e si era
mostrata disposta a sacrificare tutto quello che aveva. Non era stato
sufficiente. La sensazione di impotenza che ne era seguita l’aveva quasi
soffocata. Se non ci fosse stato Naruto con la sua fiducia e la sua volontà
incrollabile probabilmente lei sarebbe annegata in quel pozzo nero in cui gli
eventi l’avevano gettata. Invece quel ragazzo, che in apparenza poteva sembrare
stupido e superficiale, le aveva gettato un raggio di luce permettendole di
ricominciare a salire verso l’aria aperta. Un sorriso le affiorò alle labbra.
Quell’idiota riusciva sempre a vedere il lato positivo, anche quando la
situazione sembrava essere avvolta nel buio più totale. Però, in un certo
senso, aveva anche avuto l’impressione di scaricare, ancora una volta, il peso
delle sue preoccupazioni su qualcun altro. Il fatto che Naruto avesse promesso
che avrebbe riportato Sasuke da lei spesso le era suonato, nei momenti in cui
si lasciava andare ai ricordi e ai pensieri cupi, come l’ennesimo segno della
sua debolezza. L’incarico gravoso di combattere per riavere indietro il loro
compagno era toccato inevitabilmente a lui perché lei non aveva avuto la forza
di farlo. Questo le sussurrava una voce malevola in quegli attimi di sconforto.
Lei aveva tentato di reagire, di credere che poteva a sua volta avere un ruolo
nella battaglia, di non essere solo un peso inutile. Era diventata allieva di
Tsunade appunto per dimostrare che anche lei poteva fare qualcosa, che anche
lei avrebbe saputo lottare per i suoi compagni e per il suo villaggio. Aveva
giurato a sé stessa che avrebbe avuto la rivincita contro la sua debolezza.
Eppure, per quanta forza e passione avesse messo nella promessa, questa non
aveva mai smesso di vacillare, incapace di trovare una base che fosse veramente
stabile. Se solo avesse saputo trovare un fondamento su cui poter porre radici
sarebbe stato tutto più semplice, avrebbe saputo trovare l’energia di cui aveva
bisogno per staccarsi definitivamente dalla bambina fragile ed insicura che in
fondo non aveva mai smesso di essere e permettere alla guerriera che dormiva in
lei di alzarsi in piedi per affrontare quelle cascate violente di giorni.
Sospirò di nuovo, mordendosi l’interno della guancia. Peccato che non sapesse
dove cercare un sostegno del genere. Era conscia di avere intorno a sé molte
persone che le volevano bene ma nessuna di esse sembrava saperle ispirare
l’autostima che cercava. Forse perché in fondo ciò che le serviva non era la
fiducia nelle sue capacità, quella sarebbe venuta da sé dopo, ma aveva bisogno
solamente del calore di una speranza amica.
“Sakura!”. Una voce la strappò senza preavviso
dai suoi pensieri facendola sobbalzare e la ragazza abbassò lo sguardo sorpresa
verso la strada. Non si aspettava visite a quell’ora e di sicuro la figura
elegante della sua rivale era l’ultima che avrebbe pensato di vedere.
“Ino! Che ci fai qui?” le chiese cercando di
nascondere l’imbarazzo per essersi fatta trovare con la guardia abbassata. “Non
avevi detto che saresti andata a cercare delle erbe mediche con Shizune questa
sera?”.
“Avrei dovuto, ma Shizune è dovuta rimanere in
ufficio ad aiutare Tsunade con dei rapporti e quindi abbiamo rimandato a
domani” spiegò la ragazza bionda. Poi sollevò il fascicolo che teneva stretto
al petto per mostrarlo all’altra. “Sono venuta a portarti questi. Sono i
referti medici che avevi chiesto a Tsunade la settimana scorsa. Ha detto di
perdonarla se ci ha messo così tanto a procurarteli, ma l’archivio era messo
davvero male e per trovarli hanno dovuto spostare tutti gli scaffali”.
“Dai, sali” la invitò Sakura indicando la porta
con un cenno del capo. “È aperto”.
Ino annuì e fece come le era stato detto,
varcando la soglia. Si fermò per sfilarsi i sandali e riporli nell’apposita
scarpiera e poi si affrettò a salire le scale per raggiungere la camera della ragazza
dai capelli rosa che nel frattempo era rientrata.
“Grazie” mormorò Sakura prendendo i documenti
che le venivano tesi ed appoggiandoli sul comodino dopo aver dato loro una
rapida sfogliata. “Non era così urgente, potevi passare anche domani. Mi servono
per uno studio che sto portando avanti nel tempo libero”.
“Tsunade mi aveva accennato qualcosa del genere.
Però ero in zona e ho pensato di portarteli subito, magari ti veniva voglia di
darci un’occhiata direttamente stasera visto che siamo libere, per una volta”.
La bionda si strinse nelle spalle incrociando le braccia sul petto. Per un
attimo il silenzio regnò tra loro, lasciando a ciascuna i propri pensieri, poi
Ino riprese a parlare. “E poi volevo sapere come stavi, Sakura”.
L’altra ninja parve presa alla sprovvista dalla
domanda. “Bene. Insomma, ci siamo lasciate non più di quattro ore fa, non vedo
perché sarebbe dovuto accadermi qualcosa in questo breve arco di tempo” rispose
confusa, ma mettendosi allo stesso tempo sulla difensiva quasi come se inconsciamente
avesse intuito il vero significato di quella domanda.
“Andiamo, Sakura, non voglio sapere come stai in
questo preciso momento” sbuffò infatti la bionda fissandolo sguardo su di lei.
“Voglio sapere come te la stai cavando con gli effetti di tutto quello che è
successo, se sei riuscita a trovare un minimo di serenità, a metterti in testa
che non hai colpe. Ma, considerando l’espressione che avevi sul balcone quando
sono arrivata, immagino di conoscere già la risposta”.
Sakura si sentì trapassata da parte a parte da
quelle iridi azzurre che la scrutavano severe senza il minimo cenno di
tentennamento. Aveva già visto quel cipiglio e, anche se erano passati parecchi
anni, non se lo sarebbe mai scordato facilmente. Era lo stesso che Ino aveva
assunto il giorno in cui le aveva regalato il nastro rosso che aveva segnato
l’inizio della loro amicizia e aveva legato le loro mani nel momento in cui si
erano dichiarate rivali. Sapeva che da quello sguardo non si poteva sfuggire
perché era in grado di mettere a nudo anche la più testarda delle barriere. “Se
sai già la risposta non vedo perché perdi tempo a chiedermelo” rispose alla
fine ricambiando l’occhiata dell’altra ragazza quasi con ostilità. Poi però
abbassò gli occhi e sospirò, facendo qualche passo verso la finestra che dava
sul balcone. “Ci sto provando, davvero. So che continuare a biasimare me stessa
per quello che è successo è controproducente perché mi impedisce di impegnarmi
al massimo per diventare un bravo ninja medico, per imparare a essere veramente
utile agli altri. Ma non ci riesco, Ino, non ci riesco. Non posso fare a meno
di continuare a pensare a quella sera, a quello che sarebbe potuto accadere se
fossi stata in grado di trattenere con me due delle persone che mi sono più
care”. Si portò una mano al petto mentre la sua espressione si velava di
sofferenza. “Forse il fantasma della guerra non aleggerebbe sulla nostra gente,
forse avrei potuto risparmiare a molti sofferenze immeritate”. Chissà, magari
avrebbe davvero potuto fare in modo che un raggio di sole continuasse a
splendere sulle loro vite. Almeno un poco più a lungo.
La bionda la ascoltava in silenzio, rispettando
il suo momento di dolore e ricacciando indietro i commenti pungenti che le
salivano talvolta alle labbra. Odiava sentirle dire quelle cose a suo parere
tanto stupide e per di più prive di fondamento. Ma ancora di più non poteva
sopportare di vedere quei cristalli di smeraldo oscurati da una tale sofferta
tristezza. Tra lei e Sakura c’erano stati dei dissapori che ufficialmente non
erano ancora stati messi da parte, ma in realtà dopo il loro scontro all’esame
di Chunin il loro rapporto era tornato ad assomigliare più all’amicizia che
avevano condiviso da bambine piuttosto che alla rivalità agguerrita che le
aveva divise, anche se ne conservava comunque le apparenze. Vedere l’amica in
quello stato la addolorava e lei non desiderava altro che poterla aiutare in un
modo qualsiasi, ma sapeva bene che Sakura non le avrebbe mai permesso di
intromettersi in quella che per lei era una lotta contro sé stessa che doveva
affrontare da sola e dal cui esito sarebbero dipese tutte le sue scelte future.
L’unica cosa che le era concesso di fare era cercare di stare il più vicino
possibile alla sua compagna ed offrirle un conforto a parole o attraverso la
sua presenza silenziosa ma costante. E soprattutto mostrarle che non era la
sola a combattere. Mostrarle che tutte le persone che le stavano attorno erano
pronte ad affrontare quello che sarebbe venuto per difendere i loro valori e i
loro sogni. Farle capire che condividevano il suo dolore ma che, nonostante
ciò, non si sarebbero arrese. Si sarebbe avvalsa di questo suo potere per
riportare indietro la Sakura decisa e sorridente che conosceva, ad ogni costo.
A passo deciso affiancò la compagna e la costrinse
ad uscire di nuovo sul balcone tirandola per un braccio delicatamente ma anche
con fermezza. “Guardati intorno, Sakura. Lo sai anche tu che questa guerra era
inevitabile, che prima o poi ci saremmo trovati a fronteggiarla. Così come
sapevi, almeno inconsciamente, che non avresti potuto trattenere Sasuke per
sempre. Il suo unico obiettivo è vendicare la sua famiglia, lo è sempre stato e
nulla e nessuno avrebbe saputo fargli cambiare idea. Se ne sarebbe andato
comunque. Per quanto riguarda Naruto, ti sei resa conto anche tu di quanto era
maturato negli ultimi tempi. Anche lui era destinato a prendere la sua strada.
Sai che lui corre sempre dietro ad ogni dannato proposito che gli salta in
mente, anche al più stupido, e che non lo molla finché non ha raggiunto
il suo obiettivo”. Rievocando l’immagine del loro cocciuto amico non poté
trattenere un sorriso, strappandone così uno anche alla ragazza con i capelli
rosa. “Tu hai regalato ad entrambi dei bellissimi momenti e, che tu voglia
accettarlo o no, li hai aiutati a crescere e sei cresciuta con loro. Il tuo
contributo li aiuterà a non perdersi per i sentieri oscuri che si troveranno ad
affrontare in futuro perché tu sei stata davvero loro amica e la vera amicizia
lascia dentro dei segni che sono difficile da cancellare. Mio padre me lo dice
sempre e io l’ho sperimentato personalmente. Quei ricordi sono come delle
stelle che arrivano ad indicarti la via e a farti coraggio anche quando tutto
sembra perduto. A volte possono salvarti la vita”.
Sakura la guardava, cercando invano il suo
sguardo, ma l’altra ninja teneva gli occhi fissi davanti a sé con insistenza,
inseguendo il profilo della foresta. Le sue parole l’avevano colpita, mettendo
in luce degli aspetti che non aveva mai considerato, suggerendole che forse non
era stata davvero così inutile, regalandole una speranza in più. E doveva
ammettere che in effetti aveva ragione. Ripensandoci, la serenità di certi
ricordi che condivideva con i suoi compagni l’avevano spesso aiutata, se non a
scacciare i pensieri più cupi, almeno ad alleviarli. Per gli altri due forse
era lo stesso. Anzi, doveva esserlo. In qualche modo lo sapeva. In quegli
attimi li aveva avvertiti vicini come se il tempo fosse tornato indietro e loro
si fossero appena separati dopo una giornata di allenamento. Qualcose le diceva
che anche loro l’avevano sentita al loro fianco nello stesso momento. Fece per
dire qualcosa, ma Ino sollevò un dito, sempre senza voltarsi, per farle segno
di lasciarla finire. Lei allora appoggiò le mani sulla ringhiera e rimase in
silenzio, seguendo a sua volta con lo sguardo le nuvole bianche di neve.
“Sai, è normale. È normale avere paura, sentirsi
turbati, temere per la sorte delle persone a cui vogliamo bene. Io stessa
faccio fatica a vivere normalmente sapendo che cosa ci aspetta. A casa mia la
tensione è sempre palpabile e anche quando sono con Shikamaru e Choji
l’atmosfera non è più la stessa di prima. I discorsi, le battute, i gesti sono
i soliti, ma c’è un’ombra che non ci lascia mai. È tutto più serio, più
pesante, più consapevole” continuò la bionda, mentre il suo sguardo si
rabbuiava senza però perdere la sua determinazione. “Sappiamo di avere un ruolo
da giocare e che ciascuno di noi deve impegnarsi a fare la sua parte al meglio.
La serenità, la pace ce la potremmo godere solo dopo aver compiuto il nostro
dovere, sempre se saremo in grado di portarlo a termine”. Fece una pausa.
L’ultima frase l’aveva rivolta quasi più a sé stessa che all’amica. La paura di
non arrivare in fondo a quella storia o ancora peggio di perdere uno dei suoi
compagni per strada non la lasciava mai, neanche nel sonno, sebbene per il
momento avesse solo la forma di un oscuro presentimento. E lei avrebbe fatto in
modo che rimanesse tale. Quello era il suo obiettivo primario. “È vero che
ognuno ha la propria battaglia personale da combattere, ma questi singoli
conflitti non solo altro che le varie tappe di un’unica guerra nella quale
saremo schierati uno di fianco all’altro. Per questo non dobbiamo dimenticarci
che non siamo soli, mai. Non importa quali distanze potranno dividerci, noi
saremo sempre lì, uno di fianco all’altro. Perché alla fine lottiamo tutti per
lo stesso obiettivo. E sarà proprio la nostra unione che ci permetterà di
vincere. Subiremo delle perdite, certo, ci costerà dei sacrifici anche
dolorosi, ma alla fine sono sicura che l’avremo vinta. Dobbiamo farlo!”. Senza
preavviso si voltò verso la sua interlocutrice, gli occhi azzurri che
brillavano. “Non lo credi anche tu, Sakura?”.
L’altra ragazza fu presa alla sprovvista da
quella domanda improvvisa, ma si riscosse e annuì determinata. Ino aveva
ragione, crogiolarsi nel suo dolore e nei suoi sensi di colpa non le sarebbe
servito. Non era sola, doveva riuscire a convincersene. “Certo che lo credo. Lo
so come so che non sono l’unica a lottare, solo che spesso tendo a
dimenticarmene. Ma vedrai che saprò riscattarmi. Dammi tempo. Vincerò la mia
battaglia non solo per me ma anche per te, per Sasuke, per Naruto e per tutte
le persone che lotteranno al mio fianco. Vi dimostrerò quanto valgo e a quel
punto potremmo prepararci sul serio ad affrontare il nostro vero nemico e a
sconfiggerlo. Riporterò la pace nel mio villaggio e mi riprenderò i miei
compagni. Ho un debito con loro e ho tutta l’intenzione di saldarlo”. Sollevò
il volto verso il cielo lasciando che la brezza lo accarezzasse, mentre le sue
labbra si incurvavano sicure. Quella era l’ennesima promessa che faceva a sé
stessa, se ne rendeva conto, ma sapeva anche questa volta l’avrebbe rispettata.
Qualcosa nelle parole di Ino la spingeva a cerderci. Forse era il segno che
tanto aveva atteso. “Quando verrà il momento saprò misurarmi con i miei demoni
e sconfiggerli. Dalle mie debolezze farò nascere la mia forza. Diventerò un
ottimo ninja medico e inseguirò i miei sogni, come quel testone di Naruto mi ha
insegnato. Adempirò ai miei voti! Hai ragione, sono stata una sciocca a
lasciarmi andare così facilmente. Il potere dell’amicizia è più forte di ogni
cosa, poco importa se siamo schierati ai due lati opposti del campo di battaglia.
Troveremo il modo di riunirci. E nel caso dovessi fallire, sarò felice di dare
la mia vita per una causa in cui ho creduto con tutta me stessa”. Tacque per un
attimo, mentre la sua espressione si faceva pensosa. “Devo chiederti una cosa,
Ino. So che tra noi non è corso buon sangue, però proprio in quanto mia rivale
io ti considero una persona affidabile e reale, una su cui posso contare sempre
e comunque” riprese alla fine tornando a guardare l’altra ragazza. “Sarai al
mio fianco quando verrà quel momento, come mia alleata? Mi assisterai passo a
passo come hai fatto finora e mi permetterai di fare lo stesso con te,
qualunque cosa accada, ovunque saremo?”.
Questa volta fu Ino ad essera colta impreparata
dalla richiesta. Ma si affrettò a stringere la mano che le veniva tesa senza
altre esitazioni. “Certo, conta su di me. Ti basterà voltare lo sguardo e mi
troverai al tuo fianco, mai troppo distante. E mi aspetto lo stesso da te” rispose
sinceramente ricambiando lo sguardo sicuro di Sakura con uno altrettanto rassicurante.
Le due rimasero lì a fissarsi, le mani
congiunte, in un silenzio più significativo di qualsiasi altra parola. Ino era
quasi incantata dagli occhi smeraldo della sua amica che ora brillavano di
nuovo di quella luce che apparteneva soltanto a loro, come solo le gemme più
pure sapevano fare se colpite dalla luce dell’alba. Il calore della pelle di
Sakura le risaliva il braccio facendole sentire tutta l’intimità di quel
contatto in apparenza così normale. Sospirò internamente. Da dopo l’esame di Chunin
aveva iniziato a sentirsi confusa nei riguardi dell’altra ragazza. Dentro di
lei sentimenti di rivalità si mischiavano alla nostalgia della loro passata
amicizia e anche a una sincera ammirazione per la forza vibrante eppure tanto
delicata che Sakura sapeva mostare, la stessa di un fiore pronto a sbocciare e
a mostrare il suo massimo splendore. Però a quelli si era aggiunto presto
qualcos’altro, un calore nuovo e mai sperimentato che lei aveva piano piano
focalizzato ma senza capirne fino in fondo il vero significato. Fino a
quell’istante, almeno. Ci erano voluti gli occhi smeraldini della sua rivale
per mostrarle che cosa si nascondeva dietro quella calda e morbida sensazione,
per svelarle la dolcezza che essa nascondeva. Le sue dita accarezzarono leggermente
la pelle dell’altra, approfittando del contatto che stavano condividendo senza
però turbare l’atmosfera, anche se dentro di sé desiderava solo avere la
possibilità di approfondirlo. E pensare che era stato proprio quello stesso
sentimento a dividerle, tempo prima. Le venne quasi da ridere. Come sapeva
essere beffardo il destino alla volte. Le aveva separate e ora tentava di
riunirle nello stesso identico modo.
Ino trattenne un sospiro. La rivelazione che
aveva avuto non la sorprendeva poi così tanto. Aveva sempre pensato che Sakura
fosse una bellissima ragazza, fin dalla prima volta in cui si erano incontrate.
Era stata proprio quella convinzione a spingerla a insegnarle ad amarsi per
quello che era e a togliersi quella stupida fissa di avere la fronte troppo
spaziosa. In fondo lei aveva sempre avuto una certa affinità con le cose belle,
l’avevano sempre attratta irresistibilmente. Era per questo che amava i fiori,
in essi la bellezza si esprimeva nelle forme più variopinte e sublimi, con
tanta esuberanza che però non turbava la loro leggerezza. Ma in fondo anche
Sakura era un fiore, e uno dei più incantevoli. Inconsciamente doveva aver
sempre saputo che sarebbe stata solo questione di tempo prima che la sua grazia
la conquistasse. Un sorriso triste le increspò il volto. Nulla sarebbe cambiato
adesso che era conscia delle sue emozioni. Anzi, lei aveva solo un motivo in
più per voler mantenere la promessa che aveva appena fatto alla sua compagna. E
l’avrebbe fatto non solo con la fedeltà di un’amica e la combattività di una
rivale, ma anche con lo slancio di una custode innamorata. E nessuna forza
avrebbe potuto essere più grande di quella.
Sakura si accorse dell’ombra che passò fugace
sul volto di Ino, anche se essa subito si sciolse in un sorriso. Non poté fare
a meno di notare anche che nell’espressione della sua amica era comparsa una
nota di malinconia, quasi come qualche pensiero l’avesse trasportata per un
attimo lontano, aprendo uno spiraglio nella sua solita corazza di
determinazione. Istintivamente si domandò se per caso con la sua richiesta non
le avesse riportato alla mente qualcosa che poteva averla turbata e strinse la
presa sulla sua mano, sentendosi un po’ in colpa. Eppure l’altra non sembrava
triste, quello che intravedeva nelle sue iridi cielo pallido era un’emozione
diversa. Sembrava quasi rassegnata. Che fosse la prospettiva della guerra
inevitabile? O qualcosa di più personale? Doveva chiederle cosa la preoccupava?
In fondo Ino era stata molto acuta nel notare il suo turbamento e aveva saputo
trovare le parole giuste per farla sentire meglio senza forzarla, e lei
desiderava ardentemente poter fare qualcosa per ricambiare il favore.
Le dita della bionda si mossero quasi
impercettibilmente sopra la sua pelle, accarezzandola con delicatezza. Un
brivido corse lungo la schiena di Sakura, distogliendola dalle sue riflessioni,
mentre lei si rendeva conto di quanto intima l’atmosfera tra loro si fosse
fatta. Si stavano solo stringendo la mano, come avevano fatto già tante altre
volte in passato, ma in quel momento il gesto aveva assunto una carica nuova,
che lei non riusciva ad interpretare. Poche volte si era sentita così vicina a
una persona come in quel momento. E non era solo una condizione fisica ma anche
e soprattutto spirituale. Si sentiva avvolta dalla presenza di Ino e sapeva che
per l’altra era lo stesso. Avvertì l’impulso di avvicinarsi ancora di più e di
stringere anche l’altra mano della sua compagna tra le proprie, come a
compensare la lontananza degli ultimi anni. Non senza una lieve esitazione ed
un fremito di confusione, allungò le dita della mano libera finché non
incontrarono quelle dell’altra ninja che, dopo un attimo di sorpresa, accettò
volentieri il contatto senza dire nulla, ma la ragazza con i capelli rosa colse
un luccichio nei suoi occhi che parve dirle tutto e nulla.
Arrossì ed abbassò lo sguardo, sentendosi ancora
più spaesata sia perché in qualche modo quello sguardo l’aveva turbata, sebbene
non in modo negativo, sia per la sua stessa reazione. Che le stava succedendo?
Le uniche volte che si era sentita in quel modo, con un nodo caldo e agitato
allo stomaco e il respiro che quasi si confondeva in un ansito felice, erano
state quando si era trovata molto vicina a Sasuke. Possibile che lei potesse
provare per la sua rivale, almeno in parte, quello che sentiva per il ragazzo?
L’idea le parve ridicola ed imbarazzante, anche se non così assurda. In fondo
Ino era una delle persone che aveva sempre rappresentato una parte importante
nella sua vita, sia come appoggio esterno sia come figura con cui confrontarsi
e scontrarsi. Avevano combattuto tante battaglie insieme, forse più in veste di
avversarie che di alleate, ma si erano comunque sempre trovate sullo stesso
campo di battaglia. La sua vita senza la ragazza bionda sarebbe stata
decisamente più fragile e vuota, priva di quel punto di riferimento che aveva
finito per diventare necessario. Considerando ciò, il fatto che i suoi
sentimenti nei confronti della sua compagna fossero arrivati a sfiorare quel
tipo di attaccamento non poteva stupirla più di tanto, sebbene rimanesse una
scoperta perturbante. Ma forse era solo l’essere stata presa alla sprovvista a
gettarle addosso quell’ansia negativa perché dentro di sé il pensiero le
lasciava una sensazione di piacevole calore. Un’idea la colpì. E se fosse
quella la speranza rassicurante che stava cercando, l’appoggio di cui aveva
bisogno per convincersi e spiccare il suo volo senza più timore di cadere nel
vuoto? Era sicura che Ino non le avrebbe mai imposto nulla, che le avrebbe dato
l’aiuto che chiedeva. In fondo glielo aveva appena promesso. L’angoscia la
prese alla sprovvista. Ma poteva davvero abbandonarsi a quell’attimo di
sollievo che le stava sbocciando nel petto, leggero e palpitante? E se l’altra
l’avesse respinta? Tornò a sollevare lo sguardo incerta e quasi
spaventata fino ad incontrare gli occhi brillanti di Ino e li trovò turbati dal
suo stesso affanno insicuro. Le due rimasero a guardarsi per un attimo,
interdette, ma poi sorrisero entrambe, rassicurate e tirando internamente un
sorriso di sollievo. Il loro rapporto non sarebbe stato rovinato in alcun modo,
si trattava solo di stringerlo un po’ di più.
“Ino, io...” iniziò la ragazza con i capelli
rosa, ma la bionda la interruppe immediatamente lasciando la sua mano per
posarle un dito sulle labbra.
“Non dire nulla, Sakura, le parole farebbero
solo scappare quest’attimo irripetibile” disse piano, mentre la sua mano
lasciava la bocca della compagna e le accarezzava con dolcezza gli zigomi.
“Hai ragione. I gesti dicono meglio delle
parole, non è così?” annuì Sakura con un altro sorriso imbarazzato. Esitò un
secondo, come se stesse considerando qualcosa, poi riprese: “È ora di imparare
a seguire quello che sentiamo. Non credi?”.
Ino non si premurò neanche di rispondere, ma si
chinò in avanti e catturò le labbra dell’altra in un bacio morbido e casto. I
suoi movimenti erano inesperti ma conservavano una certa eleganza. Come tutte
le cose che la bionda faceva, non poté far a meno di pensare Sakura quasi
invidiosa, prima di abbandonare definitivamente ogni pensiero razionale e
perdersi nella dolcezza di quel contatto nuovo anche per lei.
Le sue braccia circondarono il collo dell’altra,
attirandola di più a sé in modo che i loro corpi aderissero completamente l’uno
all’altro mentre le sue labbra si dischiudevano leggermente, muto invito ad
abbandonarsi alla passione che le tentava. Ino la assecondò e le allacciò
strettamente le braccia intorno alla vita, iniziando a tirarla verso la camera
mentre le loro lingue si accarezzavano con lentezza in modo da poter assaporare
ogni lungo attimo di quel contatto intenso. I loro pensieri avevano abbandonato
ogni dubbio o domanda su quello che sapevano stare per succedere, e ora
si focalizzavano in immagini fatte di sensazioni e turbini di colori.
Si staccarono solo quando il bisogno d’aria non
poté più essere ignorato, ritrovandosi sul letto ansimanti e rosse in viso,
mentre lunghi brividi di desiderio percorrevano velocemente i loro corpi
facendole quasi tremare. Le mani di Sakura si avventurano istintivamente sotto
la maglia della divisa dell’altra ninja che si affrettò a sollevarla per darle
maggiore accesso alla sua pelle mai sazia dei tocchi che le stava
somministrando. La ragazza con i capelli rosa ne approfittò per sfilargliela
prima di tornare ad accarezzare il corpo della compagna e a bearsi di quella
sensazione di setosa morbidezza sotto i polpastrelli. Ino rimase immobile per
un po’, godendosi le carezze delicate dell’altra e lasciando che dalle sue
labbra scappassero sospiri di piacere e sussurri soffocati, ognuno dei quali
accendeva un nuovo lampo di desiderio negli occhi della sua rivale, seduta a
cavalcioni sopra di lei. Alla fine però non seppe più trattenersi e si alzò a
sedere di scatto, afferrando le spalle dell’altra ninja ed invertendo le loro
posizioni. Sakura si lasciò sfuggire un’esclamazione di sorpresa che però si
trasformò ben presto in un soffice gemito e affondò le mani nelle ciocche
bionde della sua amica, quasi sorprendendosi della loro morbidezza. Aveva
sempre pensato che i capelli di Ino fossero splendidi ma mai come in quel
momento si era resa conto del loro profumo etereo. La bionda sorrise,
soddisfatta della reazione che aveva strappato, e si affrettò a rimuovere la
maglietta della ragazza con i capelli rosa, per poi chinarsi a baciarla di
nuovo con più passione di prima.
Nel giro di poco tempo tutti i loro vestiti si
ritrovarono sparsi sul pavimento intorno al letto, insieme alla parte delle
coperte che non era avvolta intorno alle gambe delle due ragazze. La stanza
sussurrava i loro ansiti e le loro parole appena mormorate, la sua atmosfera
pervasa dal profumo della calda passione accesa dalle carezze intime e dai
baci infuocati.
Sakura sentiva le lacrime bollenti di
sollievo scenderle lungo il viso senza che lei potesse fare nulla per
fermarle. L’emozione che le dava sentire le dita della sua compagna arrivare
nei posti più proibiti ed inviolati del suo corpo e avvertire le loro membra
unite in un abbraccio scomposto era troppo forte per lei, non riusciva a
contrastarla. Finalmente non si sentiva più sola, poteva toccare fisicamente il
sostegno che sarebbe sempre stato a portata di mano, lì, anche nei momenti più
terribili, solo per lei. Avrebbe soltanto dovuto chiamare. Piangeva
silenziosamente quelle che erano, almeno per una volta dopo mesi, lacrime di
felicità, prive di angoscia o di rimorso. Si aggrappò forte alla schiena della
sua rivale affondando il viso in quella chioma di raggi di sole. Mai prima di
quel momento si era sentita così amata e mai era stata così bene con sé stessa.
Si sentiva bella, veramente bella, dentro e fuori, e si sentiva forte. Un
bocciolo che era finalmente riuscito ad aprirsi per affrontare il mondo. Da
quel momento in avanti sarebbe stata capace di fronteggiare qualunque cosa, lo
sentiva. Cercò la bocca della bionda e la attirò in un bacio appassionato.
Ancora una volta Ino era stata capace di insegnarle ad avanzare a testa alta,
come avevano fatto quando erano bambine. E lei gliene sarebbe stata grata per
sempre. “Grazie” mormorò ad un soffio da quelle labbra rosse, prima di tornare
a coprirle con le sue.
Ino sorrise nel bacio, stringendo a sé ancora
più forte quel corpo in apparenza tanto delicato ma che lei sapeva nascondere
una forza inaspettata. Bisognava solo saperla tirare fuori. Non poteva credere
che tutto quello stava accadendo. Quando aveva realizzato i suoi sentimenti sul
balcone aveva solo sperato di poter avere un posto al fianco di quella ragazza
straordinaria che era fiera di avere come amica e rivale. Mai si sarebbe
azzardata anche solo a sperare che Sakura la potesse ricambiare. Ma, quando
aveva incontrato di nuovo i suoi occhi e vi aveva scorto la sua stessa
incertezza spiazzata e timorosa, aveva invece capito subito che quel suo sogno
proibito stava per realizzarsi. Non sapeva quanto sarebbe durato e cosa sarebbe
stato davvero, e non le importava. L’unica cosa che desiderava in quel momento
era poter godere del profumo soave ed inebriante di quel fiore raro che
incredibilmente era finalmente sbocciato proprio tra le sue mani. Mai era stata
più felice in vita sua.
Le mani delle due ragazze si intrecciarono
mentre il volume dei loro gemiti saliva sempre di più in volume. Quella stretta
era il rinnovo simbolico della loro promessa di proteggersi a vicenda, di
combattere fianco a fianco o anche solo di vivere insieme e aspettare mano
nella mano tutto quello che il destino avrebbe riservato loro, nei momenti
oscuri come in quelli di luce. Il nome dell’una uscì urlato quasi con
disperazione della voce dell’altra mentre i loro corpi ansimanti si
scioglievano dallo stato di tensione crescente che li aveva via via avvolti, i
muscoli che si rilassavano, i respiri spezzati che tornavano pian piano ad
essere regolari. Ino allungò le braccia stanche a circondare la vita di Sakura,
la quale le si strinse volentieri addosso. Il silenzio regnava ormai sovrano
nella penombra insieme a una pace serena che le due ninja avrebbe voluto
avvertire per sempre. E fuori dalla finestra, quasi a voler creare intorno a
loro uno strato protettivo che le isolasse dai suoni ormai smorzati del mondo,
la neve aveva iniziato a danzare leggiadra.
Lo sguardo di Sakura si perdeva nella foresta di
fiocchi candidi che scendevano lentamente sul villaggio, ignorando quelli che
andavano ad inumidirle i capelli e la coperta che le avvolgeva il corpo ancora
seminudo. Era scivolata fuori dall'abbraccio stretto di Ino, attenta a non
svegliarla, attirata dall’assenza ovattata di suoni. La neve era uno dei suoi
spettacoli preferiti, le ricordava tanto le cascate di petali dei ciliegi in
fiore, anche se la sua nota era molto più pungente di quella dei fiori rosati.
Si strinse la coperta addosso, appoggiandosi alla ringhiera del balcone. Era
tutto così bello, i tetti ormai candidi, i rami degli alberi carichi di
cristalli di ghiaccio, i fiocchi che sembravano brillare di luce propria. E il
paesaggio si sposava alla perfezione con la calma che regnava dentro di lei. Le
sue sensazioni erano ovattate, soffici, esattamente come la coltre bianca che
andava via via a ricoprire ogni cosa. Sakura sorrise poggiando il mento su una
mano. Avrebbe lottato per poter vedere ancora uno spettacolo simile, perché
tutti potessero vederlo, per poter assaggiare di nuovo la pace e la
tranquillità della vita quotidiana. Presto avrebbe potuto stare seduta a
guardare quella neve anche con Naruto e Sasuke, gli odii e le vecchie cicatrici
ormai dimenticate. ‘Sto arrivando, ragazzi!’pensò. La sua convinzione era
tornata e lei sapeva che ora, nonostante tutti i vacillamenti e le cadute, si
sarebbe rialzata sempre e comunque.
Due braccia la circondarono, distogliendola dai
suoi pensieri. La ragazza si voltò e i suoi occhi verdi incontrarono quelli
azzurro cielo di Ino. Quest’ultima le regalò un sorriso dolce che lei ricambiò
dandole anche un leggero bacio sulle labbra.
“Che fai qua fuori con questo gelo?” la
rimproverò gentilmente la bionda, stringendosi addosso la giacca che si
era buttata sulle spalle nude. “Ti prederai un accidenti, non sei neanche
vestita!”.
“Ero venuta a guardare la neve. Era da un po’
che non si vedevano nevicate così abbondanti qui a Konoha” rispose la ragazza
con i capelli rosa indicando il paesaggio con un cenno del capo. “Non è
bellissima?”.
“Sì, lo è” concordò Ino, voltandosi a guardare a
sua volta le case e gli alberi. “Entro domani sarà tutto bianco e luccicante.
Ma adesso è tardi e sai che Tsunade ci aspetta in ufficio puntuali la mattina”.
“Aspettiamo ancora qualche minuto. Voglio godere
ancora un po’ di tutto questo. Domani sarà un altro giorno e tutto sarà
diverso. Non dobbiamo sprecare l’attimo, l’hai detto tu stessa”insistette
Sakura, ricevendo un cenno d’assenso.
Le due rimasero in silenzio, strette l’una
all’altra per riscaldarsi a vicenda e anche per godere ancora un poco della
loro reciproca presenza. Un fiocco un po’ più grosso degli altri andò a posarsi
esattamente in mezzo a loro, nel punto un cui i loro cuori battevano
all’unisono nei loro petti. Le due ninja abbassarono contemporaneamente lo
sguardo su di esso e sorrisero. Quel fiocco era una sorta di sigillo per il loro
silenzioso patto segreto. Poi Ino prese la mano di Sakura e la tirò gentilmente
all’interno della casa e l’altra la seguì docilmente. La finestra si chiuse sui
fiocchi, lasciandoli danzare inosservati.