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Autore: Astrid 5E    25/06/2012    1 recensioni
Questa è una storia di sentimenti.
Sentimenti che possono cambiare e che fanno cambiare.
Sentimenti che crescono e aiutano a crescere.
Sentimenti di una ragazza troppo timida per lasciarsi andare.
E sentimenti di un ragazzo, tanto stupido da non poterlo capire.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ed eccoci ancora qua! Buone vacanze a tutti, come state? È passato un sacco di tempo dall’ultimo capitolo, scusate, ma proprio non ho avuto tempo di scrivere, quest’anno scolastico è stato abbastanza faticoso.. Comnque! Adesso che sono arrivate le tanto esasperate vacanze, ho tutto il tempo per impegnarmi nella scrittura e continuare questa “avventura”. Senza quindi ulteriori indugi, continuiamo questo racconto con un’altra piccola parte di storia…
Buon divertimento!
 
Act Eight_Chapter 8:
 
“A life spent making mistakes is not only more honorable, but more useful than a life spent doing nothing. (George Bernard Shaw)”.
“ Una vita spesa a commettere errori non è solo più onorevole, ma anche più utile di una vita spesa a non fare nulla”.
 
 
Avevano continuato a camminare per il vialetto, alla ricerca di un qualche punto del prato su cui sedersi.
La moretta, in mezzo ai due fidanzati, faceva di tutto per non sembrare più tesa di quanto non fosse, ridendo e scherzando con la biondina alla sua sinistra, che tenendola per un braccio, si dimenava e saltellava felice,  spruzzando felicità da tutti i pori.
Dal canto suo, invece, il biondino dietro di loro era tutt’altro che allegro.
La scena che gli si presentava di fronte, gli sguardi che la ragazza scambiava con il moro accanto, la felicità, l’agitazione e l’ansia che provava lei, il rossore sulle sue guance, tutto questo gli scatenava in corpo una strana agitazione e un formicolio alle mani.
Continuavano a camminare così: tre ragazzi davanti, elettrizzati, ed uno dietro, fremente di rabbia.
Nora assisteva a tutta la scena, cercando di non ridere.
I suoi occhi poi caddero nuovamente sul biondino e l’allegria andò scemando.
Scosse la testa, sospirando; povero Diego, quanto era suscettibile.
Gli si avvicinò, con passo svelto.
Senza dire niente gli mise una mano sulla spalla e lo fissò dritto negli occhi, con sguardo serio.
“ Fattene una ragione. “ Questo era il suo messaggio e cercò di trasmetterglielo chiaramente.
Sicura di essere riuscita nell’intento, si allontanò, raggiungendo l’amica, che stava per raggiungere il limite.
Diego era rimasto indietro, leggermente scioccato.
<< … Eh? >> .
Era rimasto là, scioccato da quel gesto.
“ Prova a far qualcosa e sei morto. “ A differenza di quel che credeva la castana, questo era quello che aveva capito il biondino.
Deglutì lentamente e continuò a camminare, accelerando il passo per raggiungere gli altri.
Qualsiasi cosa avesse fatto, sarebbe stato attento a guardarsi bene le spalle …
 
 
Dopo tanto camminare riuscirono a trovare un buon posto su cui allestire il pic-nic: era una parte del giardino che si trovava dietro alla villa, abbastanza spaziosa e con un albero che faceva un’ombra tanto grande da permettere a tutti e cinque di sedersi là sotto dopo pranzo, per riposarsi.
Non appena lo videro, Claudette strabuzzò gli occhi felice e tutta esultante si mise a correre sull’erba, urlando.
<< Sì!! È deciso, mettiamoci qui! >> .
Alessio la raggiunse, sorridendole allegro. Dalia fece lo stesso, seguita da Nora.
<< Non trovi che sia un posto perfetto? >> chiese la bionda al moro avvicinatosi.
Quello le sorrise di nuovo.
<< Sì, penso che vada bene! >> .
La bionda ricambiò il sorriso e si sporse verso la moretta.
<< Che ne dici, Dalia? Ci accampiamo qui, no? >> .
La moretta posò il suo sguardo sul prato verde accarezzato dal vento e le fronde dell’albero, con le sue foglie tenere e i primi germogli.
<< Waa!! Sì, assolutamente, questo è davvero un posto magnifico! >> .
La spontaneità della bassina sorprese i due fidanzati: Claudette divenne ancora più contenta, saltellando sul prato, portandosi dietro Dalia; Alessio, invece, rimase in piedi sul vialetto, fissando il suo sguardo sulla moretta.
Si era stupito della sua sincerità, della sua purezza, in qualche modo …
<< Su, sbrighiamoci >> . Una pacca sulla spalla lo sorprese.
<< Diego! >> . Il biondino si girò, con sguardo scocciato.
Sbuffò, poi indicò un punto sul prato.
<< Forza! Invece di stare lì imbambolato, vieni a darmi una mano! >> .
Proprio dove aveva allungato il pollice il biondino, Alessio vide Nora, accovacciata a terra, che stava tirando fuori dal cestino di vimini la tovaglia, pronta per apparecchiare.
Il moro sorrise all’amico, che inarcò le sopracciglia sorpreso.
<< Cosa? >> .
<< No, niente. Su, andiamo, ti seguo >> .
Mentre veniva trascinata per il parco da Claudette, Dalia non riusciva a staccare gli occhi di dosso ad Alessio.
Non l’aveva perso di vista quando era sceso sul prato ad aiutare Nora e Diego a stendere la tovaglia, non si era persa la pacca del biondo sulla felpa bianca né il suo sguardo perplesso illuminarsi appena.
No si era persa nulla, lo fissava fin dall’inizio e non riusciva a smettere.
L’aveva visto anche prima, quando stava sul vialetto, immobile, e le era quasi sembrato che per un secondo il suo sguardo fosse caduto su di loro.
Già, per un attimo aveva temuto di incrociare i suoi occhi e per istinto li aveva abbassati subito.
Riflettendoci dopo, le venne in mente che probabilmente quella che stava guardando non era lei, ma Claudette, la sua fidanzata.
Sì, infatti, le cose starebbero state sicuramente così; lei era la sua fidanzata e la moretta non aveva alcun diritto  di sperare che lui la stesse guardando.
<< Oh!! Stanno preparando la tovaglia! Forza, Dalia, andiamo ad aiutarli! >> . Le urla eccitate della biondina distolsero la mora da quei cupi pensieri.
Scosse la testa e il sorriso tornò sulle sue labbra.
Sì, quella era una giornata speciale! Aveva deciso di non abbattersi e così avrebbe fatto!
 Si stropicciò leggermente l’occhio sinistro, poi rivolse un grande sorriso alla bionda.
<< Sì, andiamo! >> .
 
<< Diego, su, prendi le posate >>
<< Lo farei molto volentieri se sua eccellenza mi dicesse dove le posso prendere! >> .
Lo sguardo tagliente della castana lo colpì come una freccia.
<< Arrangiati. Non è mio questo cestino. >>
<< S … sì … >> . Cercò di non sembrare troppo spaventato; d’altra parte si ricordò di quella mattina e di quanto dovesse stare attento ad usare bene le parole con quella ragazza, quindi cercò di non fare altre storie.
Il biondino si mise a cercare silenziosamente dentro al cesto, mentre Nora distribuiva i piatti e i bicchieri sulla tovaglia.
Aiutando quei due, Alessio sorrideva leggermente, divertito.
La biondina e la moretta arrivarono proprio in quel momento e non notando la strana aria che aleggiava tra i tre, si sedettero accanto al moro, aiutando a preparare.
<< Nora, mi passi un altro bicchiere, per favore? Dovrebbe stare nella tasca a destra >> .
La castana alzò la testa ed annuì alla biondina.
Prese il bicchiere e lo fece passare di mano in mano a Diego, poi a Dalia, ad Alessio ed infine a Claudette, che la ringraziò.
<< Grazie mille, cara! >>
<< Di nulla >> .
Una volta finito di apparecchiare, la biondina si alzò in piedi.
<< Bene, ragazzi! Adesso è arrivato il momento di mangiare! >> .
Si slacciò il cinturino delle scarpe e si sedette sulla tovaglia. Poi gattonando si avvicinò alla castana.
<< Posso mettermi qui? >> chiese sorridendo.
<< Certamente, aspetta che mi sposto >> le rispose cordialmente Nora, accennando un sorriso.
Si alzò in piedi, si tolse le scarpe e camminando sulla tovaglia, fece posto alla bionda, sedendosi dall’altra parte, di fronte.
<< Ok! Adesso iniziamo il nostro spuntino! Sedetevi tutti ai vostri posti, forza! >> .
Gli altri tre seguirono il consiglio di Claudette, imitando le due e slacciandosi le scarpe.
Si sedettero ognuno davanti al proprio piatto e attesero per mangiare quello che la bionda aveva preparato per loro.
<< Ta-daan! >> .
Ciò che uscì dal cestino di vimini furono degli enormi piatti pieni di panini avvoltolati nell’alluminio e un porta-cibi con della frittata.
Conoscendo il sapore di quella frittata, sia Dalia che Alessio ebbero un brivido lungo la schiena.
Se ne accorsero entrambi e si misero a ridere di soppiatto.
<< Chi vuole assaggiare per primo? Ho passato tutta la notte a preparare questi panini! Spero che siano venuti bene! >> .
Il sorriso festoso e l’allegria che emanava Claudette, insieme a tutta al buona volontà che ci aveva messo, spinsero Nora ad assaggiare per prima uno di quei panini.
Tutti gli altri, a dispetto di Diego – che non era a conoscenza delle doti culinarie della bionda -  rimasero a fissarla con il fiato sospeso, aspettando che ingoiasse.
La castana aveva aperto la stagnola tanto da scoprire solo una punta del panino, l’aveva fissato per qualche secondo, poi, senza pensarci due volte, chiudendo gli occhi, gli aveva dato un morso.
Masticò bene e per poco tempo, dopodiché ingoiò decisa.
Alessio, Dalia e Claudette, deglutirono con lei.
Lentamente la castana aprì gli occhi e solennemente emanò il suo verdetto.
<< Sì. È buono >> .
Quelle parole risuonarono nelle orecchie dei presenti come rintocchi di campane e il trio si sentì sollevato di non aver rischiato di saltare il pranzo.
In tutta questa messinscena, il biondino si sentiva disorientato.
Possibile che gente così strana fosse sua amica?
“ Bah. Tutta ‘sta storia per un panino … “ gli venne da pensare, addentandone uno.
 
Alla fine, il pranzo ebbe un successone, senza che nessuno avesse toccato il porta-cibi e la frittata al suo interno.
Effettivamente Diego cercò di assaggiarla, ma gli altri avevano cercato di dissuaderlo.
<< Perché mai non posso assaggiare un po’ di frittata! >>
<< Eh .. perché … perché no! Insomma.. ci stiamo divertendo così tanto.. ehehe! >>
<< Già, Diego, Dalia ha ragione, non serve … >>
<< Ci stiamo divertendo così tanto … non roviniamo tutto .. ehe! >> . Nonostante l’avesse preparata lei, anche Claudette cercava di allontanare il “frigoverre”, nascondendolo dietro la schena.
<< Oh, ma insomma! Perché diavolo non posso?! >> .
Nora gli si avvicinò, guardandolo da sopra le lenti.
<< Non puoi perché non puoi, è chiaro? >> .
La risposta non riusciva a tranquillizzare il biondino neanche un po’, eppure decise comunque di lasciar stare la frittata e di allontanarsi da quello sguardo.
 << Ok, ok … >> .
La bionda e i due mori non trattennero le loro risate e presto tutti e cinque si ritrovarono a ridere di gusto.
 
La mattinata era trascorsa allegramente, e dopo pranzo tutti e cinque si erano sdraiati a terra, tutt’intorno alla tovaglia.
Erano rimasti così - a fissare il cielo e le nuvole che passavano sopra di loro trasportate dal vento - finché la voce di Claudette non interruppe quel silenzio.
<< Allora, ragazzi? Che dite, vi va di fare qualcosa? >> .
Diego si mise a sedere.
<< Qualcosa? Che cosa vuoi fare? >>
<< Beh, non so, magari giocare con la palla! L’ho portata apposta! >> gli rispose la bionda, tirandosi su.
<< Mh … >> il biondino ci rifletté un attimo. << Per me va bene! >> .
Poi chinò la testa verso quella della moretta.
<< E tu? Ci stai? >> .
Dalia teneva gli occhi chiusi, respirando l’aria fresca, inebriata dal profumo dei fiori.
<< Ehi! Mi stai ascoltando? Terra chiama Dalia, terra chiama Dalia! Rispondi! >> e mentre le urlava in un orecchio, Diego prese una foglia da terra e cominciò a passargliela sul naso.
<< Oh … ! Ehi, basta! Ok, ok, ci sto, ma smettila! >> gli sorrise lei, non riuscendo a resistere al solletico che le faceva quella foglia.
Il biondino rise insieme alla moretta, aiutandola ad alzarsi.
<< Ale, a te va di giocare? >> chiese Claudette, accovacciandosi accanto al moro.
Quello la guardò, sorridendole.
<< Va bene >> annuì.
Sentendo quelle parole, la moretta si sentì sollevata ed euforica allo stesso tempo.
Il biondino, osservandola, arricciò un labbro e abbassò lo sguardo sull’albero alla sua destra.
<< Anche per me va bene >> affermò Nora, alzando un braccio << Però per prima cosa dovremmo sparecchiare e rimettere tutto a posto >> .
La bionda si girò verso di lei e annuì con fermezza.
<< Bene! Diamoci da fare! >> .
La castana posò il libro che aveva letto fino ad allora e tutti insieme, così come avevano apparecchiato, misero a posto tovaglia, piatti e bicchieri.
 
Una volta messo tutto dentro al cesto di vimini, Alessio prese la palla che Claudette aveva portato: si trattava di una normalissima palla di gomma, colorata come fosse un arcobaleno e abbastanza resistente.
Tirata fuori la palla da una sacca appoggiata al cestino di vimini, il moro la palleggiò su Diego che la afferrò tra le mani saltando.
<< Ehi, bel lancio! >>
<< Qui, Diego, passa qui! >> . Dalia era corsa accanto ad Alessio, poco più indietro, e si sbracciava saltellando di qua e di là.
<< Eccola che arriva! >> . Diego gliela lanciò precisa e veloce e la mora la prese in palleggiò, rilanciandola dall’altra parte.
<< Mia! >> sorrise Claudette che, seppur impacciata, riuscì a mandarla da qualche parte.
<< Prendi >> rispose la castana occhialuta, riuscendo a recuperare la palla con il piede.
Il lancio di Nora venne fuori dritto e pulito e la palla ritornò nelle mani di Alessio.
<< Wow, continuiamo così! >> urlò divertita la bionda.
<< Ehi, ragazzi, ho un’idea! >> propose Diego << Facciamo che il primo che la fa cadere dovrà fare una penitenza! >>
<< Eh?! Ma mica siamo alle elementari! >> . Dalia si mise a ridere.
<< Hai solo paura di perdere, dì la verità! >> scherzò il biondino.
<< Cosa? E va bene, mio caro, ci sto! >> .
Nora trattenne un sorriso.
Quei due. Sembrava davvero che fossero alle elementari.
<< Sì, sì, dai! Mi piace come gioco, ci stiamo anche noi! >> intervenne Claudette, indicando anche Alessio.
La castana alzò le spalle.
<< Non posso rifiutarmi >> .
 
Continuarono a lanciarsi la palla, certe volte palleggiandola, certe volte buttandosi a terra o prendendola nei modi più assurdi per non farla cadere.
Andava tutto benissimo e si stavano divertendo tutti.
Dalia era felice.
Alla fine non si era dimostrata tanto una cattiva idea, quella gita lì.
 << Dalia! La palla! >> . L’urlo di Diego la distolse dai suoi pensieri.
<< Eh? >> .
Non riuscì a girarsi in tempo e si vide la palla puntata dritto davanti a sé.
Per non essere colpita in faccia, riuscì a scansarsi e quella le passò accanto, infilandosi in un cespuglio.
<< Dalia, tutto ok? Stai bene? >> le chiese Nora avvicinandosi.
La moretta si rialzò in piedi e le sorrise.
<< Sì, sì, sta tranquilla. A parte lo spavento sto bene, non mi sono fatta niente >>
<< Meno male >> .
Il biondino le si avvicinò seguito dagli altri due.
<< Ohi, stai attenta la prossima volta! Stai sempre con la testa tra le nuvole! >>
<< Eheh, sì, hai ragione! >> . Sorrise mettendosi una mano dietro la testa, in imbarazzo.
<< Ehi, ragazzi, ma la mia palla che fine ha fatto? >> .
Nora e Diego girarono lo sguardo lì attorno.
<< Ah, Claudette, guarda, è finita lì, in quel cespuglio là dietro. Aspettatemi che vado a prenderla! >> .
Senza dire altro Dalia si incamminò verso il cespuglio, sorridendo ancora.
Sì, era vero, non la smetteva di stare con la testa fra le nuvole, ma cosa ci poteva fare? Nonostante tutto, si stava divertendo così tanto quel giorno!
Cercò bene dentro al cespuglio, avvicinandoci la testa e infilando le mani, ma della palla non c’era traccia; evidentemente era rotolata fuori, dalla parte opposta.
Girò intorno al cespuglio e la riuscì a trovare accanto ad un masso lì vicino.
Si avvicinò per prenderla, quando si accorse di un qualcosa che si stava avvicinando, velocemente.
Lo stette a fissare fino a che la sua figura non fu più nitida.
Poi urlò.
 
Sia il biondino che il moro si girarono verso la direzione dalla quale provenì l’urlo.
<< Dalia! >> la chiamò Diego.
Assieme all’urlo di Dalia giunse anche un altro rumore.
<< Cos’è …? >> chiese impaurita, Claudette.
<< Sembrerebbe … >>
<< Un latrato >> . Nora interruppe il moro, fissandolo seriamente preoccupata.
<< Oh, no! Non va bene! Dalia ha paura dei cani! Dobbiamo …! >> .
Diego non fece in tempo a finire la frase che Alessio si era già lanciato verso il cespuglio.
I tre rimasero sorpresi.
<< Accidenti … ! >> . Il biondino volle inseguirlo, ma la castana lo prese per un braccio, bloccandolo.
<< No. >> .
 
Dall’altra parte, intanto, la mora era seduta a terra tremante, immobilizzata dal terrore.
Davanti a lei, un giovane pastore tedesco, dal pelo bianco come latte, scodinzolava fissandola con i suoi due occhi neri, abbaiando.
Ad ogni latrato del cane, Dalia trasaliva.
<< Qualcuno mi salvi, qualcuno mi salvi! >> balbettava a denti stretti.
Come aveva fatto a cacciarsi in quel guaio?! Di chi diavolo era quel cane?!
E dire che si stavano divertendo così tanto … !
Alessio … Alessio!
<< Dalia! >> .
La sua voce le fece spalancare gli occhi.
Si girò di scatto e vide l’alto ragazzo moro venirle incontro.
<< Dalia, stai bene? È tutto ok? >>
<< Io … io … ecco … >> . La paura non riusciva a farla parlare.
Il ragazzo annuì.
<< Tranquilla. Adesso ci penso io. Non ti preoccupare >> .
Detto questo, il moro si alzò in piedi e si avvicinò al pastore tedesco, che continuava ad abbaiare e scodinzolare.
Alessio lo accarezzò sia sulla testa che sul busto e dopo avergli dato una pacca sulla schiena, lo spinse via, allontanandolo.
Aspettò che fosse sparito tra i cespugli, poi si rivolse di nuovo alla ragazza.
<< Ce la fai ad alzarti? >> chiese, dandole una mano.
Dalia annuì, abbassando lo sguardo; si sentiva decisamente in imbarazzo.
<< Capisco che tu abbia avuto paura, comunque quel cane non aveva cattive intenzioni: voleva solamente giocare >> .
<< S … sì, lo so, ma … >>
<< Tranquilla >> la interruppe << Non devi dirmi niente per giustificarti, so quanto siano problematiche queste cose >> .
Continuava a sorriderle, rassicurandola, e la moretta non poté fare a meno di sentirsi sollevata e felice, perché lui, proprio lui, era venuto a salvarla.
<< Coraggio, torniamo dagli altri. Sono tutti preoccupati, andiamo a tranquillizzarli >>
<< Ok … ! >> .
Nonostante quella giornata fosse stata più divertente di quanto lei stessa si era immaginata, quell’evento, seppur spiacevole, l’aveva resa ancor più memorabile. …
 
Erano tornati entrambi sani e salvi, una ancora scossa, l’altro sorridente e con la palla arcobaleno sotto il braccio.
Claudette era corsa incontro a loro non appena li ebbe visti sbucare dai cespugli, preoccupata per entrambi, mentre Nora aveva fatto un sospiro di sollievo.
Diego era rimasto scosso per tutto il tempo e anche quando i due furono tornati, gli rimase addosso una sensazione di impotenza; la castana gli aveva lasciato il braccio non appena li vide, ma lui continuava a sentirsi come inchiodato a terra.
<< Forza, forza! Sdraiatevi qua, tutti e due! Riposatevi! Ho steso qui questo telo, su! >> .
La biondina agitava le braccia, ancora scossa, indicando il telo da spiaggia rosa che aveva steso sul prato.
Dalia la ringraziò e si sedette sul telo; Alessio le sorrise e prima di sdraiarsi anch’egli sul telo, andò a posare il pallone nella sacca della biondina.
Seccato, Diego si allontanò, andando a sedersi all’ombra, sulle grosse radici dell’albero là vicino.
 
<< Bene! Adesso sta tranquilla che con un po’ di riposo ti tranquillizzerai meglio! >> la risollevava Claudette.
Dalia le era grata per tutto quello che stava facendo e si sentiva un po’ in colpa.
<< G … grazie >> .
Nora si alzò di scatto.
<< Ti vado a prendere dell’acqua. >> .
<< Eh? Ah … grazie! >> . La castana le sorrise e si incamminò.
Raggiunto il viale, con sguardo basso diede un’occhiata al biondo seduto ai piedi dell’albero; poi ricominciò a camminare.
<< Aspettami, Nora! >> . Qualcuno alle sue spalle la raggiunse.
<< Claudette …? >> .
La bionda ansimante la prese per un lembo della manica.
<< Aspetta! Voglio venire anch’io con te! >>
La castana la fissò per un attimo, poi le rispose, scuotendo il capo.
<< No, grazie; non serve, tranquilla >> .
Detto questo, continuò per la sua strada.
<< Ah … ok >> .
La bionda girò i tacchi e si guardò intorno.
Fissò bene il prato, il telo, i cespugli.
Stette per un po’ a fissarli, poi si diresse verso l’ombra. …
 
Sperava che sedendosi all’ombra, si sarebbe calmato.
Eppure, nonostante tutto, non riusciva a placare quei sentimenti.
La vedeva là, seduta sul telo, si stringeva su se stessa e si faceva piccola piccola, imbarazzata.
Il suo sguardo, seppur nascosto dalle ciglia, non si staccava dal volto del ragazzo, che, inconsapevole, continuava a fissare il cielo e le sue nuvole.
Li guardava. La guardava.
E più guardava, più si sentiva ribollire dentro.
D’un tratto sentì qualcuno sedersi lì accanto.
<< Ehi >> . Alzò la testa.
<< Ehi >> gli rispose la bionda, persa nei suoi pensieri.
La fissò per un attimo, indeciso.
Che fare? Lei … sapeva?
… No, non lo credeva.
Eppure …
Stare zitto gli sembrava quasi ingiusto …
Però … !
Claudette si girò verso di lui.
<< Cosa? >> chiese atona.
Il biondo si sorprese. Poi abbassò la testa.
<< … niente >> .
Rimasero così per un po’.
Dopo essersi torturato le mani, spostò velocemente lo sguardo prima a destra, poi a sinistra, poi di nuovo a destra.
“ Oh! E va bene! ”
<< C ... Claudette! >> .
La ragazza si girò di nuovo verso di lui.
<< Cosa? >>
<< Ecco … solo … Guardati attorno, anche se potresti pentirtene >> .
Lo disse tutto d’un fiato, guardandola fisso negli occhi.
Dopodiché si alzò in piedi e guardando il cielo << E scusami per avertelo detto, ma mi sembrava fosse più giusto così >> aggiunse.
La salutò con la mano e raggiunse in poco tempo il vialetto. Avrebbe raggiunto quella castana occhialuta: ci stava mettendo troppo tempo per riempire un solo bicchiere d’acqua!
La bionda lo vide allontanarsi, finché non scomparì dietro ad un arbusto; poi si mise a riflettere.
Non riusciva a capire le parole di Diego, non le entravano in testa.
“ Guardati attorno … “ .
D’un tratto il suo sguardo cadde sul moro.
In effetti, in quel momento si accorse che durante quella giornata non lo aveva seguito molto, non ci era stata insieme come al solito … se ne era quasi … dimenticata?
Perché?
Ora, invece, sentiva il bisogno di incrociare i suoi occhi, di sorridergli, di ricevere un altro sorriso in risposta, di guardarlo.
Ale ... .
… Ale!
I suoi occhi azzurri caddero su quelli chiusi del moro sdraiato al sole, con il vento fra i capelli e Dalia affianco.
Spalancò gli occhi, come risvegliatasi da un sogno.
No, da un incubo.
Quello che stava vedendo in quel momento e che non aveva mai visto prima, la sorprese.
Nonostante fosse stato ovvio fin dal principio.
Nonostante l’avesse visto per tutto il tempo, non ci aveva mai prestato attenzione.
O forse non aveva mai avuto la minima intenzione di farlo, per non accorgersi di nulla.
Eppure, in quel momento il sorriso leggermente accennato della moretta, le guance rosee, le mani intrecciate sulle ginocchia distese a terra, lo sguardo rivolto al cielo limpido, le aprirono finalmente gli occhi alla realtà.
“ Anche se potresti pentirtene … “.

“ E scusami se te l’ho detto … “ .
No! No che no ti scuso!
“ Ma mi sembrava fosse più giusto così … “.
La cosa più giusta … ?

Strinse gli occhi.
Chinò la testa.
… Sì …
Le lacrime le scesero sulle guance e lei non fece nulla per fermarle.
 
Il cellulare squillò e il biondino lo tirò fuori dalla tasca dei jeans.
Diede un’occhiata allo schermo e si fermò per un attimo.
La suoneria continuava a squillare ininterrotta.
<< Che fai? Rispondi >> . Nora lo guardava storto.
<< Eh? Ah .. ! Sì! >> .
Numero sconosciuto.
Chissà chi era …
<< Pronto? >> .
La voce che rispose lo sorprese.
<< Sono io. Sei libero oggi? >> .
 

 
 Chapter 8:finished

Bene, bene, bene! Eccoci di nuovo qui a parlare del nostro nuovo chappy concluso! Ebbene sì, dopo essere scomparsa quasi definitivamente tra i meandri scolastici eccola che risbuca con un nuovo sproloquio, che ci volete fare! ;) Allooora, si direbbe che siamo arrivati ad un momento clou!  Diciamo che stiamo circa a tre quarti del racconto completo: ci stiamo avvicinando alla fine!! .. no, non ancora, dovranno ancora accadere diverse cose.. egegegegege! Non mi sto a dilungare in possibili spoiler, fattostà che sono contenta di aver ripreso mano a questa ff, iniziavo a sentirne la mancanza!
Spero di cuore che vi siate divertiti a leggere la fic o per lo meno che non vi abbia fatto annoiare!
Grazie come al solito a tutti coloro che hanno letto e basta a chi recensirà (la speranza è l’ultima a morire xD) e a chi è arrivato a leggere fin qua: grazie di cuore!
Apprezzo quello che fate, davvero!
E con un saluto alla “Gotta catch ‘em all!” (?) baciuzzi, Astrid! Ciaaaooo (^.=.^)S <(neko!)
  
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