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Autore: Lightning00    26/06/2012    5 recensioni
[...]
Dall’altra parte del lago, una figura esile si stava abbeverando sulla sponda. Delle lucciole nei paraggi, e la luna piena davano all’ambiente un’aria misteriosa. Non vidi bene il viso, ma le lievi luci delle lucciole e della luna misero in risalto dei lineamenti femminili, ma soprattutto qualcos’altro.
La donna aveva degli indescrivibili capelli rosa. [...]
questa storia parla di Zaraki Kenpachi, raccontata dal suo punto di vista, prima che diventasse Zaraki Kenpachi! Godetevela!
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Zaraki Kenpachi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: in quest’ultimo capitolo volevo ringraziare May Rin e Cinanzon per aver seguito la mia storia e per avermi sempre incoraggiata. Grazie di tutto e spero che anche questo capitolo vi piaccia.
La mattina dopo mi spaventai quando non sentii il corpo di Yachiru sotto le mie mani, ma poi pensai che in fondo, se doveva rimanere lì, doveva pur combattere contro qualcuno. Mi rilassai felice, ma poi un venticello, che mi procurò dei brividi in tutto il corpo, mi fece tornare in mente che ero ancora nudo come un verme, e la situazione non andò migliorando quando, con l’aiuto di acute fitte di dolore, mi ricordai che Yachiru mi aveva lasciato degli evidenti graffi sul fondoschiena. Mi rimisi i vestiti del giorno prima senza fare tanto lo schizzinoso, e una vola pronto, mi apprestai ad andare anch’io in cerca di guerrieri, come facevo tutti i giorni.
Ma quel giorno non sarei andato a caccia di guerrieri.
Un lieve fruscio attirò l’attenzione delle mie orecchie, e partii come una molla. Senza nemmeno averlo visto, ero riuscito a infilzare un disgraziato, che però aveva una resistenza incredibile, e nonostante la gravità della ferita, respirava ancora bene.
-Respiri ancora! Di solito le fecce come te crepano dopo manco due secondi! Ti faccio i miei complimenti!-
Stavo per recuperare le spada per sferrare un altro attacco, quando sentii che l’uomo stava mormorando qualcosa:
-Tu…stai dalla parte…di quella donna?-
Quell’uomo cominciava a insospettirmi.
-Continui a stupirmi…sai parlare, e sei persino ben informato…- Ma quello andò avanti, come se non avessi detto niente.
-Quella puttana…ha osato venire qui come se niente fosse, e ha cominciato a ucciderci tutti! Credeva davvero…che non ci sarebbero state conseguenze?-
Un terribile dubbio mi assalì la mente.
-Cosa?-
-Tutti la odiano qui…alcuni sono riusciti a mettersi d’accordo e a formare dei gruppi.-
L’uomo capì che era giunta la sua ora, e come ultimo gesto mi guardò con occhi colmi di follia e mi disse:
-Presto di lei, e di te che sei suo alleato, non rimarrà più niente, e con i cadaveri ci faremo la festa!-
Mi assalì una furia cieca, e con la spada gli trapassai il cranio, per il gusto di non lasciarlo morire senza soffrire. Come potevo essere stato così idiota? Ogni giorno Yachiru tornava con un numero sempre maggiore di ferite, e io non ne avevo dato importanza!
Ma non potevo continuare a perdere tempo, lei era in grave pericolo!
Mi lanciai al suo inseguimento inseguendo il suo odore. Nonostante non ne perdessi mai la traccia, di Yachiru nemmeno l’ombra.
Cazzo, Yachiru!” pensai. Finalmente, dopo un tempo infinito, sentii davanti a me i rumori di una battaglia.
Non fartela sotto! Yachiru è la più forte di tutti, qui!” pensai con convinzione. Dopo aver distrutto dei fastidiosi cespugli, davanti a me mi ritrovai un vero macello.
Almeno dieci corpi di uomini erano fermi a terra, in un mare di sangue. L’intero spazio ormai ne sembrava completamente tinto, e molti alberi erano stati tagliati irregolarmente. Ma, sebbene ci fossero così tanti uomini a terra, ce n’erano molti di più in vita, che attaccavano con accanimento Yachiru, che era ricoperta di graffi e di tagli, ma non indietreggiava, e stringendo i denti rispondeva ad ogni attacco, a volte facendo cadere esanime l’avversario che l’aveva attaccata. Con maggiore attenzione, più o meno, vidi che gli uomini in piedi saranno stati una ventina. Yachiru subì un altro colpo, e io persi la testa. Con un grido mi avventai sul gruppo che le stava addosso, e li aprii tutti con la spada fino a che non gli saltarono fuori le budella. Guardai Yachiru preoccupato, e mentre respingevamo insieme i colpi degli avversari le chiesi:
-Stai bene?-
-Sì. Mi chiedo solo perché ce l’abbiano tutti con me.-
-Sono incazzati perché da quando sei arrivata hai ucciso a destra e a manca, così hanno vinto l’istino animale verso di loro e si sono uniti per ucciderci.-
Mentre con due colpi uccideva due uomini corrugò lo sguardo.
-Adesso sono ancora più confusa. Come fai a sapere tutte queste…-
Ma l’attacco di  altri due avversari le fecero perdere il discorso.
-Ma vedo che siamo impegnati, perciò direi di rimandare le spiegazioni a dopo.-
-Concordo.-
Così ci separammo, e fui davvero sollevato di vedere che, anche se era in difficoltà, Yachiru stava bene, e sprizzava energia da tutti i pori. In poco tempo riuscimmo così ad uccidere tutti quegli uomini incazzati, senza ricevere troppi danni.
 
Dopo aver finito eravamo entrambi esausti, e io mi voltai verso di lei con un sorriso soddisfatto.
Ma con orrore vidi che due uomini, spuntati da chissà dove, si erano lanciati verso Yachiru, che era voltata. E lei non se n’era accorta.
-Yachiru, attenta dietro!- le gridai mentre correvo verso di lei.
Yachiru si girò.
Con la mia spada tagliai la testa ad entrambi gli uomini. I resti dei loro corpi caddero con un tonfo. Mi voltai verso di lei.
Yachiru aveva due spade conficcate nel petto, e le guardava, più che con dolore, con estremo stupore. Provò a toglierne una, ma al minimo tocco Yachiru cominciò a tossire sangue, e cadde.
La presi al volo, e le strappai immediatamente via quelle spade, e Yachiru gridò dal dolore. Perché, perché era successo tutto quello? Perché ero uno stupido, debole e vigliacco, ecco perché!
Yachiru mormorò qualcosa.
-Cosa? Che hai detto?-
-Ho detto smettila di guardarmi in quel modo disperato, oppure negli ultimi attimi di vita che mi restano ti prendo a pugni!-
-Non dire cazzate! Queste sono ferite da nulla! Sono in grado di curarti!-
Yachiru alzò gli occhi al cielo, e mi afferrò il polso.
-Senti, risparmiami queste banali puttanate e ascoltami.-
Stavo per liberarmi dalla presa, ma rinunciai e obbedii. Non volevo accettarlo, non volevo nemmeno più guardare, ma la sua ferita io non ero in grado di curarla.
-Vedi…-
-Prima…- la interruppi. –Ti devo confessare una cosa…-
Questa volta fu lei che si fermò ad ascoltare.
-Io…ti mentii quando ti dissi perché ti stavo seguendo…in realtà io…-
Yachiru mi ascoltava ancora più attentamente.
-Io ero attratto dai tuoi capelli e mi sono sempre vergognato di dirtelo. Anche…anche ora li trovo la cosa più bella che abbia mai visto in vita mia!-
Mi liberai dalla sua debole presa e le accarezzai dolcemente la testa. Yachiru sorrise.
-Be’, non poteva certo essere solo quello il motivo…grazie, tu sì che sai far felice una ragazza…-
Il suo respiro si fece sempre più irregolare.
-Adesso però ascoltami. Vedi, in tutto questo tempo che ci siamo allenati insieme finivi sempre per rischiare di uccidermi, e solo ora ho capito che ci stavi andando piano apposta. E già allora pensavo che eri più forte di me…-
-Non sprecare fiato, Yachiru, arriva al punto!-
-Ecco…vorrei…che diventassi tu Shinigami…-
-Cosa..?-
-Non fraintendere, stupido. Non ti voglio costringere. Se non vuoi essere Shinigami pazienza, ma…non voglio che tu continui a vivere così, in questo mondo selvaggio e fermo. Tu meriti di più. Pensa almeno che se sarai l’uomo più forte della Soul Society potrai combattere delle battaglie incredibili…-
Mi accorsi solo in quel momento che delle lacrime stavano cercando di uscire dai miei occhi. Ma non potevo piangere, non davanti a lei. Non volevo sembrare ancora più debole di quello che ero.
-Come posso essere forte, se non riesco nemmeno a proteggerti? Tu sei forte Yachiru…vorrei almeno assomigliare a te…-
-Vorresti avere delle tette incredibili?-
Mi chiese con una mezza risata.
-Non in quel senso, stupida. Tu sei così determinata, intelligente, forte…Io non mi ricordo nemmeno perché non ho mai cercato di andarmene da qui…dovresti essere tu la donna più forte della Soul Society…-
A quel punto le guance di Yachiru si rigarono di piccole lacrime. Probabilmente anche lei aveva tentato di trattenerle, senza riuscirci. Il suo sorriso si allargò, e con una mano mi accarezzò debolmente la guancia, e io gliela strinsi forte.
-No. Tu meriti di più. Tu meriti di essere l’uomo più forte del mondo, di essere l’uomo più stimato dai guerrieri,  di essere la persona più temuta da tutti…-
Prese un ultimo respiro, e guardandomi intensamente negli occhi e stringendomi più forte che poté disse:
-Tu saresti il migliore Kenpachi di tutti…-
Lentamente, e senza mai abbandonare quel suo sorriso speranzoso e bellissimo, chiuse gli occhi, e non si mosse più.
Le stringevo ancora la mano, ormai floscia. Vista così, Yachiru sembrava in tutto e per tutto una innocente fanciulla addormentata. Sembrava si fosse portata con sé la sua natura che avevo sempre tanto ammirato.
Restai immobile, osservando attentamente Yachiru, sperando di vedere anche il suo più piccolo muscolo muoversi, o di vederla sfuggire dalle mie braccia con un salto per poi darmi un pugno in faccia, rimproverandomi di essere cascato troppo facilmente nel suo scherzo. Ma non successe niente.
A quel punto il mondo mi crollò addosso.
All’inizio le lacrime finalmente sgorgarono giù dagli occhi senza che io emettessi un lamento, ma poi fui preso dall’ira, e con tutta la voce che avevo in corpo, urlai. Sembrava un urlo disumano. Ero arrabbiato, no, incazzato nero, con gli uomini dell’80° distretto che erano solo degli stupidi animali, con quelli del 1° che per colpa della loro mancanza di affetto avevano costretto Yachiru a diventare violenta, con il mondo intero, e soprattutto con me, che ero stato così debole e impotente da essermi abbandonato all’amore di una ragazza senza nemmeno essere in grado proteggerla. Urlai al cielo finché nella mia gola non ci fu più voce, e con quell’urlo dissi al mondo che io non sarei più stato così. Che da quel momento, dentro di me, era nato un demone che non avrebbe più accettato emozioni di quel tipo, e che si sarebbe nutrito di battaglie finché gli sarebbe rimasto un alito di vita.
Quella fu l’ultima volta che piansi, e lei fu l’unica donna di cui mi innamorai. Perché come fai a innamorarti di nuovo, se l’unica donna che tu abbia mai amato ti muore tra le braccia?
Arrancai un po’ con lei fra le braccia, finché non trovammo il confine con il 79° distretto (nessuno veniva mai lì), e ai piedi di un albero scavai una buca non troppo profonda. Prima di appoggiarci delicatamente Yachiru, con ancora il sorriso sulle labbra, le baciai la fronte, anche se sapevo che lei non lo avrebbe mai sentito. Dopo averla messo lì dentro le posizionai le mani in modo che stringessero al petto la spada, e dopo averla guardata un’ultima volta, rimisi tutta la terra nella buca. Tagliai poi un albero e lo lavorai finché non venne fuori una croce, che piantai dietro la tomba, e dopo aver chiamato a raccolta tutte le mie conoscenze prese nell’80° distretto, incisi in modo evidente, nel legno, con la spada, le scritte:
“Qui giace Yachiru, il demone dai capelli rosa”
Restai a guardare quel lavoro per un sacco di tempo. Sì, io sarei diventato Shinigami. Avrei finito il lavoro che Yachiru aveva iniziato e avrei inseguito i miei, di sogni: sarei diventato l’uomo più forte del mondo. Mi sentivo in dovere di dire qualcosa, dal momento che forse quella era l’ultima volta che ci vedevamo, e così, visto che le avevo detto tutto laggiù, dissi con amarezza:
-Tu lo saresti diventata senza problemi…-
E oltrepassai il confine senza guardarmi più indietro.
 
Dopo non c’è più molto da dire. Arrivai nel 79° distretto, e non appena vidi delle persone, la rabbia che avevo provato quel giorno, che non si era ancora esaurita, la scaricai su di loro, e su tutti gli altri uomini che avevano osato oltrepassarmi la strada. Dopo poco tempo ci fu un giorno, molto soleggiato e con qualche nuvola in cielo, in cui mi imbattei in un grosso gruppo di uomini minacciosi e bavosi. Li uccisi tutti. Quando me ne stavo per andare avanti mi accorsi che c’era qualcun altro insieme a loro: una piccola, minuscola figura che gattonava felice verso di me. Aveva un kimono viola e un visino allegro ma la cosa che sembrava risplendere in lei, erano i suoi capelli rosa.
  
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