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Autore: schwarzlight    27/06/2012    2 recensioni
*Terza classificata al contest [Original Concorso 14] La Luce e... l'Incosciente, giudicato da Mitsutsuki*
Se la percentuale di quel particolare DNA supera una certa soglia, allora sei un Eerian. E se sei un Eerian, non hai diritti.
La Cittadella diventa la tua casa, la AECO il tuo carceriere. La malavita l’unico modo per sopravvivere senza fare la fame.
Se sei un Eerian sei un rifiuto, un anormale, qualcuno da sfruttare o da reprimere.
Ma a volte, gli Eerian, si possono anche ribellare.
“La cosa strana è che alcuni Eerian… non sanno nemmeno di esserlo.”
Genere: Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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back to the light









Back to the Light






Non sembrava un Eerian, aveva pensato Jake. Probabilmente, se non fosse stato per il sigillo del suo compagno di squadra, a quell’ora sarebbe stato bello che morto, magari spiaccicato contro la parete con il cranio aperto in due. Perché un Eerian non si poteva prendere alla leggera, specie se era sospettato di aver assassinato due membri del consiglio direttivo della AECO, l’agenzia di controllo delle attività Eerian, di cui lui stesso era un agente esecutivo.
Ma i sigilli creati dai loro alchimisti non duravano sempre quanto avrebbero dovuto, e così non ci era voluto molto prima che il presunto colpevole – perché chi altri se non loro oserebbero tanto? – se la desse a gambe verso la Cittadella.

“Jake, lascia perdere, è un suicidio!”
“Col cavolo che me lo faccio sfuggire proprio ora!”

Ripensandoci a mente lucida, non era stata una buona idea. Anzi, si stava dando dell’idiota, oltre a vari altri epiteti dalla connotazione ben più pesante, per esser voluto entrare nel loro territorio a tutti i costi. Perché la Cittadella era la loro casa, il loro regno. L’unico quartiere della città in cui, per un qualche strano scherzo burocratico, la legge non poteva arrivare, e dove fin dall’inizio si erano stabiliti tutti coloro che non erano considerati abbastanza umani per convivere con la benemerita cittadinanza.
Ora era la loro prigione. Che fossero in possesso di poteri paragonabili agli stregoni, o ali, o altre caratteristiche animali, che fossero mutaforma o veggenti, tutti erano relegati alla Cittadella. I più fortunati erano nati con un aspetto totalmente umano, o quasi, e potevano ottenere un visto per lavorare all’esterno, o abitarvi, in alcuni casi. Altri, poi, collaboravano con la AECO come cacciatori di irregolari.
Perché sopravvivere era tutto.

- E’ un fottutissimo labirinto… cerca di memorizzare la strada.

- Ah, ora devo pure pararti il culo e ricordarmi come si fa a uscire? Che cazzo, Jake, io qui non ci volevo nemmeno venire!

- Puoi anche tornartene indietro allora, non me ne faccio nulla dei tuoi continui lamenti.

Clay si massaggiò le tempie borbottando altre imprecazioni, mentre entrambi proseguivano in quel dedalo di vicoli e scale, sotto occhi invisibili che li squadravano dall’oscurità. Era come trovarsi in un enorme torre costituita da palazzi addossati l’uno all’altro, in una penombra rischiarata ogni tanto solo dall’illuminazione artificiale di alcune lampade per lo più a gas. Era una perenne sera, fatta di ombre fitte e angoli claustrofobici, senza vento, senza luna. Una sera che si sviluppava in altezza, attraverso zone sempre più popolate, sempre più vive e pericolose.
Quante persone vivevano in quell’agglomerato di edifici? Non immaginava ce ne fossero così tante.

- Di tutti gli Eerian qui presenti, è probabile che solo un terzo di essi sia registrato nei database della AECO.

- Già, - rispose Clay, guardingo come sempre. – non è rassicurante?

- Quanto un coccodrillo che gira per casa. Ma ti prego, - disse Jake lanciando un’occhiata al compagno di squadra, così giovane ma così brillante. – cerca di apparire disinvolto, o capiranno subito che non siamo di qui.

- Non che ci voglia molto.

Squadrò di sottecchi una donna dalle corna di cervo e affrettò il passo, portandosi al fianco del collega più anziano. Non che ci fosse così tanta differenza d’età, fra loro, ma gli anni che Jake aveva passato alla AECO erano decisamente più di quanti ci si aspettasse. Probabilmente non aveva mai fatto altro nella vita. E lui invece? Una carriera scolastica brillante, una laurea a pieni voti, diversi lavoretti mediocri che non gli avevano dato alcuna soddisfazione e poi l’arruolamento. Con la testa che si ritrovava non era stato così difficile passare l’ammissione, e finalmente quello stupido pezzo di carta guadagnato in una qualche prestigiosa università a caso si era rivelato utile per procurargli un incarico retribuito adeguatamente.
Ma poi, in fondo, era davvero onorevole quello che stava facendo?

“Meglio la morte che i vostri laboratori!”

Cosa accadeva veramente nei laboratori della AECO? Davvero stavano cerando un modo per convertire gli Eerian a persone normali o c’erano forse cose di cui era all’oscuro? E Jake? Anche lui nutriva dei dubbi?

- L’abbiamo perso…

Si riscosse dai suoi pensieri.

- Ovvio che l’abbiamo perso. È da quando siamo entrati che l’abbiamo perso. Forza, torniamo indietro, stiamo violando il protocollo…

- Fanculo il protocollo! Quello ha ferito due dei nostri e altri tre civili, non ci penso nemmeno a tornare indietro a mani vuote!

- Cristo, Jake, non è solo una questione di regolamento, ma di sicurezza! Hai idea del rischio che stiamo correndo?

Non rispose. Non aveva voglia di mettersi a litigare con l’ultimo arrivato, con il più promettente degli agenti operativi della AECO, con quel dannato ragazzino che stava sempre a rimbeccarlo per ogni cosa. Lui che aveva tutto: intelligente, di buona famiglia, con un futuro brillante che l’attendeva, e pure di bell’aspetto.
Era irritante come gli andasse tutto bene. O meglio, era irritante come la sua, di vita, sembrasse non avere uno scopo. Ma in fondo cosa importava.

Dopo un lasso di tempo interminabile, si fermarono in un fazzoletto di cemento che aveva la pretesa di definirsi piazza. Diversi Eerian se ne stavano raggruppati attorno a una colonna, discutendo fra loro senza degnar di uno sguardo i due intrusi. A terra diversi foglietti recanti il disegno di una stella nera a otto punte su sfondo bianco.

- Ho già visto questo simbolo su qualche muro… - disse Jake raccogliendo uno dei volantini. – Che diavolo vorrà dire?

- A quello se volete posso rispondere io.

Entrambi si girarono di scatto, portando istintivamente la mano alla fondina della pistola nascosta dalle giacche. Alle loro spalle una vecchia dalle zampe di coniglio e gli occhi completamente neri se ne stava placidamente seduta su degli scatoloni a fumare la sua pipa di terracotta.

- A un modico prezzo vi offrirò la mia conoscenza. E poco importa chi o cosa siete, negli affari non si fa distinzione.

Si alzò con inaspettata agilità imboccando una stretta scalinata, voltandosi appena per assicurarsi che i due la stessero seguendo. In principio entrambi erano incerti sul da farsi: da come aveva parlato pareva essere un’informatrice, che magari collaborava già con la AECO all’insaputa dei suoi simili, oppure poteva essere una trappola, avrebbe potuto tentare di fregarli trascinandoli dai suoi compagni. Ma in quel caso non sarebbe stato più veloce avvisare gli altri Eerian che già si trovavano in piazza?
Senza nemmeno accorgersene si trovarono a seguire la strana donna per gradinate e vicoli quasi invisibili, fino ad arrivare a quello che sembrava un negozio di granaglie.

- Mi chiedo innanzitutto… - cominciò lei con tono lento e chiaro, riempendo nuovamente la pipa – cosa ci facciate qui, non sapendo voi nulla di Lucifero.

“Chi è il mandante?”
“Ahah… ricordate il suo nome, perché presto al solo sentirlo tremerete dal terrore! Lucifero!”
“Ehi, aspetta, cosa vuoi fare?”
“Meglio la morte che i vostri laboratori!”

- Lucifero? …Sarebbe un Eerian? – si intromise Clay.

- Esattamente. Della specie angelica, più precisamente, dalle ali nere. Non credo però quello sia il suo vero nome… potrebbe benissimo essere una scelta simbolica quella di farsi chiamare così. Comunque nessuno sa chi sia di preciso.

Inalò un paio di profonde boccate di fumo, prima di continuare con il suo resoconto.

- Voialtri fate parte della AECO, giusto? Eheh, non guardarmi così giovanotto, quelli come voi li riconosco subito. Ebbene, sarebbe il caso che ve ne andiate immediatamente. Questo luogo è ancor meno sicuro di una volta.

- Cosa vorresti dire, vecchia? Se sai qualcosa che ci riguarda dillo chiaramente, non siamo qui per perder tempo.

Jake non aveva voglia di perder tempo. Jake non aveva mai voglia di perder tempo. Era uno dei suoi tratti più marcati, il non aver pazienza. Generalmente non gli andavano troppo a genio i lunghi discorsi, preferiva di gran lunga l’azione e le frasi spicce.
Ma nonostante le sue proteste, la vecchia Eerian non aveva la minima intenzione di alterare il proprio placido ritmo per assecondare la sua smania, e solo dopo altre inspirazioni dalla fedele pipa si decise a continuare il discorso.

- Si sta preparando una rivolta.




- Avanti, Jake, cosa diavolo stai aspettando?

Si era fermato al bivio, da una parte la direzione verso l’uscita, dall’altra la strada si inoltrava ancor più all’interno della Cittadella. Per una discreta somma, la vecchia informatrice aveva accettato di mostrar loro la via d’uscita della labirintica costruzione, e in più aveva risposto alle domande di Jake sugli assassini dei due consiglieri della AECO. Ed era esattamente in quel punto che doveva decidere il da farsi. Proseguire o tornare indietro?
Fosse stato per Clay non c’era alcun dubbio sulla scelta: nella Cittadella un gruppo di ribelli stava fomentando la rivolta, e avevano già fatto presa su gran parte della gioventù Eerian. E tutti i fili riconducevano a un misterioso leader denominato Lucifero, senza volto, senza dimora, tutti lo conoscevano ma nessuno ne avrebbe mai rivelato il nascondiglio. Una persona capace di riunire le varie diversità degli Eerian per uno scopo comune. Qualcuno per cui la gente era disposta a morire.
Non c’era alcun dubbio sul dover fuggire al più presto, prima di esser scoperti.
Eppure Jake non poteva non pensare a come quel nome era stato pronunciato anche dal secondo Eerian indiziato per l’attentato, a come si era sparato piuttosto che rivelare qualsiasi altra informazione. A come la reale minaccia di una guerra urbana fosse da sventare a tutti i costi, e a quanto, infine, fossero vicini alla possibilità di scoprire qualcosa di più.
Ok, due umani, con pochi sigilli ancora disponibili, erano decisamente in svantaggio rispetto al probabile numero di avversari di natura sovrannaturale che avrebbero potuto trovarsi ad affrontare, ma in fondo le storie sugli Eerian capaci di causare terremoti o alluvioni erano solo leggende. Individui così potenti o si erano estinti, o ci aveva pensato la AECO a renderli inoffensivi. Con ogni probabilità.

- Jake… no.

- Ma siamo così vicini!

- No! Ma si può sapere perché sei così ostinato?

- E tu perché sei così codardo? – sbottò Jake afferrando il più giovane per il colletto e attirandolo a sé, sovrastandolo minaccioso. – Qui si stanno progettando attentati per annientare la AECO, o magari gli umani in generale, e tu cosa fai? Volti le spalle all’unica possibilità che abbiamo di scoprire chi c’è veramente dietro?

Spinse Clay contro la parete, avviandosi verso la strada da lui scelta.

- Se vuoi andartene fallo pure, non ho bisogno di te.

“Sai Jake, a volte mi chiedo se gli Eerian siano davvero così pericolosi come i dirigenti vogliono farci credere.”
“Alla gente non importa, hanno paura lo stesso. Sai, il solito terrore dell’ignoto… e il bello è che non fanno nulla per rimediarvi.”
“E se anche gli Eerian avessero paura degli umani?”




Aveva ormai perso conto dei piani che aveva superato, quel posto era semplicemente enorme. Più saliva e meno gente incontrava, anche se in compenso era decisamente più guardinga rispetto al principio. Si rendeva conto di esser penetrato in un territorio minato. O meglio, ancor più minato.
Di nuovo stava pensando a quanto fosse idiota, e stupido, e irrazionale. Quella giornata era tutta sbagliata, lo era sempre stata. Tornò a chiedersi perché mai avesse scelto proprio quel lavoro. O forse non aveva mai avuto scelta, e l’agente esecutivo era l’unica cosa che sapesse fare: controllare gli Eerian registrati, dare la caccia a quelli non registrati fuori dalla Cittadella e riportarli ad essa, oppure ai laboratori per la ricerca sulla famosa “cura”.
Non c’era stata una singola volta in cui avesse davvero creduto a una simile balla. Ma quello era il suo lavoro e lui… lui in fondo chi era per opporsi?

Luce.

Si rese conto appena in quel momento che le lampade l’avevano abbandonato già da un bel po’, lasciando posto alla luce del sole proveniente da fessure e finestre create attraverso la muratura esterna della Cittadella.
E poi il cielo. Finalmente il grigio aveva lasciato posto all’azzurro del cielo, non ne poteva proprio più di quell’atmosfera tetra e claustrofobica. Più in là si trovava addirittura una piazzetta con un grande albero a spuntare dal cemento. Fu una risata leggera ad accoglierlo.

- Piaciuto il giro turistico?

Estrasse la pistola puntandola nella direzione da cui proveniva la voce, ma non ebbe il tempo di prendere la mira che una ragazza lo disarmò con un potente calcio, tentando poi inutilmente di atterrarlo. Jake poteva anche farsi fregare una volta, ma non due di seguito, e riuscì a sviare le prese di lei. E non poté fare a meno di notare come dalla schiena le spuntasse un paio di ali completamente nere.

- Tu saresti Lucifero? – esclamò in un attimo di tregua.

- Io sarei cosa?

- E dove l’avresti sentito questo nome?

Un altro angelo nero comparve alle sue spalle, un giovane questa volta, e probabilmente altri si nascondevano dietro ai palazzi, in attesa di un ordine, forse, o in attesa di godersi lo spettacolo della sua morte. Chissà.
Bene, se quei due volevano giocare con lui, non avrebbero avuto vita facile. Senza la pistola sarebbe stata dura, ma almeno contava ancora cinque sigilli, che se riusciva a giostrare per bene, sarebbero stati la sua ancora di salvezza.
Di nuovo, era un cretino.
Puntò per prima la ragazza, i cui movimenti aveva già avuto modo di studiare. Le mosse di lei erano veloci e precise, senza aperture nella difesa, ma in qualche modo riusciva a star dietro alla sua velocità e a prevedere dove si sarebbe spostata in seguito. Durante i brevi attimi che durò il loro confronto, l’altro angelo non sembrava voler intervenire, anche se Jake si premurava sempre di tenerlo nella sua visuale.
Ma badare a due soggetti diversi durante un combattimento poteva essere fatale, in alcuni casi, ed ecco che un colpo lo raggiunse alla testa, stordendolo pesantemente.

- Eeeh, è un vero peccato, sì? Speravo durassi un po’ più a lungo, sai?

Non vide chiaramente il movimento del braccio di lei, sapeva solo che quasi sicuramente si stava preparando per il colpo di grazia, quando dei colpi d’arma da fuoco la allontanarono da sé.

- Tutto bene?

Riconobbe la voce di Clay quando lo prese sottobraccio per aiutarlo a rimettersi in piedi. Con la coda dell’occhio notò come il fuoco di copertura del compagno avesse ferito entrambi i suoi avversari, il cui sorriso canzonatorio era svanito del tutto. Ma la distrazione bastò per permettere ai due agenti di defilarsi in uno dei stretti passaggi vicini. Ripercorsero di tutta fretta la strada d’andata, sempre assicurandosi di non esser seguiti.

- Ma non te n’eri andato tu?

- Ci ho seriamente pensato, ma… in fondo non potevo abbandonarti nei casini, giusto?

Non era esattamente il momento di mettersi a ridere, ma a Jake sfuggì comunque un sorriso di sollievo e gratitudine. Forse aveva sottovalutato il “ragazzino”. Forse ce l’aveva davvero la stoffa per quel lavoro, diversamente da come credeva in principio. Forse sarebbero potuti andare d’accordo, in fondo.
Ma forse, era anche troppo sperare di riuscire a cavarsela entrambi in quella situazione.
Fu un attimo. Lo perse di vista solo un attimo, e in quell’esatto momento un rantolo soffocato sostituì la sua voce ancora vagamente da ragazzo. Non fece in tempo a girarsi che si sentì agguantare per il collo e scaraventare nella direzione opposta, per poi finire sovrastato da una figura alata che affondò gli artigli nella sua carne, facendolo urlare dal dolore.

- Volevi Lucifero, eh? Ebbene, eccoti accontentato.

Erano quattro le ali della creatura. Quattro ali nere come la pece, che eclissavano la poca luce che filtrava dai tetti e si estendevano minacciose nel ristretto vicolo. Non riusciva a vedere Clay.

- Voi umani siete tutti uguali… Credete davvero che tutti noi siamo disposti a sottostare alle vostre regole? Credete davvero che dopo tutto questo non vi odiamo?

Era una voce diversa da quelle che aveva sentito, eppure vagamente familiare.

- Da dove vi viene tutta questa presunzione di essere migliori di noi?

La vista gli si stava annebbiando, il mal di testa cominciava a pulsare. Poi, mentre le creatura denominatasi Lucifero alzava il braccio per colpirlo alla testa, un fischio acuto gli risuonò nelle orecchie, sempre più forte, sempre più doloroso. Un’esplosione sbalzò altrove il suo avversario.
Tentò di rialzarsi, non riuscendo però nell’intento a causa dello squarcio sull’addome. Vide Clay, riverso a terra a non molta distanza, ma ormai per lui non c’era più nulla da fare. Il collo era spezzato, gli occhi erano spenti.
Era colpa sua.

- Ahahahah…

Rivolse la sua attenzione all’angelo poco distante. Era stato lui ad allontanarlo?
Cosa… ?

- Ma cos’è, mi prendi in giro? – continuò l’Eerian ridendo. – Da quant’è che tu… no, aspetta, non lo sapevi. Non lo sapevi, è così?

Si avvicinò di nuovo, stavolta fermandosi a pochi passi, sempre tenendosi in disparte, in penombra.

- Tu non sai nemmeno chi sei.

Lanciò una vaga occhiata al corpo senza più vita di Clay.

- Mi spiace per il tuo amico, ma vedi, noi gli umani li uccidiamo… - continuò chinandosi su di lui. – così come voi uccidete noi Eerian.

Avrebbe voluto afferrare quel collo sottile e soffocare quelle parole sul nascere. Avrebbe voluto, ma non poteva: era stanco, tremendamente stanco, e non riusciva più a muovere un muscolo. A malapena riuscì a sentire le ultime frasi che gli rivolse l’angelo nero.

- Il mio nome è Helel. Ricordatelo per la prossima volta, Jake.




La luce. Da quanto tempo era che non vedeva la luce del mondo al di fuori della Cittadella? La luce in cui era sempre vissuto e che mai si era accorto fosse così piacevole, così calda.
Era quello il suo posto, il suo mondo. La luce di libertà, di vita, di sicurezza. L’importante luce che tanti desideravano ma che non potevano ottenere.  
Non sapeva come fosse tornato all’esterno. Non sapeva come gli altri agenti della AECO sapessero la sua locazione, né tantomeno di che fine avesse fatto Clay.
Clay.
Clay non sarebbe più potuto tornare alla luce, Clay non sarebbe più potuto tornare al suo posto, alla sua casa. Mentre lui sì, lui e la sua impulsività, lui e la sua incoscienza.
Clay.
Si guardò le mani, memore dell’ultimo scontro con Lucifero, con Helel.
Cosa aveva fatto in quel momento? Non aveva usato nessun sigillo, giusto?
Clay.

“Che poi, Jake, in ognuno di noi c’è del DNA Eerian.”
“Ah sì? Alla faccia della cosiddetta razza umana.”
“Quindi è perfettamente normale che da due genitori umani nasca un figlio con dei poteri. E poi pensa…”
“Mh?”
“La cosa strana è che alcuni Eerian… non sanno nemmeno di esserlo.”

Era davvero quello il suo posto?

Guardò di nuovo la Cittadella, rossa della luce del tramonto.
Clay e Lucifero. Clay e Helel.

Jake e… la sua falsa luce.










Salve, grazie per aver letto questo.... "esperimento" XD
Back to the Light ha partecipato al contest giudicato da Mitsutsuki [Original Concorso 14] La Luce e... l'Incosciente, in cui si doveva inserire un personaggio, l'incosciente, e un luogo, la luce, che dovevano ricoprire una certa importanza.
Vi rimando alle note dell'autore che avevo scritto nel file, perché sono schifosamente pigra.


• Note dell'autore: come al solito l’interpretazione del luogo potrebbe risultare non immediata. La luce, qui, si identifica con il mondo di tutti i giorni, ma alla fine dovrebbe risultare chiaro qual era il mio intento. Spero.
Altra piccola nota: questa storia dovrebbe essere più vasta, ma per il bene superiore l’ho ridotta a una oneshot, perché se avessi dovuto sviluppare tutto ciò che ho in mente per questi personaggi la figura dell’incosciente come personaggio non sarebbe più valida, perché risulterebbe ristretta a un singolo episodio e non al tutto. Prendete questa storia come un antefatto a sé stante.
AECO si pronuncia “eco”. Vorrei poter dire che si tratta di un acronimo, ma ho solo messo insieme le iniziali del suo presunto significato in un modo a me congeniale.
Helel è il nome ebraico di Lucifero. Poi ho questa rimembranza che dovrebbe avere quattro ali, o una cosa così. No, non è una angeli e demoni.
Mi spiace poi per il linguaggio, ma i due personaggi sono un po’ sboccati, nonché mediamente alterati.
Paradossalmente ho scoperto come questa storia sia adattabile anche all’edizione di L’Ombra e… l’Angelo. D:
Ah, finale… enigmatico. ‘-‘



E copincollato ciò spero di arrivare presto a scrivere la storia principale... prima o poi. *COFF*
Ah, una cosa che ho dimenticato... come ben sapete (forse) Lucifero era anche il nome con cui veniva indicato il pianeta Venere, "la stella del mattino"... almeno finché non si scoprì che stella non lo era affatto. Per quello il simbolo della rivolta è una stella nera =)
Ok, basta.
Di nuovo grazie per esser arrivati fin qui, e spero che vorrete lasciarmi un commentino, che vi sia piaciuta o meno =)

schwarzlight
   
 
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