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Autore: LadyProud    30/06/2012    6 recensioni
La signora, che come avrete capito era la Morte, fece un sogno letteralmente splendido. Si vide vestita di bianco, con il viso scoperto, i piedi nudi che calpestavano un prato pieno di fiori profumati e di mille farfalle. A presidiare il quadretto felice, c’era un Sole estremamente brillante. Al posto del velo nero, la signora in questo sogno ne portava uno di un bianco purissimo, che la gente accarezzava quando le passava vicino.
Quando la Morte si risvegliò, era commossa all’inverosimile. Pur sapendo chi fosse, Marianne le aveva regalato un sogno stupendo, che l’aveva resa felice.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sarà sicuramente capitato a tutti, nel corso della vita, d’incontrare una persona buona; un individuo affabile, onesto, altruista, che non ispira altro che sentimenti positivi e che, a volte anche compiendo solamente piccoli e semplici gesti, ci aiuta a superare una situazione particolarmente difficile, senza nessuno scopo preciso se non quello di fare il bene per il bene. Al contrario, nessuno può vantare d’aver conosciuto la bontà fatta persona, l’incarnazione dei valori più nobili e puri, per il semplice motivo che il verificarsi di un fatto come questo è impossibile. Tuttavia, quanto sto per narrarvi è così deliziosamente sconvolgente e fuori dal comune, da avere il potere di farvi credere che, effettivamente, la bontà abbia trovato la sua più perfetta realizzazione in una creatura umana che può facilmente essere scambiata, per esempio, per Kuan Yin, che i buddisti venerano e celebrano come la dea della gentilezza, della pietà, della carità. Per comprendere meglio il comportamento della donna protagonista di questa storia, che ha del prodigioso, ritengo necessario spiegare in breve chi sia esattamente Kuan Yin. Ella era l’ultima di tre figlie di un re cinese, il quale purtroppo non riuscì ad avere eredi maschi; infatti, quando divenne adulta, il re la volle dare in sposa ad un uomo, che avrebbe preso il suo posto sul trono, ma lei si rifiutò. Sin dalla nascita aveva consacrato la sua vita a fare il bene, si era dedicata anima e corpo alla preghiera, e non aveva intenzione di smettere. Pregò il padre perché la mandasse a vivere in un convento e, arrabbiandosi moltissimo, diede ordine che le venissero affidati i lavori più pesanti. Nonostante questo, Kuan Yin, il quale nome significa ‘colei che ascolta i lamenti del mondo’, viveva felice e piena di gratitudine verso tutti quanti gli affidavano un lavoro. Appreso ciò, il re, ancora più infuriato, ordinò che venisse uccisa, poiché non voleva obbedirgli; l’esecuzione venne però interrotta da un’enorme luce bianca che fece squagliare la spada che avrebbe dovuto essere usata per tagliare la testa della giovane. Il boia, comunque, doveva eseguire gli ordini del re, così strangolò la fanciulla con la sua cintura. Appena ella esalò il suo ultimo respiro, comparve una tigre, che la portò via e, distesala in un bosco, le regalò il respiro dell’immortalità. Da quel giorno, ella visse in mezzo agli Dei, che l’avevano tanto aiutata nel corso della sua vita terrena. Un giorno, capitò che il padre di lei si ammalò in un modo terribile, tanto che si temeva il peggio, poiché nessuno riusciva a curarlo; finché gli si presentò un monaco, che gli illustrò che la sua guarigione sarebbe avvenuta solo se una persona dal cuore completamente puro e buono gli avesse ceduto un occhio e un braccio, dopodiché fece il nome di Kuan Yin. Il re la invocò, ed ella accettò volentieri di sacrificare quelle due parti del suo corpo per aiutare il padre, e quale non fu la meraviglia di quest’ultimo e della sua consorte, nel vedere che la loro figlia era diventata una Dea! Commossi da questa visione, condivisero le loro ricchezze con il popolo, e nessuno soffrì più.
Vi ho raccontato questo mito cinese, in quanto ritengo che la donna di cui parlo io, abbia molto in comune con quella protagonista del racconto. Più che una fanciulla, però, Marianne (questo era il suo nome) era una donna che aveva abbondantemente superato la mezza età; nonostante questo fatto, nessuno che io conosca l’ha mai vista fermarsi all’improvviso in mezzo ad una strada, colta dalla stanchezza, oppure detergersi il sudore dalla fronte, o negare il proprio aiuto a chicchessia; per lei, tutto era possibile. Sembrava anzi traesse sostentamento unicamente dalle opere buone che compiva, e ciò ha del miracoloso, poiché come già accennato, Marianne era molto avanti con l’età. Appunto per questo motivo, inoltre, si pensava che avesse dei poteri magici, o che comunque avesse delle capacità fuori dal comune; molto spesso, il suo nome era accompagnato da parole quali ‘pranoterapeuta’ ed altri concetti simili. Dal mio punto di vista, posso dire che, magia o no, ancor più delle sue capacità era da ammirare la forza di volontà, la pazienza e l’incommensurabile ed indiscutibile amore che provava verso chiunque. Ascoltando i racconti di alcuni miei amici, che avevano come soggetto appunto Marianne, posso trarne la conclusione che alcuni scettici potrebbero pensare che le presunte capacità che un individuo vede in questa donna, siano frutto della totale rilassatezza che ella riesce ad ottenere su una persona anche solamente con il tono di voce. A questo proposito, potrei narrarvi l’esperienza di un mio conoscente, il quale sostiene addirittura che questa deliziosa vecchietta gli abbia regalato un sogno (a questo punto, mi chiedo se ci sia qualcosa che questa donna non riesce a fare). Capitò che un giorno, questo mio amico cominciò a sentirsi giù di tono, e questa sensazione si andava acuendo ogni giorno di più, finché diventò una vera e propria depressione. Nulla riuscì a guarirlo, finché si imbatté in Marianne; perché, allora, non far contenta una povera vecchia, che mostrava l’ardente desiderio di aiutarlo? Quindi, si recò nella casa di lei e, comodamente adagiato su un lettino, cominciò ad ascoltarla. La signora, carezzandogli il viso, gli raccontò una storia impregnata e grondante di felicità; ad un certo punto, i suoi movimenti divennero più leggeri, sempre più leggeri, finché il mio amico non si addormentò, sognando esattamente ciò che la vecchia gli aveva raccontato. Uscì da lì totalmente rigenerato, come se non dormisse da anni, e da quel giorno dalla sua bocca non uscì più un lamento, o una parola triste. Sarei dovuta rimanere almeno minimamente impressionata da un racconto simile; tuttavia, anche io beneficiai della gentilezza di Marianne, vedendo con i miei stessi occhi quali miracoli potevano compiere quelle mani grinzose e diafane e quanto fosse dolce e calma, in ogni occasione, la sua voce pacata, che si addiceva più ad una cantante che ad una vecchietta qual era. Mi capitò, infatti, di non trovare più il mio adorato gatto; per giorni lo cercai invano, fin quando Marianne notò la mia tristezza e decise di aiutarmi. Mi rifiutai, poiché vidi quanto, nonostante tutto, fosse debole e vecchia; temevo che le capitasse qualcosa nello sforzo di aiutarmi a tutti i costi. Fingendo di essere offesa, mi disse così:
“Non vuoi che io mi sforzi? Va bene, allora ti aiuterò stando ferma”.
Dopo aver proferito queste parole, rilassò la fronte, chiuse gli occhi, si concentrò per qualche interminabile secondo e, quando vidi spuntarle un sorriso sulle labbra pallide, vidi anche il mio gatto, sanissimo, che saltellava nella mia direzione. Rimasi ovviamente a bocca aperta, e la sua unica spiegazione fu:
“Volevo cercarlo solo per fare un po’ di moto, sai, non vado mai da nessuna parte…”.
Dopo questi aneddoti, che vi ho raccontato per prepararvi a quanto sto per dirvi, avrete capito che non c’era nulla che questa dolce vecchietta non potesse fare. A molti, infatti, bastava la sua sola presenza per sentirsi sicuri; sapere che, nel mondo, esisteva qualcuno capace di tutto, dava agli altri una forza di volontà incredibile.
Come già accennato, chiunque avesse bisogno di aiuto si recava alla casa di Marianne; quest’ultima non si stupì, infatti, di sentire dei passi che salivano le scale poste davanti alla sua porta, ma si meravigliò non appena vide chi era la sua ospite.
Le stava davanti una signora tutta vestita di nero, con un cappuccio che le copriva interamente il volto pallido, ed in mano una falce.
La vecchietta non si scompose.
“Cosa abbiamo qui? Capisco, capisco. Ecco, si sdrai”.
Perché non far contenta un’ultima volta una donna che poteva essere considerata una santa? Obbedì. Subito si sentì sfiorare dalle sue dita delicate, che, come già detto, la fecero cadere immediatamente in un sonno profondo. La signora, che come avrete capito era la Morte, fece un sogno letteralmente splendido. Si vide vestita di bianco, con il viso scoperto, i piedi nudi che calpestavano un prato pieno di fiori profumati e di mille farfalle. A presidiare il quadretto felice, c’era un Sole estremamente brillante. Al posto del velo nero, la signora in questo sogno ne portava uno di un bianco purissimo, che la gente accarezzava quando le passava vicino.
Quando la Morte si risvegliò, era commossa all’inverosimile. Pur sapendo chi fosse, Marianne le aveva regalato un sogno stupendo, che l’aveva resa felice; quindi si alzò dal lettino dove l’aveva fatta stendere, e le disse:
“Tieni, Marianne, questo è un dono per ringraziarti di quel che mi hai regalato oggi”.
Così dicendo, le porse il suo velo.
“Scucilo e, quando non sarà più rimasto nulla del velo, io tornerò a prenderti”.
Se potete credere alla storia che vi ho appena narrato, allora ascoltatene pure la conclusione, che servirà a convincervi che non c’era cosa che Marianne non potesse fare: da quel giorno, l’anziana signora continuò a scucire il velo, per tanti e tanti anni; tuttavia, esso sembrava non avere una fine, poiché quello che le era stato donato era il velo bianco, quello del sogno, quello della Vita, che non ha mai fine.
   
 
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