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Autore: Dubhe    16/01/2007    9 recensioni
Tutto ebbe inizio dalla scoperta di una strana pietra azzurra: Eragon è a caccia sulla Grande Dorsale con la sua migliore amica, Arlin, quando la trovano e decidono che sarebbe stato il primo a custodirla. La ragazza scopre la vera natura sulla pietra, ma i Ra’Zac la precedono e uccidono Garrow, lo zio di Eragon. I ragazzi partono con Brom, il cantastorie di Carvahall, e Arlin scopre Saphira, la dragonessa dell’amico. Vecchi e nuovi personaggi saranno i personaggi di questo racconto, [che fino ad un certo punto resta fedele ai libri di C. Paolini] nuove avventure, intrighi, amori, tradimenti, colpi di scena…
Genere: Drammatico, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Eragon

Eragon

Gil’ead

-Non sei stato intelligente a lasciare indietro Brom.-

-È stata una sua scelta. Non ha voluto seguirmi.-

-E tu sei stato così bravo da non chiedergli niente su Gil’ead.-

-Ci arrangeremo.-

-Sì, certo, ma come facciamo ad entrare nelle prigioni? Non possiamo certo andare dalle guardie e chiedere:”Scusate, potreste indicarci la cella di Arya? Sapete, dobbiamo liberarla perché ci è apparsa in sogno e ce l’ha chiesto”!-

-Arlin, non essere pessimista.-

-Ah no?- La ragazza si guardò intorno, il volto nascosto dal cappuccio del mantello. -In ogni caso, ti ricordi quel tipo a Daret? Quello strano che continuava a fissarci.-

-Quello che abbiamo visto prima di entrare dall’indovina?-

-Proprio lui. -

-È qui? -

-Non lo so, ma mi sento osservata.-

-Come al solito.-

-Che cos’hai detto, scusa?-

-Niente.-

Arlin sbuffò.

Entrarono in una sala di pietra, guardandosi indietro circospetti.

Una figura scura seguì le due sagome dentro il castello. I suoi passi non erano udibili alle orecchie di nessuno, anche un elfo avrebbe avuto difficoltà nel sentirli.

Vide i due scendere rapidi delle scale, e anche lui gli andò dietro.

-Eragon, sei certo che è per di qua?-

-Proviamo, Arlin, di sicuro è in una di queste celle.-

-Ma non abbiamo molto tempo, la notte è corta.-

-Arlin, per favore! Adesso basta.-

La ragazza abbassò il capo mortificata e rimase in silenzio. Era agitata, e quando stava in quello stato non smetteva mai di parlare. Eragon lo sapeva, era il suo migliore amico, e la sopportava. Ma ora anche lui non era tranquillo, e si concentrava cercando di sentire la presenza dell’elfa nelle celle davanti a loro. Arlin sentiva però anche altre presenze, e ciò l’agitava ancora di più, e faceva guizzare gli occhi in tutte le direzioni.

-Trovata!- mormorò all’improvviso Eragon. Si diresse deciso verso una porta di legno e fece scattare i meccanismi interni della serratura. La porta si aprì, mostrando una ragazza sdraiata su una tavola di pietra. Era vestita con degli abiti oro, i capelli biondi rossicci raccolti, la pelle pallida e le orecchie rotonde. Doveva trovarsi di un'elfa, perchè i suoi lineamenti erano diversi da quelli di un comune essere umano. Voltò la testa verso i visitatori, e fissò i due occhi azzurri su Eragon. -Non dovreste essere qui! Andate via!-

-Troppo tardi.- disse una voce all’esterno della cella.

Eragon e Arlin si voltarono, e videro un uomo alto, vestito di nero, con lunghi capelli rossi e gli occhi azzurri quasi bianchi.

Arlin s’irrigidì. -Eragon…è…-

-Uno Spettro.- completò lui, spaventato.

Lo Spettro sorrise. -È un piacere incontrarti, Cavaliere. Anche se, a dir la verità, mi aspettavo qualcosa di più di un semplice…contadino.-

Eragon arricciò le labbra e si parò davanti ad Arlin. -Prendi Arya e andatevene.-

Arlin si fece seria. -Non ti lascio solo.-

-E invece devi, se vuoi salva la vita!-

La ragazza guardò lo Spettro proprio mentre lui alzava un braccio e delle lance si staccavano dal muro. Lo Spettro le scagliò contro i due ragazzi.

-Eragon!- urlò Arlin.

Eragon alzò il palmo destro. -Jierda!-

Le lance si spezzarono a metà, e i loro resti caddero a terra. Eragon si sentì stanco. Brom gli aveva detto che più si era lontani dal bersaglio, più si utilizzavano energie.

-Ti senti prosciugare le forze, vero?- disse lo Spettro. Con il braccio sollevato, librò a mezz’aria una lancia intatta. -Dicono che quando un Cavaliere muore si possono sentire i ruggiti disperati del suo drago.- Sorrise. -Vediamo se è vero.- La lancia fu scagliata di nuovo contro di loro.

All’ultimo momento, qualcuno saltò davanti ad Eragon e Arlin e lo colpì in pieno petto. Il mantello gli scese dal capo e scoprì il volto di Brom, teso in una smorfia di dolore, e il suo corpo ricadde a terra. Gli occhi di Arlin si velarono di lacrime e la ragazza s’inginocchiò accanto al vecchio, mettendogli delicatamente la testa sulle sue gambe.

Eragon si sfilò l’arco e incoccò una freccia. Con una precisione che stupì anche se stesso, la freccia colpì lo Spettro in mezzo agli occhi. Con un sorriso, lo Spettro svanì. Il ragazzo si voltò, e vide Arlin china su Brom, che respirava forte. -Come sta?- chiese infuriato.

-Male.- rispose lei, la voce rotta dal pianto.

Il soffitto si ruppe con un rombo sordo mentre Saphira lo sfondava e atterrava vicino ad Eragon.

In breve, i quattro furono circondati dai soldati che avevano sentito il trambusto.

Arlin spostò il corpo di Brom sulla fredda pietra, e si slacciò il mantello.

-Che cosa vuoi fare, Arlin?- chiese preoccupato Eragon.

La ragazza alzò il viso, con gli occhi arrossati. -Vendicare Brom.-

-Ci ho già pensato io, Arlin non fare pazzie!-

Arlin sorrise, quel suo sorriso che compariva quando stava per fare qualcosa di pericoloso. Estrasse veloce la sua spada, un’arma leggera regalatale da Brom all’inizio del loro viaggio.

-Arlin, no!-

Ma che cosa fa?, chiese Saphira.

Vuole affrontare tutti questi soldati da sola!

E tu la lasci fare?

Eragon guardò la dragonessa. No. Anche lui estrasse Zar’roc, e si affiancò all’amica.

La battaglia iniziò con un feroce urlo di Arlin, che si gettò sui soldati. Nella confusione che si creò, molti soldati andarono contro la ragazza, credendo che fosse debole come un insetto. Ma Arlin era agile, si muoveva come un gatto, e tutti quelli che le si avvicinavano assaggiavano la lama della sua spada. Ma rimase scoperta mentre infilzava un nemico, e un altro era pronto a colpirla alla schiena.

Qualcosa le sfiorò il viso candido.

Paralizzata, la ragazza si voltò quando sentì un tonfo, e vide una freccia conficcata nel petto del soldato, a livello del cuore. Fissò alcuni secondi quel corpo immobile, mentre sentiva lo stomaco che si ribellava. Si rigirò e alzò il capo, in direzione della provenienza della freccia. Il suo salvatore era in piedi al bordo del buco lasciato da Saphira, il cappuccio calato sul volto. Teneva un grande arco, alto quasi quanto lui, davanti a sé, pronto a scoccare un’altra freccia. I loro occhi si incontrarono, poi lui scoccò la freccia, che colpì un altro soldato. Si abbassò il cappuccio. -Vi conviene andarvene, alla svelta!- gridò.

Arlin guardò il volto del ragazzo, e riconobbe la stessa persona di Daret.

Il misterioso ragazzo fissò la giovane che si inginocchiava accanto ad un cadavere, ripuliva la sua spada e la rinfoderava. La vide rialzarsi e correre verso il suo amico, gli disse qualcosa, e insieme caricarono il vecchio sulla sella del drago azzurro. Poi andarono dentro una cella e ne uscirono poco dopo, reggendo un’elfa. La aiutarono a salire dietro il vecchio e la ragazza si arrampicò sulla sella, seguita dall’altro ragazzo.

-Vai!- urlò quest’ultimo.

Il drago si alzò in volo, mentre una pioggia di frecce si alzava dal castello.

Lo sconosciuto vide la ragazza chinare il capo, il volto pallido. I loro sguardi s’incontrarono di nuovo, poi il drago e suoi passeggeri sparirono nell’oscurità della notte.

-Brom, mi dispiace.-

-Bah! Era mio dovere.-

-Era mio dovere ascoltarti. Se l’avessi fatto, tu non saresti ridotto così.-

Il vecchio lo guardò. -È questo che mi piace di te, Eragon: una parte di prodezza e tre di stoltezza. Non mi avresti ascoltato lo stesso, avresti fatto quello che ti passava per la testa.-

Eragon sorrise a fatica e alzò lo sguardo. Arlin stava coprendo Arya, addormentata. -Non devi morire, Brom. Non per un mio errore, ti prego!-

-Nessuno ha commesso errori qui, se non io, che dovevo insistere di più.-

-Non dire così.- disse Arlin, avvicinandosi. -E io? Ho seguito Eragon nonostante tu non lo volessi.-

-Arlin, tu sei anche più testarda di Eragon, per questo andate d’accordo: siete determinati e quando siete insieme non vi ferma più nessuno. Se rimarrete uniti, ciascuno si prenderà cura dell’altro e non rischierete di vacillare. Ora che Eragon è un Cavaliere, Arlin, devi essere più prudente: non appena lui ti lascerà indietro, qualcuno di più potente può usarti, sfruttarti, per arrivare a Eragon. Ciò non deve accadere, perché tu non sopporteresti le torture, per quanto forte tu possa essere.-

Arlin esitò un attimo, messa a disagio da quelle parole. -Ti riferisci a Galbatorix?-

Brom annuì debolmente. -Sì, proprio lui. Mi prometti che starai in guardia?-

Arlin sorrise. -Certo, Brom. Quando mai non lo sono stata?-

Il vecchio ricambiò il sorriso, poi si rivolse ad Eragon. -E tu, Cavaliere, fatti onore. Sii deciso nelle tue scelte, e valuta i pro e i contro delle offerte che ti saranno fatte. Non essere precipitoso, rifletti prima. Non sottovalutare mai il tuo nemico, mai. Questo sì che sarebbe un errore imperdonabile.- Guardò i due ragazzi. -Volete accettare la mia benedizione?-

Eragon e Arlin annuirono e si chinarono sul vecchio, che mise la mani sulle loro teste. -Ebbene, questa è la mia benedizione: che la vostra vita possa essere felice, vi auguro tutto il bene possibile.- Levò le mani e sospirò. -Ora devo riposare.-

  
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