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Autore: Miss_Nothing    06/07/2012    0 recensioni
Dicono che la più dura battaglia sia quella contro se stessi. Ma se condividi il tuo corpo con un altra entità come fai a sapere chi sei veramente?
Dal capitolo 4:
"Voglio la sua anima " Affermò il demone indicando Evelyn.
Chris si voltò di scatto per poi dichiarare " La sua anima è di Sarah "
" No. Il suo corpo è di Sarah ma la sua anima sarà mia. A meno che tu non ti sia innamorato di lei " lo provocò Jev sperando di vedere qualche emozione sul viso del compagno. Ma Chris non ne fece vedere neanche l’ombra.
"Così sia " Disse per poi appoggiare la sua mano sulla fronte di Evelyn e legare per sempre la sua anima a quella nera di Jev.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note dell'autrice: Ho provato a riscrivere questa storia in terza persona. é uno dei miei rari tentativi di utilizzare questo stile cosa ne pensate?  
Prologo


Evelyn cadde a terra con un tonfo. Aveva il viso imperlato di sudore per lo sforzo di rimanere se stessa. La sentiva nel suo cuore. Sentiva la sua tremenda risata. Si fece passare una mano tra i capelli sudaticci e incollati al viso. Dentro essi trovò quello che stava cercando. Una lama molto particolare che non serviva per cacciare i semplici mostri. Prese la lama con destrezza tipica della sua razza e la esaminò sotto i raggi della luce al neon. Il nero della lama non rispecchiava quella pallida luce. Evelyn non poteva ritardare ancora. Stava per perdere conoscenza, di nuovo. Con un movimento rapido e preciso affondò la lama nella carne della gamba. Urlò mentre il dolore veniva dipinto sul suo viso. L'onice stava facendo effetto. Lo sentiva. Estrasse il pugnale con rapidità per poi controllare che tutto procedesse. Il suo sangue che era diventato di un nero pece tornò scarlatto mentre usciva  a piccoli rivoli dalla ferita bruciante. Il dolore la investii con una scarica che la fece sussultare. Ma almeno l'aveva cacciata.
 
 
 
 
Capitolo 1
 
 
Il profumo della polvere da sparo, il rinculo della pistola, il freddo delle lame d’argento, dormire quattro ore a notte e zanne che straziavano la sua pelle. Era questa la vita di Evelyn. Questo era il suo destino. Non era umana, non era un semplice mostro. Era una night, una cacciatrice. Una creatura spietata che si nutriva di morte. E ora proprio quella creatura se ne stava sdraiata in una macchina con la musica che le pulsava nelle orecchie. Le sue gambe erano appoggiate al finestrino oscurato mentre la sua testa era posata sul sedile. Ogni tanto scuoteva i capelli neri presa dalla musica metal e rock che tanto amava ascoltare. Alla guida c’era l’unica persona che poteva farla ragionare nel pieno della rabbia. L’unica persona che lei sopportava veramente. Edward.
 Edward non era solo il suo maestro, il suo tutore ma era anche la cosa che si avvicinava più ad un amico per lei. Beh Evelyn era molto strana e non solo perché era una night ma per quello che aveva visto e sperimentato sulla sua pelle.
<< Evelyn non fare casini. Non ora e non qui. Questa è una scuola molto particolare. Non ci sono solo umani ma anche moltissime altre creature e inoltre potrai fare un percorso apposta per i night con problemi d’ira >> Disse Edward sperando che per una volta Evelyn capisse. Era difficile tenerla sotto le redini di qualcuno. Era uno spirito libero e anche se era una persona veramente fantastica non lo faceva vedere a nessuno. Non le importava di cosa pensava la gente. Era una cosa che le invidiava ma aveva anche un grandissimo difetto. Non sapeva contenere l’ira. Bastava anche solo una piccola parola per farla scattare e fermarla diventava sempre più difficile. Aveva solo diciassette anni eppure poteva tenere testa ad almeno dodici marines contemporaneamente senza farsi un graffio. Aveva detenuto il record di miglior cacciatrice con maggior numero di vittime per due anni di seguito e stava per vincere ancora. Era brava, forse troppo per una ragazza della sua età. Ma il suo odio verso i vampiri e qualunque creatura uniti alla sua testardaggine e alla rabbia che le attanagliava il cuore le conferiva un potere e una forza indescrivibile. E Edward aveva paura che si lasciasse sfuggire tutto di mano. Evelyn sospirò ai suoi continui rimproveri.
 Evelyn non sopportava di essere rimproverata ogni volta che facevano un viaggio. La stressava e di certo non l’aiutava a restare tranquilla. E poi Edward che voleva? Lei aveva una filosofia di vita molto semplice: Non rompetemi i coglioni o vi ammazzo.
Ma a quanto pare la sua filosofia non era ben accetta ne dalla società umana ne da quella soprannaturale. Era davvero snervante per lei non essere accettata per quello che era. Un assassina.
<< In questa scuola devi tenere un comportamento dignitoso o sarai punita corporalmente. Gli scontri non sono vietati anche se è meglio evitarli e non potrai uccidere qui o sarai seriamente punita. >> Spiegò Edward provocando uno sbadiglio annoiato da parte di Evelyn.
<< Si, si >>  Disse la giovane senza convinzione alcuna.
<< Evelyn sto parlando seriamente >> Disse Edward scocciato mentre svoltava a sinistra.
<< Anche io sono seria >> commentò per poi sbadigliare di nuovo. Non era seria ma era attenta, almeno.
Edward distorse la bocca in una smorfia che si poteva intravedere dallo specchietto. Sapeva benissimo che nessuno poteva contenere la ragazza e sapeva anche che doveva portarla lì per far avverare la leggenda.
 
                                                                            ***
 
 
Dopo due ore di viaggio a dir poco tremende per entrambi, i due scesero dall’auto. Evelyn aveva i capelli scompigliati e gli occhi coperti da un paio di occhiali da sole mentre Edward sembrava agitato e stressato.
Edward circondò le spalle di Evelyn con il suo braccio per condurla senza altri indugi nella scuola. La scuola era una struttura gigantesca simile a una reggia. Le mura circondavano i giardini e il boschetto di quell’isola antica a pochi chilometri dalla città. Le mura erano sorvegliate dal del personale che da quanto Evelyn sentiva non era di certo umano. I night per portare a compiere il loro lavoro devono avere dei sensi molto sviluppati pere percepire dall’odore e dall’energia di un individuo il tipo di creatura che si trovano davanti.
Edward sembrava conoscere perfettamente la struttura e infatti la conosceva, la conosceva molto bene anche se trovarla ora a ospitare una scuola lo disturbava.
In poco tempo trovarono la segreteria. Una stanzina dove una signora sui quarant’anni e un serio problema di obesità era seduta alla scrivania. La segretaria era umana, una semplice comune umana data in pasto ai mostri che abitavano in quella scuola. Era una donna poco gradevole. Aveva i capelli molto sporchi, gli occhiali rossi sul naso e il suo odore sgradevole disturbava le narici di Evelyn.
<< Il nome prego >> Disse con una voce sgradevole quanto il suo aspetto.
Evelyn si chinò sul bancone con un piccolo sorriso sulle labbra mentre sussurrava << Evelyn Morgan >>
Non appena il suo nome toccò la segretaria questa sussultò alzando gli occhi per guardarla meglio. Evelyn cercò di non ridere. Trovava divertente le reazioni delle persone al suo nome. In fondo lei era “la Morte”.
La sua espressione era impagabile e ripagava la ragazza per aver trascorso tutte quelle ore di rimproveri.
<< Quella Mor-mor- gan? >> chiese la donna balbettando il suo cognome con la normale paura che attraversava tutti quelli che avevano sentito parlare di lei.
Evelyn si tolse gli occhiali da sole per farle vedere i suoi occhi freddi come il ghiaccio.
<< Sono la figlia di John Morgan e di Lily Mitchell. Sì. Sono quella Morgan >> Disse con voce ruvida per poi ritornare in posizione eretta e rimettersi gli occhiali.
 
                                                                         ***
 
La scuola tutto sommato era normale. Normali stanze, normali corsi, normali corridoi, normali insegnati. Era quasi tutto troppo normale, troppo curato e misurato per i gusti di Evelyn. Anche se non era di certo stata molto calma. Per considerare la scuola normale dobbiamo tralasciare il fatto che Evelyn teneva molte armi nel suo armadietto e che si era scontrata con una vampira nel bagno delle ragazze del secondo piano. Bagno che ora si trovava in pessime condizioni visto che era imbrattato del sangue della vampira e vi erano molte porte rotte, senza contare il danno agli specchi.
Ma questi erano solo piccoli ed insignificanti dettagli al confronto del fatto che vampiri con più di duecento anni scorrazzavano per la scuola disturbando la quiete dei poveri e sventurati umani. Evelyn poteva capire di ritrovarsi in una scuola dove c’erano vampiri novelli ma trovarsi con vampiri di duecento anni non era il massimo per gli umani. Si vedeva che quella scuola era l’ultima spiaggia per lei visto che ci entravano cani e porci. Peccato che ora tutto sarebbe cambiato. La Morte era arrivata in città e avrebbe dato una bella batosta a chiunque non rispettava le sue regole.
 
                                                                          ***
 
 
Nel giro di due giorni tutta la scuola e la città sapeva dell’arrivo della Morte. Il passaparola era stato più veloce del solito e aveva insinuato la paura in tutta la comunità di essere soprannaturali che s’impegnavano ora a tenere un profilo molto basso. Per Evelyn era tutto nella norma come i borbottii che la seguivano senza sosta da un corridoio all’altro. Sentire la loro paura la rendeva di buono umore.
 
                                                                      ***
 
Come ogni scuola frequentata da umani si parlava del più e del meno senza sapere cosa stava accadendo nella struttura. I ragazzi parlavano dei professori e delle mode e tentavano di attaccar bottone con la night utilizzando il pretesto di qualche dubbio su come vestirsi o su un pettegolezzo.
Ma Evelyn non era di certo la ragazza con cui si poteva parlare amabilmente. Era molto introversa,  riservata e odiava parlare di cose futili e superficiali. Era anche una persona molto apatica, se non si consideravano gli attacchi d’ira. Ogni volta che una persona la fermava lei rispondeva: “Non ho mai letto una rivista e non so nemmeno come è fatta.” “Non so neanche abbinare i colori nell’armadio. E sinceramente non m’interessa”.
Ed era tutto vero. Anche i suoi vestiti erano logori come la sua anima. Indossava un vecchio cappellino da baseball che raramente si toglieva. Una giacchetta anch’essa da baseball che lasciava intravedere una vecchia t-shirt e dei jeans scoloriti. Spesso indossava anche occhiali da sole per evitare di spaventare troppo le persone. Aveva dei bellissimi occhi ma seppur belli lasciavano brividi sulla pelle. Erano estremamente freddi e ogni volta che qualcuno osava guardarli annegava in quelle pozze nere. Evelyn era la classica ragazza che non poteva essere dimenticata. Proprio ora si ritrovava in un posto affollato con la voglia di bere una birra. Le piaceva bere e resisteva davvero bene all’alcool. Era già arrivata in quella scuola da una settimana e salvo piccoli “incidenti” non aveva combinato troppi guai. Si dice che i licantropi sono scontrosi ma la verità è che sono piuttosto tranquilli a meno che due alfa non convivano nello stesso branco. Un licantropo è scontroso solo in un caso: quando un tempo è stato un Night. Esistono due tipi di Night. I night detti a lignaggio reale e quelli impuri.Si dicono night a lignaggio reale tutti quei night nati da padre e madre night purosangue mentre quelli impuri hanno il sangue diluito. Ma non è solo una questione di sangue a differenziarli. I night reali sono abituati sin da bambini alle condizioni poco favorevoli che devono preparare un cacciatore. Inoltre devono avere una mente brillante capace di trovare soluzioni con rapidità. I reali resistono meglio a condizioni sfavorevoli come l’eccessivo caldo o l’eccessivo freddo possono resistere giorni senza bere o mangiare e restare comunque in forze. Resistono meglio anche al dolore e guariscono con la stessa rapidità dei vampiri e dei licantropi. Gli impuri invece non solo sono deboli, quasi umani, ma non sono nemmeno immuni e possono essere infettati. In poche parole possono essere trasformati in vampiri, licantropi ecc..
Evelyn era naturalmente una night reale.
Qualcuno si sedette di fronte a lei.I suoi muscoli, già abbastanza contratti per tutti gli stimoli che la circondano, si contrarono ancora di più. Era veramente snervante essere ventiquattro ore su ventiquattro con i nervi a fior di pelle.
La ragazza alzò lo sguardo per poi respirare affondo. Davanti a lei sedeva una giovane vampira che non doveva avere più di tre anni. La vampira era una ragazza di straordinaria bellezza come la maggior parte dei vampiri. Aveva dei capelli stupendi che spingevano i ragazzi ad accarezzarli. Erano biondi, lo stesso biondo che si pensava avessero gli angeli. Ma i capelli non erano niente a confronto dei grandi occhi azzurri che si ritrovava. Erano bellissimi e davano freschezza. Sembravano fatti della stessa acqua dei ruscelli di montagna. Evelyn pensò che assomigliava a una bambola e non aveva tutti i torti.
Le labbra di Evelyn si aprirono per attaccare subito con le parole la vampira << Che cosa vuoi? >> Sbottò.
Le guancie bianco ceruleo della vampira si tinsero di un leggero rosa pastello mentre diceva << Tu sei Evelyn giusto? Io sono Caroline >>
Caroline tese la mano a Evelyn sperando che lei la stringesse anche se quella speranza sfumava sempre di più ad ogni secondo.
Evelyn non la prese e rispose ad essa con una smorfia tutt’altro che cordiale.
 Caroline provò a riapprocciarsi a lei confessandole il suo dolore. << Ero una night. Una night impura naturalmente ma una caccia è finita male e… e >> non terminò la frase vedeva lo sguardo della cacciatrice perdersi in qualche altro ragionamento. Non le importava.
<< Mi deve importare? >> Chiese Evelyn con aria seccata.
<< Beh, speravo che, speravo >> Balbettò Caroline cercando di spiegare le sue motivazioni ma ritrovandosi come risposta un'altra smorfia.
<<  Perché odi tanto i vampiri? >> Le chiese Caroline di colpo smettendo di balbettare.
<< Non è affar tuo >> Rispose Evelyn per poi alzarsi senza finire neanche la sua birra. Quella domanda le ronzava nella testa. Perché li odiava? Li odiava perché erano dei bastardi, subdoli che non avevano avuto pietà neppure per una bambina.
Si alzò anche Caroline per urlarle << Sono la tua compagna di stanza >>
Evelyn fece un'altra smorfia continuando a camminare senza voltarsi.
“Perfetto. Di bene in meglio “ Pensò.
 
                                                            ***
 
Il solo pensiero di cosa odiava nei vampiri le fece venir voglia di uccidere. La ragazza sedeva infatti ora sulle sue ultime vittime. Tre vampiri che si erano trovati sfortunatamente in quel vicolo e che ora giacevano con il cuore spappolato dal paletto di legno che Evelyn nascondeva in una tasca segreta della giacca. Le sue mani erano ricoperte del loro putrido sangue. Lei li odiava più di qualsiasi altra creatura. Li odiava per quello che avevano fatto a Milly. Li odiava perché loro l’avevano trasformata nella Morte. Se quei cadaveri ambulanti non avessero ucciso i suoi genitori e torturato i suoi zii e sua cugina di certo lei sarebbe stata meno violenta.
Mentre guardava il sangue colarle dalle mani il ricordo del suo primo vampiro ucciso ricoprii tutta la sua mente.
Ricordava bene quel giorno e poteva sentire sulla pelle ancora il freddo glaciale di quella sera.
 
|Piccoli fiocchi di neve cadevano sporcando le strade già bianche con la loro purezza. Aveva freddo. Non freddissimo ma sentiva qualche brivido sulla pelle. Aveva solo sette anni eppure il suo cervello era in grado di fare gli stessi ragionamenti degli adulti. Era cresciuta così in fretta che neanche lei si era accorta di quella maturazione improvvisa. E poi lo vide. Lo riconobbe all’istante. Quando aveva ucciso sua cugina aveva memorizzato ogni suo dettaglio, persino la sua risata.
Evelyn si strinse nelle spalle avanzando verso di lui. Non appena lui la vide rise. Doveva essere divertente vedere una bambina con gli occhi iniettati di rabbia e che stringeva un paletto tra le gracili mani. Forse se l’avrebbe presa sul serio sarebbe ancora vivo. Evelyn non ci mise molto ad ucciderlo. Le bastò balzare e infilare lentamente il paletto nelle sue carni facendolo soffrire. E non appena lo sguardo del vampiro implorò pietà e il paletto sfiorò il suo cuore Evelyn disse << Non sono più tanto piccola non è vero? >>  Il viso della creatura diventò una maschera di terrore e Evelyn si gustò ogni singolo secondo prima di spappolargli il cuore e sentirsi appagata per aver dissetato la sua vendetta|
 
Poco dopo questo episodio Evelyn fu trovata da Edward. Entrambi non hanno mai dimenticato quel giorno in cui si trovarono. Evelyn provava per Edward del vero affetto che lui ricambiava con grande intensità. Se Evelyn avesse dovuto scegliere tra la sua vita e quella dell’amico avrebbe preferito sacrificare la sua per salvarlo. Questo solo per farvi capire quanto Evelyn tenesse a lui.
All’epoca Evelyn lottava ogni giorno per sopravvivere. Viveva per strada e viaggiava in città in città. Per la notte si copriva solo con una vecchia e logora coperta e non aveva nessun cambio d’abito. Sarebbe dovuta morire eppure era là. Viva e vegeta con la forza di combattere anche se non beveva e non mangiava da giorni. Forse per la sua natura o forse per la sua testardaggine ma sopravvisse. Edward quel giorno tornò a casa dall’università più tardi del solito e sulla strada la vide. La raccolse come se fosse stato un cane o un gatto abbandonato in una scatola e la crebbe come una sorella. Anche se all’inizio fu davvero tutto molto difficile. Evelyn vivendo per strada non era abituata alle regole o alla pulizia e per Edward farla crescere fu davvero un impresa. Eve-come lui la chiamava e la chiama ancora- aveva il vizio di ringhiare in protesta a ogni cosa civile. Una volta aveva persino morso il ragazzo perché cercava di farle un bagno.
Evelyn si alzò dai cadaveri per poi afferrare la bottiglia che teneva nella borsa. Aprii il tappo per poi versarsi un po’ d’acqua sulle mani e scrostare il sangue diventato ormai secco.
 
                                                      ***
 
Evelyn era tornata nelle mura scolastiche senza farsi vedere da nessuno e prima del coprifuoco. Nessuno avrebbe sospettato che fosse stata lei l’assassina dei vampiri che erano accatastati in quel vicolo, o almeno così lei credeva.
Ma non appena si avvicinò alla sua camera si appiattì contro al muro. La porta era socchiusa e un puzzo tipico dei mostri usciva da essa rendendola ancora assetata di morte.
Con un movimento naturale sfiorò il paletto che nascondeva sotto alla giacca. Era un vampiro, lo sentiva, lo percepiva. Evelyn tese l’orecchio sperando di ascoltare qualche discorso.
La prima voce che Evelyn captò fu femminile e cristallina che doveva essere quella della sua compagna di stanza << Come posso fare? Mi odia per la mia natura >>
<< Tranquilla Evelyn odia tutti >> Affermò un'altra voce femminile.
<< Hanno detto che ha una simpatia per te >> Le fece notare la vampira.
<< Una leggera simpatia solo perché abbiamo lavorato insieme >> Sospirò.
Dopo quella affermazione Evelyn capii che la sua compagna di stanza stava parlando con una night impura che conosceva molto bene: Vicki.
Evelyn entrò nella stanza aprendo la porta socchiusa con il piede. Teneva la testa bassa nascosta dal cappellino mentre il suo solito sorriso di sfida si allargava su quelle labbra spesso imbronciate.
<< Evelyn >> La salutò Vicki proprio nel momento in cui la night alzò la testa.
<< Bambolina. Ragazza con cui ho lavorato >> Le salutò.
<< Che cosa ci fai qui? >> Chiese a Vicki dopo un minuto interminabile di silenzio.
<< Sono qui per studiare e ho sentito ci avevano spedito anche te >> Spiegò.
Vicki aveva paura di Evelyn. L’aveva vista in azione e ne era rimasta traumatizzata. Se andava a caccia nulla e nessuno potevano fermarla. Non le importava di rischiare di uccidere persone innocenti. Lei non si fermava. Mai.
Vicki invece aveva un cuore dolce e pensava che i vampiri e gl’altri mostri potessero essere redenti. L’impura era la classica ragazza con il fisico da modella. Gambe lunghe. Capelli lunghi e ricci e il viso perennemente abbronzano. Veniva dal Marocco ma si era trasferita quando aveva scoperto che cos’era. Nei paesi orientali e africani i night sono visti come demoni assetati di sangue e vengono uccisi a vista da cacciatori chiamati Buligan.
<< Beh Edward pensa che questo posto possa rendermi più collaborativa >> borbottò Evelyn per poi sdraiarsi sul letto. Con il cappello si coprii gli occhi. Amava quel cappello. Apparteneva a Edward. Era l’unica cosa da cui non si separava mai. 
<< Chi è Edward? >> Chiese Caroline- che era stata soprannominata da Evelyn bambolina-Con un borbottio a Vicki.
<< L’unica persona che può farla ragionare >> bisbigliò Vicki sperando di non farsi sentire.
<< Mi dispiace per voi ma riesco a sentire ogni parola che dite. Ho un buon  udito >> commentò la diretta interessata rimanendo immobile nella sua posizione.
Loro sbuffarono in sincronia. Il cellulare squillò e Evelyn riconobbe subito la suoneria. Inarcò la schiena in modo tale da poter afferrare il telefono che teneva nella tasca posteriore dei jeans. Schiacciò il pulsante verde e subito la voce di Edward cominciò a rimproverarla.
<< Edward grazie per avermi chiesto come sto. Sì. Sto molto bene grazie  >>  rispose ironica provocando un'altra ondata di borbottii incomprensibili.
<< Evelyn Morgan sono stati trovati alcuni vampiri uccisi. Non ne sai niente? >> La informò. Sapeva già la risposta era inutile che Evelyn inventasse scuse.
<< Ascoltami Ed. La mia compagna di stanza è un cadavere ambulante >> disse per poi staccare il telefono e dire a Caroline << Senza offesa bambolina >>
<< La scuola è piena di creature e sto per dare fuori di matto avevo bisogno di una caccia >> Finii per poi aspettarsi altre urla da parte sua. Ma Edward non disse nulla. Sentiva solo il rumore del suo respiro.
Edward si sentiva in colpa. Portarla là doveva essere stato un errore anche se l’aveva promesso a Lei.
<< Evelyn. Ti voglio bene >> Disse alla fine. La fanciulla non rispose. Non era la ragazza che mostrava i suoi sentimenti. Chiuse la chiamata. Era scossa da quella frase. Molto scossa. Restò due minuti in silenzio per poi voltarsi verso le due ragazze e gridare << Volete uscire di qui? >>
  
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