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Autore: ToraStrife    06/07/2012    1 recensioni
[Ratman-Simple & Madama - Cattivik]
Stavolta Ratman, il paladino della giustizia, aiutato dalla fidata Cinzia (lei/lui vorrebbe 'fidanzata', ma va beh), si ritroverà, come un novello Cupideroe, a dover salvare Simple e Madama dalla prematura fine del loro amore. Vi sembra banale? Le complicazioni non mancano: la prima, lo zampino dello spietatissimo Cattivik, il genio del male, la seconda... beh, la presenza stessa di Ratman.
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Simple & Madama: The Unofficial Adventures'
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Rataman vs Simple Madama 3
        



- Qui è Clara Clain della CSN che vi parla, in diretta dal nascondiglio del famigerato criminale Cattivik.
La polizia è riuscita a trovare l'ubicazione del rifugio grazie a un accurato lavoro di indagini e ricerche a tappeto. Senza contare la presenza di indicazioni luminose con la scritta "Per il rifugio di Cattivik, da questa parte".
Questo lascerebbe presupporre che il noto malvivente avesse la precisa intenzione di lasciarsi trovare: se la cosa fosse vera, si tratterebbe indubbiamente della più audace sfida lanciata da un criminale alla Città Senza Nome.
Proprio in questo momento mi giunge notizia che una squadra speciale della polizia è riuscita a penetrare nel nascondiglio. -

L'ispettore Brakko diede un ultimo guardo alla figura della sua dolce metà giornalista prima che questa svanisse dallo schermo.
Spense il televisore portatile.
Mise una mano nella tasca interna della giacca, tirò fuori la pistola e tolse la sicura. Erano appena entrati e stavano tenendo sotto osservazione l'ambiente chiuso che fungeva da appartamento per il ricercato.
Alzando un pugno al cielo  attirò l'attenzione del resto della squadra.
- Ok, adesso tocca noi! -
Gli agenti scelti prepararono a loro volta i fucili mitragliatori e si tennero in posizione d'attesa.
Taddeus impugnò il megafono e cominciò la trattativa.
- Ok, Cattivik: arrenditi, non hai scampo. Esci fuori con le braccia alzate, bene in vista, e non ti sarà fatto nulla. -
Per tutta risposta, la familiare risata del genio del male a base di "Uaz" e "Yuk" riecheggiò con gran brivido, terrore, 
e raccapriccio da parte degli agenti.
Il malvagio uscì fuori dal cantuccio nel quale si era nascosto, a braccia alzate, con un sorriso sinistro che rendeva sospetta la sua pacifica disponibilità alla resa.
- Fermo così! -
L'ispettore Brakko avanzò con un paio di manette e le sistemò ai polsi di Cattivik.
- È fatta! Abbiamo catturato il pericoloso criminale! -  annunciò l'ispettore, tra le grida esultanti del resto della squadra.
- Mi devo arrender' all'intelligenz' superior' di voialtr' sbirr'! - proclamò con aria serafica il lestofante, il cui ghigno mostrato lasciava trasparire un sarcasmo ben più che esplicito.
Ma, ehy, stiamo parlando della polizia della Città Senza Nome.
Infatti né l'ispettore, né gli altri elementi sospettarono nulla, mentre Cattivik continuava.
- Agent', ormai son' condannat'. Mi aspetta l'ergastol' o anche la sedia elettric' ! -
- Oh, non sia così pessimista, signor criminale! - sdrammatizzò euforico Brakko. - Il peggio che le possa capitare è la ghigliottina! - chiedendosi subito dopo - o forse l'avevano abolita il secolo scorso? -
Con aria supplichevole, Cattivik implorò. - Ispettor', vorrei soddisfar' almeno un ultimo desiderio. -
- Ma certo, buon uomo! Mi dica! - concesse magnanimamente Brakko.
- Dicon' tutti sempre' cose cattiv' su voi poliziott'! Che siete solo un branco di imbecill' senza cervell'! -
- Ah! Malelingue! - rispose indignato l'ispettore. - Tutte calunnie! -
Il ladro in manette accentuò il sorriso.
- Allora sapret' sicurament' come svitare una lampadin' - indicando una vecchia lampadina guasta fissata a  un lampadario, a centro stanza.
- Ehy, chi vorresti prendere in giro? - tuonò l'ispettore. - È un gioco da ragazzi! -
Il poliziotto si girò e richiamò i suoi colleghi.
- Ehy, ragazzi! Facciamo vedere di cosa siamo capaci. -
Tutti annuirono.
La squadra si sistemò, ognuno in una posizione specifica.
- Bene, pronti? - domandò l'Ispettore.
Tutti quanti annuirono.
- Bene, mentre io tengo fermo, spingete! -
A gruppi di due e tre persone, tutti i membri appoggiarono le mani sulle pareti e gli angoli, e cominciarono a spingere in senso orario.
Brakko intanto teneva la lampadina più fermamente che poté.
Grandi gemiti di sforzo si levarono dai poliziotti impegnati in una immane quanto insensata fatica muscolare, mentre l'ispettore incitava: - Forza! Non mollate! Ce la possiamo fare! -
E tutti continuavano a spingere, cercando di.... ruotare la stanza. Come nelle barzellette dei carabinieri, già.
Cattivik, dopo essersi liberato facilmente dalle manette, varcò la soglia del nascondiglio, mentre, lanciando un'ultima occhiata alla patetica scena, si chiese quanto tempo ci avrebbero impiegato prima di mangiare la foglia: almeno un'ora, conoscendoli.
L'intera scena non era passata inosservata alla TV, con un'imbarazzata Clara Claine che faceva finta di non conoscere quella cima abissale di suo marito Taddeus.
- Ormai solo il supereroe che conosciamo bene tutti può salvare la situazione. Qui è Clara Claine della CSN, in attesa di aggiornamenti ripasso la linea allo studio. -

- Accidenti a quel Cattivik, ha fatto fessa anche la polizia! Non rimane che sperare nell'intervento di quell'eroe di cui parlava la giornalista -
- Sir, credo che si riferisse a lei -
Ratman sorrise imbarazzato alla pungente precisazione di Arcibaldo: forse era venuto il momento di spegnere la TV e passare finalmente all'azione.


Il racconto ormai è arrivato nel clou. Ho rinunciato a qualsiasi tipo di musica di sottofondo, non mi interessa neppure più. La mia concentrazione adesso è tutta nella storia. Adesso voglio solo scrivere, scrivere, scrivere. Debbo portare a termine questo lavoro!


Le forze dell'ordine erano impegnate ancora al nascondiglio di Cattivik, ma nessuno avrebbe pensato che quello fosse solo un depistaggio per coprire la vera ubicazione dell'ostaggio.
L'astuto criminale ridacchiò, al paradosso di trovarsi proprio sopra il tetto della Centrale di Polizia.
A guardarlo con occhi carichi di rimprovero, vi era Madama, legata come un salame, in cima all'asta solitamente adibita per la bandiera nazionale.
Guardò la feccia nera dall'alto in basso (d'altronde non poteva fare altrimenti), e scosse la testa, maledicendo la propria ingenuità, gli errori commessi, ma sopratutto il fatto di come fosse stata raggirata.
- Mi hai presa in giro! Ti sei servita di me per i tuoi loschi scopi -
- Ma è il mio lavor', ma chère! Sono il nero Genio del Mal', non dimenticarl'! -
- Io, io ero La Micia, io mi fidavo di te! -
Cattivik rise di gusto, questa perla di innocenza le superava tutte.
- Oh, andiam'! Pensavi sul serio di far' carrier? Lasciatelo dir': non ci sei proprio tagliat' per fare la ladr'! -
Il ladro strofinò gli occhi con un dito per asciugarsi le lacrime di ilarità.
- E poi mi cadi proprio sulla regola numer' uno di un ladr': non fidarsi mai di nessun'. - aggiunse 
il furfante con un sorriso di scherno.
Madama sbuffò e borbottò.
- E io che mi crogiolavo nel mio nuovo ruolo: "La Micia". Puah. Bello schifo di carriera. Un colpo e sono già diventata la classica Damigella In Difficoltà (D.I.D.), come nelle più classiche fiction maschiliste. -
Lamentela che divertì ulteriormente Cattivik.
- Ma che ti credev', onestamente?... Ops, scusa la parolacc'! - si corresse da bravo criminale.   - Le donnett' come te dovrebbero starsene solo in cucin'! -
Quelle parole, dette poi da un essere così infido, suonavano, per le orecchie di Madama,
come un vero affronto.
La frustrazione provata fu tale che iniziò a dimenarsi, nel tentativo di allentare le corde, col solo risultato di dover rinunciare dopo appena una manciata di secondi, per due motivi: prima di tutto si  era accorta di trovarsi pur sempre a cinque metri d'altezza, con le corde come unico fissaggio, e poi i ripetuti scossoni avevano cominciato a fare oscillare l'asta come un metronomo, provocandole un attacco di nausea e vertigini.
Mentre soffriva, con la testa che le girava e gli occhi ridotti a delle spirali, come quelle visibili dei cartoni animati, la poverina si chiese per quale stupido motivo fosse finita in quell'assurda situazione.
Era davvero nato tutto da una sciocchezza, in fondo. Poi era subentrata quell'insensata voglia di.... non lo sapeva neanche lei, a rifletterci. Forse era stata la voglia di scappare da qualcosa, scappare... come una ladra! Era stata sedotta dall'eccitante vita che si era sempre immaginata nei romanzi d'avventura. Adesso, alla realtà svelata dei fatti, si sentiva solamente una sciocca, una di quelle giovincelle che scappano di casa al pensiero di una vita spericolata. No, non era la vita che faceva per lei. Tutto ciò che cercava in fondo lo aveva già trovato: in Simple. E lei come una sciocca a mollare tutto. Si maledisse ancora una volta. Chissà dov'era Simple, in quel momento.
I suoi pensieri vennero dissipati quando vide Cattivik mettersi sul chi va là.
- Pork' Palett', mi han già trovat' -
Il timore del ladro trovò conferma alla vista di qualcuno che aveva fatto capolino sul cornicione del palazzo adiacente.
Un uomo con gli occhiali scuri, che stava agitando un bastone sondando l'ambiente circostante: si capiva chiaramente che la persona in questione era cieca.
Constatazione che gettò nel panico il lestofante.
- Oddio! - esclamò il ladro, - È venuto nientemen' che Daredevil, il supereroe non vedente! Per me è la fin'! -
Fine che stava per arrivare quando l'uomo in questione mosse un passo in avanti, pronto a balzare.
In realtà non balzò affatto.
Una coppia di infermieri fece capolino dal punto dove un momento prima vi era il cieco, e constatando con orrore il corpo spiaccicato sul marciapiede, capirono di essere arrivati troppo tardi.
- Era sotto la tua custodia! -
- No, è colpa tua! -
Iniziarono un tafferuglio che li vide uscire di scena, di fronte allo sguardo basito di Madama, mentre Cattivik tirò un sospirò di sollievo e asciugò il sudore della fronte con un fazzoletto brulicante di bacarozzi e millepiedi, quando un secondo rumore scosse di nuovo i suoi nervi.
- Chi c'é adess'? -
Stavolta non era un falso allarme: una figura completamente avvolta in un mantello fece capolino, sempre dallo stesso cornicione.
- Chi sei? Superman? Batman?  Superpipp'? Paperinik? Chi è il nome dell'eroe temerar' venuto ad affrontarmi? -
La misteriosa figura sollevò il mantello, inarcò la schiena, si piegò in avanti e...
- eeeEETCIÙ! -
..... soffiandosi successivamente il naso nel mantello.
- Ci sono troppi spifferi quassù... - disse la figura, tirando su con il naso.
Madama riconobbe la voce, ma si rifiutò di credere alle sue orecchie.
- Simple, non puoi essere tu! -
Un'occhiata di conferma spazzò via tutti i dubbi: era proprio il suo partner di una vita di striscie.
Avvolto in un mantello, come un vero supereroe. Era venuto per lei.
Come un Batman venuto per Catwoman, miao!
Se lei era la ladra, lui era diventato il vigilante che si sarebbe dedicato alla sua cattura. In particolare, l'espressione risoluta che poteva leggere nei suoi occhi, gli conferiva in quel momento un'aria particolarmente.... figa.
Madama scosse la testa: stava cominciando a ragionare come una D.I.D.!
Cattivik si abbandonò a un'altra grassa risata, nel constatare la verità.
- E così quel sempliciott' del tuo moros' ha decis' di travestirs' da supereroe. Ridicol'!  E quale sarebbe il tuo nom'? -
- Grazie per la coperta, ora sto bene -
disse Simple, incurante di tutto, consegnando il "mantello" a qualcuno acquattato vicino a lui.
Madama, delusa in seguito l'equivoco, balbettò qualche protesta,
mentre nella sua fantasia si frantumavano le varie idealizzazioni finora immaginate di vari SuperSimple, Il Simple Mascherato e Simpleman.
- Ma come? Niente "supereroe"? - 
Simple volse il suo sguardo verso Madama, con tanti punti interrogativi che gli punzecchiavano la testa.
Cattivik, con l'ilarità alle stelle, rinnovò la sua risata.
- Pure in veste di uom' normale! Hai fegato amic', lo riconosco, ma oltre quell', sei solo un insignificant' microb' -
A Simple si accese una lampadina in testa.
- Vuoi dire che ti aspettavi un supereroe mascherato? Spiacente, non fa per me. -
Cattivik lo guardò sospettoso: era davvero lo stesso Simple che aveva alzato le mani senza fiatare durante la rapina?
-
Sono conscio dei miei limiti di uomo normale,  - continuò il temerario Simple eppure oggi sono lo stesso qui perché mi è stato sottratto qualcuno a me caro. -
Indirizzò uno sguardo verso Madama, ricambiato. Quindi continuò.
- Non sono un supereroe, non dispongo di alcun tipo di potere. Eppure sono lo stesso qui. Mi è stato sottratto qualcuno a me caro. L'ho già detto? È perché me lo sto ripetendo in continuazione. Forse perché sto morendo di paura. Forse perché le ginocchia mi stanno tremando, qua, sulla punta di questo cornicione. Mi è stato sottratto qualcuno a me caro, e non è mia intenzione perderla. Anche se sono solo un uomo normale -

Madama osservò stupita e meravigliata l'inaspettato discorso di Simple.
Si udirono alcuni singhiozzi sommessi. Madama si stupì: si era così commossa da aver iniziato a piangere? Ci pensò su, e trovo un incogruenza: non sentiva alcuna lacrima scorrere sulle sue guance. E non stava neppure singhiozzando.
- Ehy, non sono io a piangere! -
I singhiozzi in effetti provenivano da qualcuno di fianco a Simple: era Cinzia Otherside, appostata per tutto il tempo, che si stava asciugando le lacrime con il "mantello" datole poco prima dall'uomo.
- Scusate, - si giustificò il transessuale. - Ma erano parole così... così.... -
- Che ci fa lei qui e soprattutto vicino a te? -
Gli occhi di Madama erano diventati rossi come quelli di un Terminator. Laggiù insieme a Simple c'era la causa di tutto: il male, la donnaccia che Simple stava abbracciando nel primo capitolo!
- Non ricominciare a fraintendere! - intervenne Simple, indesideroso di un'altra scenata. - Senza il suo aiuto non sarei neppure riuscito a venire fin quassù. -
Madama si sentiva confusa. - Sì, ma lei... lei.... -
- Ah no, cara, eh? Chiariamoci subito! Il mio cuore appartiene a Ratty! - ancora una volta dovette spiegare tutto la povero Cinzia.
- Il supereroe mascherato, capito? - specificò tempestivamente Simple. - Sei convinta, ora? -
- Io... io... - continuava Madama confusa. Forse erano i sentimenti confusi, forse era il mal d'aria che la stava assalendo all'improvviso.
Simple non ne poté più e maturò una decisione allo stesso tempo drastica e folle.
- E va bene! - tagliò corto - se hai bisogno di una prova, agirò come un vero supereroe.... - si allontanò dalla sporgenza di una decina di metri. Poi urlò.
-... Il tuo supereroe. Preparati, Madama!-  Cominciò la rincorsa.
-Sto per raggiungerti con un balzo, da vero eroe! -
Se vi starete chiedendo se a Simple desse dato di volta il cervello, non potrei che darvi ragione, anche Madama lo guardò, sospirando, sul motivo per cui ogni uomo prima o poi debba commettere una pazzia solo per "dimostrare il suo amore". Cliché del cavolo, se me la passate.
- Fletto i muscoli e sono nel vuoto. -
Perfetto, pensò Simple, mentre poggiava l'ultimo piede prima di lanciarsi nel balzo verso l'ignoto. Aveva utilizzato persino la frase ad effetto dello stesso vigilante della Città Senza Nome. Chiese silenziosamente scusa a Ratman, mentre il suo corpo fluttuava al rallentatore nell'aria. Guardò indietro la sua vita: non era mai stato un eroe con qualche potere speciale, non aveva mai fatto grandi imprese, corso grossi pericoli, era solamente un personaggio banale di una striscia romantico-umoristica, il massimo che sapeva fare era strappare qualche sorriso. Però si era sempre sentito felice, se quel sorriso riusciva a strapparlo proprio alla sua Madama.
Perché allora quella pazzia improvvisa? Forse voleva solo dimostrare a lei, ma soprattutto a sé stesso, che in caso di pericolo lui non si sarebbe mai tirato indietro, di fronte a nulla, anche se non era un supereroe, anche se non era un personaggio d'azione. Era in gioco la vita di Madama, in fondo, cos'era un balzo a confronto? Ce l'avrebbe sicuramente fatta....

Madama, Cattivik e Cinzia guardarono con occhi sbarrati Simple sparire dalla scena nella sua discesa verso il marciapiede.
Cattivik scosse la testa e fece spallucce: - Stupid' era, da stupid' è morto. -
Cinzia rimase ammutolito, e un momento dopo affogò il suo viso nel drappo che teneva per le mani.
Madama non fu in grado di dire nulla, non riusciva a capacitarsi dei fatti, ma poté vedere distintamente grosse lacrime cadere dai suoi occhi, come perle verso l'abisso, lo stesso che aveva appena inghiottito Simple.
Ma una voce irruppe sulla scena, attirando l'attenzione di tutti i presenti.
- Dovreste saperlo che gli stupidi non muoiono mai!... -
Nessuno dei presenti credeva a ciò che vedeva.
Simple, sano e salvo, stava salendo lentamente, immobile, come se stesse fluttuando nell'aria. Un lieve rumore in sottofondo tradì l'illusione.
Simple era atterrato in piedi sul telaio del Ratwing, il sofisticatissimo aereo VTOL di Ratman, che adesso stava ascendendo con il passeggero improvvisato verso il tetto con Cattivik e l'ostaggio.
Ratman, alla guida del veicolo, sorrise per il suo prodigioso intervento da vero eroe, e volle terminare la sua frase ad effetto.
- .... E non c'é nessuno più stupido di .....
Ratman!  -
Pentendosi subito dopo per l'infelice affermazione, naturalmente.
- Oh, beh - intervenne Simple strizzando l'occhio in segno di complicità - anche io in questo momento non mi sento da meno. -
- Ma, lo devo riconoscere anche io, ti sei comportato con vero coraggio! Ed è quello che fa, di un uomo, un supereroe! - rispose con un occhiolino di risposta il vigilante mascherato.
Madama sentiva ancora i goccioloni scendere, ma perlomeno la bocca si era spalancata in un gioioso sorriso.
- Arrenditi! Bandito! - riprese Ratman, - Hai ormai esaurito le tue risorse! -
Il ronzio familiare del Ratwing cessò improvvisamente.
Ratman aggiunse, cambiando immediatamente espressione dopo un'occhiata al cruscotto.
- E io ho esaurito il carburante. -
Il Ratwing precipitò trascinando i terrorizzati Simple e Ratman insieme alle loro grida di disperazione.
Un rumore e una fiammata confermarono la fine del Ratwing.
- E questa è la fine per i due idiot' - commentò ironico Cattivik, sotto gli occhi attoniti di Cinzia e Madama.
Il ladro, con gli avversari ormai liquidati, fece per andarsene, quando qualcosa lo trattenne. Sentì qualcosa tirare alla gamba. Alzò il piede e vide la caviglia avvolta da una fune, fissata a un piccolo arpione.
All'altro capo della corda, penzolante, vi era Ratman, che aveva avvedutamente tirato fuori la sua pistola-spara-rampino. Aggrappato strettamente a lui vi era Simple, sano e salvo. Lentamente, il supereroe, deciso a non mollare (in tutti i sensi) stava risalendo verso la cima.
Intanto un ulteriore strattone del cavo fece perdere l'equilibrio a Cattivik e lo trascinò lentamente verso il bordo del cornicione. Il criminale con la forza della disperazione tirò fuori il coltello e cercò di piantarlo ripetutamente sul pavimento in cerca di qualcosa con cui puntellarlo.  Fortunatamente trovò il punto adatto in un piccolo spazio verde adibito alla coltivazione di una pianticella ornamentale. Piantò  nel terreno soffice la lama ormai rovinata dai precedenti tentativi fatti sul cemento, piegando le braccia tirò il suo corpo verso il fusto e si aggrappò ad esso un attimo prima che la lama si spezzasse definitivamente.
Quella strana situazione si protrasse per alcuni minuti, fino a che la tensione della corda non si allentò, segno che il buffone mascherato e l'altro inutile omuncolo avevano concluso l'arrampicata.
- Molto bene, Cattivik! - disse Ratman avvicinandosi, mentre il criminale si era alzato e si stava pulendo la calzamaglia. - Arrenditi. -
- Dici a me, tapp'? Se mi vuoi, mi devi batter'! - mettendosi in posizione di guardia come un pugile sul ring.
- E va bene! - rispose Ratman assumendo la stessa posizione. - Vediamo come te la cavi! -
- Sei forte nella lotta? - chiese il ladro.
- No, ma ho visto tutta la filmografia di Rocky - rispose il topo mascherato.
- Vieni avant' se hai coraggio! - provocò Cattivik.
- Sono pronto! Che suoni il gong! - annunciò Ratman.
Il gong suonò davvero. Sulla testa di Ratman. Il genio del male non aveva ceduto alla tentazione di uno scontro leale ("Non sono mica un pervertit'!" era la sua giustificazione) e aveva tirato fuori il fido martellone da rapina e lo aveva usato per "massaggiare delicatamente" la capoccia incappucciata.
Particolare curioso, durante la martellata, al ladro parve,
dal cranio del vigilante mascherato, di udire un sordo eco.
Cinzia alla vista di Ratty svenuto ebbe un attacco d'ira. Tutti per un momento lo guardarono basiti mentre tirava fuori il suo lato selvaggio e mascolino, in una grottesca versione dell'incredibile Hulk con la parrucca e il rossetto.  Essendo comunque sul tetto dell'altro palazzo, non costituiva una reale minaccia, per cui Cattivik si diresse verso Simple per passare finalmente alle questioni serie.
- E adesso a noi, giovanott' -
L'ombra minacciosa del sorridente genio del male si era estesa sulla povera figura di Simple, che nel frattempo aveva ripreso la sua consapevolezza di fallace uomo comune e si era fatta piccola piccola.
- Avrai ormai capit' che vali come uno scarafagg' e non puoi fare proprio null' -
Simple si limitò ad annuire.
- Non dare retta a quel babbeo! Sei stato un figo finora! -
Madama non era d'accordo sullo starsene in disparte e aveva voluto intervenire urlando la sua opinione.
Cattivik non le degnò più di un'occhiata distratta, mentre
Simple le sorrise, ringraziandola silenziosamente per il suo incoraggiamento. Sentì che poteva farcela. Era sopravvissuto a un salto nel vuoto per lei, era già tanto, inoltre Madama stava facendo il tifo per lui. Si sentì galvanizzato: in quel momento niente gli sembrava davvero impossibile. Se avesse potuto prendere di sorpresa Cattivik.... il rischio valeva la candela! Si preparò, contò fino a tre, alzò le mani e.... le tenne bene in vista, alla luce della canna della semiautomatica che  il ladro aveva nel frattempo estratto e puntato in mezzo agli occhi.
- Adesso basta scherzar'! - tuonò Cattivik, l'espressione incupita faceva capire che aveva ormai esaurito la pazienza.
Alzò per un attimo la pistola e, tenendo gli occhi fissi su Simple, puntò l'arma in direzione di Madama.
Davanti agli occhi atterriti di Madama e di Simple, prima che questi potesse far qualcosa, Cattivik detonò il colpo. Lo sparo riecheggiò nell'aria, freddando il tutto in un interminabile attimo.
Simple vide il corpo di Madama cadere dall'asta.
Lunghi e drammatici istanti si consumarono mentre gli occhi febbrili di Simple cercavano freneticamente informazioni.
Rilassando il suo corpo in un lungo respiro di sollievo, l'uomo realizzò che Madama non solo era ancora viva, mentre si muoveva stordita per la caduta, ma non riportava apparentemente ferite di alcun genere, se escludiamo le contusioni per l'atterraggio. Era invece più preoccupante, cosa che fece venire a Simple un brivido lungo la schiena, la constatazione che il proiettile si fosse limitato a tranciare le corde che la tenevano legata: la cosa era troppo precisa per essere un caso - era chiaro che quello fosse un avvertimento lampante sul fatto che il genio del male faceva maledettamente sul serio.
Vedendo che Simple aveva capito, Cattivik mostrò un sorriso di soddisfazione. 
- Ora che hai capito che non scherz'  - disse il ladro
tornando a puntare la pistola verso l'uomo, - Dimmi subito di questo fantomatic' tesoro più prezioso di qualsiasi ricchezz' al mondo! -
Simple 
davanti a quella richiesta  capì di trovarsi in guai grossi e cominciò a sudare freddo.
- Quello? - rispose, ridacchiando nervosamente, - ma quello di cui parlavo quella volta era.... -
- Cos'era?! Una miniera di uranio? Una città completamente fatta d'or? Un continent perdut' fatto di diamanti e lapislazzul'? - incalzò il ladro.
- Ma no, - balbettava Simple, sempre più innervosito -  io mi riferivo al... al... -
- A cos'? Parla! - intimò Cattivik con il dito sul grilletto. -
- Io mi riferivo all'amore! - disse d'un fiato Simple.
Era fatta. Presto si sarebbe trovato un buco in fronte, pensò la povera vittima.
E infatti la tempesta era prossima a venire, insieme alla furia di Cattivik.
- Amor'? AMOR? AMOR'???? -
Il genio del male stava esplodendo in una crisi isterica.
- Non me me ne faccio un fottut' (censura) dell'amor'! Quello schifos', disgustos',
(censura) sentiment' di (censura)! Io voglio sold', gioiell', diamant'! Ficcatevel' in (censura) quel (censura) di  (censura) (censura) (censura) (censura) (censura)(censura)! -
Ormai perso nei suoi sproloqui, Cattivik cominciò a battere i piedi per terra e agitare pericolosamente il suo ferro. Un lampo di consapevolezza illuminò improvvisamente gli occhi del ladro, cercando la valvola di sfogo di quella frustrazione direttamente nella vendetta. Puntò la pistola su Madama e premette il grilletto.
BLAM!

Simple chiuse istintivamente gli occhi, e li tenne serrati per qualche secondo: aveva paura di riaprirli sulla verità che temeva. Temeva la visione del corpo senza vita di Madama. Temeva il fatto che non avrebbe più potuto passare momenti felici con lei. Temeva il pensiero di averla persa per sempre. Ma non poteva continuare a rimandare l'inevitabile. Si fece coraggio e li riaprì.
Vide in direzione di Madama.
Stava sognando? Madama era ancora lì, mentre si passava ancora una mano sul fondoschiena dolorante. Si stropicciò gli occhi, per assicurarsi che non fosse un sogno.
La visione era reale. Cos'era successo, quindi?  Si voltò verso Cattivik. Qualcosa non aveva funzionato. Il ladro era ancora in posizione, ed era annerito e fumante, come se fosse stato coinvolto direttamente in una piccola esplosione. Il braccio ancora teso a tenere in mano una pistola con la canna e il tamburo ridotti a brandelli. L'estremità della canna presentava qualcosa che era stato infilato dentro, la cui ostruzione probabilmente era stata la causa dello scoppio.
- Hai visto, furfante? - Era la voce di Ratman.
Simple si girò verso Ratman, che aveva il braccio
ancora in posizione.
- .... Questa volta non mi sono dimenticato il Ratarang nell'altro mantello. -


Simple corse verso Madama. Indugiarono un pò, prima di incrociare gli sguardi. Erano accadute tante peripezie, adesso era venuto il momento di tornare definitivamente a casa. Appena gli occhi di lui si incontrarono in quelli di lei, ci fu uno scatto simultaneo, quando, senza proferir parola, entrambi si abbracciarono. Finalmente erano finite le incomprensioni, gli equivoci. Era tutto finito.

- Ehy, banda di scimunit'! -

Beh, forse non tutto.
Cattivik, abituato a tutte le cose che gli accadevano nelle sue abituali striscie, non aveva avuto particolari problemi a riprendersi dall'esplosione. La cosa curiosa è che non sembrasse intenzionato a riprendere la lotta. Anzi. Sfoggiava un sorriso schernitore, agitando la mano in un saluto.

- Avevo preparat' una bomb' per ogni evenienz'. Tra pochi second' salterete tutti in aria! Addio, ci vedrem' in un'altra vit'! -

Ratman frugò nella sua calzamaglia e tirò fuori la pistola lancia rampini, per scoprire con orrore che la suddetta mancava.
Infatti era in mano a Cattivik, che manifestando il suo trionfo con una pernacchia, sparò il rampino sul tetto dell'edificio adiacente,  saltando prima che il supereroe potesse raggiungerlo.
Mentre Ratman correva avanti e indietro in preda al panico, Simple e Madama contemplarono l'imminenza della loro fine.
- Se posso morire con te, allora non ho paura di morire - riuscì a dire coraggiosamente Simple, anche se si vedeva benissimo che stava piangendo dal terrore.
Madama lo guardò con infinita tenerezza, non era male in fondo morire insieme al proprio uomo: il sogno segreto di ogni donna, se escludete quello di poter mangiare a piacimento senza ingrassare.
Ogni donna...
Madama ci pensò un attimo su, e schioccò le dita.
Qualche istante dopo, una enorme esplosione consumò il tetto della Centrale di Polizia.
Un curioso oggetto triangolare si allontanò in volo, appena in tempo.
Sotto l'oggetto vi era una sbarra a cui si trovava aggrappata Madama insieme a Simple, mentre a una gamba di quest'ultimo era avvinghiato Ratman.
Simple, con espressione stupita, non poté fare a meno di fare una domanda a Madama.
- Come sarebbe a dire che porti sempre un deltaplano in borsetta per ogni evenienza? -

Cattivik, messosi in salvo, guardò indietro le rovine del tetto distrutto dall'esplosione, e si abbandonò a una risata.
- Tre imbecill' in meno -
Risata che si ingoio mentre vedeva in lontananza il deltaplano col trio di eroi allontarsi dalla scena.
Vomitò la solita sequela di imprecazioni, e si fermò a pensare sul motivo per cui la fortuna, che 
da quando era venuto alla Città senza Nome aveva finalmente deciso di sorridergli , improvvisamente fosse tornata a scambiare il suo ruolo con la leggendaria sfiga di sempre.
- A ben pensarci, tutta la mia fortuna è cominciat' da quando quei due babbei innamorat' si erano separati. -
- Finalmente ci sei arrivato. -
La voce inquietante che Cattivik udì alle sue spalle lo fece trasalire. Si voltò e scattò indietro con le spalle al muro.
Cinzia Otherside, il transessuale, si stava scrocchiando le dita con gli occhi iniettati di sangue.
- Quando Simple e Madama si sono separati si è sconvolto l'ordine naturale dei fumetti. E anche la solita sfortuna che ti fa finire a pezzi alla fine di ogni tuo episodio si è mutata in fortuna -
- Davver'? Eppure mi sembr' che alla fin' è finita come al solit'. Ho pers' non è ver'? -
- Non completamente - continuò Cinzia - deve ancora accadere la parte per cui ti punisco per aver osato colpire il mio  Ratty -

"Osceni rumori di pestaggio e percosse si consumano sul terrazzo, in mezzo alle imprecazioni e le grida di dolore del povero Cattivik.
Ma al calar delle tenebre, il nero genio del male tornerà a colpire.
CATTIVIK NON PERDONA!

Sistemato il lestofante, il resto è storia. Vennero recuperate tutte le refurtive, Ratman venne acclamato ancora una volta (im)meritatamente come eroe della città, e i personaggi tornarono nelle rispettive striscie.

- Se avrete bisogno di un supereroe, potrete sempre contare su... 
Ratman!  - proclamò come congedo il Supereroe,  avvicinandosi poi con una gomitata d'intesa a Simple. - E, detto tra maschi, se io avessi bisogno di farmi presentare qualche donna, potrò contare su di te, vero? -
Simple non disse nulla, ma rispose con un occhiolino e un complice pollice alzato.

Non posso credere di avere finito questa storia, finalmente. Se penso a tutto le ore che ho ci ho speso dietro. Non posso che ringraziare i rispettivi autori delle striscie, e ringrazierò soprattuto me per aver stilato questa storia, che conto di continuare per altri quattro o cinque capitoli, il tutto non appena avrò........


AAAAAAAAAAHH!!  

È andata via la luce prima che potessi salvare! HO PERSO TUTTO QUANTO!



- Non sarà stato un pò eccessivo? - chiese Simple, mentre Cattivik si allontanava tenendo in mano il fusibile, osservato da Ratman, Cinzia e Madama.
- Credim', è meglio così! Se no chissà quante altr' stupidaggin' avrebbe scritt' con noi dentr' -
Tutti annuirono all'unisono.
Ratman si avvolse nel mantello e cominciò a incamminarsi.
- Beh, io torno alla mia striscia, ciao a tutti! -
Cinzia lo seguì, con un cenno di saluto verso gli altri. - Magari ci becchiamo ogni tanto per un crossover, che ne dite? - .
- Solament' se sarà una cosa ufficial' e potrem' guadagnarci un pò su - specificò Cattivik.
- Beh, l'idea non mi dispiace, soprattutto per i soldi. - concordò Madama.
- Beh allora saluti a tutti! - congedò Simple con un definitivo cenno della mano, mentre i titoli di coda cominciavano a scorrere.
(non dimenticate le scenette durante la sigla!)


ENDING THEME

Whitesnake - Guilty of Love


I believe my love for you                                                             
Is a love that will last forever                                                     
An' I'm here to testify                                                                   
I'm a prisoner of your heart                 
Baby don't you believe                   
When I tell you I love you
That I really mean it,

Don't you walk away,
Don't you turn your back on me

I'm guilty of love,
It's a crime of passion
Guilty of love,
An' there's no doubt about it,
No doubt about it

I'm guilty of love,
I'm guilty of love,
I'm guilty,
In the first degree
Guilty of love,
I'm guilty of love,
I'm guilty,
In the first degree               


Famogerrimo (non so se neppure esista come termine) ponte Milvio, quello noto per il lampione e i lucchetti.
Simple e Madama stavano passeggiando come sempre, gustando il canonico gelato da pomeriggio estivo. Simple guardò ancora lo spettacolo caratteristico del posto.
Era già successo in precedenza che l'uomo chiedesse a cosa servissero tutti quei lucchetti attaccati a un lampione. Madama in quell'occasione rimase basita, chiedendogli ripetutamente se vari riferimenti ("Moccia", "3msc") suonassero in lui una qualche campanella in testa. Davanti alle risposte negative di Simple, Madama fu dapprima sconcertata, poi meravigliata e infine estasiata alla rivelazione che il suo Simple fosse completamente incontaminato anche solo dalla conoscenza dell'orrido libro di Moccia.
Al ricordo della precedente esperienza, Madama abbozzò un sorriso, e attese pazientemente che Simple ripetesse, dopo aver guardato ancora una volta il palo, il significato dello stesso e dei lucchetti.
Questa volta però la domanda non fu quella che si aspettava.
- Ehy, perché tutti i lucchetti sono aperti? E dov'é finito il lampione che c'era prima? -
A sentire quelle parole, Madama strabuzzò gli occhi, e osservò.
In effetti il palo della luce era completamente sparito.
- Ma chi diavolo può aver fatto una cosa del genere? - si chiese Madama pensierosa.
Poco lontano, trascinando il lampione in questione, vi era Cattivik che, tra una bestemmia e l'altra, si stava chiedendo cosa potesse mai avere di così prezioso un lampione.
Ma sicuramente il suo valore doveva essere inestimabile, si disse, altrimenti quale pazzo si sarebbe dato pena di proteggerlo dai ladri con quelle centinaia di lucchetti?




Traduzione.
Whitesnake - Colpevole d'amore

Io credo che il mio amore per te
Sia un amore che durerà per sempre
E sono qui per testimoniare
(che) Sono prigioniero del tuo cuore
Baby, non mi credi
quando dico di amarti?
Lo penso davvero
Non andartene,
Non voltarmi le spalle

Sono colpevole d'amore,
È un crimine di passione
Colpevole d'amore,
E non c'é dubbio a riguardo,
Nessun dubbio a riguardo

Sono colpevole d'amore,
Sono colpevole d'amore,
Sono colpevole,
Di primo grado
Colpevole d'amore,
Sono colpevole d'amore,
Son colpevole,
Di primo grado               


- Ratman, ti piace il mio nuovo costume? - chiese entusiasta Cinzia, mostrando indosso la vecchia calzamaglia di Madama usata per impersonare La Micia, riadattata per l'occasione. - sarò La Nuova Micia -
Al supereroe per poco non venne un colpo per lo shock.
L'evidente differenza di taglia tra la minuta Madama e il colossale Cinzia faceva somigliare la nuova uniforme a un grottesco bikini.
- In effetti il nome si intona - Commentò, osservando le orde di topi che in quel momento stavano fuggendo terrorizzati dal trans-abominio.
La Nuova Micia ammiccò con fare suadente: - Ho anche la coda, sai? La vuoi vedere? -
Non ottenne risposta: Ratman, quale topo che impersonava, si era unito nella fuga insieme agli altri ratti.




("Ratman" (r) Leo Ortolani -
 "Simple&Madama"(r) Antonella di Sepio
 "Cattivik" (r) Silver, Bonvi, autori vari)







  
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