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Autore: AsfodeloSpirito17662    31/01/2007    9 recensioni
Draco appoggiò le sue manine paffute sulla vetrina del negozio e si avvicinò talmente tanto alla lastra trasparente che la punta del suo nasino un po’ all’insù toccò la superficie limpida. . .
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Lucius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata a chi, come me, ama il piano

Dedicata a chi, come me, ama il piano.    

La magia di un pianoforte.    

Draco appoggiò le sue manine paffute sulla vetrina del negozio e si avvicinò talmente tanto alla lastra trasparente che la punta del suo nasino un po’ all’insù toccò la superficie limpida; le nuvolette bianche che gli uscivano dalla bocca leggermente spalancata dalla sorpresa e dalla contemplazione, appannavano di poco il vetro.

 

Lucius si avvicinò al figlio, sistemò meglio la sciarpa rossa che il piccolo aveva intorno al collo e gli abbassò un pochino il cappellino di lana in tinta con la sciarpa; appoggiò le sue mani grandi e forti sulle spalle minute del suo pupillo e guardò nella vetrina.

 

-Che cosa hai visto, Draco?- chiese in tono neutro, forse quasi gentile, concedendogli una carezza sulla testolina.

 

Il bambino staccò una manina inguantata dalla vetrina ed indicò un punto preciso sulla sinistra.

 

-Ah, quello!- esclamò il padre, -sai come si chiama?-.

 

Draco scosse la testa ad alzò il faccino arrossato dal freddo all’insù, per guardare il volto di Lucius.

 

-No papà, mi dici che cos’è?-

 

-Sì, Draco. Quello è un pianoforte. Bello, non è vero?-.

 

Il bambino guardò nuovamente nella vetrina lo strumento laccato in nero, lucidissimo, nuovissimo e bellissimo.

 

-E a che cosa serve? Qual è la sua magia?- chiese ancora il piccolo, divorato dalla curiosità e ansioso di sapere.

 

Il padre lo prese per mano e lo condusse all’interno del negozio dove la proprietaria, riconoscendo chi fossero i due, si occupò immediatamente di loro.

 

-In cosa posso esserle utile?- chiese la donna di mezza età, con sorriso affabile.

 

-Vorrei mostrare a mio figlio l’uso di un pianoforte-.

 

La signora rimase un attimo perplessa, prima di annuire energicamente e condurli in un grande salone sul retro, con all’interno strumenti di ogni tipo.

 

-Prego, faccia pure- si congedò la proprietaria, chiudendo le porte della sala.

 

Draco sfuggì dalla stretta del padre e corse fino al pianoforte che si trovava in fondo alla sala, appoggiato al muro bianco.

 

-Guarda papà, è come quello che abbiamo visto nella vetrina! Dai, dai! Fammi vedere che incantesimi può fare! Ti prego!- cinguettò saltellando da un piede all’altro, tutto eccitato.

 

Lucius si avvicinò e si sedette sullo sgabello davanti al pianoforte; afferrò il figlio per la vita e se lo portò sulle gambe, passandogli poi le braccia intorno al corpo per toccare la tastiera bianca e immacolata dello strumento.

 

-Ora ascolta Draco, ti mostrerò la sua magia-.

 

Il bambino si rizzò sulla schiena, pronto a cogliere qualsiasi sfavillio o scintillio dell’oggetto, mentre le mani di suo padre cominciavano a muoversi insieme, lentamente, sui tasti, andando a formare una melodia bellissima.

 

Le note iniziali partivano ripetendosi, leggere e basse, fino al momento della variazione, con delle note aggiuntive suonate dalla mano destra; la sonata continuava in variazione a seconda dell’accordo che Lucius sfruttava con la mano sinistra e l’andamento continuava ad essere moderato, calcolato e dolce.

 

Malinconica, pensò Draco al primo impatto, guardando dubbioso le mani del padre muoversi con immensa maestria su quell’oggetto che, proprio non riusciva a capire come, avrebbe dovuto compiere qualche incantesimo.

 

E più la musica andava avanti più gli sembrava che stesse prendendo una piega triste, come se il pianoforte stesso volesse trasmettere brutti e cattivi sentimenti alle persone.

 

Draco si sentì molto giù.

 

Sempre meno convinto, appoggiò una manina su quella del padre, ma senza fermarlo; chiuse gli occhi e lasciò che la sua mano seguisse gli spostamenti di quella del padre.

 

Tutto ad un tratto, come se fossero state sempre pronte lì a non aspettare altro, le note della canzone si ravvivarono, diventando briose e gioiose, la melodia da un suono moderato, era passata ad uno andante, i sentimenti di malinconia e tristezza improvvisamente erano spariti, lasciando spazio a felicità e allegria.

 

Draco non riusciva a capire dove fossero spariti così velocemente i sentimenti negativi che aveva provato fino a quel momento, ma non si curò più di tanto del suddetto “problema” perché ora, quella melodia raggiante stava andando a diventare indubbiamente frenetica e veloce, quasi maniacale; il bambino sentiva sotto il suo tocco la mano del padre spostarsi a velocità impressionante sulla tastiera, ma non volle aprire gli occhi per ammirarne i movimenti, bensì si concentrò su quello che stavolta lo strumento stava cercando di comunicargli.

 

E, senza saperne il perché, si ritrovò a sorridere, sempre di più, provando un’emozione che non aveva mai provato prima, sentendo un sentimento che non era né amore, né gioia, saggiando una sensazione inispiegabile ed inimitabile.

 

Lucius concluse la sonata con un paio di accordi bassi e fu subito il silenzio.

 

Draco, si sentì nuovamente triste.

 

Il padre lo rimise in piedi e si alzò, rimettendo lo sgabello al suo posto e chiudendo uno spartito aperto precedentemente nella sua memoria.

 

-Che… che cos’era?- chiese il bambino, dopo qualche religioso momento di silenzio.

 

-Sonata al Chiaro di Luna, Draco. Di Beethoven- rispose Lucius, osservandolo.

 

-No… voglio sapere, che cos’era! Dimmelo papà! Come si chiama quella magia?- insistette il piccolo biondino, aggrappandosi al mantello del padre, che si inginocchiò di fronte a lui.

 

-Cosa vuoi dire?- gli chiese.

 

-Mi ha parlato papà! Il Fortepiano mi ha parlato! Ho sentito la sua voce! Sa dire un sacco di cose!-.

 

Lucius sorrise.

 

-Si chiama Pianoforte, Draco. Ti ha parlato? E cosa ti ha detto?-.

 

Il bambino rimase un attimo a fissare il padre, senza dire niente, cercando le parole giuste.

 

-Non lo so papà…- rispose infine, abbassando tristemente lo sguardo e tirando su con il nasino.

 

-Non lo sai perché è la prima volta che lui tenta di parlarti- disse Lucius, rialzandosi in piedi, -Vuoi imparare a capire cosa dice?-.

 

Draco sgranò gli occhi e guardò il padre, a bocca spalancata.

 

-Posso papà? Posso davvero? Eh? Davvero posso imparare a parlare con lui?-

 

-Certo-

 

-Ti prego, insegnami!-.

 

Il padre osservò l’espressione gioiosa e speranzosa del figlio, ritrovando in lui se stesso com’era una volta, com’era quando sbadatamente, aveva posato gli occhi su un pianoforte.

 

-Va bene Draco. Ma dovrai promettermi che, anche se per molto tempo non riuscirai a capire ciò che ti dice, tu non ti arrenderai-.

 

-Si papà, te lo prometto!- rispose lui, incrociando le dita davanti la boccuccia e depositandoci sopra un lieve bacio.

 

-Bene, allora ti insegnerò a parlare con lui- concluse Lucius, appoggiando una mano forte sulla testolina del figlio, che si avvinghiò ad una sua gamba, abbracciandolo.

 

-Grazie papà, ti voglio bene-

 

-Anche io, Draco-.

     

 

 

 

 

 

 

FINE.

      

KISS KATHY

    

   
 
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