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Autore: albaazzurra    18/07/2012    2 recensioni
Ecco un'altra AU dedicata a quella 'famosa' serata fra Roxanne e il nostro eroe preferito!Che cosa succederà?spero che vi piaccia!Fatemi sapere
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Posso spiegarti!”
 
Con rabbia mi girai emettendo un gemito di frustrazione.Sentivo tutto il mio corpo ricoperto di acqua piovana,dentro e fuori.Ma non si rassegnò,mi seguì.
 
“E tutto quello che hai appena detto?Non si giudica un libro dalla copertina!”
 
Ma come si permetteva di rinfacciarmi queste parole?Mi voltai ancora più arrabbiata.
 
“Come ho già detto sono le azioni che contano!E quali sono le tue Megamind?Che cos’hai all’interno del tuo libro?Te lo dico io!Hai preso possesso di questa città privandola del suo eroe,hai distrutto i cuori di centinaia di persone facendole morire di paura,e hai creato un criminale che vaga senza alcun freno per Metro City!E inoltre,ti sei finto un umano solo per ingraziarti alla mia persona!Ma che vuoi da me?Vuoi per caso che io diventi la tua regina e signora del male?Per caso è questo che vuoi?!”
 
Mi ero sfogata.Avevo le braccia lungo i fianchi,e il mio viso trasudava rabbia…odio…voglia di prenderlo a schiaffi.Insomma…aveva giocato con i miei sentimenti,li aveva manipolati a suo piacimento…per cosa poi?Non tardai a scoprirlo.
 
Alzò lo sguardo…il suo viso…i suoi occhi…non riuscivo a capire se erano lacrime o gocce di pioggia il bagnato sulle sue guance.I suoi occhi lucenti si posarono su di me,fissandomi con insistenza.Le sopracciglia incurvate e la bocca socchiusa…
 
La pioggia ricadeva sulla sua pelle,i suoi occhi color smeraldo risplendevano illuminati dalla luce dei lampioni,e le sue pupille dilatate miravano il mio viso.Udii un quasi impercettibile suono proveniente dalla sua gola,e deglutì la saliva.Sbattè le palpebre più volte,e involontariamente mi diede l’impressione che avesse l’intenzione di impietosirmi.
 
“Piantala di farmi gli occhioni,non mi sciolgo!”
 
“C-cosa?”Disse con un filo di voce.”Ma…non ho fatto nulla di male.”
 
“Piantala di mentirmi,ho già sofferto abbastanza non credi?!”
 
“Roxanne…lasciami spiegare…”
 
“E allora parla,sono qui per questo!”
 
“I-io…”Mi guardò esitante.
 
Passò una trentina di secondi.Lo guardavo fuoribonda,mentre digrignavo i denti,e davo dei leggeri mugolii.
 
“Parla!”Gridai improvvisamente.Diede un piccolo sobbalzo.Ma ancora non parlava.
 
Si morse il labbro inferiore,stropicciandosi le mani,e distogliendo lo sguardo da me.
 
Avevo capito.Si era innamorato di me.Non avrebbe avuto quell’atteggiamento se fosse stato intenzionato ad altri scopi.
 
Sentivo i muscoli del viso rilassarsi,e chiusi gli occhi.Mi misi le mani tra i capelli bagnati,e passai le dita fra i nodi e le mie ciocche marroni.Sospirai.Mi aveva tradita,umiliata…come potevo sentirmi?Insomma,lui era il cattivo,il malvagio,l’alieno,l’antagonista.Tutta questa storia non aveva senso.Ma cosa credevo…la classica storia è dell’eroe che riesce sempre a sconfiggere il cattivo,e ciò era accaduto fino al giorno in cui Megamind ideò il raggio della morte…da quando Metro Man era scomparso dalla circolazione tutto era cambiato,sia in città che in Megamind.Lo vedevo diversamente:i suoi attacchi alla città si erano interrotti,e tutto era quasi tornato alla normalità.E all’improvviso…me lo ritrovo attaccato alle mie labbra,sotto forma di un’altra persona,innamorato di me.Ma che mi aspettavo…la classica storia esiste solo in un fumetto e nella fantasia.Questa è la realtà,non un libro di fiabe.Eppure…può sempre accadere qualcosa di inspiegabilmente magico,come accadde quella notte.Tutto è possibile.
 
Fu un maledetto errore di cui non mi pentirò mai a ribaltare la situazione.
 
Mi tolsi le mani dal cuoio capelluto,rivolgendo lo sguardo a terra;vedevo il mio riflesso in una pozza di acqua limpida.Sentivo il freddo che mi penetrava nelle ossa e nei muscoli dandomi un brivido.Poco dopo alzai la testa per guardarlo.Aveva ancora lo sguardo distolto da me,erano quasi dieci minuti che non parlava.Mi sentivo come se avessi trovato l’uomo che amavo a letto con un’altra.Ma in fondo…mi aveva solo baciando,non mi aveva fatto del male…
 
Sentivo una fitta di rimorso per quella povera creatura…ma sono fatta così,sono un ingenua,vedo il buono anche quando non c’è.Ma in questo caso…Megamind non era cattivo.Mi sentivo impietosita,e avevo la motivazione.La rabbia era sparita,o almeno si era placata.Guardavo suo viso… e mi veniva voglia di  accarezzare la sua pelle blu.Provavo una stranissima sensazione di attrazione…così potente non l’avevo mai provata.
 
Ciò nonostante,improvvisamente parlai.
 
“Megamind…”Dissi solo in suo nome,non sapendo che dire.
 
Incrociai le braccia,e istintivamente mi incamminai verso casa.Camminavo lentamente,sotto la pioggia.All’improvviso,sentì una fitta di dolore al piede. Caddì a terra sprofondando in una pozzanghera.Non potevo essere più bagnata.
 
“Oh Dio!Ahia!Ahi!Oh Dio che male!!”Gridai chiudendo gli occhi.Mi aggrappai alla caviglia destra piegando il ginocchio.Notai che non avevo più il tacco sulla scarpa,probabilmente mi ero presa una storta.Sentì improvvisamente una voce,e un paio di mani che mi stavano tirando su.
 
“Roxanne!Oh Dio!Aspetta,aspetta!Non muovere il piede.”Le mani di Megamind mi stavano sostenendo,e vidi il suo viso sopra il mio.
 
“Lasciami!Non mi toccare,levami le mani di dosso!!”Gli diedi uno spintone cercando di allontanarlo.Ma non mi lasciò,mi teneva stretta.
 
“Roxanne,non puoi andare a casa in queste condizioni.Lascia che ti aiuti,non puoi farcela sa sola.”Mi sussurrò dolcemente.
 
Gli diedi ancora un’altra piccola spinta…ma in realtà volevo che mi stringesse,che mi tenesse stratta fra le sue braccia.Mi arresi.Ero distesa sulla schiena con una gamba piegata,mentre l’altra quella dove avevo preso la storta era distesa per terra.Megamind era sopra di me con un suo braccio dietro la mia schiena,e l’altro poggiato sulla vita.Chiusi gli occhi,e annusai il profumo che proveniva dalla sua pelle.Quanto amavo quel profumo…avevo avuto l’occasione di sentire altre poche volte.Era il suo odore naturale…no aspetta.Ma…quello era un profumo francese.Ma lo adoravo comunque.Sfioravo il naso contro la pelle del suo collo.
 
“Megamind…ti dispiacerebbe portarmi a casa?”Sussurrai.
 
“Ma certo…”Mi disse con un leggero sorriso.
 
Mi mise un braccio sotto le ginocchia,l’altro sosteneva la schiena,e mi sollevo in braccio stile sposa.Appoggiai la testa sul suo petto,e avvolsi il mio braccio attorno al suo collo,facendo attenzione a non pungermi con le punte del suo mantello. Cominciò a camminare.
 
Speravo di non incontrare nessuno,speravo che nessuno ci avesse visto.I miei capelli completamente bagnati erano appiccicati alla mia pelle,ealle mie palpebre.Avevo una stranissima sensazione allo stomaco.sembrava che si fosse attorcigliato su se stesso,e che si stesse contraendo ritmicamente al battere del mio cuore.Non provavo rancore o disgusto a stare tra le sue braccia.Ma ciò nonostante avevo ancora la voglia di prenderlo a schiaffi…ma sapevo che mi sarei pentita e mi sarei messa ad accarezzarlo.E non sapevo esattamente il perché.E non ci voleva molto  a capire che mi ero completamente innamorata di lui.
 
Passò una decina di minuti e aprì gli occhi.Vidi il suo viso,concentrato…ma non riuscivo a capire ciò che stava provando.Sbattei lentamente le palpebre,e mi strisciò dolcemente un sorriso sulle labbra.Guardai davanti a me,e notai che eravamo arrivati al mio appartamento,ed entrammo.Ringraziai il cielo…Carlos era addormentato su una sedia dietro la reception.
 
Si avviò verso le scale,poiché l’ascensore era guasto.
“Aspetta…”Sussurrai.”Posso farcela da sola…”Cercai di scendere.Non volevo arrecargli troppo peso.
 
“Non se ne parla!Ti porto io…”Mi rispose.Come se fossi leggera come una piuma,mi portò su per le scale,non mostrando fatica.
 
Mi portò al quinto piano.’Accidenti quanto è forte!’Pensai.
 
 “Dove…emh…”Chiese fermandosi nel corridoio.
 
“La numero otto…”
 
Percorse il corridoio guardando una ad una le porta,fino ad arrivare quella con appesa la targhetta su cui era inciso il numero otto.
 
“Le tue chiavi?”Mi chiese.
 
“Oh caz-cavolo…le ho lasciate nella tasca del giubbotto.Ma…ho lasciato il giubbotto al ristorante.”
 
Mi portava ancora in braccio.
 
“Mh…non è un grosso problema.Hai una forcina?”Mi domandò.
 
Mi chiesi se era impazzito.
 
“Emh…si.”Dissi esitante.Mi sfilai una forcina nera dai capelli bagnati.
 
Mi pose delicatamente sulla moquette rossa del pavimento inginocchiandosi.Prese la forcina delle mie dita,e sempre in ginocchio la infilò nella serratura armeggiando come un chirurgo durante un operazione.Era così carino con la lingua che sporgeva dalle labbra.
 
“Dove hai imparato?”Chiesi improvvisamente.
 
“Eh?A fare che cosa?”
 
“Ad usare questo trucchetto per aprire le porte.Dove hai imparato?”
 
“Al carcere.I miei zii mi hanno insegnato quando avevo sette anni.”
 
“I tuoi zii?”Chiesi incuriosita.
 
“Erano solo dei detenuti,ma per me erano come degli zii.Mi volevano bene,mi hanno insegnato tutto,a leggere a scrivere,e mi hanno insegnato questi trucchetti.”
 
Ridacchiai dolcemente.Continuò per un paio di minuti ad armeggiare la forcina.
 

  
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