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Autore: Sasita    19/07/2012    6 recensioni
Occhi. Dicono che siano le porte dell'anima. E quando hai davanti gli occhi più belli che tu abbia mai visto cosa fai? Semplicemente gli osservi, ed aspetti. Perché presto li potrai vedere di nuovo, se davvero sei fortunato.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon | Coppie: Jane/Lisbon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Gli occhi del cielo

 
Occhi. Li guardi di sfuggita, ne catturi il colore, la forma, la fisionomia. Li fissi qualche istante, noncurante. Poi improvvisamente un paio ti inchiodano: grandi, profondi; spalancati alla ricerca di qualcosa di nuovo e di piccolo da osservare.
Occhi di un verde smeraldino che riesci a cogliere solo nell’aurora boreale; gli occhi di un docile angelo tentatore.
Occhi puri, senza veli, aperti al mondo e avvezzi alle sue ignominie, ai suoi dolori.
Li osservi a lungo quasi senza accorgertene; resti immobile a studiarli, prima da un’angolazione e poi da un’altra.
Le ciglia lunghe, spesse e scure creano un’ombra frastagliata sugli zigomi alti.
Avvicini le tue iridi cerulee a quelle sfere luminescenti, scrutando nelle profondità più nascoste delle larghe pupille nere, obliose e sconfinate.
Sei così tanto vicino che per poco non sfiori la pelle nivea di quel volto soprannaturale; è quasi divino ciò che stai assaporando lentamente.
Senti la cornea prudere e ti ricordi di battere le palpebre: lo fai e quando alzi nuovamente lo sguardo quegli occhi sono ancora lì, ma stavolta non torni a guardarli.
Scuoti il capo e fermi la vista sul pavimento, prima di serrare le palpebre contando lentamente fino a dieci.
 
Uno.
 
Un sorriso balena lestamente nella tua memoria e una fila perfetta di denti bianchi compare dietro delle labbra di un rosso perlato, morbide come la seta.
 
Due.
 
Due braccia si serrano intorno al tuo busto, stringendoti forte a sé tanto da farti quasi basire.
 
Tre.
 
Tre parole lasciano quella bocca che poco prima sorrideva, sussurrate al tuo orecchio ed accompagnate da un sospiro dolce:
« Lo sai, vero? »
« Cosa? »
« Che ti amo... »
« Oh. Ti amo anche io. »
 
Quattro.
 
Le sue mani si uniscono alle tue e le vostre dita si intrecciano, formando un unico blocco compatto di pelle palpitante.
 
Cinque.
 
Lei sospira e si avvicina alla porta, la apre e ti osserva da uno spiraglio, poggiandosi allo stipite.
« Tornerò presto, te lo prometto. »
« Lo spero, perché sto già morendo senza di te. »
« Mio caro mentalista, io non ti riconosco più. Dove è finito il pungente, ironico e immaturo Patrick Jane? »
Sorridi e ti guardi intorno con malizia.
« Che sia cresciuto? »
« Eresia! »
Ridete insieme e poi lei ti butta un bacio, prima di uscire di casa con un laconico cenno della testa.
 
Sei.
 
La porta sbatte dolcemente e non puoi fare a meno di pensare a delle piccole verità che non puoi più negare.
Lei ti ha cambiato. Lei ti ama. Lei ci sarà sempre. Lei è tua. Lei non ti deluderà mai. Lei ti capisce.
Sono sei constatazioni che possono sembrare banali, ma non lo sono affatto.
 
Sette.
 
Scocca l’orologio e segna le diciannove, così ti alzi dal bordo del letto e ti avvicini alla finestra, guardando fuori con una foga e un desiderio che fanno dirompere scintille infuocate dalle tue iridi cilestrine.
 
Otto.
 
Un SUV nero arriva e parcheggia proprio sotto casa e una piccola donna dai capelli corvini ne esce scuotendo la chioma al vento. Ti allontani un po’ dai vetri, continuando ad osservare da dietro le tende. La donna con la chiave chiude l’auto e si avvia verso il portone, aprendolo e scomparendo al suo interno.
 
Nove.
 
Ti avvicini alla porta di casa e la apri, prima di correre in cucina a spengere i fornelli: i nove minuti di cottura sono finiti. Torni all’entrata ed aspetti fino a che non senti dei passi salire lungo gli scalini di marmo bianco. Sospiri.
 
Dieci.
 
Non fai in tempo a battere le palpebre che una furia ti si avventa addosso, spingendoti all’indietro in un abbraccio soffocante. Inizi a ridere, finalmente felice e dondoli sul posto, prendendo in braccio quella piccola donna qualche istante, prima di rimetterla a terra.
 
Le sposti i capelli dal volto e osservi i suoi occhi, sorridendo; le baci gli zigomi, poi il naso, le labbra e infine la fronte, senza staccare mai le tue iridi dalle sue.
«  Che hai fatto fino ad ora? »
« Ho guardato le tue foto. »
Alza un sopracciglio, stupita e si guarda intorno nella stanza, dove lo scatolone con tutte le vostre fotografie è aperto mentre tutti gli album sono posati sui mobili.
« Ma... »
Cerca di ribattere, inutilmente.
« Mi mancavi. »
« Sono stata via solo due ore... »
Scuoti la testa e alzi le spalle, sorridendo con ironia.
« Due ore? Davvero? Uhm… strano, avrei detto due mesi. »
Lei ride di nuovo e ti abbraccia, inspirando il profumo che esalano i tuoi vestiti a contatto con la tua pelle
« Sei molto meglio dal vivo che in foto. »
« Grazie... »
Le alzi il volto e la osservi profondamente, perdendoti nella brillantezza dei suoi occhi chiari, così divampanti nella loro realtà fisica e non cartacea. Posi le labbra sulle sue e la baci con dolcezza, prima di posarle una mano sul fianco, accompagnandola verso la cucina.
Lei resta docile, sorridente tra le tue braccia. Poi i suoi occhi si posano sul tavolo apparecchiato prospiciente ai fornelli, così ti osserva di nuovo e stavolta ti stringe le mani al collo, spingendosi contro di te e baciandoti con passione.
Sorridi sulle sue labbra e ti lasci baciare, intrecciando la tua lingua con la sua e assaggiando la linfa della sua bocca.
« Sai di caffè, mogliettina... », commenti.
« Lo sai che sono caffè-dipendente, maritino. »
Scuoti la testa al suo sarcasmo pungente e la fai sedere, osservando il prodigio che hai tra le mani.
Tua moglie, la tua compagna di vita, la donna della tua vita.
Le sue dita intrecciate alle tue sopra la superficie del tavolo ti fanno inebriare; ridacchi e continui ad osservarla: è tua adesso, nessuno può portartela via. Nessuno può accampare diritti su di lei. E’ tua, solo tua, per sempre tua.
Tutto il resto non conta più niente per te.
I suoi occhi sono le porte della sua anima unita alla tua; sono lo specchio del cielo dove vivono gli angeli in cui non hai mai creduto prima di incontrare lei.
I suoi sono occhi del cielo; i tuoi, gli unici telescopi per poterlo scrutare.





Dice l'autrice:
Salve a tutti! Questa storia si è classificata terza (as always) al Jisbon Day Contest. Effettivamente mi ero accorta che poteva essere leggermente OOC. Never Mind, ringrazio sentitamente la giudiciA, nonchè mia grandissima amica, di tutto il lavoro che ha fatto. :)
Detto ciò, ecco i risultati:

Questa storia l'ho scritta velocemente, dopo un arrivederci con il ragazzo che amo; abita nel sud mentre io sto a nord e quando questa mattina è partito per tornare a casa mi sono sentita morire, e sono state soltanto le sue foto, dove i suoi occhi verdi brillano lucenti, a farmi rimanere in vita. E quindi ho pensato a cosa avrebbe potuto provare Jane se Lisbon dovesse andare via per un po'. Solo che Jane lo conosciamo tutti: lui il tempo lo vede in modo diverso, quindi anche solo due ore possono valere come anni di lontananza.


Al terzo posto:
 
Sasita - Gli occhi del cielo
 
- Originalità 10/10
- Caratterizzazione pg 9/10
- Lessico 10/10
- Grammatica 10/10
- Apprezzamento personale 4/5
 
Totale 43
 
Direi che è perfetta. Sono un po' dubbiosa sulla caratterizzazione dei personaggi ma chissà, forse in un futuro in cui quei due finalmente staranno insieme, Jane si comporterebbe davvero così.
Mi sono piaciuti tantissimo i dieci secondi/due ore. Mettono in evidenza il diverso scorrere che ha il tempo per Jane senza Lisbon. Davvero molto molto bella.
Per quanto riguarda l'apprezzamento, ho dato 4/5 perché non mi convince molto il primo paragrafo, quando parli degli occhi. Sembra, ma forse è una mia impressione, che la storia inizi in mezzo ad una folla nella quale gli occhi di Rees vengono trovati d'improvviso, mentre in realtà si trovano dentro casa.


   
 
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