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Autore: Kim Night    19/07/2012    0 recensioni
Mia prima fanfiction, spero vi piaccia o almeno la troviate carina, ma sono pronta a qualsiasi critica e commento negativo :)
La storia parla di una nuova avventura per Jack Sparrow e compagni.
La storia è ambientata dopo i fatti narrati dal quarto film della saga Pirati dei Caraibi.
Jack è sulle tracce di un nuovo leggendario tesoro, ma ovviamente non sarà l'unico, incontrerà nuovi personaggi e vecchi amici che tenteranno di mettergli i bastoni tra le ruote ma anche di aiutarlo.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hector Barbossa, Jack Sparrow, Joshamee Gibbs, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il vento soffiava delicato quella mattina, ad Amelia sembrava che le accarezzasse il viso e le pettinasse i lunghi capelli corvini, ma in realtà sapeva che si sarebbe trovata a spazzolare capelli pieni di nodi.
La vista del mare dalla scogliera le provocava forti emozioni, fin da bambina aveva immaginato, anzi sperato, di poter solcare i mari e vivere avventure come quelle che viveva suo padre e che le raccontava attraverso le sue lunghe lettere.
Ma non poteva, troppo giovane le dicevano, troppo pericoloso per una donna, il mare è posto per uomini dal cuore duro e con coraggio da vendere.
Amelia sbuffò, erano passati mesi dall’ultima lettera di suo padre, i suoi genitori adottivi erano preoccupati, le dicevano che forse non le avrebbe mai più scritto lettere o che non sarebbe più venuto a trovarla, ma lei sapeva che era vivo, lo sapeva con certezza, se fosse morto lei lo avrebbe saputo, anzi sarebbe stata la prima a saperlo.
Diede un’ultima occhiata al mare e poi si avviò verso la locanda dove lavorava. I gestori l’avevano allevata come se fosse figlia loro, suo padre l’aveva affidata a loro fin da quando aveva solo qualche mese di vita. Ma lui non l’aveva mai abbandonata, appena poteva veniva a trovarla oppure le scriveva, non si dimenticava mai del suo compleanno e le inviava sempre qualche bel dono, l’ultimo lo portava al collo, una collana con ciondolo una perla bianca.
A un trattò sentì una voce che la chiamava, sorrise, era Calla la sua madre adottiva.
Si mise a correre e in breve la raggiunse.
«Amelia ma dove eri finita?» le chiese Calla con le mani appoggiate sui fianchi, il suo tipico atteggiamento di quando era infastidita.
Fece per rispondere ma lei la bloccò, «non me lo dire, eri ancora alla scogliera vero?» scosse il capo, «bambina mia che cosa devo fare con te?» negli occhi Amelia notò tristezza.
«Non ho fatto nulla di male, solo due passi per osservare il mare» rispose Amelia un po’ scocciata.
Calla non disse altro e insieme si avviarono verso la locanda.
Amelia era grata per tutto quello che Calla e Sam avevano fatto per lei, davvero grata, ma non sopportava che le dicessero che cosa potesse o no fare, dopotutto non erano i suoi veri genitori. Lei li considerava come dei parenti, degli zii ma non li avrebbe mai chiamati mamma e papà.
«È arrivata una lettera per te» le disse Calla di punto in bianco.
Amelia si bloccò e la guardò stupita.
«Che cosa aspettavi a dirmelo?».
«Di trovarti!».
Amelia non attese altro, si rimise a correre per la radura in direzione della locanda, sapeva che la lettera proveniva da suo padre, ne era certa.

«Dov’è? Dov’è la lettera?» chiese Amelia tra un respiro e l’altro, la corsa l’aveva stancata ma non le importava nulla, voleva solo avere quella lettera.
Sam era dietro il bancone in tento a riempire boccali e perciò non le rispose subito, dovette mettersi di fronte a lui per ricevere finalmente una risposta.
«È nella tua stanza, l’ho messa sul tuo letto».
Amelia si mise a correre nuovamente, fece i gradini due a due, percorse sempre di corsa il corridoio e spalancò con violenza la porta della sua camera. E la vide, una lettera dalla carta color giallognola chiusa da un sigillo nero con impresso sopra una testa di leone.
Il cuore di Amelia sussultò, si, era proprio una lettera di suo padre.
Si avvicinò e la prese delicatamente tra le sue mani, in un attimo fu aperta e cominciò a leggere avidamente ogni singola parola.

Amelia, bambina mia.
Ti chiedo perdono per questi mesi in cui non ti ho fatto sapere nulla. Ma avevo una vendetta da portare a termine e ho preferito non pensare ad altro che quello.
Inizierò col dirti che non sono più in possesso della mia amata Perla.
 Ella fu catturata, non perduta.
Eravamo sulla costa di Hispaniola quando venimmo attaccati senza preavviso, negoziato, offerta di patti. Quante bombe, quanti cannoni! Poi le acque sotto la Perla si fecero torbide; la Perla beccheggiava e stramazzava; le assi, il bompresso e il parapetto presero a scricchiolare; le sartie erano come vive. La nostra nave ci si rivoltava contro, avvolgendo la ciurma come spire di serpi e avvolgendo la mia gamba, ma avevo le braccia libere e la spada a portata. Sono io padrone della mia nave e non Barbanera; sono io padrone del mio fato e non Barbanera, così feci ciò che andava fatto e sono sopravvissuto!
Quella notte perdetti la gamba, ma in cambio di ciò gli dei del mare e del cielo mi concessero la vendetta.
Sono diventato Corsaro del re più flaccido, stupido e grasso che io abbia mai incontrato, ma questo mi ha permesso di mettermi sulle tracce di Barbanera, l’uomo che mi ha rubato la Perla.
Credimi bambina mia, pur di incontrare quel cane rognoso avrei anche dato il mio braccio sinistro!
Ho solcato i mari delle sirene, sirene! Demoni marini, pesci diavolo, sempre affamate di carne umana.
Edward Teach, un uomo senza onore, correva verso la Fonte come se avesse i demoni degli inferi attaccati alle calcagna!
Questa volta nessun tesoro azteco, nessuna Dea da liberare, nessun Consiglio della Fratellanza da riunire e nemmeno una guerra contro Cutler Beckett. No, questa volta c’era di mezzo una Fonte, ma non una fonte qualsiasi, la leggendaria Fonte della Giovinezza.
Leggende dicono che ti possa donare la vita eterna, altre che guarisca arti recisi e altre ancora che ti faccia rimanere nel fiore dei tuoi anni per sempre; ma ormai rimarrà semplicemente una leggendo, gli spagnoli l’hanno distrutta, troppo accecati dalla loro fede religiosa per poterci credere. Anche io mi sono messo sulle sue tracce, ma semplicemente per soddisfare il mio desiderio di vendetta.
 Un desiderio che non posso spiegarti, ma sappi che è molto simili a quella sensazione che provi quando hai sete ma non puoi abbeverarti, ti spingeresti ovunque e faresti di tutto pur di placare quella stramaledetta sete.
Ed è quello che ho fatto; ho eliminato dalla faccia della terra un uomo che ha commessi dei crimini mostruosi, crimini che includono ma non si limitano a pirateria: tradimento, omicidio, torture della più iniqua sorta, incluso il brutale furto di una gamba destra usata, storta e piena di peli.
Mi sono preso la sua vita come lui si è preso la mia Perla. Non sono stato tanto sciocco da sfidare Barbanera senza un po' di... veleno di vantaggio! Conosci, bambina mia, la passione per i rospi velenosi che possiedo; non potevo fare affidamento sull’onore, né sul mio né sul suo. Il mio perché era stato messo da parte dalla vendetta, il suo… semplicemente perché non esisteva!
La vendetta è mia!
Ho reclamato la sua spada e la sua nave, la Queen Anne's Revenge, e adesso solco i mari con essa pronto a razziare, depredare e uccidere chiunque osi sfidarmi. Non sono un mostro Amelia, lo sai bene, ma non c’è posto per la pietà in questo mondo.
Spero al più presto di poter venire da te bambina mia, ma come ben immagini sto facendo rotta su Tortuga, ai topi di fogna che ho come marinai serve un po’ di divertimento e non lo disprezzerei nemmeno io.
A presto bambina mia.

 

                                                                 

Hector Barbossa


Amelia rilesse quella lettera almeno una decina di volte. Spavento, preoccupazione, gioia, timore e tante altre sensazioni le vorticavano all’interno del suo corpo.
Suo padre era vivo, certo, ma Amelia in cuor suo temeva che lui non le avesse raccontato tutto quanto.
C’era qualcosa che le aveva omesso, non era certa che lo avesse fatto apposta o semplicemente perché non aveva tempo di dilungarsi, eppure l’inquietudine non l’abbandonò per il resto della mattinata.

 

 
«Stai bene?» le chiese Sam quando uscì dalla sua stanza.
Amelia sorrise, «certo! Mio padre è vivo e ha detto che a breve sarà qui».
Sam sorrise con lei e poi tornò in cucina a preparare da mangiare per i clienti.
Amelia decise che era ora di tornare alla realtà, dopotutto la locanda dell’Allegro Marinaio non andava avanti mica da sola, doveva aiutare Sam e Calla a portare il cibo agli affamati, a cucinare, a rassettare e pulire i pavimenti.
Non era la vita che sognava, anzi la detestava, infatti aveva deciso che avrebbe parlato con suo padre appena si sarebbe presentato alla locanda, era tempo per lei di solcare il mare al fianco di un grande pirata come Barbossa.
Aveva da poco compiuto diciannove anni e non aveva certo intenzione di sprecarne altri nell’Allegro Marinaio in una località dimenticata da Dio!
Aveva sangue pirata che le scorreva nelle vene, sentiva il richiamo del mare farsi sempre più forte giorno dopo giorno, non sarebbe riuscita a resistere ancora per molto, voleva salpare, solcare i mari, depredare, razziare, bruciare!
«Amelia vieni qui per favore!» la voce di Calla proveniente dalla stalla la riportò alla realtà.
«Cosa c’è?» chiese una volta varcata la soglia.
Calla era intenta a osservare un palo di legno che serviva per sorreggere il tetto con sopra tanti segni, come se qualcuno avesse colpito ripetutamente quel palo con qualcosa di affilato, Amelia sapeva che cosa stava per dirle e non le avrebbe affatto fatto piacere.
Calla allungò un dito ad indicare proprio quei segni, «cosa sono questi?», Amelia sapeva che Calla sapeva, ma decise di rimanere comunque sul vago.
«Non lo so, magari sollevando gli attrezzi hanno sbattuto contro il palo» si strinse nelle spalle e cercò di assumere l’atteggiamento più innocente che avesse mai fatto.
Ma non le servì a molto.
Calla scosse la testa, «non prenderti gioco di me Amelia, so benissimo che sei stata tu a lasciare questi segni, e so anche con che cosa!».
Lo sguardo di Amelia si rabbuiò, «e allora perché me lo hai chiesto?».
«Speravo tu mi dicessi la verità per una volta tanto» gli occhi castani di Calla incontrarono quelli azzurri di Amelia.
«E anche se te la dicessi che cosa cambierebbe?» continuò Amelia senza distogliere lo sguardo da lei.
Calla sbuffò, «nulla, ma vorrei che tu la smettessi di allenarti nella scherma. Non è cosa che compete alle donne. Perché piuttosto non impari a cucinare e cucire?».
«Sai benissimo perché!».
«Solo perché non ti piace non significa che tu non possa farlo».
«È diverso, io non voglio farlo, non è che non posso!» stava per perdere la pazienza.
Ma Calla l’aveva preceduta cominciando a urlare, «e cos’è che vorresti fare? Diventare un pirata come tuo padre? Non resisteresti nemmeno un giorno per mare! Quella non è la vita che fa per te Amelia! Tu sei una donna, il tuo compito è diventare madre, allevare i tuoi figli, istruirli e prenderti cura della casa! Non pensare ai combattimenti o agli oggetti da rubare!».
Amelia perse il controllo di sé, «non puoi dirmi quello che devo o non devo fare! Tu non sei mia madre!».
«Ma sono la donna che ti ha allevato, che ti ha cresciuta, che ti ha nutrito, vestito, ascoltato, sopportato! Devi ringraziare solo me se ora sei qui! Nessun altro! Nemmeno tuo padre!» le parole di Calla ferirono Amelia più di quanto potesse immaginare, Calla se ne rese conto e si portò una mano davanti alla bocca e gli occhi cominciarono a riempirsi di lacrime. Cercò di dire qualcosa ma in cuor suo sapeva che era tutto inutile, una spaccatura si era aperta tra lei ed Amelia. Il silenzio si fece pesante nella stalla, nessuna delle due parlava o si muoveva, dopo poco Calla cercò di allungare il braccio sinistro verso di lei, ma Amelia scappò via.
 

  
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