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Autore: Rozen Kokoro    21/07/2012    1 recensioni
Cara Kokoro,
riceverai tantissime lettere da ragazze disperate che cercano consigli da un’esperta come te. Quindi mi chiedo… Perché scegliere proprio me? Beh, mi chiamo Lucinda e sono una comune adolescente di sedici anni, con una abnorme cotta per un ragazzo.
Ti prego, ho bisogno di te!
Lucinda.

[Presenza di OC]
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lucinda, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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Capitolo Quinto

 
Nowaki si distese sul divano, sospirando maliziosamente. C’era solo lui in casa, anche Kaito era uscito quel pomeriggio. “Potrei chiamare uno dei miei tanti amici…” pensò ad alta voce. Le labbra si piegarono in un sorriso quando andò a scorrere la rubrica in cerca del suo passatempo. “Beh, direi che Mis-“ il campanello suonò. Nowaki si lascio sfuggire un grugnito di disapprovazione, mentre controvoglia si alzava per aprire la porta. Passò davanti allo specchio e si fissò per pochi istanti: i capelli erano un disastro. Velocemente li sistemò, mentre, senza guardare, andava con la sua mano libera ad aprire la porta.
“Scusate il disturbo…” quella voce era troppo melodica per essere quella di Kokoro. Si girò verso la porta, alzando le sopracciglia per la sorpresa. “Lucinda!” esclamò. “Macchè disturbo, entra entra…”
La ragazza entrò titubante, guardandosi attorno. Non c’era nessuno.
“Dov’è Kokoro?”
“E’ andata con Kaito in fumetteria. Diceva di voler comprare Junjou Romantica. E’ un bel manga, spesso me lo leggo anche io.”
Lucinda si sedette, togliendosi la giacca. “Davvero lo leggi?”
“Sì, perché parla di yaoi, perché ci sono scene hot e perché Kokoro mi costringe.” Sorrise. Gli occhi di Lucinda cominciarono a brillare. Un ragazzo che legge yaoi? E dove si trova! “Figo!! Comunque, sai quando torna?”
“No, però se vuoi… io sono a tua disposizione!”
Lucinda arrossì violentemente, fraintendendo la frase. Magari potesse essere a mia dis… Lucinda, ma che pensi! Primo, è gay; secondo, ami Paul!
“Mh… massì, posso fidarmi.”
“Great! Dimmi tutto!”
Lucinda si accarezzò una ciocca di capelli. “Ho scoperto da poco di piacere a un mio amico…”
“Beh, è normale, guardati!”
La blunetta arrossì. “Oh, beh, grazie… dicevo, io l’ho rifiutato, ma lui sta insistendo; vuole uscire a tutti i costi con me! E ho paura che possa fare qualcosa di estremo.”
Nowaki assottigliò lo sguardo, poggiando il mento sul palmo della mano, come per riflettere. “Questo ragazzo deve darsi una calmata e mettersi l’animo in pace. Tu ignoralo, ok? Ma non ti azzardare a concederti a lui, soffrirai e basta. Follow your heart!” esclamò alla fine.
Lucinda ridacchiò. “Hai ragione! Vedrò di seguire i tuoi consigli!”
In quel preciso istante entrarono Kokoro e Kaito, pieni di buste molto pesanti. I capelli di Kokoro erano arruffati, segno che fino a quell’istante aveva sclerato. “Oh… ! Lucinda!” Si buttò su di lei.
“Koh! Che hai comprato?”
La mora rovesciò il contenuto delle buste sul tavolo: decine e decine di manga yaoi, con action figures e altra roba da otaku. Kokoro aveva stranamente(ma neanche tanto) un sorriso perverso.
“Nii chan! Quanta roba!”
“L’intera collezione di Junjou Romantica, più altri svariati yaoi… ma Kaito e Lucinda potrebbero traumatizzarsi.”
“Ehi!  Guarda che io leggo un sacco di yaoi!” urlò Lucinda.
Un bagliore si accese negli occhi della mora. “Ah, sì? Sul serio leggi yaoi? E io che pensavo fossi la tipica ragazza casa-chiesa… ma dalla casa alla chiesa c’è mooolta strada!”
Nowaki rise di gusto, mentre Lucinda diventò scarlatta dalla rabbia. Solo Kaito rimase in silenzio, continuando a non capire, ovviamente.
 
“DAAAAAAAAAAAAH!”
“Eddai, non è successo niente…”
“Niente? NIENTE?!”
Essì, un pomeriggio tranquillo, quello. C’era Lucinda che sclerava, come al solito; c’era Kokoro che se ne fregava, come al solito. E c’era la depressione, come al solito.
“Come hai potuto? Tu…!”
“Ah-Ah! Io ho fatto solo quello che mi hai detto te.” Disse, sorridendo. Lucinda aprì la bocca per ribattere, ma rimase in silenzio. In effetti aveva ragione… “Però, eh, hai un tempismo…”
 
 “Kooookoooorooo!”
“Che c’è?”
“Non dare più il disegno a Paul!”
“Eeeh… mmh… cioè…”
“… Cosa hai fatto?”
“Ehm… ho accidentalmente di proposito… dato il disegno a… Paul.”
“…”
 
“Daaaaah!” urlò di nuovo Lucinda.
“Calmati, dannazione!”
“NON POSSO!”
La liceale cominciò ad incamminarsi verso il suo angolo emo , sussurrando qualcosa sul fatto che non lo lascerà mai e che c’era sempre nei momenti di bisogno. Kokoro si mise a massaggiare la radice del naso, sospirando esasperata.
“Ecco ecco è la fine lo sapevo non dovevo darti retta tu e il tuo stupido piano ora Paul penserà che io sono infantile e che sono solo una stupida ragazzina che gli va dietro come tutte le altre oddio oddio non posso sopportarlo!” disse tutto d’un fiato.
“Oh Luh, io amo(?) i tuoi flussi di coscienza…” Kokoro prese il suo cellulare. Non rispose alla domanda di Lucinda, che chiedeva cosa stava facendo con il telefono, bensì glielo passò direttamente, con Mikami che attendeva dall’altra parte della cornetta.
“Sniff… pronto?”
“Ciao dolce bimba! So che sei depressa…” Esclamò la modella.
“Come lo sai?”
“Lo so e basta.” Socchiuse gli occhi. “Comunque il disegno ha fatto colpo, mia piccola! A Paul è piaciuto, anzi! Vedrai, di questo passo vi fidanzerete presto.” Detto ciò, attaccò. Lucinda rimase un attimo perplessa; di certo si aspettava una chiacchierata più lunga e un ciao a fine chiamata. Ma ormai ci aveva fatto l’abitudine: da quando Kokoro si occupava della sua vita sentimentale, tutto era cambiato. Tornò con i piedi per terra, passando il telefono a Kokoro. “Vedi?” disse la mora, con tono stranamente dolce. “Se vuoi qualcosa, devi lottare per ottenerla. Devi fare delle cazzate, ma delle cazzate che ti cambieranno. In meglio o in peggio. Senza di me adesso staresti ancora a deprimerti, chiusa fra le mura di questa stanza, rannicchiata nel tuo angolo, senza concludere niente. Cambia il destino, fa sì che sia a tuo favore! Solo te puoi farlo.”
Lucinda la guardò per una manciata di secondi. Brividi che le attraversavano la schiena, una fitta alla gola che non la faceva respirare. Kokoro aveva detto quelle cose? Lei? Un evento più unico che raro, per una come Kohchan. Una scarica di adrenalina la fece scattare in piedi e sorridendo disse “Grazie per avermi dato la giusta carica per andare avanti. Ora so che non portò sbagliare!”
Poi prese il suo giacchetto e uscì di casa, fiera e soddisfatta. Kokoro sorrise, sentendo che l’affetto che provava per quella liceale stava sempre più crescendo.
 
Quel bar stava diventando sempre più affollato, non facendo respirare Lucinda. Quel giorno, proprio quel giorno, la ragazza aveva il suo penultimo compito in classe di latino, il che la rendeva ancor più agitata. Seduta a quel tavolino, da sola, imprecava sottovoce perché la sua attenzione al libro di latino era minima. Esattamente, era distratta da qualcosa, o meglio, da qualcuno…
“Ehy, senti, ce l’ha una matita?”
Lucinda alzò velocemente la testa dal libro, osservando quegli occhi color pece che la fissavano. Arrossì violentemente, mentre prendeva la sua borsa azzurra, cominciando a rovistare fra le sue cose. Una matita… una matita…
Finalmente trovò l’oggetto del desiderio, estraendola da sotto un libro con fare vittorioso. Era la sua matita preferita, color viola e blu. “T-tieni…”
Paul la prese, ringraziandola e promettendole di restituirla a breve. Per un attimo, la versione non esisteva più; le preoccupazioni,  la scuola, le declinazioni. Non esisteva più niente, solo lo sguardo attento di Paul mentre sottolineava con la sua matita le imprese dei francesi intenti alla rivoluzione. Un sorriso radioso delineò le labbra di Lucinda, che chiuse il libro di latino. Ma proprio in quel momento…
“Lulù!”
La blu si girò di scatto. Ooocapperi.
“Ah… Kenny…”
Il giovane si sedette davanti a lei, sorridendo entusiasta. “Che fai?”
“Studio, non vedi?”
“Con il libro chiuso?”
Sbuffò. “Sì, ripasso.”
Kenny abbassò lo sguardo; quel tono l’aveva colpito come una freccia in petto. Ma prese il coraggio a due mani, alzò lo sguardo e urlò: “LUCINDA!”
Tutti si girarono verso il rosso. Compreso Paul.
“S-sì?” Disse timorosa la blu.
Prese fiato “…ALLORA VUOI USCIRE CON ME Sì O NO?”
Silenzio.
La blu si paralizzò sotto lo sguardo divertito dei suoi compagni. Il viso tondo di Kenny era rosso, quasi come i suoi capelli, e il suo sguardo era deciso e fiero.
Presa dal panico, si girò verso Paul, per vedere la sua reazione. Guardava Kenny con un misto di disgusto, per poi incrociare lo sguardo di lei. Quegli attimi sembravano non passare mai, sembrava che il tempo si fosse fermato senza il suo permesso. Scattò in piedi, prendendo tutte le sue cose in fretta e furia. “S-si è fatto tardi! Ho una versione!” Esclamò imbarazza, prima di fuggire fuori dal bar.
Kenny rimase lì, impassibile, a osservare la porta. Era stato rifiutato, davanti a tutta la scuola, dalla ragazza più bella e dolce che abbia mai conosciuto. L’aveva sempre vista con quell’alone di mistero che l’aveva fatto innamorare: ogni mattina si sedeva lì, sempre al solito tavolino per due, e in silenzio ripassava. L’aveva definita una fata, per la delicatezza in tutto quello che faceva. Una fitta gli chiuse lo stomaco, mentre tutti i suoi amici lo incoraggiavano a non perdere la speranza e ad andare avanti, nonostante le difficoltà. Doveva fare qualcosa.
Sarebbe stata sua. A tutti i costi.
 
La blu arrivò trafelata all’ingresso del liceo, sorpresa da trovarsi davanti una Kokoro sorridente. “Cosa ci fai qui?”
“Promemoria, chica!” Esclamò.
La blu la guardò confusa.
“Ti ricordi domani che giorno è?”
“E’ sabato, e ho il compito di Epica.”
“Ok, ma…”
“Ma?”
“Mi sovvien un appuntamento, se non ricordo male…”
Il cipiglio di Lucinda sottolineò la sua confusione. Kokoro sospirò. “Baka, domani hai l’appuntamento al buio con Paul!”
….
“COSACOSACOSAAAAA?!”



   
 
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