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Autore: LadyPalma    25/07/2012    1 recensioni
L'improbabile alleanza, amicizia (e forse qualcosa di più) tra il più fedele servitore di Enrico VIII e la nuova ambasciatrice spagnola, Emilia d'Aragona [Cromwell/OC]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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NDA: Salve a tutti! Inizialmente avevo cominciato a postare questa storia nella sezione “storico” perché originariamente sarebbe dovuta essere più legata alla storia… poi continuando a scrivere mi sono rifatta via via più al telefilm… Quindi l’ho messa qui^^ Spero vi piaccia…Mi farebbe davvero piacere sapere la vostra opinione!!... Cromwell/OC

 

What’s so funny?

 

1.

 

1537.

Se qualcuno pensava che Thomas Cromwell fosse l’individuo più misterioso, sinistro, temuto e per certi versi anche pericoloso a corte, si sbagliava di grosso, o perlomeno sarebbe stato nel giusto finché i suoi occhi non si fossero posati su Lady Emilia. Capelli lunghi e mossi lasciati cadere liberamente sulle spalle e due occhi neri come la pece, davano una prima idea del carattere della donna che sedeva al grande banchetto della Sala principale del palazzo reale, senza prestare attenzione a nessuno e scambiando qualche parola solamente con Chapuys, l’ambasciatore spagnolo in Inghilterra per conto dell’Imperatore. Per quali motivi si fosse stabilita da poco più di una settimana a corte era un mistero per tutti: non faceva parte delle dame di compagnia della nuova Regina Jane e del resto i suoi lineamenti aristocratici e i movimenti così aggraziati, facevano supporre che nelle sue vene scorresse sangue nobile, addirittura reale. Si sussurrava ancora sulla sua presenza ed erano varie le congetture che si ipotizzavano sul suo conto; una principessa straniera, una cugina dell’Imperatore, la sorella stessa del Re Enrico: queste erano solo alcune delle voci che circolavano, senza sapere che amalgamandosi avrebbero dato vita alla risposta corretta. Pochi erano a conoscenza del segreto, e tra questi vi era anche il novello Lord del Sigillo Privato, che accostatosi al tavolo dove Lady Emilia stava cenando stranamente senza il controllo dell’ambasciatore imperiale, si sedette proprio di fronte a lei.

“Lady Emily” la apostrofò chinando la testa e la vide fare una smorfia di disappunto nel sentire storpiare il suo nome spagnolo nella pronuncia inglese e non era la prima a cui succedeva. “Vostra Eccellenza” aggiunse poi, chiamandola con l’appellativo solito per gli ambasciatori.

Perché questo era ciò che Lady Emilia era, ambasciatrice per conto della Spagna adesso governata, dopo una nuova vittoriosa rivolta dei Comuneros ai danni di Carlo V da Giovanna di Castiglia; era la prima ambasciatrice della storia anzi la seconda dopo Caterina d’Aragona, e del resto si trattava della stessa famiglia. Lady Emilia era infatti la sorella minore della prima Regina di Inghilterra e ultima figlia dei re Cattolici, Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia.

“Posso esservi utile in qualcosa, My Lord?” chiese lei senza alzare neppure lo sguardo, mentre il tono ironico usato tradiva la disponibilità che suggeriva il significato letterale della frase.

Thomas restò a guardarla per qualche secondo e poi fece qualcosa che non faceva da molto tempo: cominciò lentamente a ridacchiare. Un paio di persone lì affianco si voltarono per verificare che quel preludio di risata provenisse davvero dalla bocca di quel sinistro personaggio e lo sguardo alla fine lo alzò anche lei.

“Cosa c’è di divertente?” chiese inarcando il sopracciglio nerissimo, quasi più degli occhi.

Cromwell non rispose e cominciò a ridere sul serio.

 

 

2.

 

1539.

Erano passati due anni e mentre il Re si struggeva nel lutto della sua amata Jane e tutto il potere e le decisioni importanti del regno passavano nelle mani del Lord Cancelliere, quest’ultimo continuava a guardare da lontano l’evoluzione di quella bella ambasciatrice di cui aveva imparato pian piano a capire qualcosa in più. L’aveva vista arrabbiata, preoccupata, orgogliosa, sdegnosa, triste, ferita, mentre in tutto ciò l’unica cosa che restava invariata era la luce nello sguardo fiero e determinato, che aveva visto solamente in due specchi celesti qualche anno prima e che come uno stemma di famiglia, tornava a riflettersi ora.

Nemici naturali, questo erano destinati ad essere e lui l’aveva capito sin dal momento della sua presentazione. Quello che capì solo dopo quei due anni, e solamente per caso, era che sarebbero potuti essere anche alleati artificiali.

“Padre nostro che sei nei Cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in Cielo così in Terra…”

Così l’aveva trovata una giornata di fine marzo, mentre pensando di essere sola nella cappella del Palazzo, se ne stava inginocchiata davanti al crocifisso a pregare. Ma la novità di quella preghiera ad alta voce, era che non risuonava nella lingua dei fondatori di Roma, ma in un inglese dal forte accento spagnolo. Non seppero mai dire chi dei due sussultò di più, se lui scoprendo questo aspetto della fede della donna, che, fervente cattolica come il resto della sua famiglia, mostrava tendenze luterane, o se lei stessa scoprendo la presenza del lord del Sigillo Privato alle sue spalle.

“Penso che… alcune idee dei riformatori non siano così errate” disse dopo qualche attimo di riflessione, fornendo una spiegazione che non le era stata ancora chiesta, e forse neppure lo sarebbe stata.

Thomas Cromwell restò a fissarla a lungo, poi distolse lo sguardo incapace di rispondere o domandare oltre. Così una domanda la fece lei.

“Cosa c’è di divertente?”

E l’aveva chiesto ancor prima che lui cominciasse a ridere. Perché sapeva che di lì a poco lo avrebbe fatto, quando c’era lei lo faceva sempre.

 

3.

 

6 Gennaio 1540.

La cerimonia del matrimonio del Re con la sua nuova moglie, la principessa tedesca Anna di Cleves si era appena conclusa, ma nonostante fosse stato lui stesso a proporlo e a sostenerlo, Thomas Cromwell non riusciva ad essere soddisfatto dalla piega che stavano prendendo gli eventi. L’eco delle urla di Enrico contro di lui proprio prima delle nozze risuonava ancora nelle sue orecchie e tutto ciò che riusciva a sentire, sotto la maschera di assoluta indifferenza e freddezza che era costretto a portare, era paura. Quel matrimonio avrebbe significato un potente alleato per l’Inghilterra, un accrescimento del suo potere personale e una vittoria per la riforma, ma cosa sarebbe successo se non avesse funzionato? Il Lord cancelliere non avrebbe voluto neppure pensarci, eppure ogni segnale, il modo in cui il re guardava la sua nuova sposa, il suo trovarsi così talmente impacciata sul trono inglese e di nuovo l’eco di quelle urla, sembrava tendere verso quella eventualità. Eppure in quel giorno così nefasto, era bastato un semplice sguardo per dissipare tutte le sue paure; aveva passato tutto il giorno durante i festeggiamenti da solo in un angolo della Sala Reale e all’improvviso si era alzato in piedi dalla sedia su cui era seduto e aveva raggiunto l’ambasciatrice spagnola dall’altro lato della stanza. Qualcuno dei presenti gli lanciò un’occhiata stupita e incuriosita, alcuni di loro forse anche divertita pensando che il Lord Cancelliere dovesse essere ubriaco; invece Thomas Cromwell era lucido, perlomeno abbastanza da afferrare una mano della donna tra le sue  e baciarla con una galanteria che non lo si era mai visto dimostrare.

“Vostra Eccellenza, ballate con me!” le disse semplicemente, fissandola negli occhi, senza lasciarle la mano, anzi afferrandole anche l’altra.

Non era stata una richiesta, né un invito, neppure un ordine. Forse solo una comunicazione, dato che senza attendere una risposta l’aveva trascinata al centro della Sala.

“Non vi ho mai visto ballare…” constatò la donna alzando un sopracciglio come la nuova musica iniziò a partire.

“Questo perché non l’ho mai fatto… Non da una ventina di anni a questa parte perlomeno…” fu la sua breve rapida risposta prima di essere separati dal ballo.

Emily si ritrovò davanti al fratello maggiore della defunta regina Jane, Edward, mentre Thomas di fronte alla sua consorte Anne, eppure nessuno dei due era riuscito a staccare gli occhi di dosso all’altro. Era come se un fuoco bruciasse dietro i loro occhi di ghiaccio e quando si incontravano quel ghiaccio sembrasse sciogliersi.

“Se posso permettermi… Si vede” sussurrò l’ambasciatrice con il solito tono ironico quando si ritrovarono di nuovo l’una di fronte all’altro.

Thomas scosse la testa debolmente e poi non potè evitare di rilasciare una breve risata.

“Cosa c’è di divertente?” chiese Emily alzando nuovamente il sopracciglio, ma non riuscendo a rimanere seria troppo a lungo di fronte all’insolito sorriso di lui, che a lei era concesso di vedere così spesso.

Ed era scoppiata a ridere anche lei.

E Thomas era convinto che oltre alle urla di Enrico, adesso avrebbe sentito nella sua testa anche l’eco di quella risata.

 

4.

 

Giugno 1540.

L’eco di quella risata tornava anche adesso a distanza di sei mesi a farsi sentire dietro le sbarre di quelle quattro mura. Alla fine era stato imprigionato nella Torre di Londra anche lui che aveva contribuito a spedircene molti; adesso i suoi nemici in vita si stavano probabilmente prendendo beffa di lui  mentre quelli deceduti sotto il suo comando lo avrebbero di certo beffato in Paradiso, anche se qualcosa gli diceva che non sarebbe finito tra gli angeli di Dio.

Non c’è davvero nessuna differenza tra voi e me eccetto che io morirò oggi e voi domani

Così gli aveva detto Tommaso Moro durante la loro ultima conversazione proprio in quella Torre, dopo la quale aveva visto la testa  del precedente Lord Cancelliere solamente all’ingresso del ponte di Londra. Staccata dal corpo. E quelle parole tornavano a risuonare nelle sue orecchie e la visione del suo volto senza vita a pulsare negli occhi: oltre che santo e martire, Moro doveva essere stato anche un profeta. Ma non ci voleva un profeta del resto per immaginare quale sarebbe stata la fine di Thomas Cromwell, lui stesso lo sapeva, sapeva che da quella Torre non si usciva, se non per morire e intanto si moriva giorno dopo giorno, a poco a poco. L’unica cosa che gli rimaneva ignota era quando quel ben poco gradevole soggiorno sarebbe terminato.

Aprì gli occhi di scatto e sciolse le mani dalla preghiera in cui erano giunte, come sentì la porta della cella aprirsi. Si alzò in piedi solo per piegarsi nuovamente davanti al cospetto dell’ambasciatrice di Spagna; c’era una parte di lui che si vergognava di farsi vedere nello stato pietoso di prigioniero proprio di lei, ma lei vi era già preparata e non si curò molto della formalità dell’incontro. Una cosa su cui tutti e due convenivano era che sicuramente lei non sarebbe dovuta essere lì.

“Lady Emily…” sussurrò semplicemente Thomas, volgendo gli occhi rassegnati verso di lei.

Emily ricambiò lo sguardo per qualche secondo poi fu costretta a distoglierlo e a voltargli le spalle. Non la vista delle precarie condizioni della prigione, né dei suoi abitanti avevano provocato nell’animo della donna un turbamento simile a quello che quel semplice sguardo aveva sortito e per un attimo si ritrovò quasi incapace di parlare.

“Ho cercato di parlare con il Re… ho scritto in Spagna della vostra situazione… ma…”

Emily si bloccò e una risata amara e nervosa uscì dalle sue labbra. Con lo sguardo fisso sul pavimento, fu costretta a coprirsi il volto con le mani per evitare di mostrare quella reazione che mai in tanti anni si era permessa di esprimere.

“Cosa c’è di divertente?”

Stavolta era stato lui a chiederlo. Ma Emily non stava ridendo, non più.

 

 

Epilogo 1 – Quello triste

 

28 Luglio 1540.

Thomas Cromwell camminava lentamente con lo sguardo fisso sulle catene che gli tenevano bloccate le mani, quasi fosse un vero traditore, e invece aveva agito sempre negli interessi di Sua maestà, come il più fedele servitore che Enrico VIII avesse mai e avrebbe mai avuto. Certo aveva agito anche per proprio tornaconto personale, impossibile negarlo, ma chi proprio tra quelli che lo accusavano adesso lo voleva morto se non per proprio interesse? Alzò lo sguardo lentamente giusto il tempo di scorgere tra la folla i visi dei suoi nemici: Sir Francis Bryan, Edward Seymour, Charles Brandon… La sadica gioia nei loro sguardi rifletteva a pieno il divertimento e la soddisfazione della folla accorsa per assistere al macabro spettacolo di cui lui stesso sarebbe stato involontario attore protagonista. Ma Thomas non guardava nessuno in quegli ultimi istanti della sua vita, non avrebbe voluto pensare a nulla e tra poco più che qualche minuto quel desiderio sarebbe stato esaudito.

“Padre…”

Una voce appena giunto davanti alle scale che lo avrebbero condotto al patibolo lo fece voltare e in quell’atto si ritrovò davanti suo figlio Gregory che tentava inutilmente di nascondere le lacrime di dolore in mezzo alle risate ignoranti dei presenti. Thomas avrebbe voluto abbracciarlo un’ultima volta, ma le catene attorno alle mani glielo impedivano, fortunatamente suo figlio sentì il suo stesso desiderio e per qualche secondo Cromwell senior si sentì amato e sentì di lasciare qualcosa di bello a quel mondo crudele. Il brusco movimento delle guardie al suo fianco ruppe quel momento e il condannato tornò a pregustare l’oblio di quella morte insensata quanto ineluttabile. Formulò qualche parola e si inginocchiò con le mani giunte in preghiera, mentre la rassegnazione lasciava posto alla paura. Lanciò uno sguardo al boia al uso fianco, talmente brillo da non reggersi in piedi, di sicuro non avrebbe fatto un buon lavoro e la sua morte sarebbe stata dolorosa anche fisicamente. Un sorriso ironico si formò sulle sue labbra, mentre spostava lo sguardo nuovamente sulla folla per cercare un ultimo contatto con i suoi nemici: il boia alticcio doveva essere un loro ultimo regalo. Ma non fu uno sguardo nemico quello che incontrò, anzi uno dei pochi familiari che avesse potuto incontrare. E non era lo sguardo di suo figlio. Lady Emilia d’Aragona se ne stava leggermente in disparte dal resto della folla con lo sguardo fisso sul patibolo e Thomas incrociando quegli occhi neri per un’ultima volta, potè giurare che stava piangendo.

Thomas invece semplicemente le sorrise, pensando che non le aveva mai detto quanto fosse divertente il fatto di essersi innamorato di lei al primo sguardo.

E adesso non c’era più tempo.

 

 

Epilogo 2 – Quello felice

 

Il sole quella mattina di inizio Agosto sembrava splendere solo per loro, per lui e per lei e il cielo sembrava più bello e più limpido visto direttamente e non da dietro le sbarre della prigione: uno spettacolo a cui, dopo più di un mese trascorso nella Torre come prigioniero, adesso non riusciva ancora a riabituarsi e che era impossibile da dare più per scontato. Poco importa se le strade, gli alberi, le case, tutto intorno a lui non era il familiare ambiente di Londra, ma una sperduta località della costa di cui neppure sapeva il nome. Di lì a poco si sarebbe imbarcato clandestinamente per la Spagna e se fosse riuscito vivo dopo il lungo viaggio,  reso pericoloso da possibili attacchi dei pirati, avrebbe dovuto affrontare tutte le difficoltà di ricominciare da capo una vita con una lingua diversa da imparare, un nome diverso con cui cercare di identificarsi e una storia personale diversa da cercare di indossare. Ma stavolta non era solo.

“Thomas Kramer…” sussurrò Emily materializzandosi al suo fianco mentre stava osservando l’orizzonte dalla spiaggia.

“Si suona discretamente bene…” aggiunse Thomas ricambiando il sorriso porgendole una mano e stringendola con calore.

Non sapevano cosa riservasse loro il futuro, ma qualunque cosa sapevano che quel Sole li avrebbe trovati tutte le mattine da quel giorno in poi così. Insieme. E restarono così per qualche minuto finchè lasciando incrociare i loro sguardi entrambi cominciarono a ridere, forse di gioia o di sollievo, o semplicemente senza motivo, perché fin dall’inizio in fondo di divertente non c’era stato niente. O forse tutto.

 

   
 
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