NDA:
Salve a tutti! Inizialmente avevo cominciato a postare questa storia nella
sezione “storico” perché originariamente sarebbe dovuta essere più legata alla
storia… poi continuando a scrivere mi sono rifatta via via
più al telefilm… Quindi l’ho messa qui^^ Spero vi piaccia…Mi farebbe davvero
piacere sapere la vostra opinione!!... Cromwell/OC
What’s so funny?
1.
1537.
Se qualcuno
pensava che Thomas Cromwell fosse l’individuo più misterioso, sinistro, temuto
e per certi versi anche pericoloso a corte, si sbagliava di grosso, o perlomeno
sarebbe stato nel giusto finché i suoi occhi non si fossero posati su Lady
Emilia. Capelli lunghi e mossi lasciati cadere liberamente sulle spalle e due
occhi neri come la pece, davano una prima idea del carattere della donna che
sedeva al grande banchetto della Sala principale del palazzo reale, senza
prestare attenzione a nessuno e scambiando qualche parola solamente con Chapuys, l’ambasciatore spagnolo in Inghilterra per conto
dell’Imperatore. Per quali motivi si fosse stabilita da poco più di una settimana
a corte era un mistero per tutti: non faceva parte delle dame di compagnia
della nuova Regina Jane e del resto i suoi lineamenti aristocratici e i
movimenti così aggraziati, facevano supporre che nelle sue vene scorresse
sangue nobile, addirittura reale. Si sussurrava ancora sulla sua presenza ed
erano varie le congetture che si ipotizzavano sul suo conto; una principessa
straniera, una cugina dell’Imperatore, la sorella stessa del Re Enrico: queste
erano solo alcune delle voci che circolavano, senza sapere che amalgamandosi
avrebbero dato vita alla risposta corretta. Pochi erano a conoscenza del
segreto, e tra questi vi era anche il novello Lord del Sigillo Privato, che
accostatosi al tavolo dove Lady Emilia stava cenando stranamente senza il
controllo dell’ambasciatore imperiale, si sedette proprio di fronte a lei.
“Lady Emily”
la apostrofò chinando la testa e la vide fare una smorfia di disappunto nel
sentire storpiare il suo nome spagnolo nella pronuncia inglese e non era la
prima a cui succedeva. “Vostra Eccellenza” aggiunse poi, chiamandola con
l’appellativo solito per gli ambasciatori.
Perché
questo era ciò che Lady Emilia era, ambasciatrice per conto della Spagna adesso
governata, dopo una nuova vittoriosa rivolta dei Comuneros
ai danni di Carlo V da Giovanna di Castiglia; era la prima ambasciatrice della
storia anzi la seconda dopo Caterina d’Aragona, e del resto si trattava della
stessa famiglia. Lady Emilia era infatti la sorella minore della prima Regina
di Inghilterra e ultima figlia dei re Cattolici, Ferdinando d’Aragona e
Isabella di Castiglia.
“Posso
esservi utile in qualcosa, My Lord?” chiese lei senza
alzare neppure lo sguardo, mentre il tono ironico usato tradiva la
disponibilità che suggeriva il significato letterale della frase.
Thomas restò
a guardarla per qualche secondo e poi fece qualcosa che non faceva da molto
tempo: cominciò lentamente a ridacchiare. Un paio di persone lì affianco si
voltarono per verificare che quel preludio di risata provenisse davvero dalla
bocca di quel sinistro personaggio e lo sguardo alla fine lo alzò anche lei.
“Cosa c’è di
divertente?” chiese inarcando il sopracciglio nerissimo, quasi più degli occhi.
Cromwell non
rispose e cominciò a ridere sul serio.
2.
1539.
Erano
passati due anni e mentre il Re si struggeva nel lutto della sua amata Jane e
tutto il potere e le decisioni importanti del regno passavano nelle mani del
Lord Cancelliere, quest’ultimo continuava a guardare da lontano l’evoluzione di
quella bella ambasciatrice di cui aveva imparato pian piano a capire qualcosa
in più. L’aveva vista arrabbiata, preoccupata, orgogliosa, sdegnosa, triste,
ferita, mentre in tutto ciò l’unica cosa che restava invariata era la luce
nello sguardo fiero e determinato, che aveva visto solamente in due specchi
celesti qualche anno prima e che come uno stemma di famiglia, tornava a
riflettersi ora.
Nemici
naturali, questo erano destinati ad essere e lui l’aveva capito sin dal momento
della sua presentazione. Quello che capì solo dopo quei due anni, e solamente
per caso, era che sarebbero potuti essere anche alleati artificiali.
“Padre
nostro che sei nei Cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia
fatta la tua volontà, come in Cielo così in Terra…”
Così l’aveva
trovata una giornata di fine marzo, mentre pensando di essere sola nella
cappella del Palazzo, se ne stava inginocchiata davanti al crocifisso a
pregare. Ma la novità di quella preghiera ad alta voce, era che non risuonava
nella lingua dei fondatori di Roma, ma in un inglese dal forte accento spagnolo.
Non seppero mai dire chi dei due sussultò di più, se lui scoprendo questo
aspetto della fede della donna, che, fervente cattolica come il resto della sua
famiglia, mostrava tendenze luterane, o se lei stessa scoprendo la presenza del
lord del Sigillo Privato alle sue spalle.
“Penso che…
alcune idee dei riformatori non siano così errate” disse dopo qualche attimo di
riflessione, fornendo una spiegazione che non le era stata ancora chiesta, e
forse neppure lo sarebbe stata.
Thomas
Cromwell restò a fissarla a lungo, poi distolse lo sguardo incapace di
rispondere o domandare oltre. Così una domanda la fece lei.
“Cosa c’è di
divertente?”
E l’aveva
chiesto ancor prima che lui cominciasse a ridere. Perché sapeva che di lì a
poco lo avrebbe fatto, quando c’era lei lo faceva sempre.
3.
6 Gennaio
1540.
La cerimonia
del matrimonio del Re con la sua nuova moglie, la principessa tedesca Anna di Cleves si era appena conclusa, ma nonostante fosse stato lui
stesso a proporlo e a sostenerlo, Thomas Cromwell non riusciva ad essere
soddisfatto dalla piega che stavano prendendo gli eventi. L’eco delle urla di
Enrico contro di lui proprio prima delle nozze risuonava ancora nelle sue
orecchie e tutto ciò che riusciva a sentire, sotto la maschera di assoluta
indifferenza e freddezza che era costretto a portare, era paura. Quel
matrimonio avrebbe significato un potente alleato per l’Inghilterra, un
accrescimento del suo potere personale e una vittoria per la riforma, ma cosa
sarebbe successo se non avesse funzionato? Il Lord cancelliere non avrebbe
voluto neppure pensarci, eppure ogni segnale, il modo in cui il re guardava la
sua nuova sposa, il suo trovarsi così talmente impacciata sul trono inglese e
di nuovo l’eco di quelle urla, sembrava tendere verso quella eventualità.
Eppure in quel giorno così nefasto, era bastato un semplice sguardo per
dissipare tutte le sue paure; aveva passato tutto il giorno durante i
festeggiamenti da solo in un angolo della Sala Reale e all’improvviso si era
alzato in piedi dalla sedia su cui era seduto e aveva raggiunto l’ambasciatrice
spagnola dall’altro lato della stanza. Qualcuno dei presenti gli lanciò
un’occhiata stupita e incuriosita, alcuni di loro forse anche divertita pensando
che il Lord Cancelliere dovesse essere ubriaco; invece Thomas Cromwell era
lucido, perlomeno abbastanza da afferrare una mano della donna tra le sue e baciarla con una galanteria che non lo si
era mai visto dimostrare.
“Vostra
Eccellenza, ballate con me!” le disse semplicemente, fissandola negli occhi,
senza lasciarle la mano, anzi afferrandole anche l’altra.
Non era
stata una richiesta, né un invito, neppure un ordine. Forse solo una
comunicazione, dato che senza attendere una risposta l’aveva trascinata al
centro della Sala.
“Non vi ho
mai visto ballare…” constatò la donna alzando un sopracciglio come la nuova
musica iniziò a partire.
“Questo
perché non l’ho mai fatto… Non da una ventina di anni a questa parte
perlomeno…” fu la sua breve rapida risposta prima di essere separati dal ballo.
Emily si
ritrovò davanti al fratello maggiore della defunta regina Jane, Edward, mentre
Thomas di fronte alla sua consorte Anne, eppure nessuno dei due era riuscito a
staccare gli occhi di dosso all’altro. Era come se un fuoco bruciasse dietro i
loro occhi di ghiaccio e quando si incontravano quel ghiaccio sembrasse
sciogliersi.
“Se posso
permettermi… Si vede” sussurrò l’ambasciatrice con il solito tono ironico
quando si ritrovarono di nuovo l’una di fronte all’altro.
Thomas
scosse la testa debolmente e poi non potè evitare di
rilasciare una breve risata.
“Cosa c’è di
divertente?” chiese Emily alzando nuovamente il sopracciglio, ma non riuscendo
a rimanere seria troppo a lungo di fronte all’insolito sorriso di lui, che a
lei era concesso di vedere così spesso.
Ed era
scoppiata a ridere anche lei.
E Thomas era
convinto che oltre alle urla di Enrico, adesso avrebbe sentito nella sua testa
anche l’eco di quella risata.
4.
Giugno 1540.
L’eco di
quella risata tornava anche adesso a distanza di sei mesi a farsi sentire
dietro le sbarre di quelle quattro mura. Alla fine era stato imprigionato nella
Torre di Londra anche lui che aveva contribuito a spedircene molti; adesso i
suoi nemici in vita si stavano probabilmente prendendo beffa di lui mentre quelli deceduti sotto il suo comando
lo avrebbero di certo beffato in Paradiso, anche se qualcosa gli diceva che non
sarebbe finito tra gli angeli di Dio.
“Non c’è davvero nessuna differenza tra voi e
me eccetto che io morirò oggi e voi domani”
Così gli
aveva detto Tommaso Moro durante la loro ultima conversazione proprio in quella
Torre, dopo la quale aveva visto la testa
del precedente Lord Cancelliere solamente all’ingresso del ponte di
Londra. Staccata dal corpo. E quelle parole tornavano a risuonare nelle sue
orecchie e la visione del suo volto senza vita a pulsare negli occhi: oltre che
santo e martire, Moro doveva essere stato anche un profeta. Ma non ci voleva un
profeta del resto per immaginare quale sarebbe stata la fine di Thomas
Cromwell, lui stesso lo sapeva, sapeva che da quella Torre non si usciva, se
non per morire e intanto si moriva giorno dopo giorno, a poco a poco. L’unica
cosa che gli rimaneva ignota era quando quel ben poco gradevole soggiorno
sarebbe terminato.
Aprì gli
occhi di scatto e sciolse le mani dalla preghiera in cui erano giunte, come
sentì la porta della cella aprirsi. Si alzò in piedi solo per piegarsi
nuovamente davanti al cospetto dell’ambasciatrice di Spagna; c’era una parte di
lui che si vergognava di farsi vedere nello stato pietoso di prigioniero
proprio di lei, ma lei vi era già preparata e non si curò molto della formalità
dell’incontro. Una cosa su cui tutti e due convenivano era che sicuramente lei
non sarebbe dovuta essere lì.
“Lady
Emily…” sussurrò semplicemente Thomas, volgendo gli occhi rassegnati verso di
lei.
Emily
ricambiò lo sguardo per qualche secondo poi fu costretta a distoglierlo e a
voltargli le spalle. Non la vista delle precarie condizioni della prigione, né
dei suoi abitanti avevano provocato nell’animo della donna un turbamento simile
a quello che quel semplice sguardo aveva sortito e per un attimo si ritrovò
quasi incapace di parlare.
“Ho cercato
di parlare con il Re… ho scritto in Spagna della vostra situazione… ma…”
Emily si bloccò
e una risata amara e nervosa uscì dalle sue labbra. Con lo sguardo fisso sul
pavimento, fu costretta a coprirsi il volto con le mani per evitare di mostrare
quella reazione che mai in tanti anni si era permessa di esprimere.
“Cosa c’è di
divertente?”
Stavolta era
stato lui a chiederlo. Ma Emily non stava ridendo, non più.
Epilogo 1 – Quello triste
28 Luglio
1540.
Thomas
Cromwell camminava lentamente con lo sguardo fisso sulle catene che gli tenevano
bloccate le mani, quasi fosse un vero traditore, e invece aveva agito sempre
negli interessi di Sua maestà, come il più fedele servitore che Enrico VIII
avesse mai e avrebbe mai avuto. Certo aveva agito anche per proprio tornaconto
personale, impossibile negarlo, ma chi proprio tra quelli che lo accusavano
adesso lo voleva morto se non per proprio interesse? Alzò lo sguardo lentamente
giusto il tempo di scorgere tra la folla i visi dei suoi nemici: Sir Francis
Bryan, Edward Seymour, Charles Brandon… La sadica
gioia nei loro sguardi rifletteva a pieno il divertimento e la soddisfazione
della folla accorsa per assistere al macabro spettacolo di cui lui stesso
sarebbe stato involontario attore protagonista. Ma Thomas non guardava nessuno
in quegli ultimi istanti della sua vita, non avrebbe voluto pensare a nulla e
tra poco più che qualche minuto quel desiderio sarebbe stato esaudito.
“Padre…”
Una voce
appena giunto davanti alle scale che lo avrebbero condotto al patibolo lo fece
voltare e in quell’atto si ritrovò davanti suo figlio Gregory che tentava
inutilmente di nascondere le lacrime di dolore in mezzo alle risate ignoranti
dei presenti. Thomas avrebbe voluto abbracciarlo un’ultima volta, ma le catene
attorno alle mani glielo impedivano, fortunatamente suo figlio sentì il suo
stesso desiderio e per qualche secondo Cromwell senior si sentì amato e sentì
di lasciare qualcosa di bello a quel mondo crudele. Il brusco movimento delle
guardie al suo fianco ruppe quel momento e il condannato tornò a pregustare
l’oblio di quella morte insensata quanto ineluttabile. Formulò qualche parola e
si inginocchiò con le mani giunte in preghiera, mentre la rassegnazione
lasciava posto alla paura. Lanciò uno sguardo al boia al uso fianco, talmente
brillo da non reggersi in piedi, di sicuro non avrebbe fatto un buon lavoro e
la sua morte sarebbe stata dolorosa anche fisicamente. Un sorriso ironico si
formò sulle sue labbra, mentre spostava lo sguardo nuovamente sulla folla per
cercare un ultimo contatto con i suoi nemici: il boia alticcio doveva essere un
loro ultimo regalo. Ma non fu uno sguardo nemico quello che incontrò, anzi uno
dei pochi familiari che avesse potuto incontrare. E non era lo sguardo di suo
figlio. Lady Emilia d’Aragona se ne stava leggermente in disparte dal resto
della folla con lo sguardo fisso sul patibolo e Thomas incrociando quegli occhi
neri per un’ultima volta, potè giurare che stava
piangendo.
Thomas
invece semplicemente le sorrise, pensando che non le aveva mai detto quanto
fosse divertente il fatto di essersi innamorato di lei al primo sguardo.
E adesso non
c’era più tempo.
Epilogo 2 – Quello felice
Il sole
quella mattina di inizio Agosto sembrava splendere solo per loro, per lui e per
lei e il cielo sembrava più bello e più limpido visto direttamente e non da
dietro le sbarre della prigione: uno spettacolo a cui, dopo più di un mese
trascorso nella Torre come prigioniero, adesso non riusciva ancora a
riabituarsi e che era impossibile da dare più per scontato. Poco importa se le
strade, gli alberi, le case, tutto intorno a lui non era il familiare ambiente
di Londra, ma una sperduta località della costa di cui neppure sapeva il nome.
Di lì a poco si sarebbe imbarcato clandestinamente per la Spagna e se fosse
riuscito vivo dopo il lungo viaggio, reso pericoloso da possibili attacchi dei
pirati, avrebbe dovuto affrontare tutte le difficoltà di ricominciare da capo
una vita con una lingua diversa da imparare, un nome diverso con cui cercare di
identificarsi e una storia personale diversa da cercare di indossare. Ma
stavolta non era solo.
“Thomas
Kramer…” sussurrò Emily materializzandosi al suo fianco mentre stava osservando
l’orizzonte dalla spiaggia.
“Si suona
discretamente bene…” aggiunse Thomas ricambiando il sorriso porgendole una mano
e stringendola con calore.
Non sapevano
cosa riservasse loro il futuro, ma qualunque cosa sapevano che quel Sole li
avrebbe trovati tutte le mattine da quel giorno in poi così. Insieme. E
restarono così per qualche minuto finchè lasciando
incrociare i loro sguardi entrambi cominciarono a ridere, forse di gioia o di
sollievo, o semplicemente senza motivo, perché fin dall’inizio in fondo di
divertente non c’era stato niente. O forse tutto.