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Autore: MisSilvieLemon    25/07/2012    3 recensioni
Esistono i segreti stupidi, esistono le parole usate che nascondono qualcos’altro. E poi esiste il mio segreto. Uno di quelli veri, che si dicono segreti perché li sai tu, tu e basta. Tu che ci moriresti per quel segreto, che non ammetteresti mai. Quello che non ti fa dormire la notte, a cui pensi costantemente, è un chiodo che ti trapassa la testa, gli organi, attraversa le masse muscolari e ti brucia lo stomaco. Il mio segreto si chiama Kathy.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Devo dire grazie a DottoressaCaroto che mi ha convinta a pubblicarla
 mentre pure lei pubblicava la sua fantastica storia.

Altrimenti non l'avrei mai fatto
 



Viaggio. Da quanto tempo? Che ore sono? L’autobus mi sballotta di qua e di là. Di che giorno? Sono scomodo sul sedile. C’è luce. Bene, è giorno. Mattina? Pomeriggio? 
Oh ecco una persona. Chiedo e mi guarda confuso. Ripeto, capisce. Quattro del pomeriggio dice.
Prenoto la fermata, scendo. Entro in un altro mondo che sa di vecchio. Ma sa anche di ricordi, vecchie polaroid sul vialetto di casa, il cane che abbaia, la cassetta delle lettere. Sono di nuovo nella mia città natale.
Ricorderò le strade? Forse mi perderò. No, no ripercorro tutto mentalmente, metodico. Una volta, due e tre. So dove andare.
Mi immergo in pensieri fluttuanti, sento il caldo, odore di erba tagliata, risate, lo spruzzo dell’acqua degli irrigatori. Sono passati anni. Tantissimi anni. Perché sono li? Cosa dovevo fare?
 
Mentre passeggio cerco di rievocare quello che mi ha spinto ad arrivare lì. Dei piccoli flash della mia infanzia mi seguono per la via e si susseguono. Ci sono quei  piccoli segreti, che ti sembrano tanto importanti quando sei piccolo. Hai paura delle ripercussioni: “è un segreto” dici, “non dirlo a nessuno, giura!”. E il tuo amico lo deve rispettare, il giuramento, perché con te c’era anche lui. Ecco lì, laggiù, lo spiazzo in cui la prima volta che io e i miei amici usammo la moto investimmo il gatto del vicino. Oppure quella locanda, dietro l’angolo, quando mandammo Bobby - o si chiamava Teddy? - a comprare gli alcolici. Bobby, Teddy... non importa. In questi casi si è sempre “Noi”.
“Chi è stato?” chiedono e tu non dici un nome, dici “Noi”.
La casa della cicciona, la chiamavamo, una casetta squallida e mal tenuta. Lì rubammo la sua enorme biancheria stesa sui fili e le demmo fuoco.
Qualcuno mi parla, non capisco. Sono confuso. Di nuovo... che ci faccio qua?
Ecco ora capisco la voce, è femminile. È di una anziana. Cosa mi dice? Ah, sì, che nella casa non c’è nessuno. Ma quale casa? Mi rendo conto di essere davanti ad una porta. Dice che i proprietari sono andati via molto tempo fa ma è in vendita.... sì, io lo so, quella è la casa dei miei genitori. La donna  non mi riconosce.
Un po’ più in là, stralci di conversazione arrivano al mio orecchio... “...Jack! sei proprio un bravo bambino...”. Il resto della frase non fa in tempo ad arrivarmi al cervello.
...Cos’è quel dolore alla tempia che sento? Perché lo sento?...Bravo bambino.
Una voce rimbomba nella  testa.
Mia madre?
“E’ un segreto, va bene bambino mio? Tu sei un bravo bambino...”
La donna sta scappando. Perché? Ho gridato? Ho voglia di gridare. Cammino, cammino veloce, corro, corro a perdifiato. Bravo è il segreto. Non sono bravo, sono diverso, sono strano. Ma è un segreto. Non sono bravo.
Segreto... segreto... segreto.
Ricordo. So perché sono qui. L’ho sempre saputo, forse. Esistono i segreti stupidi, esistono le parole usate che nascondono qualcos’altro. E poi esiste il mio segreto. Uno di quelli veri, che si dicono segreti perché li sai tu, tu e basta. Tu che ci moriresti per quel segreto, che non ammetteresti mai. Quello che non ti fa dormire la notte, a cui pensi costantemente, è un chiodo che ti trapassa la testa, gli organi, attraversa le masse muscolari e ti brucia lo stomaco. Il mio segreto si chiama Kathy. Il suo nome scatena in me una fitta, o un conato? Mi fa battere il cuore... o forse lo ferma?
Kathy... Kathy... Kathy.
Mi ritrovo nella mia memoria, intricata, complessa, stretta. Non respiro, forse ti ho vista?
Sì, eccoti laggiù: giocavi, urlavi, ridevi. Con le altre tue amiche, volevo che se ne andassero. Erano brutte, stupide. Che ci facevano là con te?
Come eri perfetta, che ci facevi tra i comuni mortali? Che ci facevi  in mezzo a questo strazio? Dovevo guardarti il più possibile. E se sparivi? Imprimevo nei miei ricordi tutto. Ogni singolo tuo gesto, ogni singola parte di te.
Sbattei le ciglia, non eri sparita.
Kathy... Kathy... Kathy.
Cinguettii, fruscii, scorrere del ruscello, rami che schioccano, vento, affanno, respiro lento.
Non sono rumori, non è chiasso. E’ solo il silenzio del bosco.
Odore di muschio, rami, foglie, fiori, umidità, fango. Procedo con calma, mi beo della pace intorno a me.
I miei ricordi non sono più lontani mille miglia da te. I miei ricordi giacciono con te. Sono così vicini.
Kathy... Kathy... Kathy.
Eri  lì,  sdraiata sul prato, prendevi il sole. Ma poi ti addormentasti. Eri stanca. Ti capivo, anche io ero molto stanco. Quanto volevo parlarti. Avrei trovato il coraggio. Ma per il momento ti guardavo. Mi piaceva farlo. Non mi sarei mai  stancato. Eri perfetta. E non eri ancora sparita, angelo mio.
Kathy... Kathy... Kathy.
Mi tocco il viso, è bagnato. Lacrime? Anche. Sta piovendo forte. Guardo per un po’ le gocce, si sfiorano, si intrecciano, si mischiano. Sono incantato. Il cielo piove, piange. Piove per me, per te angelo, per il mio amore. Dove vado? Dov’era? Dritto? No! A destra? Forse...
Mi siedo su una roccia, scivolosa, fredda.
La mia mente è un rifugio, è una cassa chiusa a chiave. L’ho chiusa io. Sono venuto qua per riaprirla. Osservo tutto dalla finestra dei miei occhi, sono appannati. La pioggia ci batte dentro.
Kathy... Kathy... Kathy.
Ci riuscii, parlavamo. Tu sorridevi. Avevo preso le pillole, la mamma mi disse che mi avrebbero dato coraggio e anche un buon alito. Speravo di uscire con te. Stare solo con te. La tua voce, il tuo tono mentre ti rivolgevi a me. Era diverso da quello che sentivo quando ti osservavo. Era per me, angelo. Mi dicesti che dovevi andare, avevi lezione. Mi toccasti il braccio. Fluttuasti via attraverso il corridoio. La tua pelle d’angelo mi aveva toccato, mi sentii Dio. Io potevo toccarti angelo, starti vicino. Solo io. Tu non sparivi.
Kathy... Kathy... Kathy.
Ossessione, amore. Non c’è differenza. Sono sinonimi.  Altri ricordi cadono dal cielo, con le gocce, con le mie lacrime. Sono solo. Sono solo. Sono solo. Perché mi racconto storie a cui nemmeno credo? Cerco di tenere a bada i miei demoni, i miei segreti.
Non ho mai avuto amici, non ho mai avuto ricordi normali, come tutti. Ho sempre spiato tutto. Da lontano. Un ladro, un ladro di momenti. Ero il ladro della vita degli altri. Di mio cosa avevo? Mio...
Kathy, solo tu eri vera. Tu, angelo, la mia unica certezza. La mia unica verità. Dove sei Kathy? Perché sono qua solo? Kathy mi hai lasciato... hai rotto la promessa che non hai mai pronunciato. Ma io sì, io l’ho letta. Tu l’hai taciuta... forse per vergogna, forse per il poco tempo. Ma io sono riuscito a vederla, la promessa. Il nostro segreto, avevi detto, pur tacendo, che non mi avresti mai lasciato solo.
Kathy... Kathy... Kathy.
Ero riuscito a portarti via da tutte quelle schifose, ignoranti e sporche persone che erano il resto del mondo. Solo io e te. Come sarebbe dovuto essere. Il mio angelo ed io, l’uomo più fortunato del mondo. Spostai le fronde delle piante, il bosco era silenzioso e secco. Ingiallito anche. Non volevo dirti la destinazione, per te era un segreto. Ma io sapevo che non c’era. Non stavamo andando da nessuna parte. Cercavo solo di mettere distanza fra noi e il mondo. Non dovevi preoccuparti, angelo, non dovevi agitarti. Perché non ti fidavi? Eri stanca, acconsentii a fermarci, per te tutto, angelo. Ti sedetti su una roccia era dura e calda. Rimasi a contemplarti. Quanto avrei voluto toccarti, la mano, il viso. Qualunque parte. Mi avvicinai e mi lasciai guidare dall’ impeto.
Perché piangevi? Perché volevi andartene? Scappare? No. Dovevi stare lì, ferma, a lasciarti guardare. Avevo fatto di tutto per portarti via da quel disdegno. Dovevo impedirlo. Perché non capivi? Non riuscivi a vederlo? Nessuno era degno di guardarti, di parlarti, di pensare a te. Come potevano avere pensieri disgustosi su  di te?
Io volevo solo proteggerti.
Kathy... Kathy... Kathy.
La pioggia si calma, ma io sono inquieto. Qua, su questa roccia. E’ così simile, quasi uguale.
Sarà la stessa?
Con smania cerco in tutti i modi di abbracciarla, baciarla, toccarla, picchiarla. Ho solo bestemmie, ora, nella mia testa, niente ricordi. Nulla di nulla.
Ecco, provo ad annusarla, si liberano quelle ombre nella mia testa. Questo odore, questo aroma, il  tuo profumo, angelo.
Angelo, il tuo profumo, macchiato di sangue. Il tuo profumo è rosso.
Rosso... rosso... rosso.
Mamma me lo diceva sempre, non usare le cose appuntite, ti puoi fare male, puoi fare male agli altri.... per errore.
Errore. Sbaglio. Debolezza. Sbadataggine.
Non volevo, non avrei mai voluto. Imperdonabile. Imperdonabile. Imperdonabile.
Kathy... Kathy... Kathy.
Cosa ti avevo fatto? Perché non mi rispondevi? Perché non respiravi più? Ti scossi più forte che potei. Ti pregavo, ti supplicavo. Avevo le braccia inondate del tuo prezioso liquido. Il tuo viso, rovinato, scorticato. Vedevo tutto rosso. Non eri più tu angelo. Tu ora eri in mezzo alle creature perfette come te.
Ti avevo liberato, ecco, sì. Libera. Eri libera. Grazie a me, merito mio.
Merito. Correttezza. Esattezza.
Aveva iniziato a tuonare, a piovere. Il cielo piangeva per te angelo. Il mondo piangeva per te. Ma erano lacrime di felicità.
Sapevo cosa fare. Il tuo corpo meritava di stare in pace, in mezzo alla natura. Alla natura apparentemente perfetta. Ma, la tua bellezza, tu, la oscuravi. La natura spariva. E quindi il tuo giaciglio non importava più, tu importavi più di tutto. Tu eri tu, ovunque. Non ti ricoprii con nulla, né fiori né piante. Nulla. La pioggia ti avrebbe ripulito dal rosso. La natura avrebbe pensato a te. Come era stata generosa con te in vita, sarebbe stata misericordiosa ora. Ti avrebbe anche invidiato. Tu, che le rubavi la scena.
Kathy... Kathy... Kathy.
Posso sentirlo ancora, il suo eco, in quel luogo. Li il suo corpo è rimasto per vari giorni. Ma nella mia mente il ricordo del mio angelo steso sulla roccia è eterno.
Kathy è il mio segreto. Segreto. Segreto. Nella parola c’è il segreto. Bravo Bambino.
Eravamo la davanti a quell’uomo, era strano. Diceva che le mie pillole non funzionavano più. Ecco perché Kathy si era allontanata, pensai. Parlava in un modo che non capivo. Ero nervoso, inquieto... pensavo al momento in cui sarei tornato nel bosco per ammirare la mia opera, il mio segreto. Mia madre piangeva, non mi interessava il motivo. Non mi importavano i discorsi. Una parola strana però si insinuò nella mia mente: il tipo con il camice bianco aveva detto “Schizofrenico” . Che parola bizzarra, pensai. Altre parole entravano nella mia testa ma non per abbastanza tempo, così che io le potessi capire davvero... istituto di cura... altro stato... molti soldi... con un buon avvocato finirà solo in un... istituto di cura...
La mamma smise di piangere e disse allo strano tipo che nonostante tutto lei mi amava... ero un bravo bambino.
Segreto... bravo bambino... non usare cose appuntite.... male... a te... agli altri... rosso... Kathy.
Male, provavo male. Ovunque e da nessuna parte. Ho aperto la cassa. Tutto è uscito fuori. Tutto è sempre stato fuori. Kathy non sei più il mio segreto, da molto. Me ne sono reso conto. Ma perché così tardi? Perché ho vissuto proteggendo un segreto che tutti sapevano? Sto dubitando di tutto. Nemmeno tu sei più la mia certezza, Kathy. Sei mai esistito angelo mio? Non è la mia immaginazione? Ma c’è un modo per scoprirlo. C’è un modo per arrivare a te, ora l’ho capito. Ma io ho fiducia .Ti rivedrò, lo so.
Il sangue scorre lento dai miei polsi, dalle arterie recise. Ma sparisce sotto la pioggia. La pioggia mi lava. Ci sono anche le tue lacrime in mezzo, Kathy? Spero di sì, lavami.
Il dolore si affievolisce. Sparisce. È tutto rosso, di nuovo. E’ tutto nero.
Nero.
 
  
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