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Autore: Gondolin    27/07/2012    4 recensioni
Tony ha appena compiuto diciotto anni ed è ubriaco fradicio. Ha una scatola di fumetti di Capitan America sotto il letto, e una casa vuota.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[The Avengers] When The Bottle's Your Best Friend (You Can't Think Of Dying)  
Personaggi/Pairing: Tony Stark, one-sided teenage crush Tony/Steve
Warning: pre-slash, angst, masturbazione
Wordcount: 1094
La colpa è di: jadina94 e del suo prompt. E degli Skid Row, perché sono malvagi e mi inondano di feeeeels (il titolo viene dalla loro 18 And Life).


Tony ha appena compiuto diciotto anni ed è ubriaco fradicio. A giudicare dal sole già alto nel cielo dev'essere mattina inoltrata e lui si sta appisolando sul sedile posteriore di un taxi. Da solo. Alla festa non mancavano certo le persone che sarebbero tornate più che volentieri a casa con lui. Una donna con almeno una decina d'anni e di amanti più di lui gli aveva quasi fatto un pompino nei bagni, ma in un raro esempio di morigeratezza, Tony aveva rifiutato.
O forse non era stata affatto morigeratezza ma qualcosa di molto simile ad una sbronza triste, qualcosa che a Tony non capita quasi mai. È troppo bravo a tenersi il sorriso incollato in faccia, per quanto poco sangue gli circoli nell'alcool, così bravo che alla fine il sorriso gli entra dentro e si convince persino lui che sia genuino. Stasera - stamattina - però è troppo stanco o forse troppo annoiato per lasciarsi tentare dalle conquiste facili. O forse un paio di occhi azzurri, persi come se il loro proprietario fosse finito in mezzo a quella bolgia per sbaglio, gli hanno ricordato qualcosa, qualcosa che Tony ha preferito seppellire anni fa.
Dopo aver pagato il tassista, barcolla verso la porta di casa e riesce ad infilare la chiave nella toppa al primo colpo: chiaro segno che sta tornando sobrio. Si dirige immediatamente verso il mobile dei liquori e si versa un whisky liscio. Il tintinnare del ghiaccio nel bicchiere gli farebbe compagnia nella casa vuota, ma non ha voglia di arrivare alla cucina, quindi butta giù in fretta e versa di nuovo, poi corre a rifugiarsi in camera.
Sotto il letto c'è uno scatolone. Fa avanti e indietro a mesi alterni, quello scatolone, da quando Tony aveva tredici anni. Un mese tutto il suo contenuto è fieramente esposto sugli scaffali, riempie il vuoto asettico, elegante e moderno della sua stanza; il mese successivo viene sbattuto via, negato, dimenticato. Se non che Tony proprio non ci riesce a dimenticare davvero. Non ci riesce perché la scheggia ce l'ha troppo in profondità, troppo vicina al cuore, e affrontarla vorrebbe dire ammettere di averne uno. Ma Tony non ha bisogno di certe illusioni romantiche, lui sa benissimo, per esempio, che non gli importa affatto se suo padre anche quest'anno gli ha mandato un telegramma di auguri e non si è fatto nemmeno vedere.
Sa benissimo, per fare un altro esempio, che di sesso può averne quanto ne vuole e che questo gli basta, ovvio che gli basta, gli basterà sempre, non c'è nient'altro da cercare. Quella cosa che dovrebbe farti venire voglia di rivedere al risveglio la persona con cui sei stato è una sciocchezza di cui solo i deboli hanno bisogno di convincersi. Quindi Tony l'ha presa e schiaffata in fondo a quello scatolone, sotto fumetti, figurine e memorabilia, dove tiene quella parte di sé che gli stolti chiamano cuore, quella che sta aspettando l'occasione per rendere Tony qualcosa di più di un ragazzino geniale e viziato. Che sta aspettando che qualcuno lo veda come qualcosa di diverso. Quella parte di lui che crede in tutto quello che a parole disprezza, che si aggrappa come edera agli ideali che ha nascosto in quella scatola, che ci cresce intorno, ci mette le radici accanto. La parte di Tony che per tutta la sua infanzia l'ha spinto a rincorrere le storie su Capitan America anziché essere geloso dell'attenzione che suo padre dedicava alle vane ricerche di quella memoria. Tony non vorrebbe nemmeno averla, una parte così. Vorrebbe essere proprio come appare, ma non ci riesce. Non ci è mai riuscito. Da bambino sognava di essere Bucky, per diventare un eroe accanto a Steve Rogers. Quando giocava non chiedeva mai di essere lui Cap, preferiva sempre essere il suo secondo, restare nella sua ombra, perché non avrebbe saputo cosa farci con un scudo di cartone in mano.
Come allora, neppure adesso Tony capisce fino in fondo Capitan America. Non capisce fino in fondo nemmeno cosa sia successo, come sia successo che dal bambino che ammirava gli ideali di quei fumetti d'altri tempi si sia passati al ragazzino che si fermava per ore a fissare le foto d'epoca e ad immaginare l'azzurro degli occhi di Steve. Non sapeva nemmeno come Capitan America fosse diventato Steve, come il suo stile di combattimento avesse smesso di essere la cosa più interessante e invece i suoi capelli gli fossero sembrati improvvisamente più biondi, il suo sorriso più luminoso, le sue mani più affascinanti, anche quando non reggevano lo scudo.
Tony non sa come, ma si ricorda bene quando. Beve in un sorso quel che resta nel bicchiere e ripensa al se stesso tredicenne che si svegliava nel cuore della notte col ricordo vago di Steve che sussurrava il suo nome. Era un ragazzino intelligente anche allora, Tony, e sapeva cosa fossero quei sogni. Ma aveva così tanta esperienza in meno che il Tony diciottenne per poco non inizia a sentirsi veramente vecchio. Avrebbe dovuto portarsi in camera tutta la bottiglia. Invece adesso il bicchiere è vuoto, il suo letto è vuoto, la casa è vuota e c'è la prima uscita di Capitan America aperto su una vignetta in cui l'eroe, sporco di sangue e fuliggine, con uno strappo nell'uniforme all'altezza del costato, esce da una trincea incurante del fuoco nemico. Tony ricorda di aver tremato, leggendolo la prima volta. Come se avessero potuto uccidere l'eroe al primo numero. Sciocco Tony.
Adesso a farlo tremare è qualcosa di diverso. È la linea del collo di Steve, coperta dalla stoffa blu, che Tony vorrebbe poter spostare per mordere la pelle sotto. C'era una ragazza, alla sua festa di compleanno, con una scollatura asimmetrica e una catenina d'oro bianco sottilissima intorno al suo collo che faceva risplendere la pelle ambrata. Era bella, ma Tony ha scartato l'idea di flirtare con lei perché aveva già visto quei capelli biondi dal taglio militare in fondo alla sala e si era distratto. Tony è sempre circondato di belle donne, lo è sempre stato, e sa approfittarne. Ma la prima volta che ha voluto strappare un vestito, la prima volta che ha stretto forte il cuscino perché avrebbe voluto sentire pelle contro la propria, la prima volta che ha urlato un nome nella solitudine del proprio letto, è stato quello di Steve.
Adesso Tony si sfila il papillon e si sbottona la camicia, poi i pantaloni, e calcia via le scarpe. Immagina che le dita che lo sfiorano non siano le sue, ma quelle di qualcun altro. E di nuovo gli sfugge, come un singhiozzo, lo stesso nome.

 

 

  
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