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Autore: Yuko majo    30/07/2012    4 recensioni
"Qualcosa di piccolo e bianco spuntò da dietro le caviglie dello stregone. Aveva delle strisce grigie a zigzag e delle orecchie rosa impennacchiate che lo facevano assomigliare più ad un grosso topo che ad un piccolo gatto"
“Città di Ossa di Cassandra Clare”
Ultimamente però Magnus è strano, così si chiama il mio umano, Magnus Bane, sommo stregone di Brooklyn, ed ok non guardatemi così, lo so è sempre strano, un tipo decisamente eccentrico e rumoroso. Oltre al fatto che è uno stregone vero, ma vero vero, non di quelli che si vedono alla TV, ha poteri strani e fa comparire dal nulla tutto quello che desidera, persino il caffè.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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E' assurda lo so ma spero che mi abboniate questa 
piccola assurda storia <3.

Ad Aika, Bea e a tutti quelli che
amano questa saga <3

La funzione del gatto è di essere un totem moderno, una specie di incarnazione emblematica e 
protettrice del focolare, un riflesso benevolo di quello che sono gli inquilini della casa.

 

Muriel Barbery, L'eleganza del riccio

 

 

Non è facile conquistare l'amicizia di un gatto. Vi concederà la sua amicizia se mostrerete di 
meritarne l'onore, ma non sarà mai il vostro schiavo.

 

Théophile Gautier

 

 

 

 

"Qualcosa di piccolo e bianco spuntò da dietro le caviglie dello stregone. Aveva delle strisce grigie 
a zigzag e delle orecchie rosa impennacchiate che lo facevano assomigliare più ad un grosso topo che ad un piccolo gatto"

 

“Città di Ossa di Cassandra Clare”

 

 

 

 

 

Fuori piove.
È una pioggerellina fine, quasi fastidiosa. Irritanti gocce d’acqua che rendono l’aria satura di umidità – terribilmente insopportabile.
Sono odiose queste fredde giornate autunnali, non riesco a scaldarmi e nemmeno a dormire tranquillo. Fortuna vuole che ultimamente la casa è calma, il mio padrone, quello strano umano con cui la divido, ha smesso di organizzare feste e incontri rumorosi con le creature del mondo magico. Non è più un via vai di fate, vampiri, licantropi e quant’altro, anche perché tutti questi esseri non riescono proprio a coesistere fra di loro. Si punzecchiano e si beccano, fino a che il mio umano non è costretto a mandarli tutti via. La parte più interessante del finale dei festini sono le ore che ci mette per sistemare la baraonda creatasi, anche con la magia ci vuole sempre troppo tempo. In quei casi è veramente molto buffo: borbotta sottovoce, parlando da solo e giurando che non organizzerà mai più una festa. Io scuoto la testa e dentro di me sorrido divertito: ovviamente sono parole buttate lì, pochi giorni e la casa sarà nuovamente un via vai di gente, di voci e rumori. Musica e colori che non faranno altro che rimbombare da un angolo all’altro, costringendomi a rifugiarmi in qualche angolo o nella camera da letto, abbandonando il divano e la tv che sono la mia cuccia.
Quante volte mi sono chiesto cosa mi leghi ancora a lui. Sono carino, piccolo, bianco con delle striature grigie e delle dolcissime orecchie rosa, potrei trovare un’altra casa dove stare, molto più calma e tranquilla, qualcuno che si occupi di me e mi coccoli; ma qualcosa mi trattiene sempre, soprattutto il pensiero di come potrebbe sentirsi triste e abbandonato il mio umano senza di me… in fondo sono il suo confidente, ascolto tutti i suoi discorsi, le preoccupazioni e i suoi pensieri. E poi come minimo morirebbe di solitudine.
Ultimamente però Magnus è strano, così si chiama il mio umano, Magnus Bane, sommo stregone di Brooklyn, ed ok non guardatemi così, lo so è sempre strano, un tipo decisamente eccentrico e rumoroso. Oltre al fatto che è uno stregone vero, ma vero vero, non di quelli che si vedono alla TV, ha poteri strani e fa comparire dal nulla tutto quello che desidera, persino il caffè.
Ha una serie di libri dall’aria solenne e antichissima dove ogni tanto si immerge, ma non ho idea di cosa ci possa essere scritto; una volta gli ho dato una sbirciatina, come ogni gatto, sì perché sono un gatto, sono curioso e voglio sapere cosa fa il mio umano quando non mi coccola; ma non ci ho capito nulla, tanti segni strani, come fossero disegni: mi si sono incrociati gli occhi e alla fine ho lasciato perdere.
Ma torniamo a noi, ultimamente dicevo che Magnus è strano, lo vedo particolarmente assorto nei suoi pensieri, non dà più feste ed è spesso con la testa fra le nuvole, sono convinto che sia dovuto a quel ragazzo, quello con gli occhi azzurri e i capelli perennemente spettinati.
Si vedono spesso ultimamente, anche se ammetto che osservandolo il giovane Alec, così lo chiama Magnus, è sempre parecchio agitato, spaventato da qualcosa.
All’inizio credevo che quella perenne agitazione del cacciatore fosse dovuta agli eventi, per quanto sta accadendo, una guerra è alle porte e lui è ancora così giovane. Tanto giovane eppure nei suoi occhi si legge tutto il peso che porta sulle spalle, il desiderio di proteggere le persone alle quali vuole bene; con il passare dei giorni però mi sono reso conto che non è quello a turbarlo e agitarlo, ma è la vicinanza del mio umano, il suo comportamento, quelle strane attenzioni che gli dedica. Come lo agitano i suoi sguardi, i sorrisi e le battute maliziose alle quali Magnus non riesce a fare a meno.
Il giovane cacciatore entra nel panico più totale quando Magnus lo fissa con quei suoi occhi così simili ai miei, non sa più dove guardare e alla fine il suo volto si tinge di un  acceso color porpora. Ammetto che mi diverto un mondo ad osservarli, era una vita che non vedevo questo folle di padrone tanto preso da qualcuno.

 

Giorni, settimane, il tempo sembra essere volato.
L’aria tutt’intorno è tesa, la guerra si avvicina e il viso del mio padrone stranamente è serio, concentrato. Lo vedo perso nei suoi pensieri, fra il malinconico e il preoccupato.
Di quel cacciatore nemmeno l’ombra, sono giorni che non lo si vede, e più il silenzio da parte sua si prolunga più vedo Magnus incupirsi. Per un verso dovrei esserne contento, ho nuovamente la mia cuccia, il divano e la TV via satellite, non ci sono loro due che battibeccano e discutono, che si baciano sul divano per un po’, e poi all’improvviso il cacciatore di allontana, teso e rigido più imbarazzato che mai. Ma tutto questo non mi rende per nulla felice, non quando vedo gli occhi di Magnus così cupi, in alcuni momenti non sembra essere lui.
Quell’umano gli manca, non lo ammetterà mai ad alta voce, ma gli manca da morire. La sera, quando mi accoccolo accanto a lui, sento la sua mano posare carezze sulla mia testa, ma la sua mente è altrove.
Non credo di averlo mai visto così lontano con la testa. Ammetto che la maggior parte delle volte Magnus si comporti come un bambino, allegro, prende tutto come un gioco, ma questo suo comportamento è solo apparenza, gli anni che si porta sulle spalle, gli avvenimenti lo hanno segnato, se non cercasse di svagare, il suo cuore, la sua mente si sarebbero persi tanto tempo fa.
I giorni trascorrono monotoni, Magnus sembra essere tornato il solito, va e viene come dal suo appartamento, si perde nei suoi libri, mentre i suoi clienti sono sempre persone molto particolari, ma questo via vai di Nephilim mi sorprende, non avrei mai pensato che ad un certo punto il conclave sarebbe venuto a chiedere la sua collaborazione, non ora, non di questi tempi. O forse è proprio per via di questi tempi che persino i cacciatori, gli Shadowhunters sono qui a richiedere il suo aiuto, ma quello che mi sorprende è che il sommo stregone di Brooklin non faccia storie, non si oppone, li aiuta, a volte senza nemmeno chiedere un compenso. All’inizio ero stupito di questo suo comportamento, per quanto io sia affezionato al mio umano, bisogna ammetterlo, lui non fa mai niente per niente, i suoi servizi hanno un prezzo anche abbastanza elevato, quindi vederlo così preso nell’aiutare i Nephilim mi ha sorpreso, per un po’ ho anche creduto che fosse preoccupato per quanto stesse accadendo, mi sono ricreduto nel momento in cui ci ho riflettuto per un attimo.
È per lui che lo fa, solamente per lui, per attirare la sua attenzione, per averlo vicino, forse per conoscerlo meglio, ma anche per osservarlo e tenerlo d’occhio e in caso di pericolo poterlo proteggere, ma anche assicurarsi che quel tipo non gli si avvicini troppo. Non sembra ma Magnus è geloso e anche parecchio; non riesco a capire di chi, ma è geloso, spero non di quel cacciatore presuntuoso, sarebbe veramente il colmo, me ne sono accorto persino io che quello ha occhi solo per la ragazzina strana, Clary se non ricordo male.
Sghignazzo sotto i baffi al pensiero di Magnus innamorato, completamente perso per qualcuno. Non riesco quasi a crederlo possibile, ma è così; per quel cacciatore dagli occhi blu farebbe qualsiasi cosa, qualsiasi follia.
Ed ecco che alla parola follia la mia mente vola al madornale errore che ha commesso, alla sua partenza, quell’idiota di un umano che mi ritrovo, sommo stregone di Brooklin o meno è partito per Alicante.
Non voglio proprio pensarci, è andato nel covo del nemico a combattere una guerra non sua che non ha mai sentito sua; e tutto questo per quel cacciatore.
Ha provato di convincermi del contrario, ricordo ancora il giorno della sua partenza, ero sdraiato sul divano del salotto mentre lui farneticava di doveri, dei diritti dei nascosti, degli stregoni come lui che in quel modo avrebbero avuto il rispetto dei cacciatori. Se avessi avuto il dono della parola, gli avrei detto che sino a quel momento non gliene era mai fregato un cazzo dei diritti dei nascosti, ma sfortunatamente non ho questo dono, quindi mi sono dovuto rassegnare a fissarlo sproloquiare frasi in cui non credeva nemmeno lui, mentre si preparava per partire.
— Idiota! — ecco quale è stato il mio unico pensiero, mentre la preoccupazione man mano aumenta. — Potrà anche essere uno stregone, ma di sicuro è capace di commettere qualsiasi follia per le persone alle quali si affezione, e per quel cacciatore farebbe ogni cosa anche rischiare la vita.
In ottocento e più anni di vita non si è mai esposto a questo  modo, lo ha sempre affermato lui, ha avuto delle cotte, si è innamorato più volte, eppure è sempre rimasto coerente, con questo Nephilim invece è differente, sembra aver perso ogni facoltà di giudizio. Scuoto la testa rassegnato non posso farci nulla in fin dei conti, far ragionare Magnus è complicato, poi quando è in queste condizioni è praticamente impossibile.
I giorni passano lenti e monotoni, dall’appartamento di Magnus insolitamente silenzioso e in ordine osservo la strada, le luci di NY. Non so quanto tempo sia trascorso con esattezza, la strana creatura che si occupa di me, ogni tanto, insieme alla mia scorta di cose da mangiare, porta notizie da Alicante. Non ho idea di come riesca a procurasele, questi stregoni hanno tutti i loro metodi.
Mentre mi prepara la pappa lo sento borbottare di quanto stia accadendo in un luogo che non riesco nemmeno ad immaginare: Alicante, la città dalle bianche torri, ho sentito il giovane cacciatore parlarne, affermare che ogni Nephilim sogni di tornare a casa prima o poi. Aveva lo sguardo perso quando si riferiva a quella patria abbandonata tanto tempo prima, quando era solo un cucciolo. Lo sguardo a rincorrere sogni che, giorno dopo giorno, si fanno sempre più sbiaditi.
Penso di aver compreso perché il mio umano si sia affezionato tanto a questo ragazzo, all’esterno sembra tanto duro, come tutti i componenti della sua famiglia, ed invece è il più fragile. Magnus, in quelle iridi chiare, riesce a leggere molto più di quanto lo stesso Alec si renda conto; quegli occhi non riescono a celare nessun sentimento, nessuna preoccupazione.
Passa altro tempo e le informazioni da Alicante si fanno sempre più rade, solo voci, alcune iniziano a diventare leggende metropolitane; eppure ho uno strano presentimento, il mio istinto di gatto mi dice che è accaduto qualcosa.

 

È una fredda giornata d’inizio inverno quando la porta di casa si apre, io sono sdraiato sul divano, quasi appisolato, incurante del rumore, probabilmente è il giovane stregone che mi porta da mangiare; spalanco gli occhi solo quando avverto una mano posare una carezza sulla mia testa e la voce allegra di Magnus riempire la casa:

 

«Sono partito che sonnecchiavi e torno che dormi, spero almeno che tu abbia fatto un po’ di movimento nei giorni in cui non ci sono stato.»
Non si aspetta veramente una risposta, ma io da bravo gatto apro pigramente un occhio e lo osservo, mentre la sua mano è ancora intenta a posare carezze leggere fra le mie orecchie. Piano inizio anche a fare le fusa, dopotutto sono veramente contento che questo zuccone di uno stregone sia tornato a casa tutto intero.
Lo osservo attentamente mentre gironzola per casa, la luce nei suoi occhi è differente, c’è sempre quell’aria maliziosa e allegra, eppure vi leggo anche altro. Magnus può ingannare chi vuole, ma sicuramente non riesce ad ingannare me. È felice, e ovviamente non è solo per via della guerra e quanto accaduto nella patria dei Nephilim, la sua felicità è dovuta ad altro. Lo so, lo sento, il mio istinto non m’inganna.
Sprizza gioia da tutti i pori e questo è dovuto probabilmente a quel giovane cacciatore, ad Alec.
Quanto è avvenuto fra di loro lo scopro con i giorni, ascoltando Magnus parlare, preparare quel viaggio per lui ed Alec, e sembra che questa volta portino anche me.
«Alec ha bisogno di distrarsi e nel frattempo impareremo a conoscerci meglio» mi dice soprappensiero.
Spero solo che questa idea non sia una follia, fuggire in un viaggio intorno al mondo non credo sia il metodo migliore per superare la perdita di suo fratello, ma ho come l’impressione che forse Magnus riuscirà a lenire il dolore del ragazzo, ed anche se questo è il metodo sbagliato io non ho voce in capitolo, posso solo stare qui ed osservare quanto avviene intorno a me.

 

Sono giunto a due conclusioni, la prima è che odio viaggiare, la seconda, che caso mai dovesse riaccadere mai e poi mai partirò con questi due.
Magnus suppongo che si sia perso quel po’ di cervello lungo la strada, la guerra e poi l’amore devono aver avuto effetti devastanti su di lui e sulla sua povera psiche, in quanto ad Alec, oddio sono passate settimane e ancora non riesce a sopportare l’intimità che è nata fra loro.
Dico io, non è che in queste settimane si sono guardati in faccia, sì, hanno girato, hanno parlato, ma arrivati ad un certo punto i grandi letti matrimoniali delle suite che prenotava Magnus sono serviti anche ad altro, ed ecco che mi è venuto in mente un altro motivo per non partire mai più in viaggio con questi due o una qualsiasi altra coppia, troppo rumore durante la notte.
Ammetto però che i giorni in Egitto sono stati i più divertenti dopo che questi due sono scappati da tutti: Alec da sua sorella e le sue battute, dal suo amico antipatico e anche dalla sua famiglia, ma più di ogni altra cosa è scappato dal dolore. Anche se bisogna ammetterlo questo continua a perseguitarlo in ogni momento.
Dolore e senso di colpa camminano di pari passo con lui.
Ogni tanto Magnus osserva il suo sguardo adombrarsi e tenta di scacciare i ricordi, il dolore, ma sia io che lui sappiamo che ci vorrà tempo: quel dolore non svanirà, Alec dovrà imparare a conviverci. Dicevo, i giorni in Egitto sono stati fantastici, abbiamo visto le piramidi e anche le statue di miei lontani antenati, forse non sono proprio miei antenati, ma lasciamo stare. Dovevo nascere in questo paese millenni fa, quando quelli della mia razza venivano venerati e coccolati come divinità.
Tornando alle due colombelle innamorate, si sono divertiti come matti, ed Alec osservava curioso questo mondo così differente da quello dove è cresciuto, credo che Magnus interiormente fosse compiaciuto per averlo sbalordito a questo modo.

 

Sono sempre più convinto che i viaggi in aereo siano deleteri, perché sono costretto a viaggiare in una gabbia nella stiva di questi scatoloni di metallo, io sono il gatto del sommo stregone di Brooklin, insomma, un minimo di rispetto.
Il tragitto verso Parigi è stato un incubo, la permanenza a Parigi lo è stata, penso che i miei ricordi della Francia saranno legati per l’eternità a quei due che fanno… oddio non voglio nemmeno pensare a quello che hanno fatto.
L’idea di Magnus non è stata fra le migliori, far scoprire il sesso ad Alec. — Dio che vergogna — non si sono contenuti nemmeno un po’, mi sono nascosto nel soggiorno della suite, la TV accesa al massimo, ma quello che hanno combinato credo che rimarrà impresso nella mia mente per tutte le mie sette vite.

 

Il resto di questa lunga vacanza è proseguito senza intoppi, abbiamo ripercorso i luoghi del passato di Magnus, affinché Alec potesse comprenderlo un po’ di più, capire con chi ha deciso di legare il suo destino.
I giorni sono trascorsi tranquilli, piano gli occhi azzurri del giovane Nephilim sono tornati ad essere due mari tranquilli. Il mio umano è riuscito a compiere una nuova magia, è riuscito a legarsi a questo giovane cacciatore pieno di insicurezze e dubbi e pian piano sta curando il suo animo ferito.
Sembra che il futuro sia loro, sembra che siano pronti a vivere ed assaporarsi ogni istante che il destino è pronto a donargli, peccato che questa quiete viene interrotta sul più bello, non so perché ma vengono richiamati a casa.

 

Il loft che condivido con Magnus è silenzioso, non appena entriamo le luci si accendono e ai miei occhi compaiono i luoghi familiari in cui ho vissuto sino a questo momento.
I ricordi di questi ultimi tempi man mano vengono relegati in un angolo della mia mente, sono stanco e non vedo l’ora di potermi andare a rifugiare sul divano, la mia cuccia, a vedere la pay tv.
Non avere Alec intorno è strano, ma un po’ di pace e qualche coccola me la merito anche io, dopotutto non posso essere messo in ombra da un cacciatore dagli occhi blu, io sono molto più carino e coccoloso.
Siamo seduti sul divano, io e Magnus, la televisione parla a non finire, ma nessuno dei due segue quanto dicono, ognuno di noi troppo preso dai suoi pensieri. Avverto la mano del mio umano passarmi sulla testa, tocchi leggeri che sfiorano la mia pelliccia tigrata. Magnus è distante, la sua mente è altrove, il suo sguardo è preoccupato e non riesco a capirne il motivo, non credo che i suoi crucci siano dovuti ad Alec, al rapporto che ha con lui, eppure ho come l’impressione che ci sia qualcosa che non va. Il rientro repentino a New York ha qualcosa di strano, né io né Alec ce lo aspettavamo, eppure entrambi hanno preparato i bagagli e sono tornati a casa, alla realtà, alla vita di tutti i giorni.
Un brivido percorre il mio corpo, il pelo si rizza mentre una strana sensazione s’impossessa di me, ho come l’impressione che da qui in poi non tutto sarà rose e fiori, il mio istinto difficilmente sbaglia. Socchiudo gli occhi ed inizio a fare le fusa, l’unica cosa che posso fare in questo momento è distrarre Magnus dai cupi pensieri che si sono impossessati di lui, per il futuro si vedrà, cercherò di fare il possibile affinché a questi due non accada nulla, non è da tutti avere due umani così speciali, uno stregone, ma uno vero, e un Nephilim, un cacciatore, sia mai che perda questo status di privilegiato, nel mio piccolo farò di tutto affinché rimangano assieme.
Con questi pensieri nella testa lascio che le carezze distratte di Magnus mi cullino fino a quando non mi addormento, domani riprenderò ad occuparmi di loro, a riflettere su questa strana coppia che si è creata, ora però ho solo bisogno di riposare.

 

 

 

 

Note dell’autrice:

 
Cosa dire questa storia ha molta licenza poetica, ovvero non avendo letto il quarto libro, ma conoscendo gli avvenimenti a grandi linee mi sono inventata un pochino di cose, ho chiesto anche informazioni su dove fosse finito questo povero micione quando Magnus è partito prima per Alicante e dopo con Alec, ma nessuno mi ha saputo rispondere, mi hanno detto che la Clare non lo ha scritto, quindi ho inventato, abbonatemelo.
È una storia scritta così, una prova, un gioco, un modo per staccare dalle mie altre e anche cercare di immaginare un punto di vista esterno, non di parte nei libri.
Spero che questo mio piccolo lavoro possa piacere.

 

 

 

 

 

   
 
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