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Autore: Rozen Kokoro    03/08/2012    9 recensioni
“Possibile che in questo Centro Pokèmon nessuno abbia il vizio di bussare?!”
[Ikarishipping, with lov♥]
Genere: Commedia, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucinda, Paul
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
- Questa storia fa parte della serie 'Opposite Attracts'
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One of these Night


Iniziamo questo amabile sclero, di cui ho una paurissima a pubblicare. Sappiate che questa è una Lime, non una Lemon, quindi si scambieranno abbastanza effusioni, ma non troppe v__v. Sto seriamente tremando, perchè è la mia prima Lime, la mia prima Erotica, la mia prima tutto! ;_; Quindi, Attenzione! La storia non contiene atti sessuali descritti e trattati nel particolare, ma ci saranno alcuni riferimenti. Spero di non aver scritto una cosa schifosa e di non rovinare così la coppia. Ma passiamo alle dediche che è meglio. Dedico la storia alla mia Beka, Enne, perchè è la mia prima erotica e perchè sì♥ Non aggiungo altro, spero solo che non moriate dopo aver letto 'sta cosa. La vosta Kohchan in un momento di vergogna~





Il sole stava lentamente calando dietro le montagne, colorando il paesaggio di un rosso acceso. L’atmosfera era decisamente romantica, peccato che quella musica assordante stava rovinando tutta quella tranquillità che si era formata. Dentro quel Centro Pokèmon quasi vuoto risuonava Teenage Dream, accompagnata da una voce acuta e leggermente stonata. Paul, che si trovava proprio affianco alla stanza da cui proveniva quel frastuono, cominciò ad innervosirsi parecchio, sbattendo una mano sulla scrivania. Neanche un po’ di pace a quell’ora? Alle nove di sera, quella ragazzina patetica doveva mettersi a disturbare la quiete pubblica? Si asciugò la fronte sudata, sospirando esasperato. Quel caldo non faceva che scaldare il suo animo bollente, colorando il suo viso di un rosso acceso; odiava quel caldo, lo detestava, odiava quel mese torrido, Luglio, quel Centro Pokèmon e quella ragazzina. Oh sì se la odiava. Si scrollò leggermente, aprì la porta e si posizionò davanti alla camera della blu. Bussò ripetutamente, ma la musica era troppo forte e non riusciva a sentire. L’unica cosa da fare era entrare direttamente, ma la paura di trovarla in circostanze alquanto compromettenti lo invase del tutto. Pregò Arceus che fosse vestita, chiuse gli occhi e aprì lentamente la porta; sospirò di sollievo nel viderla in pigiama. Tossì per un paio di volte, facendo così girare Lucinda verso di lui. La vide sobbalzare, sorpresa e imbarazzata.
“Allora?”
“Allora che?”
“Abbassi il volume di questo aggeggio infernale?” Domandò a Lucinda, indicando lo stereo. La diciottenne stava per rispondergli con un sonoro No quando ebbe un’illuminazione. Paul era un ottimo scaccia-noia.
“Lo faccio ad una condizione.” Disse spegnendo lo stereo.
“E sarebbe?”
“Che resti a farmi compagnia.”Disse tutto d’un fiato, arrossendo. Paul rimase per pochi secondi titubante sulla porta, indeciso se darle retta o tornarsene in camera. Calmati, Paul, calmati. E’ una ragazzina, non ti farà niente. Se torni in camera sei fottuto, lo sai vero? Alzerà il volume al massimo pur di farti restare qui. Quindi vai.
“Tsk, d’accordo.” Disse infine, sedendosi accanto a lei. Lucinda sorrise, osservandolo bene. Quanto poteva essere sexy? Al sol pensiero, avvampò, mordendosi il labbro inferiore. Perché l’aveva invitato a restare con lei? Quale era il suo vero scopo?
“Allora? Cosa dovremmo fare?” Domandò Paul, ma le parole gli morirono in gola. Senza esitazioni, Lucinda prese il suo volto tra le sue mani, fissandolo per pochi secondi. Il suo scopo era quello, ne era certa. Sapeva cosa doveva fare, non aveva più dubbi. Così lentamente fece aderire le loro labbra, socchiudendo la bocca per approfondire il bacio. Sentì Paul irrigidirsi sotto di lei, poi le sue mani le avvolsero la vita, avvicinandola sempre più. Le mani di lei si intrecciarono con le sue folte ciocche viola, e sospirò nel bacio. Inspiegabilmente(ma forse neanche tanto) la giovane finì a cavalcioni su di lui, lasciando che le accarezzasse la schiena.  “Asp-!” Non poté finire la frase che fu spinto da Lucinda sul letto, finendo a pochi centimetri dal suo viso. La blu si appoggiò sui gomiti, riprendendo fiato.
“Era questo che avevi in mente quando mi hai invitato ad entrare?” domandò Paul divertito.
“No, pensavo di giocare a carte.”
“E cosa ti ha fatto cambiare idea?”
“… non devi mai presentarti davanti a me in boxer.”
Paul rise di gusto, spostandosi una ciocca di capelli. “Me ne ricorderò in futuro.”
Lucinda sorrise dolcemente, chinandosi per baciargli la fronte. Ma Paul con uno scatto felino affondò il viso fra l’incavo del suo collo, e cominciò a baciarlo con estrema foga. Il modo di sedurre di Paul non prevedeva smancerie o robetta varia. L’intraprendenza era la sua arma migliore.
Lucinda arrossì di botto, mordendosi il labbro inferiore. Stava perdendo letteralmente il controllo della situazione; era Paul ora a guidare quel ballo. Senza troppi convenevoli le tolse la maglia, facendola sobbalzare. Che imbarazzo… Cercò di coprirsi appoggiandosi di peso sul ragazzo; questo si stacco da lei e inarcò un sopracciglio.
“Che c’è? Hai iniziato te a ballare, ora hai paura di fare i passi?”
“Paul, fottiti.” Sibilò a pochi centimetri dal suo volto.
“Da solo? Non c’è gusto.” Sorrise maliziosamente.
“Vorresti il mio aiuto per caso?”
“Ottimo intuito…”
La blu rimase per pochi secondi in silenzio. “Cosa… cosa dovrei fare?”
Paul sospirò esasperato. “Iniziare a spogliarmi, per esempio.”
“Perché, non puoi spogliarti da solo?”
“Che gusto ci sarebbe? Andiamo è quello il bello.”
“Io non ci trovo nulla di così bello…”
Il giovane si massaggiò la radice del naso. Possibile che era così pudica? “Non sei per nulla eccitante…” sospirò.
“Ehi!”
“Dimostrami il contrario, allora.” Era una sfida. Lucinda adorava le sfide, e odiava perderle. Così sorrise maliziosamente, leccandosi il labbro superiore. Lentamente insinuò la sua mano sotto la T-shirt nera del ragazzo, sfiorando il suo torace, mentre sfilava quell’indumento ingombrante con estrema impazienza. Il viola sogghignò, prendendole i fianchi e avvicinandola lentamente. “Brava, ragazzina. Ora però tocca a me.” Le sue mani si portarono all’attaccatura del reggiseno. Lucinda sentì il fuoco invaderla completamente, mentre le mani poco esperte del giovane cercavano di sganciare quella dannata serratura. La blu sospirò, osservando il giovane mordersi il labbro e cominciando ad innervosirsi. Udì alcune imprecazioni sottovoce da parte del viola; poi il suo cipiglio si trasformò in un sorriso di vittoria quando riuscì nel suo intento. “Sì!” Esclamò.
“Sei il più infimo degli infimi.” Sibilò la blu.
“Lo so.” Sorrise maliziosamente.
Lucinda si mise in posizione eretta, togliendosi quell’ingombro che le era stato appena scassinato.
Ok, Paul è sempre stato un ragazzo ragionevole, da un autocontrollo di ferro, si può dire. Non si era sconvolto quando, per sbaglio, due ragazze si erano cambiate nello spogliatoio maschile. Non aveva avuto reazioni, il che lo cominciava a preoccupare. Ma in quel momento si rese finalmente conto che anche a lui circolava il sangue nelle vene. Arrossì leggermente, posando la testa sul cuscino. Dannazione, cerca di controllarti!
Lucinda inarcò le sopracciglia, prima di sentire qualcosa premergli sulla coscia.
Oh.
Abbassò lo sguardo, avvampando dall’imbarazzo. “Beh, non pensare che mi metta a fare qualcosa con quel coso.”
“E perché?” Il tono di Paul era leggermente offeso.
“Blah! Non mi piace fare certe cose!”
Paul si mise seduto, cingendola in un abbraccio; poi si avvicinò al suo orecchio sussurrandole “Ma, tesoro, esistono i preliminari.”
Una gocciolina di sudore attraversò la fronte di Lucinda, mente lo spostava dal suo corpo “Non sei bravo a recitare.”
“Lo so, lo so.”
“E poi… cosa sono i preliminari?”
Paul sospirò. “Oddio, sei ancora vergine.”
“E allora? Tanto lo sei pure te!”
“… Q-questo è un altro discorso.”
“Quindi sei vergine?”
“Non ho mai detto di esserlo.”
“Quindi non sei vergine?”
“Non ho mai detto neanche questo.”
“E allora cosa sei?”
“Eeeh sapessi…”
Lucinda assottigliò lo sguardo, mentre Paul sogghignò divertito. Adorava prenderla in giro.
“Ma, spiegami (perché devi spiegarmi)… com’è questa reazione?” Domandò, indicando in basso.
Paul rimase letteralmente di stucco, non sapendo cosa rispondere. Insomma, una diciottenne che non sapeva certe cose? Dai!
“Mica è colpa mia se ti è cresciuto il petto.” Disse socchiudendo gli occhi. Lucinda sorrise ampliamente, arrossendo. “Oh, l’hai notato! … Un momento! E tu quando le hai viste?!”
Paul la guardò come si guarda un povero mentecatto.  “Lucinda, sono un maschio, anche io guardo certe cose…”
“Tu? Ma per piacere!” La blu cominciò a ridere, facendo innervosire il giovane. Si era stancato di stare a parlare, doveva fare qualcosa, prima di lasciarle il controllo della situazione. La avvicinò a sé, facendo aderire il suo prosperoso seno al suo corpo, scaldando ancor di più il suo animo rovente. Lentamente accarezzò il braccio di Lucinda, fino ad arrivare alla sua coscia “Ora però facciamo sul serio…” Sussurrò, avvicinandosi man mano ai suoi slip. Ma qualcosa distrasse entrambi, che si voltarono simultaneamente verso la porta.
 

******


“Lucinda, i tuoi Pokèmon sono in perfetta forma, ecc- OOOOOOCCIIIELOOOO!!” Urlò l’Infermiera Joy, lasciando cadere le Pokèball a terra. “S-Scusatemi taaanto!!” Paul e Lucinda rimasero immobili a fissarla, completamente spiritati. Dopo svariati inchini, Joy si dileguò, fuggendo via. Le Pokèball rotolarono ai piedi del letto, facendo un rumore metallico che rimbombò per tutta la stanza. Paul era ancora lì, immobile, con il corpo di Lucinda caldo che lo stava facendo sudare enormemente. Poi entrambi (finalmente) decisero di muoversi, guardandosi di nuovo. “DAAH!” Urlarono, staccandosi velocemente l’uno dall’altra. Ma cosa diamine era successo?
“N-n-non hai chiuso a chiave?”
“Ovvio che no!”
Lucinda sospirò, rivestendosi. “Possibile che in questo Centro Pokèmon nessuno abbia il vizio di bussare?!”
 

******


Il risveglio fu pigro per la blu, che osservava l’orologio con estremo disgusto. Erano da poco passate le sette, e il sonno e la stanchezza di quella notte si facevano sentire. Voleva restare al letto, ancora cinque minuti. Ma non poteva, doveva alzarsi e andarsi a vestire; poi  l’avrebbe aspettata un lungo viaggio verso la città più vicina. Così si stiracchiò, dirigendosi verso il bagno.
Non appena ebbe finito di lavarsi e sistemarsi a dovere, uscì dalla sua camera per andare a fare colazione. Quel mattino il Centro Pokèmon era stranamente più affollato del solito. Tutto sembrava finalmente filare liscio, anzi, quella giornata sembrava iniziare nel migliore nei modi. Sorrise al suo Piplup “Hai dormito stanotte?”
Ma prima di poter sentire la risposta del suo pinguino, qualcuno si chinò su di lei, sussurrandole in modo sensuale “Ragazzina, ti ricordi quello che abbiamo fatto ieri?” Sentì che stava sorridendo, il che la fece arrossire ancor di più. “I-ieri non abbiamo fatto nulla.”
“Oh, tu dici?” Si alzò “Beh, allora l’abbiamo quasi fatto.” Sogghignò.
“Ecco, quasi.”
Paul si allontanò, salutandola con la mano “Ti aspetto al prossimo Centro Pokèmon, chissà… che non riprendiamo da dove abbiamo interrotto.” Prima di sentire la risposta della sua compagna, uscì da quell'edificio. Lucinda rimase letteralmente di stucco, lasciando cadere il cucchiaio che stava usando per girare il caffè; spostò poi lo sguardo verso il bancone , dove vi trovò l’Infermiera Joy che la guardò con compassione, per poi sospirare teatralmente.
L’odio che provava per quella ragazza dai capelli rosa in quel momento era smisurato.
Sospirò a sua volta, guardando il suo amato pinguino “Lezione del giorno, mio caro Pipulp. Chiudere sempre la porta a chiave.” Concluse, accarezzando la piccola testa del Pokèmon blu.
   
 
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