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Autore: Cara_Sconosciuta    08/08/2012    0 recensioni
In un futuro non troppo lontano, il Mondo Magico è di nuovo in guerra. I babbani di tutto il mondo, scoperta la razza dei maghi, sembrano più decisi che mai a sterminarli, come sempre hanno fatto con ciò che faceva loro paura.
Teddy Lupin, militante nella resistenza fin dalla notte in cui babbani e maghi corrotti gli hanno portato via la sua famiglia, parte con un'amica fidata per una missione lontano da casa, alla ricerca di chi possa salvare quel che resta della sua gente.
Ma nemmeno laggiù, nemmeno nella terra del progresso e dell'uguaglianza, il giovane mago sembra destinato a trovare la pace...
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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La casa era in subbuglio.

Da parecchi minuti un'ambulanza strillava davanti alla porta e i paramedici facevano dentro e fuori in continuazione.

La ragazza pensò che quello poteva di sicuro essere un momento buono.

Nel trambusto, nessuno si sarebbe accorto della sua intrusione e, se lo avessero fatto, avrebbe potuto dire che era una nipote del vecchio accorsa per l'occasione.

Sorridendo, soddisfatta dell'idea, estrasse dalla borsa il cellulare e prese a fingere di parlare, chiudendosi l'altro orecchio con la mano, per poi avviarsi con nonchalance alla volta della piccola casa di legno scuro.

Passando tra i paramedici nelle loro tute catarifrangenti, sentì di sfuggita parole come “infarto” o “arresto cardiaco”. Non le fecero nessun effetto: era più che normale che un uomo dell'età del signor Lindbergh avesse patito un male del genere.

Decisa, si infilò dentro per la porta e su per le scale.

Passando a fianco al corridoio che sapeva portare in salotto accelerò il passo. Un capannello di paramedici, infatti, era concentrato in quella zona. Con ogni probabilità, era lì che il signor Lindbergh era morto e di vedere il suo cadavere non se la sentiva proprio. Dopotutto, gli voleva bene e, se non fosse stato per lui e le sue lezioni, di sicuro non sarebbe mai riuscita a finire il liceo.

Una volta imboccata la scala a chiocciola, stranamente sfornita di personale ospedaliero, seppe che ce l'avrebbe fatta.

Conosceva perfettamente quella casa; dopotutto, andava a prendere ripetizioni da Lindbergh fin dai tempi delle medie, e proprio per questo sapeva cosa cercare.

La ciotola era lì, al suo posto, nella camera da letto del vecchio professore.

La ragazza ne accarezzò delicatamente i contorni. Quante volte aveva desiderato toccarla...

Era fatta di pietra nera, non avrebbe saputo dire di che genere, e intarsiata evidentemente a mano con strani simboli.

Amava le imprecisioni che dimostravano come quell'oggetto fosse unico al mondo...

E poi, ovviamente, c'era la nebbia.

L'aveva vista per la prima volta tre anni prima, quando aveva utilizzato il bagno di casa del signor Lindbergh, e ne era rimasta a dir poco rapita.

La nebbia -perchè davvero non avrebbe saputo in quale altro modo definirla- volteggiava senza sosta all'interno della ciotola e, cosa incredibile, era impossibile da rovesciare.

Lo sapeva perché, per curiosità, un giorno aveva provato a versarne un po'sul pavimento, ma quella era rimasta ben ferma al suo posto.

Accarezzando la pietra fredda, la giovane sorrise.

Lindbergh sembrava tenere a quell'oggetto in maniera spasmodica e, ora che era morto, di certo sarebbe stato contento di sapere che l'aveva preso in custodia una persona a cui aveva voluto bene.

E poi sarebbe stato davvero bene nella sua collezione...

Guardandosi intorno con circospezione, la ragazza estrasse dalla borsa un grosso panno e vi avvolse il pesante bacile, per poi riporlo con cura nella grossa borsa che portava a spalla.

Solo in quel momento si rese conto che le voci al piano di sotto si erano spente.

Che fossero andati via tutti?

Tranquilla, scese le scale, il suo pesantissimo tesoro ben stretto al corpo.

Stava giusto per infilare la porta d'uscita, quando una voce maschile la gelò.

Miss Darrington, è lei? Che accidenti ci fa qui?”

Accidenti ai suoi genitori, troppo ricchi per essere sconosciuti.

Voltandosi, la ragazza indossò il suo migliore sorriso innocente.

Dottore... Avevo appuntamento con il professor Lindbergh per una lezione oggi... ma evidentemente se ne è dimenticato, perché non è in casa...”

Il medico assunse un'espressione sospettosa.

Quando è arrivata?”

Oh, pochi minuti fa, sono passata dalla porta sul retro.”
Evidentemente soddisfatto dalla spiegazione, il medico passò un braccio intorno alla spalla della ragazza.
“Miss Darrington...”

Mi chiami Regina.”
“Regina, temo di avere una brutta notizia riguardo al suo professore...”


Il cielo dell'America son mille cieli sopra a un continente

Il cielo della Florida è uno straccio bagnato di celeste

-F.Guccini, Canzone per Silvia-


Quando Teddy Lupin uscì dall'aeroporto e prese la sua prima boccata d'aria americana, gli parve di respirare fuoco vivo.

Non era mai stato in un paese con il clima della Florida e quel caldo sembrava penetrargli dentro da ogni lato, incrementato dai suoi vestiti troppo scuri e troppo pesanti.

Silvia dal canto suo, gli trotterellava a fianco, eccitata come una bambina.

Le era piaciuto tutto. Aveva trovato il viaggio in aereo -sul quale si era fatta riservare il posto in testa, per evitare di rimanere incastrata tra i sedili- a dir poco entusiasmante, mentre lui si disperava, terrorizzato, maledicendo il generale per non averli lasciati materializzare direttamente a Miami.

Si era poi eccitata da impazzire davanti al tapis roulant che trasportava i bagagli e, quando una signora americana, impressionata dalla sua stazza, le aveva chiesto dove fosse diretta e perché, aveva inventato un'inverosimile storia circa il loro viaggio di nozze.

E ora camminava con il naso in alto, senza guardare la strada davanti a lei, gli occhi brillanti di aspettativa.

Guarda, amore! Guarda che cielo!”

Non mi chiamare così, idiota.” Fu l'unica risposta che le riuscì di ottenere.

Tuttavia, Teddy non riuscì a trattenersi e guardò in alto, trovandosi davanti ad un azzurro abbagliante, semplicemente il più limpido che avesse mai visto.

Decise all'istante che, nel mondo babbano, i suoi occhi avrebbero avuto quel preciso colore.

Che te ne pare?” Domandò, sbattendo giocosamente le ciglia verso l'amica.

Silvia ridacchiò.

Teddy allegro era una novità. Una novità molto, molto gradita.

Stai diventando vanitoso, Lupin?”

Teddy prese una boccata d'aria a pieni polmoni.

Si sentiva inebriato, sollevato, leggero.

Non aveva idea del motivo, ma gli sembrava davvero che il solo allontanarsi dall'Inghilterra gli avesse fatto bene.

Dove alloggiamo?” Domandò, sinceramente curioso.

Un appartamento poco lontano da qui. Al telefono la proprietaria mi è sembrata molto amichevole, quindi ho pensato che si potesse fare un tentativo. Dici che farà problemi per la mia stazza?”

Teddy si strinse nelle spalle.

In America? Credo che abbia visto cose ben più strane. E poi tu soffri di...”

...sindrome di gigantismo, lo so. Sono solo un po'ansiosa. Non voglio farmi sparare addosso dalla donna che ci ospita.”


La donna in questione, pochi minuti dopo, dimostrò di non essere assolutamente in grado di reggere un fucile né, tantomeno, di usarlo.

Gladis Goldrow era una vecchina minuscola, tutta ossa e capelli e dotata di due grandissimi ed indagatori occhi verdi.

Arrivava, con il punto più alto dei vaporosi ricci bianchi, appena a sfiorare il gomito di Silvia e Teddy pensò, allegro, che era uno spettacolo non indifferente vederle vicine.

Mrs. Goldrow li accolse con entusiasmo, dimostrandosi per nulla intimorita rispetto alle dimensioni della sua futura inquilina.

Dopo essersi presentata, afferrò saldamente la mano destra di Silvia e la sinistra di Teddy e se li trascinò appresso, su per una scala così stretta che la giovane italiana fece quasi fatica a passarci.

Ho spolverato tutto stamattina. Al signor Darrington non piace che le sue case vengano affittate in disordine, e non posso dargli torto.”
“Pensavo che la casa fosse sua.” Osservò Silvia.

Oh, no, mia cara, no. Io sono la custode; l'edificio appartiene tutto al signor Darrington. Ma non vi preoccupate, lui non c'è mai. Dovrete fare riferimento soltanto a me. Ma ditemi...da quanto siete sposati?”

Tre mesi” Rispose Teddy, pronto.

E dove mi avete detto che avete vissuto fino ad ora?”

Melbourne.” La donnina strinse gli occhi. “In Australia, Mrs. Goldrow.”

Ma certo, certo... mi stavo solo chiedendo perché una bella coppia come voi dovrebbe lasciare un posto meraviglioso come l'Australia.”
“Per cercare l'avvenura.” Sorrise Silvia e la donna parve soddisfatta.

Benissimo.... ma state attenti... forse da voi si sta bene, ma qui c'è una guerra in corso. Non è forte come in Inghilterra, ma si sente forte e chiara. Se volete scendere nel mio appartamento più tardi, potrei offrirvi qualche dolce e farvi firmare il contratto. Come avete detto che vi chiamate?”
“Sarah e Lawrence Nguyen.” Replicò Teddy, prendendo la mano di Silvia nella sua e pregando con tutto se stesso che il piano funzionasse e che l'accento italiano della sua partner non fosse un problema.

Mrs.Goldrow, in ogni caso, annuì, soddisfatta.

Allora vi lascio sistemare, ragazzi. Ci vediamo più tardi e mi raccomando... non fate troppo rumore, se capite cosa intendo. Gli inquilini del piano di sopra sono piuttosto fastidiosi.”

Ridacchiando della sua stessa battuta, se ne andò, chiudendosi piano la porta alle spalle.


Guarda un po' quello che ho

è una raccolta preziosa lo so

vi sembrerà che io sia una che ha tutto ormai

i tesori, le ricchezze, chi mai al mondo ne ha più di me

se guardi intorno dirai “Che meraviglie!”

-La Sirenetta, Il mio mondo-


Signorina, desidera mangiare qualcosa?”
Regina alzò gli occhi al cielo: a volte non sopportava davvero di avere così tante persone sempre pronte a badare ad ogni suo bisogno. Non le servivano i loro servizi: tutto ciò che serviva era oltre la porta della sua camera.

Se solo fosse riuscita ad entrare....

Salve Lara.” Sorrise, rivolta alla domestica. “Sono a posto, grazie.”

E, in un attimo, sparì oltre la porta.

Regina Darrington aveva categoricamente proibito a tutti i componenti della sua famiglia e della servitù di mettere piede nella sua stanza e il motivo era a dir poco palese.

In ogni angolo, su ogni scaffale erano riposti oggetti delle fogge più diverse e dalla provenienza probabilmente ancora più varia.

Delicatissime uova di fabergé, soggiornavano fianco a fianco con statuette africane e Buddha asiatici. Gioielli di immenso valore e bracciali di gomma, preziosa cristalleria e piccoli rompicapo; tutto aveva una sua collocazione nella stanza della giovane.

Sorridendo, Regina si lasciò cadere sul letto, sul quale sporgeva la mensola dedicata ai suoi oggetti preferiti. Un grosso vuoto era ben visibile nel mezzo di esso.

Con estrema delicatezza, la ragazza estrasse il bacile di pietra dalla borsa. Era pesante e freddo e, fortunatamente, la nebbia che conteneva vorticava ancora al suo posto.

Emozionata, la giovane lo sistemò al posto d'onore che aveva preparato per lui.

Grazie Aaron..” Mormorò, posando un morbido bacio sulla pietra dura. “Mi mancherai tanto.”

Una lacrima silenziosa scivolò sulla sua guancia.

In silenzio, scelse da un altro scaffale un grosso peluche a forma di gatto e lo strinse forte al cuore, lasciandosi andare ad un pianto ristoratore.


Continua....

   
 
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