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Autore: Deilantha    10/08/2012    7 recensioni
Due sconosciute s’incontrano un pomeriggio d’inizio estate, in luogo solitario, apparentemente disabitato. La confidenza che s’instaura istintivamente tra loro e quel luogo misterioso, le porteranno a vivere una notte inaspettata e a ritrovare legami andati perduti.
[One Shot classificatasi al primo posto nel Summer Contest Obbligo e Tabu, indetto da Butterphil, CinziaBella1987, Elle Sinclaire ed Emily Alexandre ]
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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concorso obblighi e tabù

Summer Contest "Obbligo e Tabu"

Nick sul forum: Deilantha
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Titolo storia: L’eau, le feu et une vie oubliée
Personaggi scelti: 7- due donne sulla quarantina che lasciano i mariti a casa

Location scelta: 8- in una cittadina sperduta di campagna.
Obbligo:
crêpes integrale, dolmen, ombrello a scacchi.
Tabu: animali da pascolo, mulini, strade sterrate.

Piccola intro alla one shot:
Due sconosciute s’incontrano un pomeriggio d’inizio estate, in luogo solitario, apparentemente disabitato. La confidenza che s’instaura istintivamente tra loro e quel luogo misterioso,  le porteranno a vivere una notte inaspettata e a ritrovare legami andati perduti.








L'eau, le feu et une vie oubliée 


(L'acqua, il fuoco e una vita dimenticata)





 

Yumiko era perplessa.

Si guardava intorno e non aveva la più pallida idea del perché si trovasse in quel luogo: Labastide-Marnhac, un piccolo villaggio di campagna situato nella regione dei Midi-Pirenei, che contava a mala pena un migliaio di abitanti…

A dire il vero, non era proprio un mistero la sua presenza in Francia…

 

Da pochi mesi aveva compiuto quarant’anni: quello era un traguardo critico e le sue amiche l’avevano istruita a dovere su come si sarebbe potuta sentire, sul senso di depressione che sarebbe arrivato non appena si fosse resa conto di essere entrata nel giro degli “anta” e su come avrebbe sentito il desiderio di rinnovarsi.

Era così stanca di sentirsi ripetere: “Vedrai come ti sentirai”, che alla fine, quand’era giunta la fatidica data, non le aveva quasi dato peso, non sentendo cambiamenti in lei sia durante quel giorno, che nei successivi.

I suoi figli le avevano organizzato una festa a sorpresa con la complicità di suo marito, che a sua volta le aveva regalato una settimana di relax prepagata, in una meta a sua scelta.

Grand’uomo suo marito.

L’aveva sempre appoggiata e spronata nei momenti più bui, l’amava  da vent’anni sempre con la stessa luce negli occhi ed ogni volta che Yumiko si fermava a guardarlo, non poteva fare altro che ripetere a sé stessa, quanto fosse fortunata.

Sì, Yumiko era fortunata.

La sua vita era praticamente perfetta: aveva un lavoro come responsabile in un’azienda produttrice di cosmetici e il suo piglio deciso le aveva fatto guadagnare il rispetto dei colleghi, nonostante il suo aspetto. Piccola di statura, dai lunghi capelli neri, aveva sempre dovuto lottare per essere rispettata, perché la sua figura riusciva a scatenare tutto tranne rispetto: Yumiko sembrava un’eterna bambina e in un mondo di uomini, sembrare innocente e indifesa equivaleva ad essere sbranata ogni singolo giorno.

Ma del resto, chi conosce meglio la cosmesi, di una donna? Anche se negli ultimi anni, molti uomini avrebbero potuto rubarle lo scettro della conoscenza, lei aveva chiaro nella mente ciò che le donne cercavano dai cosmetici e faceva di tutto per far sì che l’azienda fosse all’avanguardia nella  qualità dei prodotti.

E se dal punto di vista professionale non aveva assolutamente di che lamentarsi, nemmeno la vita privata faceva eccezione.

Aveva due figli meravigliosi: Richard e Claire, rispettivamente di quindici e dodici anni. Erano la sua gioia e il suo orgoglio: nonostante l’età critica che stavano attraversando, non avevano mai mancato in rispetto verso di lei e suo marito. Erano stati davvero una benedizione per il loro matrimonio.

Matrimonio che durava da diciassette anni.

Lei e Paul si erano conosciuti all’università e si erano innamorati all’istante, così appena terminati gli studi, il suo ragazzo aveva trovato un lavoro e l’aveva chiesta in moglie come da tradizione: in ginocchio, dopo una romantica cena a lume di candela. Quella era stata la serata più bella della sua vita, prima della nascita dei suoi figli.

Sì, lei era una donna fortunata.

 

Eppure la crisi dei quarant’anni le era piombata addosso ugualmente.

 

Per caso, all’improvviso.

Quando meno se l’aspettava.

 

Stava ritirando un abito dalla lavanderia, quando aveva urtato un giovane che, scusandosi, le aveva dato del lei, apostrofandola con il termine “signora”.

Non era un caso strano: da quando si era spostata aveva messo in conto di dover abbandonare l’appellativo giovanile di “signorina” e non le era mai pesato, perché quella sostituzione indicava semplicemente che aveva trovato un compagno per la vita, con cui condividere il suo cammino. Inoltre il suo aspetto giovanile, se non bambinesco, l’aiutava a non sentire il tempo scorrere.

Invece in quell’occasione, qualcosa si mosse dentro di lei e si ritrovò ad uscire dalla lavanderia come imbambolata, girarsi verso la vetrina, osservarsi e dire ad alta voce:

“Sto invecchiando!”

Così nel tempo di una settimana, andò a riscuotere il suo regalo, partendo senza dare troppe spiegazioni alla famiglia.

All’agenzia di viaggi le avevano consigliato il sud della Francia per i suoi paesaggi naturali, per la poca contaminazione urbana e per la ricchezza del folklore dei luoghi, così intrisi di storia.

Le piaceva l’idea di ritrovare sé stessa in un luogo di pace, ma non voleva finire in ritiro spirituale come i comuni Cattolici.

A dir la verità, non si era nemmeno mai considerata tale.

A dir la verità, non si sentiva parte di alcuna religione.

Era nata in Giappone da genitori inglesi che, presi da una passione improvvisa per il Sol Levante, avevano deciso di trasferirsi in quello stato e darle un nome che l’integrasse in quella società.

Purtroppo, a discapito delle buone intenzioni dei due, Yumiko non si era mai sentita davvero a casa sua in Giappone. Non riusciva a sentirsi a suo agio con le regole di vita che dominavano quel popolo e non riusciva a concepire sé stessa come giapponese. Di conseguenza, una volta conseguito il diploma, decise di andare via da quella nazione e tornò a Birmingham dai suoi nonni.

Credeva di stare meglio in un ambiente che le appartenesse per DNA, eppure continuava a sentire dentro di sé che qualcosa le mancava…

Quando incontrò Paul credette di aver trovato quel qualcosa e quando lui la chiese in moglie, pensò di essere finalmente ad un passo dalla serenità.

Eppure ancora sentiva di non essere appagata.

Cercò di costringere sé stessa in una vita che seguiva le normali regole, cercò di dare una direzione a ciò che doveva essere… In mancanza di una volontà precisa, tutto doveva essere ben controllato, in modo che la sua inquietudine fosse tenuta sotto controllo e in catene.

Ma in quel “Mi scusi signora”, tutte le sue paure erano riemerse: Yumiko sentiva che la sua vita stava andando in una direzione che non riusciva a sentire sua, non riusciva a vedersi nel ruolo che si era ritagliata nella società.

Era in crisi esistenziale e forse un minimo di spiritualità le avrebbe fatto bene, anche se in forma leggera e non da Cattolica praticante.

Così, era finita a Cahors, cittadina situata nella regione dei Midi-Pirenei, sulla rotta del Cammino di Santiago.

Non sapeva perché avesse scelto proprio quella cittadina, si disse che qualcosa doveva averla colpita inconsciamente…

Ma perché il giorno dopo, nel tardo pomeriggio, aveva deciso di scendere a valle e farsi lasciare dal taxi ai margini di quel villaggio sperduto, a nove chilometri da Cahors?

C’era davvero qualcosa di oscuro e incomprensibile dentro di lei!

Un accenno dell’anima vagabonda che aveva portato i genitori a vivere in Giappone, fece capolino anche in lei e le disse che tutto sommato, valeva la pena di fare un giretto turistico in quel villaggio; magari in quel luogo avrebbe trovato le risposte che cercava…

S’incamminò per quella che doveva essere la strada principale: una lunga via asfaltata che  sembrava dividere in due quel piccolo agglomerato di case, costruite tutte in pietra locale, tagliata  in blocchi regolari, ordinatamente messi in fila, come dei grossi mattoni. Le imposte erano in legno, ma solo alcune case le avevano mantenute del colore naturale, poiché la maggior parte di esse era corredata di porte e finestre di un azzurro vivace, che ricordava quello delle case greche.

L’atmosfera generale di quel luogo era pacifica e riconduceva all’assoluta tranquillità… anche troppa a dire il vero: da quando era lì, Yumiko non aveva ancora incontrato un solo abitante!

E proprio in quel momento, quasi a confutare quell’ultimo pensiero, sentì una voce arrivarle dalla sua destra:

“Oh finalmente vedo qualcuno!”

L’inglese si voltò e vide arrivare una donna minuta, dai tratti asiatici e dai capelli di un rosso ben poco naturale, raccolti in due code alte e gonfie. Portava dietro di sé un grosso zaino da campeggio,  a cui erano appesi un pentolino in acciaio, quello che sembrava un sacco a pelo e un ombrello a scacchi bianchi e neri, l’unica cosa che quella donna avesse di poco colorato! I suoi abiti erano di foggia sportiva: una semplice canotta e cargo pants, e tutto l’insieme le dava l’aria di essere reduce da un campeggio, ma i colori pastello di quei vestiti (rosa confetto per la canotta e celeste chiaro per i cargo, più un giallo pallido per le scarpe), ben poco si adattavano all’abbigliamento tipico di chi è in giro per il mondo. Sembrava una caricatura più che un essere umano e d’improvviso, i ricordi della sua vita in Giappone presero il sopravvento e una strana malinconia si fece largo in lei: a Tokyo aveva visto tantissime ragazze vestirsi con quei colori e con quei capelli sgargianti… ragazze con cui non si sentiva affatto in sintonia…

La donna arrivò alla sua altezza e le rivolse un sorriso cordiale e amichevole:

“Che bello vedere qualcuno in questo villaggio! Non so più da quanto tempo sono qui a rigirarmi queste quattro strade in cerca di un essere umano!” 

A quanto sembrava, Yumiko non era la sola ad essere arrivata per qualche oscura ragione in quel luogo…

“Sono Sabine, piacere di conoscerti” le porse la mano in attesa di stringerla…

“Sabine?”

L’inglese le lanciò un’occhiata perplessa: non si sarebbe aspettata un nome occidentale per quella donna che aveva tutta l’aria di essere giapponese…

“Sì, Sabine Matsumoto…” guardò la sua mano, ancora in attesa e riportò lo sguardo su Yumiko, con espressione interrogativa:

“Non è così che usate salutarvi voi occidentali?”

“Oh, che maleducata, scusami! Il fatto è che non mi aspettavo che avessi un nome del genere… Io sono Yumiko Gainsborough”

A quel punto toccò a Sabine guardarla sorpresa:

“Stavo per dirti che ci sono abituata, ma ho come l’impressione che anche tu abbia qualche problema con il tuo nome!”

Le rivolse un sorriso cordiale e Yumiko non poté che sentirsi contagiata dal suo buon umore.

 

*****

 

“Quindi sei in fuga dalla tua vita!”

Le due donne erano sedute su una delle panchine che si trovavano davanti ad un edificio isolato di grandi dimensioni: la targa apposta accanto all’entrata l’indicava come la sala per le feste, gestita dal comune e affittabile per ogni tipo di evento che richiedesse un grande spazio.

L’edificio era attorniato di verde e il piccolo parco giochi antistante, aveva costituito l’unico punto a disposizione per accomodarsi e fare due chiacchiere.

Yumiko aveva raccontato, senza troppi giri di parole, il motivo che l’aveva spinta a ritrovarsi in quel luogo a quell’ora, dopo che Sabine gliel’aveva chiesto. Parlare con la donna le risultò facile, quasi come se si stesse confidando con un’amica… anzi anche meglio. Era sempre stata una persona schiva e non era mai riuscita a confidare ad alcuna delle sue amiche quella sua continua inquietudine, che invece aveva descritto senza battere ciglio a quell’estranea.

Non sapeva di preciso cosa ci fosse in Sabine che l’attraeva: il suo aspetto avrebbe dovuto ricordarle i tempi bui della sua adolescenza, in cui era un’estranea per tutti e non si sentiva a suo agio nemmeno nella sua stanza… Invece quegli occhi scuri, così diversi dal grigio dei suoi, sembravano raccogliere una saggezza antica e una comprensione che l’avevano attirata a sé quasi come se fosse stata ipnotizzata.

Quella fu una delle prime volte in cui Yumiko agì quasi esclusivamente d’istinto, come quando aveva deciso di giungere in quel luogo.

Sabine a sua volta le raccontò la sua storia: era figlia di una coppia giapponese e il suo nome era un omaggio ad un’amica della madre, morta prematuramente. In realtà era il suo secondo nome, ma da adolescente aveva deciso che Sabine le piaceva di più di Kanako e decise di adottarlo definitivamente, quando iniziò la sua carriera di mangaka. 

Sabine disegnava manga, i fumetti  Giapponesi che, nel Sol Levante, costituiscono una lettura amata da tutte le fasce d’età. Yumiko ricordava benissimo di averne letti anche lei, erano una delle sue attività preferite, perché leggere la faceva evadere da quella vita che non sentiva sua.

Sabine le disse di essere un’autrice affermata ma che la casa editrice le stava chiedendo un nuovo manga, che fosse diverso dal solito, per migliorare le vendite. E lei, che era stata sempre un’appassionata di folklore, aveva pensato di cercare la sua ispirazione, percorrendo il Cammino di Santiago. Non era una Cattolica: era giapponese da generazioni e, per quanto la sua famiglia fosse aperta alla vita occidentale,  il suo credo era rimasto quello tradizionale shintoista. La donna però aveva sempre subìto il fascino della Cristianità, con i suoi culti e le sue credenze e si era convinta che percorrere il Cammino fino a Santiago de Compostela, fosse un’esperienza che avrebbe accresciuto la sua interiorità a prescindere dalla sua fede.

Yumiko era sorpresa dalla singolarità di quella donna, ma era felice di averla incontrata e si chiese se non si fossero sfiorate il giorno prima…

“Hai dormito anche tu a Cahors? Io ero da Les Mathieu, un Bed&Breakfast davvero carino…”

“A dir la verità vengo da Tolosa”

“DA TOLOSA? Ma è a chilometri da qui! Come diavolo hai fatto ad arrivare in questo posto a piedi e così presto? Senza contare che in questo modo hai allungato il percorso: Tolosa è molto più vicina al confine con la Spagna!”

“Proprio per questo motivo ho voluto risalire di un po’ il tragitto: sono arrivata a Tolosa con l’aereo e poi ho preso il taxi… un’ora e mezza di autostrada… il tassista mi avrà amato!” Sabine fece una risata soddisfatta mentre Yumiko restava sempre più senza parole…

“Ma... ma è una follia!”

“Non particolarmente: volevo iniziare da qui il mio percorso, Tolosa mi sembrava troppo vicina… e poi questo luogo ha qualcosa che mi affascina”

“Queste quattro case?”

“Non proprio il paese a dir la verità… a quattro chilometri da qui, verso sud-ovest, c’è un dolmen” Yumiko rimase in attesa, ma Sabine sembrava aver terminato la sua spiegazione…

“Hai percorso un’ora e mezzo di autostrada, per vedere un DOLMEN?”

“Ti ripeto, volevo iniziare da questo luogo il mio cammino e quando ho scoperto che c’era anche questo monumento, ho capito che avrei dovuto assolutamente vederlo: amo tutto ciò che è opera dell’uomo, mi piace immaginare la storia che può esserci dietro ad ogni monumento e mi aiuta a creare”

“Ma è una tomba Sabine, niente di più!”

La donna si fermò a guardare Yumiko con un’espressione grave sul volto:

“Hai mai pensato che le tombe contengono i resti di una persona? E che quella persona, ha vissuto proprio come noi? Ha amato, ha odiato, ha dovuto combattere contro qualcuno e probabilmente anche contro la società per potersi affermare? Se potessi, non vorresti conoscere chi fosse quel qualcuno e quale sia stata la lezione profonda che ha ricevuto dalla vita?”

L’inglese rimase nuovamente senza parole: non aveva mai visto le cose da quell’ottica, non si era mai fermata a pensare al passato a cui appartenevano quei tipi di monumenti funebri. Per lei erano stati sempre dei semplici lastroni in pietra, situati un po’ ovunque anche in Inghilterra, per lei non erano differenti dai ponti delle autostrade o dai palazzi moderni… erano semplice parte del panorama. Non si era mai appassionata a quel genere di argomenti e a dirla tutta, probabilmente non si era mai appassionata in quel modo a qualcosa…

La sua vita era stata tutto un aggrapparsi per non sentire il buco dentro di lei: si era aggrappata all’università e all’Inghilterra, in seguito si era aggrappata a Paul e al suo matrimonio e poi al lavoro e ai figli. Tutto pur di non pensare al grande vuoto interiore che la stava torturando sempre di più.

Sabine invece era così appassionata, così piena di vita, così ansiosa di scoprire… era il suo esatto opposto e forse proprio per quel motivo si sentiva attratta da lei, al punto da confidarle le sue paure più grandi.

“Yumiko-san, credo che dovresti venire con me”

“A vedere il dolmen?”

“Non solo: dovresti fare il Cammino anche tu”

Non aveva idea di cosa risponderle: Sabine era una perfetta estranea e inoltre lei non aveva progettato una cosa simile per quella settimana di ritiro… anche se a dir la verità, non aveva progettato proprio nulla…

La giapponese non attese la sua risposta e si alzò allungandole la mano:

“Che ne dici se cerchiamo un luogo dove cenare? Inizio ad avere fame”

 

*****

 

Rientrarono nel paese, ma non sembrava esserci un ristorante o anche un semplice bar nei paraggi… inoltre le case, dalle imposte azzurre rigorosamente chiuse, non davano molte speranze che il paese fosse stato finalmente rianimato dalla vita dei suoi abitanti…

“Questo è davvero strano, dove sono tutti ora?!”

Sabine era sconcertata: non aveva mai visto un luogo più desertico e non era a suo agio in quel silenzio innaturale.

“Forse ci conviene andare a Cahors per cenare… questo luogo sembra disabitato, che motivo abbiamo per rimanerci?” Yumiko cercò di trovare una soluzione a quella situazione, che si faceva sempre più inquietante…

“Ma io la cena ce l’ho con me, avevo solo bisogno di un tavolo a cui sedermi”

“Ah… Beh allora io vado, qui non credo di riuscire a trovare un luogo per sfamarmi…”

“Ma no, dove vai?” Sabine prese per il polso Yumiko “Guarda che ho la cena anche per te, non avrai pensato che avessi intenzione di lasciarti a digiuno?”

Dopo qualche altro metro percorso in cerca di un appoggio, decisero di accomodarsi sul muretto basso che delimitava il retro della chiesa e Sabine estrasse la cena dal suo zaino: prese due contenitori per alimenti e ne porse uno a alla sua compagna, che l’aprì con ansia. Non si era resa conto di essere affamata, fino al quel momento.

Ma quando scoprì l’identità del suo pasto, rimase perplessa:

“Crêpes?”

“Integrali”

Vide Sabine sorridere soddisfatta, ma l’inglese non fu così entusiasta dell’idea: si aspettava un panino, o forse persino un bento, ma di certo non pensava a qualcosa di così poco comodo da mangiare come una crêpes salata, da cui gli ingredienti saltassero via in continuazione dopo ogni morso…

Sabine vide il suo sguardo perplesso e intervenne:

“Guarda che sono buone! Mi sono specializzata a farle… ma soprattutto a mangiarle!”

“Ma da quanto tempo le hai nello zaino? Voglio dire, le hai fatte in Giappone?”

Quella donna era del tutto fuori dal comune! Eppure avrebbe dovuto immaginarselo: nella nazione in cui era cresciuta, tutto ciò che era considerata normale quotidianità era una sorpresa per lei, una donna dalla tipica mentalità occidentale…

Le bizzarrie orientali non avrebbero dovuto sorprenderla, ma a dirla tutta, Sabine era fuori dal comune anche come Giapponese! In quel luogo del mondo, le persone sono solitamente chiuse e riservate, strette nella rigida formalità che la loro società impone. La sua interlocutrice invece, sembrava sprizzare spontaneità da tutti i pori, senza dare alcun peso alle rigide imposizioni sociali con le quali doveva essere cresciuta…

Per quanto assurdo potesse essere, Yumiko si ritrovò a pensare di essere più simile lei stessa ad una giapponese tipica, rispetto alla sua compagna: Sabine riusciva sempre a farle assumere quell’aria stralunata e sconvolta!

 “No, no, queste le ho comprate a Tolosa, ho chiesto esplicitamente che fossero integrali, perché sono più salutari… mio marito ed io seguiamo un’alimentazione macrobiotica”

“Ah… capisco… Quindi sei sposata…”

“Certo! Ne dubitavi?” Sabine fece un sorriso dolce, “Hiroshi è l’amore della mia vita. Non siamo riusciti ad avere figli, purtroppo, per cui siamo l’una il conforto dell’altro”

Yumiko ripensò a Paul, al suo rapporto con lui, al fatto che fosse andata via senza dargli spiegazioni… quanto di sé stessa aveva celato anche a lui? Eppure lui l’amava, sapeva che il suo sentimento era sincero…

Sabine sicuramente non aveva nascosto i suoi desideri al proprio compagno, come aveva fatto lei..

“Tuo marito cosa ne pensa della tua fuga?”

“Niente di particolare. Ha capito che avevo bisogno dei miei spazi creativi e mi ha augurato buon viaggio”

L’inglese calò la testa, sentendosi improvvisamente colpevole: non aveva dato a Paul alcuna possibilità di comprenderla, non gli aveva permesso di provare a capire la motivazione che l’aveva spinta così lontano… forse perché non la conosceva nemmeno lei… ma sapeva che lui meritava una spiegazione. Era sempre stato un marito meraviglioso, il suo orgoglio e l’invidia di tutte le sue conoscenti… e forse anche di qualche amica…

 

“Avete preparato le fascine? Forza sbrigatevi! Dobbiamo sistemare i fuochi prima che cali il buio!”

 

All’improvviso le due donne iniziarono a sentire un vociare  concitato: sembravano degli uomini e sembrava che le loro voci provenissero dalla campagna circostante.

“Allora qualcuno c’è!”

Dopo aver terminato le loro crêpes, Sabine si alzò entusiasta e andò in direzione delle voci, ma non le sentì più e dopo aver percorso qualche metro si fermò.

“Le hai sentite anche tu, vero Yumiko-san?” quest’ultima, rimasta ancora sul muretto di pietre della chiesa, fece un cenno affermativo, prima di rispondere:

“Forse si sono allontanati lungo la campagna… parlavano di fuochi… Che si stiano preparando per qualche festività?”

Si ricordò all’improvviso che quella sarebbe stata la notte tra il ventitré e il ventiquattro Giugno, la Notte di San Giovanni. Era tradizione, per tutti i popoli dell’ovest europeo, accendere dei fuochi durante quella notte, che da secoli era parte dei riti di passaggio dalla Primavera all’Estate. Si diceva che  i fuochi allontanassero le streghe e che le erbe raccolte in quella notte, fossero più ricche e potenti nelle loro caratteristiche. Inoltre la rugiada del mattino successivo aveva proprietà guaritrici, tra cui quella di rendere fertili le donne…

Era la Festa del Fuoco e dell’Acqua, un’antica celebrazione che aveva radici nell’alba della storia…

“Ma certo, che stupida! Sabine stanotte ci sarà di sicuro gente e si farà una gran festa, stanne certa!”

 

Rivitalizzate dall’idea d’incontrare qualcuno, le due donne iniziarono a camminare in direzione della campagna, intenzionate a viversi quella festa. Il sole stava tramontando e presto sarebbe calato il buio e con esso il villaggio si sarebbe sicuramente rianimato.

“Sabine, siamo sicure che questa sia la direzione giusta? Non c’è un’anima in giro e non vedo nemmeno le fascine…”

“Abbi fiducia Yumiko-san, ho trascorso mezzo pomeriggio perlustrando questo luogo, so bene dove siamo dirette”

Percorsero tutto il villaggio senza vedere un solo abitante e quando oltrepassarono l’ultima casa, prima di avventurarsi nella campagna circostante, iniziò ad alzarsi una nebbia improvvisa…

“E questa ora da dove spunta?!”

“Dev’essere un fenomeno del luogo… magari quando cala la sera, in questo villaggio si alza la nebbia…” disse Yumiko conciliante, intenta più a rassicurare sé stessa che la sua compagna.

“Questa è la giornata più assurda di tutti i miei quarant’anni di vita!” esordì Sabine esasperata, ma  successivamente si fermò per riflettere:  “Uhm… dunque… Torniamo indietro!”

La giapponese s’incamminò a passo svelto, nuovamente in direzione della campagna, ma dal lato opposto al precedente e Yumiko la seguì in silenzio.

Ma anche in questo caso, trovarono solo silenzio e quella strana foschia…

“È assurdo! Con questa dannata nebbia non si vede ad un palmo dal naso!”

La stessa scena si ripeté più volte: ovunque cercassero di uscire dal villaggio, si ritrovavano con la quella nebbia troppo fitta davanti agli occhi. Sabine cercò di andare oltre quella coltre grigia, ma il buio della notte era ormai fitto e fu impossibile penetrare quella barriera. 

Stremata da quel continuo andirivieni, Yumiko rimase ferma ad osservare la sua compagna finché un’orribile consapevolezza la raggiunse:

“Siamo in trappola!”

Rimase impietrita finché Sabine, stanca di lottare, tornò da lei.

“Yumiko-san che hai? Sei pallida… hai visto uno yurei?”

“Sabine, siamo bloccate qui”

“Questo lo vedo anch’io!”

“Non capisci! C’è qualcosa che non va in questo posto: le voci che sentiamo, la nebbia, il silenzio intorno…”

Yumiko era bloccata dalla paura: non aveva mai creduto ai racconti sui fantasmi, sulle streghe e altre creature magiche, non era da lei lasciarsi andare a simili suggestioni… Eppure sentiva che c’era davvero qualcosa in quel luogo che non si poteva spiegare razionalmente; qualcosa che proveniva da lontano, qualcosa che le stava chiamando…

 

“Figlie mie”

 

Le due donne si guardarono spaventate: istintivamente si presero per mano.

 

“Figlie mie”

 

La voce riecheggiò nuovamente: era una voce di donna e il suo tono sembrava amorevole…

Yumiko e Sabine rimasero ferme mano nella mano per un tempo che sembrò infinito, finché non sentirono suonare le campane della chiesa.

In quel preciso istante, videro in lontananza accendersi i fuochi nella campagna.

 

“Le streghe! Le streghe! Cacciamole!”

 

Come se si fosse svegliata da un torpore improvviso, o come se le voci fossero dirette verso loro due, Yumiko sentì una strana consapevolezza farsi strada in lei:

“La chiesa! Dobbiamo entrare nella chiesa!”

Serrando la sua stretta sulla mano di Sabine, la condusse  decisa verso l’edificio sacro, lo stesso intorno al quale avevano cenato poche ore prima.

Giunte davanti alla porta, la spinse senza indugi, come se sapesse che fosse aperta.

Mano nella mano, le due donne osservarono l’interno dell’edificio in cerca di un indizio, ma tra quei mattoni in pietra ordinatamente disposti uno sull’altro, privi di decorazioni, non sembrava esserci risposta ai loro quesiti. Yumiko osservò l’altare, che per contrasto era riccamente lavorato nell’oro e d’improvviso ebbe la risposta che cercavano: si diresse decisa verso la navata di destra, mentre nuove voci sembrarono riempire l’aria circostante.

 

“Gwenael devi fuggire!”

“No, resto con te, sorella mia”

 

In fondo alla navata c’era una porticina in legno, che sembrava custodire qualche ambiente in direzione dell’abside: Yumiko l’aprì senza trovare resistenza e si ritrovò davanti ad una scalinata misteriosamente illuminata, che conduceva esattamente in un ambiente sotterraneo, situato sotto l’altare.

 

“Io vi proteggerò mie signore, non abbiate paura, Belenos e Morrigan sono con me”

 

Le due donne scesero decise, guidate dalla calma sicurezza di Yumiko.

Superato l’ultimo gradino, si ritrovarono in un piccolo ambiente circolare, dal soffitto basso, delimitato da piccole pietre.

Al centro del cerchio, sopra un piedistallo, c’erano tre statue: rappresentavano tre donne in piedi, che si davano le spalle, una fanciulla, una madre e una vecchia. La più giovane e l’anziana recavano in braccio delle cornucopie strabordanti di cibo, mentre la donna centrale aveva un neonato in fasce tra le braccia.

Al suo cospetto, le due donne si ritrovarono in ginocchio, senza nemmeno rendersene conto.

E fu in quel momento che, attraverso le loro mani ancora serrate, accadde tutto.

Yumiko e Sabine furono avvolte da una luce accecante e si ritrovarono travolte da immagini in scorrimento. All’improvviso videro quel luogo come doveva essere stato secoli addietro, con sparute abitazioni  costituite da semplici capanne e un popolo che vestiva di pelli, che percorreva una campagna costellata di collinette da cui emergevano ingressi in pietra.

In un lampo, videro lo scorrere del tempo e nuovi abitanti che si ritrovavano in quello stesso luogo, davanti ad un fuoco o a tanti falò sparsi per le campagne, accanto a cui ballavano e cantavano… videro un bardo che istruiva i giovani con la sua sapienza,  videro le donne e gli uomini nei campi, intenti a raccogliere il frutto del loro lavoro…

La scena cambiò e le due donne si trovarono ad osservare un bosco, il cui cuore era costituito da un cerchio di pietre, quello stesso cerchio in cui si trovavano loro, con quella stessa statua al centro, che veniva adorata da donne, vestite di una tunica azzurra e un ciondolo a forma di mezzaluna al collo, che ricevevano il rispetto degli altri abitanti… Videro le collinette della campagna distrutte, rivelanti le ossature in pietra che le sostenevano, in cui ancora si potevano scorgere i resti funebri…

Il tempo scorse nuovamente in avanti e ci fu battaglia, ci furono le invasioni di un popolo diverso, che non era di quelle terre, un popolo di militari che non conosceva la dea… Le due donne osservarono la folla nelle campagne che accendeva i fuochi, ma che ora intonava parole d’odio contro le streghe…

Videro un uomo armato che si ergeva a protezione di quel luogo, pronto a scagliarsi contro la folla, videro due donne vestite con quella tunica azzurra che si stringevano la mano proprio come loro due…

 

“Come hanno potuto arrivare ad odiarci così? Eravamo amate e rispettate!”

“I tempi cambiano sorella mia e le nuove religioni sostituiscono le vecchie”

 

… videro le due donne intonare un canto:

 

“Noi consacriamo a te le nostre vite Dea Madre,

di volta in volta, di vita di vita,

saranno legate tra loro e sempre ti onoreremo.

 

A te sorella mia affido me stessa,

nel nome della dea che sempre ci proteggerà”

 

Le due sacerdotesse si guardarono negli occhi: un paio grigi e un paio neri… Yumiko e Sabine riconobbero sé stesse in loro.

 

Da quel momento le visioni si fecero più concitate: videro il guerriero che le proteggeva, battersi con onore, videro una strage di uomini macchiare il campo… videro quell’uomo onorevole, cadere morto mentre la folla tentava di penetrare la nebbia protettiva…

Videro loro stesse la mattina dopo, scavare fosse per tutti i morti di quella notte e deporre il corpo martoriato del guerriero, lavato e ripulito, nel sepolcro sulla strada.

Videro le due sacerdotesse abbandonare quel luogo, per dirigersi a nord, dove forse sarebbero state più fortunate, dove forse la loro presenza non avrebbe più scatenato morte, come durante quella notte appena trascorsa…

 

*****

 

Yumiko fu la prima a risvegliarsi: erano nel retro della chiesa, protette dal muretto basso e l’alba stava facendo capolino nel cielo. Guardò immediatamente accanto a sé e trovò Sabine addormentata, con ancora la mano stretta nella sua.

La donna dai capelli rossi si svegliò in quel momento e quando le due paia di occhi s’incontrarono, lessero reciprocamente la consapevolezza che quello della notte precedente, non era stato un sogno.

Quello che avevano visto, o meglio, che avevano rivissuto, non l’avrebbero più dimenticato.

 

Restarono su quel muretto mentre il sole sorgeva, consumando la colazione a base di crêpes dolci, rigorosamente integrali.

Quella mattina, avrebbero fatto visita al dolmen.

 

 

 

 

Secondo le tradizioni celtiche e nordiche, la notte del ventitré giugno, il mondo naturale e il soprannaturale si compenetrano e accadono eventi ritenuti impossibili. Il tempo si ferma. Cadono le barriere che separano le diverse manifestazioni dell’esistere. La notte di San Giovanni, questa porta misteriosamente si apre e i due mondi entrano in comunicazione.









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NOTE:

Labastide-Marnhac è un villaggio realmente esistente, che potete trovare su Google Maps  QUI

Se cliccate su street view, potete farvi una piccola escursione lungo la strada principale del villaggio.

Veduta d’insieme |  Qualche casa  |   Una delle case dalle imposte azzurre  (sulla sinistra)  |  Salone per le feste  |


La chiesa ( dietro cui si fermano a mangiare e dentro la quale avviene la visione.)

A quattro chilometri  e mezzo di distanza dal villaggio, si trova il dolmen di Peyre Levade, visibile QUI

L’ubicazione precisa rispetto al villaggio è QUI


Il Cammino di Santiago di Compostela è il lungo percorso che i pellegrini fin dal Medioevo intraprendono, attraverso la Francia e la Spagna, per giungere al santuario di Santiago di Compostela, presso cui ci sarebbe la tomba di Giacomo il Maggiore.

Il suffisso –san che Sabine applica al nome di Yumiko, è uno dei tanti che si usano in Giappone per rapportarsi a colleghi, amici, superiori e inferiori, sia anagraficamente, che socialmente. Il –san, si pone verso un conoscente, un superiore, un collega.

Il Bento è il tipico pasto preconfezionato giapponese, contenente riso ed okazu (diverse specialità di pesce, carne, verdure, onigiri, tempura, verdure cotte o marinate, tofu ed altri cibi varianti a seconda della stagione) accompagnati da una tazza di tè verde. Viene venduto in scatole provviste di divisori interni, che separano le varie pietanze. 

Yurei (spirito tenue) è il nome che i Giapponesi danno ai fantasmi.

Gwenael è un nome celtico attestato in Bretagna.

Belenos è il dio del sole, a cui è tributata anticamente, la festa celtica dell’equinozio primaverile.  Secondo alcune fonti, il corrispondente dio solare gallico, si chiamerebbe Sucellus, ma dato che il nome è chiaramente di origine latina, ho preferito mantenere quello conosciuto nel resto del mondo celtico.

Morrigan è la dea celtica della battaglia, per cui l’ho associata a Belenos, che in realtà è un dio pacifico, legato alla terra ma non agli atti cruenti delle morti violente e un guerriero investito a protettore delle due sacerdotesse, non poteva che invocare la dea che presiedeva agli scontri armati.

La Dea Madre è una figura tramandata dai miti celtici, una dea dal triplice aspetto, originaria protettrice d’Irlanda, che ha assicurato tramite un patto con i primi celti, la sicurezza di quell’isola.

Le figure delle sacerdotesse abbigliate d’azzurro e con la mezzaluna come simbolo, sono riprese dai libri di Marion Zimmer Bradley, dedicati a queste figure:

Le querce di Albion, La sacerdotessa di Avalon, Le Nebbie di Avalon.

 
Il titolo della OS tradotto dal francese è: L’acqua , il fuoco e una vita dimenticata.

I primi due elementi si riferiscono alla festa di San Giovanni, mentre la terza, alle vite precedenti di Yumiko e Sabine, in cui erano delle sacerdotesse e che entrambe hanno dimenticato.

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Giudizi delle giudicie:


1° POSTO - Deilantha "L'eau, le feu, et une vie oublièe", 59,33

Giudizio di Emily Alexandre
Stile: 10/10
Accattivante e coinvolgente, non ho trovato nessuna pecca.
Grammatica: 9.5/10
Alcune lievi scorrettezze di punteggiatura, qualche doppio spazio, ma nulla di grave. Più che altro, per quanto io stessa usi spropositatamente i puntini, mi rendo conto che, quando son troppi, rendono leggermente fastidiosa la lettura, spezzettandola eccessivamente, e tu ne hai usati davvero molti. Inoltre, le parole straniere vanno segnalate in qualche modo, corsivo, virgolette, o ciò che vuoi.
Originalità: 10/10
Storia deliziosa, originale e ben scritta, con un’accuratezza che deve essere premiata: perfetta la contestualizzazione e la ricostruzione.
Personaggi: 10/10
Li hai usati davvero bene, sono due donne complementari, sfaccettate benissimo e che lasciano dietro di sé uno splendido ricordo.
Buon utilizzo dell'obbligo: 15/15
Splendida la descrizione della cittadina; per gli obblighi hai usato splendidamente il dolmen, ma anche gli altri due obblighi sono ben inseriti e non sono mere parole senza scopo.
Gradimento personale: 5/5
Ho profondamente amato questa storia, con i richiami celtici in realtà con me “vinci facile” e tutto il discorso sulle tombe l’ho apprezzato moltissimo. Se potessi darti più di cinque punti, lo farei con gioia.
TOTALE: 59.50

Giudizio di Cinziabella1987
Stile:10/10
Scorrevole, senza intoppi, buona costruzione delle frasi e accattivante. Ti spinge a proseguire nella lettura.
Grammatica:9.5/10
Non ci sono affatto né errori di ortografia né altri problemi particolari. Unico neo: i corsivi mancati per le parole straniere (tipo bentu, io sapevo che è un piatto tipico ma c’è chi, leggendo, potrebbe non conoscere la parola e prenderlo per un refuso) e l’uso eccessivo dei puntini sospensivi che alcune volte sono davvero eccessivi, oltre che inutili.
Originalità:10/10
E’ un’ottima storia, davvero. Sei riuscita ad uscire da tutti i cliché in cui si poteva cadere con il pacchetto che hai scelto, sei riuscita a contestualizzare bene tutto e a dare un ottimo approfondimento ai personaggi. Bellissimi anche i riferimenti alle antiche leggende e alle culture diverse ma speculari delle due protagoniste. Punteggio pieno meritatissimo.
Personaggi: 10/10
Caratterizzati alla perfezione, entrambi i due personaggi principali hanno qualcosa da raccontare e si intrecciano benissimo nella costruzione della trama.
Buon utilizzo dell'obbligo: 15/15
Ottimo l’uso dei tre obblighi: il migliore è senza dubbio il dolmen, ma anche gli altri due non sono buttati a caso per assolvere un dovere ma frutto di un ragionamento. Perfetti.
Gradimento personale: 5/5 Ho particolarmente apprezzato questa storia, perché come ho detto, sei riuscita ad uscire da tutti i cliché, non è mai banale e anzi, fa conoscere nuove cose: una cultura lontana e affascinante come quella giapponese -carinissimo lo scambio di nomi! – e quella più vicina a noi ma comunque misteriosa della leggenda della notte tra il 23-24 giugno. Il tutto è condensato in una scrittura fluida, in un ottimo italiano, con delle descrizioni non eccessive eppure molto efficaci. Ottimo lavoro.
TOTALE: 59.5/60

Giudizio di Elle Sinclaire
Stile 10/10
Un buono stile, fluido e coerente dall'inizio alla fine, senza nessun problema da segnalare.
Grammatica 9/10
Troppi puntini, mi mettono ansia xD No, a parte gli scherzi, i puntini andrebbero messi solo quando si lascia una frase a metà; tu a volte li usi in maniera superflua. Per le parole non appartenenti al vocabolario italiano andrebbe usato unmetodo di identificazione come il corsivo o le virgolette.
Originalità 10/10
Molto originale, priva di banalità di qualsiasi tipo; tratti un tema con vari riferimenti particolari e contestualizzi tutto molto bene senza appunto scadere mai in qualcosa di già visto.
Personaggi 10/10
Ottima caratterizzazione delle due protagoniste che in qualche modo si completano a vicenda nelle loro diversità. Approfondimento veramente veramente buono, complimenti!
Obblighi 15/15
Ho adorato la cittadina e come hai utilizzato il dolmen, ma anche gli altri due obblighi sono ben inseriti e non lasciati a caso come parole superflue all'interne del testo.
Gradimento 5/5
Sicuramente la migliore storia del contest, molto originale e ben approfondita sotto tutti i punti di vista. I richiami alle due culture li ho adorati, anche perché sono un po' fissata con certe cose, ma è veramente una storia che merita, perciò complimenti!
TOTALE: 59

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NDA 

Se siete arrivati fin qui, vi faccio i miei complimenti per aver letto le note e i giudizi, dopo questa lunga One-Shot (e una voce tra i neuroni disse: mia cara stordita, potrebbero anche aver saltato a piè pari tutto! U_U )!  

Ma bando alle ciance: quando è stato indetto questo contest, non credevo assolutamente di poter giungere alla vetta, perché come ben sa chi mi segue, vivo da mesi in uno stato d'ispirazione molto latente e discontinuo e non credevo di riuscire a concepire qualcosa che potesse essere apprezzato in questo modo. Ho partecipato al contest principalmente per darmi uno scossone e cercare di ritrovare una creatività che sentivo spenta, oltre al piacere che provo nel mettermi in gioco, per cui quando ho letto i risultati, sono stata più che incredula e felice (e la mia Cicci sa come stavo, avendole mostrato in diretta le mie ansie e la mia incredulità) nel constatare che l'avventura di Yumiko e Sabine è piaciuta al punto da arrivare al primo posto. Chi mi onosce sa quanto io ami sia la cultura celtica che quella giapponese, per questo motivo, ho cercato di farle incontrare attraverso le vite odierne e passate delle due protagoniste. Sepro che quest'esperimento vi sia risultato gradevole, perché a me è piaciuto scrivere questa OS, Yumiko e Sabine sono spuntate dal nulla e si sono imposte sin da subito, desiderose di raccontare la loro storia e se sono riuscite a destare il vostro interesse, potrò sentirmi davvero soddisfatta di me e delle mie due bambine ^ ^

Grazie a tutti coloro che hanno letto, a chi recensirà e chi vorrà ricordare questa One Shot.





   
 
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