Film > Peter Pan
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Autore: AstridxAndros    13/08/2012    0 recensioni
Elisa, un orfana. lei e i suoi "fratelli" hanno sempre avuto una sola speranza... poter incontrare Peter Pan e diventare finalmente bambini sperduti...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ma in quella notte tutto cambiò…. Una risata agghiacciante fece alzare tutti dai propri letti. -oh oh! Tutti all’attenti! Bene! Bravi!- ci schernì la voce, poi degli uomini entrarono dalla finestra. -chi siete?- chiese il più grande fra noi, un’ altra risata. -per voi James!- tutti si guardarono stupiti, dove avevamo già sentito quel nome? Tutti i nostri ragionamenti vennero fermati dall’ondata di uomini che lo seguirono, tutti lanciavamo delle urla spaventate mentre tentavamo di liberarci dalle loro forti prese. Un luccichio sulla mano destra dell’ uomo attirò la mia attenzione... -è Uncino! È Uncino!- urlai in preda al panico, allora cominciammo a dimenarci con più forza, dopo una botta in testa svenni. un odore salmastro mi colpì ancora prima della luce, mi costrinsi a chiudere gli occhi nuovamente, poi pian piano mi abituai alla luce... una nave... non avevo mai visto una nave, ma quella lo era sicuramente… -Ciurmaa! questo silenzio cos'è?- un urlo attirò la mia attenzione, -Svegliaa! tutti a rapporto da me! Spugnaa pendaglio da forca! Possibile che nessuno si muove?! ma io sono o no il comandante di questa lurida nave?!- in meno di un minuto tutti gli uomini erano sul ponte, alcuni insonnoliti, altri spaventati. li scrutò uno per uno, come se stesse aspettando il momento giusto per sparargli, invece, -che ci fate ancora qui!? Fatevi avanti se avete notizie di Peter Pan lurida marmaglia! Se no andate a cercarle! Cercate quel diavolo in terra! Cercatemi Peter Pan e portatelo qui! Ditegli che abbiamo dei ragazzini che muoiono dalla voglia di conoscerlo!- sghignazzò poi tutti si sparpagliarono per l’enorme nave. Io feci finta di essere svenuta, ci avevano legati tutti all’ albero maestro (none so’ molto di navi, ma quello era senza dubbio l’albero maestro N.D. Elisa) Uncino aveva un piano per incastrare Peter, e ci stava usando come esca! Che vigliacco! -Capitano! Capitano! Sopra l’albero maestro!- urlò uno degli uomini, tutti si voltarono, io non riuscivo a vederlo, era proprio sopra le nostre teste… -Spugna! La pistola! Presto!- urlò ghignando Uncino, una risata fece eco da sopra le nostre teste, la sua voce era come l’avevo sempre immaginata… tutta l’attenzione era rivolta a lui, si spostò sul davanti della nave sparendo definitivamente dalla nostra vista. Qualcuno mi afferrò la mano, Eric. -piccolo come va’?- chiesi, il bimbo sorrise eccitato, ci eravamo svegliati tutti, ora dovevamo liberarci. Le urla di Uncino si sentivano lontane, mentre “imprecava” contro Peter Pan, sperai con tutto il mio cuore che quello non fosse un sogno, sperai di incontrare Peter Pan… -sss… - un ragazzo un po’ più grande di me fece capolino davanti a noi, -sapete nuotare ragazzi?- chiese a bassa voce, noi negammo, non avevamo mai visto il mare, figuriamoci saper nuotare! -allora venite con me…- detto questo tagliò le corde che ci legavano, tutta la ciurma era occupata a seguire lo scontro e noi ci allontanammo indisturbati. -a proposito… io sono Rufio… - si presentò sorridendomi. una corda era calata su un lato della nave, ci calammo con qualche difficoltà su una piccola zattera. Eravamo in troppi, non ci saremmo mai entrati tutti. Alcuni dei “bambini sperduti” cominciarono a nuotare, gli altri erano ancora troppo piccoli. mi aggrappai al bordo della zattera tentando di rimanere a galla e feci salire Alessia una bambina di un anno più piccola ma spaventata a morte dall’acqua. -avevi detto che non sapevate nuotare!- constatò Rufio, -infatti!- dissi tentando di rimanere a galla, lui mi mise un braccio dietro le spalle per aiutarmi, sorrisi. In un modo o nell’ altro riuscimmo ad arrivare tutti alla costa, i bambini ci guidarono al centro dell’ isola davanti ad un albero cavo, eravamo tutti sfiniti e spaventati. -non preoccupatevi… qui siete in salvo…- ci disse un bambino, -Uncino non ha mai trovato il nostro nascondiglio…- poi bussò tre volte sulla corteccia, sotto i nostri piedi si aprì un varco. Era davvero spettacolare, un piccolo angolo di paradiso, un “villaggio” di bambini. Rufio, che era rimasto sulla spiaggia, entrò ridendo accanto ad un ragazzo, -Uncino è proprio un baccalà! Ma come si fa’ ad essere così scemi? Glieli abbiamo levati da sotto il naso!- esclamò continuando a ridere, il ragazzo lo seguì. Al contrario di Rufio dai capelli rossicci, il nuovo arrivato aveva i capelli biondissimi, occhi blu profondo. -ehi Peter! Sei stato grande!- esclamarono i bambini accogliendolo, ora tutti ne eravamo sicuri, quella era veramente l’isola che non c’è, quelli erano davvero i bambini sperduti, lui era proprio Peter Pan. Il mio migliore amico Edward (il più grande degli orfani) mi strattonò per un braccio distogliendomi dai miei pensieri. -non credi che dovremmo ringraziare?- mi chiese sottovoce, io annuì impercettibilmente. Attirammo l’attenzione schiarendoci la voce, decine di occhietti erano puntati su di noi. -noi… vorremmo ringraziarvi…- disse Edward, -non saremmo mai riusciti a liberarci senza di voi…- continuai. Loro sorrisero. Peter Pan si avvicinò a noi, -io sono Peter Pan ma voi mi conoscete già…- poi mi lanciò un occhiata, sapeva delle mie storie su di lui? -si… io invece sono Edward, lei è…- Peter lo bloccò, -Elisa…- concluse, -tu mi conosci bene eh?- mi chiese con un sorrisetto altezzoso, -come mi hai chiamato ieri? Buffo ragazzino?- ora mi stava sfidando, decisi di cogliere la sfida, -beh… ora che ti vedo da vicino… più che buffo sembri un pallone gonfiato!- un coro di Oh… si alzò dai bambini, dietro di me alcuni sghignazzavano. -m… pallone gonfiato eh?- si avvicinò ancora di più, io decisi di andare in ritirata, -aspetta un po’… come fai a sapere come ti ho chiamato ieri?- chiesi cogliendolo di sorpresa, -ecco… io…- ora anche i bambini dietro di lui sghignazzavano. Risi. -tenevamo la finestra aperta proprio per te sai?- esclamò una bambina per tirarlo fuori dai “guai” lui sorrise. -Rufio… abbiamo delle stanze per loro?- chiese spostando la sua attenzione, il rosso sorrise, -ho fatto preparare dalle fate una stanza per ognuno di loro! Sono un genio lo so!- si vantò, i bambini risero. Poco dopo calò il buio. dopo una cena abbondante offerta dalle fate ci ritirammo tutti stremati nelle nostre stanze… -tu sei una fata?- chiesi ad una piccola luce trillante, quella brillò più forte come per annuire, -come ti chiami?- chiesi ancora, lei trillò, sorrisi, -allora sei tu la famosa trilli… sei molto bella…- il suo splendore illuminò quel piccolo spazio costruito sopra un albero. -tu e Peter ascoltavate le mie storie?- continuai, a quella domanda qualcun’ altro rispose, -mi piaceva come la raccontavi tu… sentir parlare della prima bambina sperduta mi fa’ sempre felice!- esclamò, io misi la testa fuori, Peter Pan fluttuava sopra la mia testa. -ti manca?- chiesi sdraiandomi sulla schiena così da guardarlo. -certo… ormai è grande e ha dei figli… ha trovato la felicità con qualcun’ altro… e anche i vecchi bimbi sperduti sono felici…-sospirò, -tu sei felice?- chiesi, ci pensò, -sono sempre felice…- rispose sdraiandosi vicino a me. -tu non lo eri… mentre raccontavi la mia storia non lo eri… perché?- chiese a sua volta, io sorrisi, -nessuno di noi è stato così fortunato da venire qui da piccolo, tutti siamo stati abbandonati, e nessuno è venuto a prenderci…- -volevo farlo…- sospirò, io mi voltai verso di lui, -volevo portarvi con me… ma… pensavo che come Wendy e i suoi fratelli, sareste stati più felici- sorrisi. -ma se in quest’isola non si cresce mai… non dovresti essere ancora un bambino?- chiesi, lui ci pensò, -in realtà in quest’ isola non si diventa mai adulti… io non sono un adulto fortunatamente!- sorrisi, -credi che potrei restare qui?- guardai a lungo i suoi occhi prima di ricevere una risposta, come per imprimerli nella mia mente, nessuno da grande era mai rimasto, chi l’aveva fatto per poco tempo l’aveva ferito, non volevo ferirlo. -chiunque può rimanere…- rispose senza guardarmi, sapevo a cosa pensava. -io… io non ho nessuno da cui tornare… io non ho mamma… papà… fratellini…- sospirai, -ma un giorno vorrai tornare nel mondo reale… - sospirò lui amareggiato, -sii sincero… ti piacerebbe se restassi qui… con te?- arrossì leggermente, -dalla prima volta che ho sentito le tue storie anni fa’, volevo tenerti con me…- rise arrossendo, -quando… avevi gli incubi… io ero vicino a te…- teneva lo sguardo sull’orizzonte, io ero arrossita sempre di più alle sue parole. -mi permetterai di diventare l’ultima bambina sperduta?- chiesi speranzosa, lui si alzò in volo, mettendosi di fronte a me. -te lo prometto…- ****** nda.. mi scuso per eventuali errori di grammatica ._. spero che la soria vi sia piaciuta recensite in tanti!! un bacio!
  
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