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Autore: xlairef    20/08/2012    0 recensioni
Se il Cielo abbandona la giustizia, può un Guardiano del Cielo limitarsi a osservare la distruzione del mondo?
Molti di loro provenivano da regioni tanto remote da sfiorare la leggenda. Alcuni avevano volato per tutta la notte, altri si erano svegliati prima dell’alba per unirsi alla formazione che ora solcava i cieli in direzione degli Altopiani. Le loro scaglie rilucevano alla luce del sole mattutino, i loro corpi sinuosi gettavano un’ombra sulle nubi sottostanti, le loro ali erano spiegate per trattenere ogni minimo soffio del vento in cui si muovevano.
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“La ribellione fiorì rigogliosa sotto la guida di Vainen e del giovane Sen.” Continuò Raiden. “ I profughi si riunirono sotto le bandiere della vecchia dinastia, i mendicanti avanzavano cantando le vittorie della loro armata, ogni miserabile contadino in grado di reggere una spada si unì al loro esercito.  Le battaglie e il sangue si susseguivano senza sosta alle vittorie: tutto grazie alla magia di Vainen, in grado di spezzare gli eserciti della dinastia Oi e dei signori della guerra che il Cielo aveva designato come successori dell’Impero.”
Nessuno parlava, ogni sguardo era puntato su Vainen, il quale manteneva il silenzio e l’immobilità assoluti.
“Ci volle molto tempo perché i Guardiani riuscissero a catturare il reietto che con la sua impudenza offendeva il Cielo.” Trionfante Raiden si avvicinò a Vainen. “Lo bloccammo alle porte della capitale, ancora vincolato dalla forma umana, e lo riportammo con noi nei cieli. L’esercito di Vainen, senza più magia di drago a difenderlo, sbandò e venne sconfitto dalle truppe rimaste di Oi. Il principe Sen è sfuggito alla nostra caccia: nessuno ha più saputo nulla di lui.” Disse al drago verde, senza ottenere reazioni.
Ferallan parlò. “Qualcuno ancora desidera intervenire a favore del prigioniero?” Nessuno rispose.
Raiden si avvicinò ulteriormente e sussurrò all’orecchio di Vainen. “Il tuo tentativo è stato inutile: il tuo umano arrogante e blasfemo ha fallito nel cercare di compiere la tua ribellione e non appena scoprirò dove lo tieni nascosto io…
Un urlo di dolore risuonò nell’aria: “Sen!” Vainen si era improvvisamente risvegliato dal torpore e fissava agghiacciato un punto alle spalle dell’assemblea. Con una zampata si liberò di Raiden, gettandolo a terra e tramortendolo, per poi precipitarsi verso i draghi in tumulto, ma fu fermato dalle guardie dorate.
“Sen!” Urlava Vainen dimenandosi. “Vattene!”
La pletora di draghi si aprì, lasciando passare un giovane umano coperto di sangue, ferito alle braccia e alla schiena con frecce appuntite. Tra le sue mani stringeva un grande artiglio spezzato e legato ad una cordicella nera.
“Chiedo il…permesso” Ansimò Sen rivolgendosi a Ferallan, attonita. “Di parlare…in favore…del condannato, con le forze…che mi restano.”
Nessuno ebbe il coraggio di opporsi. “Ti ascoltiamo, umano.” Annunciò la dragonessa.
Sen si volse lentamente verso l’assemblea; gocce di sangue caddero dai suoi capelli un tempo corti e immacolati. “ Voi siete i guardiani del Cielo.” Cominciò con voce fioca. “Voi controllate che i voleri celesti siano rispettati. Non intervenite nel mondo e non interferite con noi per non violare i precetti di un Cielo che non ama gli uomini.” Si fermò per sputare un grumo di sangue. “ Vi giustificate per ogni creatura che muore sotto il vostro sguardo dicendo che è volontà dei Signori del Cielo. Ebbene, se il Cielo davvero vuole morte e distruzione, allora non è più degno di essere chiamato Cielo e di essere obbedito.”
Sen barcollò e sembrò sul punto di cadere. Vainen lanciò un altro ruggito di disperazione. “Salvati Sen! Usa la magia, figlio mio!”
“L’unico tra voi ad aver compreso questo è stato lui.” Sen indicò Vainen. “Grazie a lui abbiamo avuto la speranza di una vita migliore. Invece di condannarlo dovreste seguire il suo esempio. “Detto ciò crollò al suolo, sorridendo a Vainen. “Il sovrano di Oi…l’ho ucciso. Ora c’è una speranza. Addio…padre.”
Furono le sue ultime parole.
Il dolore di Vainen riecheggiò per molte miglia tra le nuvole attorno agli Altipiani.
 
 
Le ultime parole di Sen avevano scatenato il caos tra i draghi, poiché avevano infine portato alla luce le preoccupazioni e le convinzioni segrete di molti di loro.
“L’umano ha ragione!” Urlò Jillan. “Un Cielo che si compiace della morte di creature innocenti non è un Cielo sotto il quale voglio vivere!”
“Non sai di cosa stai parlando, tu, vecchia!” Inveì Raiden spalleggiato dai suoi sostenitori. “Nessuno può sovvertire il Cielo, nessuno, nemmeno gli arroganti ribelli come te e Vainen!”
“Gli umani sono creature inferiori: ci preoccupiamo forse dello sterminio di un formicaio? E allora lasciamo che gli umani si distruggano, se è questo il volere del Cielo.” Aggiunse il generale.
Ruggiti di sdegno accolsero le sue affermazioni. “E se un giorno il Cielo decidesse di sacrificare anche noi?”
Ferallan osservava il tumulto dei draghi, l’ira di Raiden, il dolore di Vainen chinato sul cadavere del figlio adottivo, finché non decise che era sufficiente: pronunciò un’unica sillaba.
“Yhn!”
Il vento che sferzava incessantemente gli Altipiani cadde di colpo: l’aura di potere sprigionata da Ferallan ne prese il posto soggiogando i draghi in lotta tra loro e riportando la calma.
“E’ giunto il momento di dare un giudizio.” Ferallan volse il capo verso Vainen. “Vainen di Jakala, alzati.” Il drago non accennava a muoversi, e Ferallan dovette aumentare la forza della sua aura. “Alzati, Vainen.”
Con fatica Vainen si alzò e tornò davanti alla roccia di Ferallan.  Il giudice proseguì. “Ascoltate le testimonianze di questa corte, il mio giudizio è uno e uno solo. Vainen di Jakala: sei colpevole di ribellione nei confronti dei Signori del Cielo.” A queste parole un mormorio (l’unica reazione consentita dal potere di Ferallan) si diffuse tra i presenti, molti die quali lottavano per sottrarsi al giogo dell’aura.
“Tuttavia è vero anche che le tue motivazioni non sono state egoistiche, ma in favore delle creature inferiori, fin troppo piagate dai voleri di un Cielo in cui molti Guardiani non si riconoscono più.” Ferallan abbassò gli occhi. “Per cui non esprimerò un giudizio: non posso farlo. Ti impongo invece di sottoporti al giudizio del vento: sarà il Cielo stesso a giudicarti e a rendere finalmente noti i suoi voleri.”
Esausta, Ferallan abbandonò la presa sulla folla, affidando Vainen alle guardie dorate.
 
 
Camminarono lentamente, poiché volare tra quelle vette avrebbe significato la morte: un passo dopo l’altro, drago dopo drago, guidati dalle guardie dorate che sorvegliavano Vainen.
Per il drago smeraldo niente aveva più importanza: Sen era riuscito ad uccidere il tiranno Oi ma al prezzo della sua stessa vita, e lui non aveva potuto impedirlo. Era stato per Sen che Vainen aveva creato una ribellione dal nulla, aveva guidato alla vittoria truppe di mendicanti e contadini, aveva osato levare lo stendardo di una dinastia morta come simbolo della crudeltà del Cielo verso gli umani: senza il figlio tutto era ormai polvere.
Arrivarono infine alla cima della montagna: davanti a loro si estendeva un oceano di nubi tempestose, sotto le quali si celava uno spaventoso abisso percosso da saette, tornado e correnti implacabili. Quello era il luogo del giudizio del vento.
Ferallan si avvicinò a Vainen. “Gettati nel vuoto.” Ordinò a bassa voce. “E che il Cielo possa essere misericordioso con te.”
A quelle parole il drago sentì qualcosa accendersi nel petto. “Non voglio la sua misericordia.” Sibilò a Ferallan. “Non sono più un Guardiano: mai più potrà governarmi.”
Il Cielo aveva preteso la sua fedeltà; per secoli lo aveva servito con coraggio, e il Cielo lo aveva ripagato con crudeltà e menzogne.
“Da oggi io sono libero.” Detto questo, si gettò nell’abisso.
 
 
Le correnti dilaniarono le sue ali, riducendole a brandelli. Le saette lo colpirono senza pietà e lo accecarono. Il grande drago, ridotto ad una massa di carne sanguinante, fu travolto da un vortice d’aria che lo fece roteare ripetutamente in ogni direzione.
Vainen, ormai al di là di ogni sofferenza, attese la morte senza aprire bocca.
Sen.
La morte non venne.
Improvvisamente il vento cessò: le saette si spensero e Vainen si ritrovò nell’occhio del ciclone, al riparo dalle correnti. Con i rimasugli delle ali si mantenne sollevato, chiedendosi perché mai era ancora in vita.
Gli parve di udire un sussurro tutt’attorno a lui; percepiva l’opera di un potere ignoto anche a lui che per tanti secoli aveva conosciuto la potenza dei Signori del Cielo.
E improvvisamente fu come se dentro ai suoi occhi feriti si sprigionasse pura luce: il drago capì allora che era il Vento stesso, quel Vento che tutti avevano considerato servo e prono ai voleri del Cielo, a ribellarsi alla violenza cui aveva assistito finora, a rivelare un potere infinitamente superiore; un Vento che era alla base dell’ordine stesso dell’universo…
 
 
Vainen si risvegliò al suono delle cicale.
Sbattendo gli occhi si guardò attorno senza capire: si trovava ai piedi di un vecchio salice circondato da altissime canne palustri, sulla riva di un ruscello. Confuso, il drago domandò a se stesso se quello fosse l’aldilà cui era stato destinato, prima di accorgersi delle sue mani: non più zampe bensì vere mani umane.
Era diventato un umano in tutto e per tutto, comprese immediatamente: nel suo sangue non sentiva più scorrere il fuoco dei draghi. Era stato risparmiato.
Alzò lo sguardo verso le nuvole. “Perché?” Domandò silenziosamente. Perché non poteva semplicemente riunirsi a Sen nel mondo oltre la morte?
La risposta giunse alle sue spalle in un fruscio. Vainen si girò bruscamente, pronto all’attacco: dai cespugli selvatici di ginestra sbucò un viso noto. “Lan.” L’uomo abbassò le braccia. “Che cosa fai qui?” Chiese: aveva creduto che anche la donna fosse perita nell’assalto al palazzo di Oi.
Lan si avvicinò piegando la destra in un semplice simbolo e portando la sinistra sul cuore: Sen.
Sen aveva fatto in modo che almeno Lan fosse salva, comprese Vainen, e l’aveva guidata ora fino a lui. La donna allungò verso di lui la doppia lancia, l’arma con la quale per molti anni aveva difeso tutti loro dalla malvagità degli uomini e degli dei, e in quell’istante Vainen capì il motivo per cui il Vento lo aveva salvato.
Senza esitazioni afferrò la lancia dalle mani di Lan e la puntò verso il cielo. “Per Sen. Per tutti.” Mormorò, e attorno a lui il vento si alzò: “Contro di voi, Signori del Cielo: oggi inizia la vostra caduta.”
 
  

  
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