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Autore: ArchiviandoSogni_    20/08/2012    10 recensioni
Lui, lei e l'altro.
Roberto e Cristina si conoscono dall'età di tre e cinque anni e diventano, fin da subito, amici per la pelle.
La loro amicizia si fortifica anno dopo anno, ma - per una serie di sfortunati eventi- il destino ha deciso di mandarli in capo al mondo, dividendoli per sempre.
Lei a Milano, Lui a New York: la loro bellissima amicizia sembra affievolirsi ogni giorno di più. Dopo chiamate disperate, videochiamate malinconiche e visite ormai sempre più rade; il destino torna in campo per concendere ai due migliori amici, una seconda possibilità.
E se l'amicizia non fosse più l'unico sentimento che li lega?
E se, nel frattempo, dopo sette anni di distanza, comparisse il simpaticissimo e protettivo Luca al fianco della nostra incasinata protagonista?
Una storia d'amore moderna, frizzante e malinconica al punto giusto; che porta con sé il retrogusto dolceamaro della vita.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Cristina conosce Roberto nel lontano 1995

Prologo

 

 

 

 

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Frammenti di passato

 

 

Era il 16 agosto del 1995, avevo tre anni e il mondo mi sorrideva.

Come ogni giorno caldo e afoso, dopo il breve riposino pomeridiano, mia madre mi aveva portato al mare per farmi scatenare.

Ero una bambina vivace, con più cicatrici sulla pelle che denti in bocca e dotata di una bella parlantina che - a tratti - diventava estenuante.

Fortunatamente o sfortunatamente - dipende dai punti di vista - , sono cresciuta in un paesino di mare della bassa Italia, dove tutti sapevano tutto, e se anche qualcosa sembrava sfuggire ai loro occhi o alle loro orecchie, sicuramente avevano la giusta dose di fantasia per provare ad indovinare o ad inventare una storia verosimile sulla famiglia di turno sotto ai riflettori del gossip locale.

Nonostante tutto, non avrei cambiato quel paesino per nulla al mondo. Era la mia casa, la mia vita e io ero una bambina felice.

Nonostante vivessi sola con mia madre, avevo imparato fin da subito a sentirmi fortunata e appagata di ciò che possedevo.

Sapevo che mio padre era morto, ma ero ben coscia che il paradiso l'aveva ripagato delle fatiche degli ultimi anni della sua vita. D'altronde, era morto di cancro alla tenera età di 25 anni, e dopo mesi dinferno e sofferenze, finalmente aveva trovato la pace e la tranquillità che necessitava da tempo.

Mamma non si era mai arresa, aveva terminato la gravidanza da sola e mi aveva cresciuto contando solamente sulle sue due braccia.

Era una grande lavoratrice e questo, ancora oggi, mi riempie il cuore di gioia ed orgoglio.

 

Quel pomeriggio è degno di remora, non solo per il grande divertimento e spensieratezza tipica di quegli anni, ma perché conobbi una persona speciale.

Poco dopo il nostro arrivo sulla spiaggia, si posizionò - di fianco al nostro ombrellone arancione - una famiglia chiassosa che attirò subito la mia curiosità.

Un signore con il vocione temibile, una signora in carne dalla pelle lattea ed un bambino dagli occhi incredibilmente blu e i capelli color caramello scuro sistemarono a turno sulla sabbia i rispettivi teli colorati.

Ovviamente, una bambina di tre anni non aveva notato nemmeno tutti quei particolari, ma la sua attenzione era completamente catturata dal bambino che rappresentava per lei un agognato compagno di giochi.

Così, come se l'imbarazzo non fosse un elemento a me congegnato, mi avvicinai a lui ancora intento a togliersi la sua canotta.

"Ciao! " Sorrisi armata di paletta e secchiello.

Lui si voltò verso di me, riservandomi un'occhiata triste e dura. Sembrava lo sguardo di un adulto, non di un bambino di pochi anni.

"Che vuoi?"

"Giochi con me?”

Imperterrita e da sempre testarda, gli mostrai i miei alleati colorati che tenevo tra le mani come trofei prestigiosi.

Lui sembrò illuminarsi per una frazione di secondo, ma poi il suo viso si adombrò di nuovo.

"Non so se posso..."

Io mi portai un dito sulle labbra, cercando di pensare ad una soluzione.

Era evidente che non mi era facile, d'altronde avevo tre anni e la mia unica preoccupazione era divertirmi e scoprire nuovi giochi per trascorrere le giornate più lunghe e noiose.

"Perché non puoi?"

Lui non mi rispose, prese solamente una rete piena di formine e si mise a giocare sulla riva, dandomi le spalle.

Io misi il broncio, tornando da mia madre a passo di marcia.

"Che cos'hai, Cristina?"

Lei mi prese subito tra le sue braccia, nonostante si stesse rilassando all'ombra dopo una mattinata di lavoro.

"Voglio giocare!!! Quel bambino non vuole, ma io sì!"

Mia madre non capì e io ripresi a parlare, cercando di comunicarle la mia rabbia. "Dice che non può! Ma i bambini non possono giocare?"

Mia madre mi accarezzò i capelli, sorridendo.

"Stai cercando di dirmi che vuoi giocare con quel bambino, ma lui non può?"

La mamma è sempre la mamma. Lei capiva sempre qualsiasi cosa seppur incomprensibile.

"Sì..."

Mi baciò sulla fronte, senza smettere di sorridere.

"Magari è in castigo e i genitori gli hanno impedito di giocare per un po'. Dai, fai la brava e mettiti a giocare un pochino qui vicino a me."

La vidi poi distendersi nuovamente sul suo telo e concedersi un po' di riposo.

Io cercai di obbedirle, di stare tranquilla sotto l'ombrellone a giocare con la sabbia fresca, ma sapevo che mi sarei divertita di più in compagnia di qualcun'altro.

Cercai tra i vicini qualche bambina disposta a stare con me, ma ovunque guardassi vedevo solo il viso dolce e triste di quel bambino.

Aspettai il momento giusto - quando la mamma iniziò a sonnecchiare tranquilla - e mi diressi velocemente verso la buffa coppia di adulti che si rilassava al sole.

"Signore?"

L'uomo dal fisico asciutto e muscoloso, alzò gli occhi dalla sua gazzetta sportiva.

Mi sorrise accondiscendente, posando il giornale sulle sue ginocchia. "Mi dica, signorina."

Io mi avvicinai al suo orecchio, per paura di svegliare la mamma. "Posso giocare con tuo figlio? Lui ha detto di no, ma se glielo dici tu, lui dice di sì."

Ricordo ancora il suo sguardo dolce e divertito, quando ancora Mario sapeva reggere i bicchieri di troppo che si concedeva sempre più spesso.

Ma, in quegli anni così felici, tutto risplendeva.

"Solo perché sei stata molto carina e gentile: va bene. Vai e dire a mio figlio che la sua punizione è terminata."

Il sorriso mi spuntò sul viso, nonostante la voce di quell'uomo mi intimorisse molto. Sul momento, però, la gioia prese il sopravvento e mi precipitai di corsa da quel bambino con un volto bellissimo, senza ancora un nome.

"Hey, hey!" Lo raggiunsi saltellando, cercando di catturare la sua attenzione.

Ci riuscii, perché abbandonò all'istante le sue formine, per guardarmi incuriosito. "Ancora tu?"

Mi inginocchiai di fronte ai suoi occhi, sorridendo felice.

"Il tuo papà ha detto che puoi giocare con me. Il castigo non c'è più."

Lui prima mi guardò con diffidenza e poi mi sorrise soddisfatto. Solo ora posso affermare che quel sorriso mi colpì più dei suoi occhi. Non perché fosse pieno di buchi neri e denti di diverse misure, ma perché aveva il sorriso più sincero che avessi mai visto.

"Evviva!!! Co posso andare in acqua!" Si alzò raggiante e si avvicinò al mio viso in pochi secondi.

"Grazie mille, bambina. Come ti chiami?"

"Cristina. Tu?"

"Roberto. Di solito non gioco con le femmine, perché sono noiose. Però tu sei stata brava e allora possiamo giocare un po'. Andiamo?"

Mi alzai in piedi anch'io, irritata dalle sue parole.

"Le bambine non sono noiose!!!"

Lui sbuffò, iniziando ad entrare in acqua senza di me.

"Vieni o no?"

Lo guardai in silenzio, decidendo sul da farsi. Del resto avevo creato tutto quel pandemonio, perché volevo un compagno di giochi e non sarebbe stato giusto rinunciare al divertimento per così poco.

"Sì."

Mi avvicinai all'acqua, ma mi accorsi che era molto fredda.

"E adesso che hai? Vieni!"

Misi il broncio, intristendomi.

tanto fredda..."

Roberto sbuffò e ritornò sui suoi passi, prendendomi per mano.

Solo la mamma e i miei parenti solevano farlo ed era strano vedere la mia manina custodita da un'altra mano altrettanto piccola.

"Ora entriamo insieme, così non avrai freddo. Se non ce la fai, non mi interessa proprio."

I maschi erano proprio antipatici, pensai all'epoca, ma nonostante tutto Roberto si comportò magnificamente con me.

Giocammo moltissimo in acqua, tanto che mia madre mi costrinse ad uscire perché tremavo e avevo le labbra blu.

Roberto mi segui, come se in quell'ora passata a farci i dispetti, avessimo instaurato un legame segreto.

Si presentò a mia madre e, mentre ero ricoperta da due asciugamani per riscaldarmi, si mise a disegnare in silenzio.

"Che cos'è?" Chiesi curiosa quando lui mi porse il disegno piegato a quattro.

Roberto fece spallucce ed aspettò il mio parere.

Aprii il foglio e trovai il disegno di un bambino con un sorriso sdentato, ma felice.

Era lui.

"Che bello!! Ma io so disegnare meglio."

Lui mi fece la linguaccia che ricambiai subito.

"Con questo disegno, puoi ricordarti di me domani."

Sicuramente non me lo sarei dimenticato per nulla al mondo, ma se quel gesto allora mi sembrava da stupidi, ora mi fa riscaldare il cuore.

Nonostante siano passati troppi anni da quel ritratto, Roberto - ai miei occhi - continuerà ad avere cinque anni, profondi occhi blu e un sorriso giocoso pieno di finestrelle nere e denti di diverse misure.

Anche se la vita ha cercato di cambiarlo e distruggerlo, lui rimarrà per sempre il mio migliore amico. La persona più importante della mia vita.

E questa è la nostra storia.

 

 

____________________

 

Buonaseeeera! (cit.)

Dopo una piccola pausa, sono tornata con una storia nuova nuova!

Per chi mi segue da tanto, probabilmente non ne potrà più dei miei deliri… Ma! Eh sì, c’è un ma! Questa volta scriverò una storia un po’ diversa dal solito.

Parlerò di migliori amici, di distanza, di sofferenza e dolore. Ma non mancherà lo zucchero, il romanticismo e tanto diabete come piace a me.

Essendo all’inizio, non voglio rivelarvi molto, ma vi garantisco che questi due personaggi sono particolarmente amati dalla sottoscritta :)

Questo capitolo è stato facile da scrivere. Cristina è nel presente e ricorda questo episodio della sua infanzia.

Nei prossimi capitoli scopriremo cosa è successo a Roberto e come mai Cristina lo ricorda con tanta amarezza.

Per curiosità e altro, sono sempre qui nel mio gruppo.

 

Ora vi saluto e vi aspetto al prossimo aggiornamento!

 

Un bacione enorme <3

 

 

   
 
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