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Autore: TheDreamSeller    21/08/2012    1 recensioni
E Max non sa il perchè, ma tutte le volte che lo vede in quello stato, annaspante nel lettino, lui non è più bello. E ringrazia lo sporco che lo ricopre, perchè altrimenti faticherebbe a riconoscerlo. Quello annaspante nel lettino, non può essere Fang.
Una piccola one-shot introspettiva; i pensieri di Max di fronte ad un lettino con un Fang inerme disteso sopra.
Non so perchè, ma fra avvertimenti non è possibile scegliere One-shot. One-shot, in ogni caso.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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E così ecco la mia prima ( e unica) fanfiction per Maximum Ride. E' una one-shot senza pretese, collocata da qualche parte nella storia.
Spero vi piacca.
AK

Quando lei lo vede rigirarsi nel letto, il respiro smorzato da un qualche incubo che lo fa sudare freddo, non può fare a meno di guardare il monitor e sperare che quel battito, troppo veloce per un qualsiasi essere umano, cominci a non essere troppo lento per un ibrido creato in laboratorio.

La sua mano è appiccicosa, i suoi capelli unti e due profondi segni violacei circondano i suoi occhi. Lui non è più bello, si rende conto Max. Non in quello stato, anche se non può negare che comunque, dietro a quella maschera di morte, un qualcosa di attraente vi sia rimasto. Nè è più il suo compagno, o colui che l’ha aiutata a crescere lo Stormo, o il suo migliore amico. Seppure lo abbia visto centinaia di volte ferito, seppure centinaia di volte lo abbia visto morire, non riesce a capacitarsi che quella persona sia la stessa che lei ha sempre avuto al suo fianco. Quello non è Fang, l’unica cosa che ha in comune con l’ibrido, che le danno ancora speranza, sono le occhiaie. E lo sporco. E tutto ciò che gliela toglie è il suono martellante e acuto che scandisce il suo battito. No, scuote la testa, e si aggrappa al fatto che sono più le volte che lo ha visto stanco per averla aiutata a curare una febbre a Gazzy, che non voleva dormire, oppure sporco per il fatto che nel loro girovagare, una doccia era veramente un lusso. Se si sforza, riesce a vedere una vaga somiglianza fra la persona che ama e quel corpo ferito disteso sul lettino.
- Come sta?- chiede Iggy.
- Ho dovuto procedere alla cauterizzazione. Anche con le vostre capacità rigenerative, ha perso troppo sangue. Gli rimarrà una brutta cicatrice.- dice la dottoressa Martinez.
Iggy annuisce, grattandosi l’avambraccio in modo quasi compulsivo.
- Non è stata colpa tua, Ig.- dice Max
- Non è vero, se io-
- Nessuno sarebbe riuscito a schivare quell’eliminatore, Ig. Neanche io sarei riuscita. Non è stata colpa tua. E poi...- sente un groppo formarsi in gola, e scosta leggermente la coperta, vedendo tutte lecicatrici di quel corpo che ha curato centinaia di volte. Vedendo l’ammasso di pelle cauterizzata lungo il fianco. E’ deforme, e un po’ nera, ma non stona. – E poi non è tanto grave, Ig.- Cerca di tenere la voce ferma, ma sa di non essere brava a mentire.
- Mi credi stupido, Max? Lo sento. Il suo battito non è regolare. E’ lento.- Ed è ironico, pensa Max, definire lento quel suono martellante.La ragazza sospira e Iggy si stacca dallo stipite della porta e torna nella sala d’attesa della piccola clinica veterinaria, sedendosi su una delle molte sedie di plastica dove gli altri membri dello stormo dormono.
- Max, perchè non dormi un po’? Si rimetterà, vedrai.- La voce della Dottoressa Martinez è dolce, ma Max non può fare a meno di sentirsi presa in giro: la crede forse così idiota da non sapere che il rischio di infezione è alto? Crede forse che lei non si renda conto che la quantità di sangue che ha perso potrebbe essere fatale? Se c’è una cosa che per lo Stormo è sempre venuta prima di qualsiasi altra cosa, a parte lo Stormo in sè, quella è la sopravvivenza. E sopravvivere vuol dire sapersi curare, soprattutto quando un giorno sì e due pure ti trovi a dover combattere con delle bestiacce bavose e maleodoranti con degli artigli affilati come pugnali.
Max non risponde, e la Dottoressa Martinez esce dalla stanza, sospirando. Le pareti bianche, in un certo modo, cominciano a diventare troppo luminose, i capelli di Fang troppo neri, le sue mani troppo sporche. Ha mal di testa. Ha un mal di testa terribile. E’ stanca, stanchissima, ma sa che non dormirà. Non finchè  Fang non tornerà da lei. Non finchè non avrà la certezza che il suo compagno/fratello/pseudo-ragazzo possa tornare a provocarla, e lei a picchiarlo.
- Se muori, giuro che ti uccido a forza di calci in culo- mormora. E in un momento di dolore più intenso, o di follia, o semplicemente di stanchezza, si chiede quale sia la differenza fra quello che sta nel letto e Fang. Ma già sa la risposta. Fang, il suo Fang, il suo vicino di gabbia, il suo vice, è vivo. Non è un corpo sofferente, non giace inerte su un lettino di una clinica. Lui è vivo. Lui la prende in giro, lui scherza, litiga e si arrabbia con lei. Lui la aiuta, la critica, la fa impazzire col suo sarcasmo. E quando la bacia le sue labbra sono calde. Tanto calde.E’ bello non per i suoi capelli, o per il suo volto, o per le sue ali possenti. Quelli possono al massimo essere attraenti. La sua bellezza sta tutta nel suo sorriso arrogante, nel suo modo di rotolarsi a terra e rialzarsi dopo un calcio particolarmente doloroso, di alzarsi in volo. Nel suo modo di lanciarsi fra un eliminatore e Iggy quando sapeva che non avrebbe potuto fare niente.
Max sospira, prendendo un sorso da un bicchiere di carta che la dottoressa le ha lasciato. Le ha detto  che quell’intruglio le avrebbe fatto bene. Sarà, ma a Max fa schifo. Non lo sputa solo perchè portare via lo sporco dalla faccia di Fang con uno sputo non le sembra una buona idea. E’ abbastanza sicura che lui preferirebbe una doccia, o quanto meno uno stagno, piuttosto che un mix di saliva e medicinali. Decide che glielo chiederà quando si sveglierà.
“Se si sveglierà” puntualizza la voce. Max la manda a quel paese, è sicura di averne tutto il diritto.
Non sa quando è successo, ma Fang ha smesso di annaspare ed ora il suo respiro è regolare. In un certo qual modo questo fatto la tranquillizza. Anche quando lui la consola, o la lascia sfogarsi, il suo respiro è quello. Si sente un’ingenua a pensare che, anche ora, lui stia cercando di consolarla. E forse è una cosa un po’ infantile, ma è l’unica cosa che può fare, e così, stringendogli la mano dalle unghie incrostate di sporco si concentra sul torace che si alza e si abbassa.

Quando Max si sveglia, impreca. Un po’ perchè non avrebbe voluto addormentarsi, e un po’ perchè il sole che le attraversa le palbepre e le colpisce gli occhi è uno stramaledetto bastardo. Anche quel suono incessante è più veloce di ieri. E’ insopportabile. La testa le pulsa, e sussulta quando una mano le scompiglia i capelli unti, resi notevolmente più scuri dallo sporco.
- Voglio proprio vedere come faresti a uccidermi se io fossi morto. – E’ appena un sussurro, ma lei sorride.
- Non mettermi alla prova, Fang. Non mettermi alla prova.- E gli stringe forte la mano. Perchè lui è Fang. Perchè Fang è vivo.

  
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