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Autore: lemonade    04/03/2007    37 recensioni
Tenta di infilare il primo bottone nell'asola, piegando la testa verso il basso e corrucciando le sopracciglia dorate in maniera concentrata.
Non ce la fa.
S'imbroncia come una bambina, poi sbuffa e si strofina gli occhioni azzurri ed un po' arrossati con le sue belle dita curate, nel vano tentativo di svegliarsi almeno un po'.
Sbadiglia coprendosi vagamente la bocca con il dorso della mano ed inarca la schiena per stiracchiarsi come una gatta.
È solo mia in questo momento.
Non sa che sono sveglio e che nascondo il mio sorriso innamorato appena sotto il lenzuolo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Weasley, Fleur Delacour | Coppie: Bill/Fleur
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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la camicia

La guardo mettersi la camicia.

I capelli come covoni di paglia arruffati dalla notte passata con me.

La sua faccia assonnata, stravolta, con la matita della sera prima un po' sbafata e la riga del cuscino ancora addosso.

Tenta di infilare il primo bottone nell'asola, piegando la testa verso il basso e corrucciando le sopracciglia dorate in maniera concentrata.

Non ce la fa.

S'imbroncia come una bambina, poi sbuffa e si strofina gli occhioni azzurri ed un po' arrossati con le sue belle dita curate, nel vano tentativo di svegliarsi almeno un po'.

Sbadiglia coprendosi vagamente la bocca con il dorso della mano ed inarca la schiena per stiracchiarsi come una gatta.

È solo mia in questo momento.

Non sa che sono sveglio e che nascondo il mio sorriso innamorato appena sotto il lenzuolo.

Ritenta di allacciare la camicia, ma parte direttamente dal secondo bottone, sporgendo leggermente le labbra rosee, come se quell'operazione l'annoiasse molto.

Arriva in fondo e la sento imprecare a bassa voce, "Merde!": ne ha dimenticato uno e di conseguenza anche tutti gli altri sono nell'asola sbagliata.

Li slaccia e io cerco di non ridere per non farmi scoprire.

È proprio lenta al mattino!, sembra quasi che non abbia mai veramente voglia di vestirsi, di pettinarsi, di iniziare la giornata.

 

Si alza sempre un po' prima di me per fare le sue cose con calma, non si è mai accorta che la spio mentre la sua parte pigra e disordinata combatte contro quell'apparenza splendida e perfetta che tutti ben conoscono.

Quando è pronta e vestita di tutto punto torna a letto, sdraiandosi sul fianco accanto a me e mi passa le dita tra i capelli una volta o due, scorrendoli in tutta la loro lunghezza.

Mi chiama piano per nome con la sua voce dolce e flautata, sempre un po' musicale, e mi dice che è ora di svegliarmi, che sono paresseux.

 

Finalmente è riuscita ad allacciarsi la camicia, ora mancano i polsini: quelli tanto eleganti che hanno i bottoni fino a metà avambraccio.

Nessuno sa quanto sia difficile allacciarseli con una mano sola, ma il mio amore non si lamenta e non chiede mai aiuto, sospira appena prima di cominciare l'impresa.

Mi sembra quasi di sentirla: "Si belle tu veut paraître."

È faticoso per una rosa preparare tutti i suoi petali con diligenza prima di sbocciare, li sceglie con cura, li prepara con un accortezza infinita.

Ma la mia Fleur è diversa da tutti gli altri fiori, c'è sempre tanta fragilità dietro la sua bellezza, tanta rabbia nel cercare di dimostrare al mondo che lei non è solo un'oca bionda. A volte penso che odi ogni singolo complimento che riceve.

Ha tutto quello che ogni ragazza vorrebbe avere: è bella, è ricca, è ammirata.

 

Perché allora ha passato tutti i giorni della sua carriera scolastica a Beaux Bâton a studiare come un'invasata?, a partecipare ad ogni singolo club o attività extrascolastica?

Perché decidere di fare un lavoro noioso alla Gringot, quando avrebbe potuto farsi tranquillamente mantenere da suo padre o sposarsi con qualche damerino che l'avrebbe viziata come una principessa?

Perché, tra tanti spasimanti gentili ed educati che stravedono per lei, ha scelto me?

Un inglese squattrinato nonostante lavori in banca, con la pelle lentigginosa bruciata dal sole dell'Egitto, con una famiglia rumorosa ed invadente che fa di tutto per dimostrarle che è fuori posto?

Si è innamorata di me, ha detto.

 

È entrata nel mio ufficio una mattina, con una camiciola simile a quella che ora sta disperatamente tentando di allacciare.

È entrata e mi ha guardato con i suoi begli occhi azzurri, stringendo le labbra piene fino a sbiancarle, con qualche pratica in mano.

Non eravamo mai usciti insieme, non avevo mai neanche pensato di chiederglielo.

Avevamo parlato ogni tanto, ricordando la prima volta che c'eravamo visti al torneo Tremaghi o chiacchierando di cose banali, come si fa tra colleghi, ma non avevo mai seriamente pensato a lei in quel modo.

Certo trovavo oggettivamente che fosse bellissima ed intoccabile, forse troppo.

La sua presenza mi faceva sentire come se fossi tornato a scuola, io il solito Weasley con la divisa di seconda mano e lei la reginetta del ballo, quella per cui tutti sbavano: troppo bella e popolare per non sapere chi è, ma non abbastanza falsa o pretenziosa per odiarla.

L'unica soluzione è prendere atto della sua esistenza e trattarla come si farebbe con un qualsiasi essere umano. Niente di più, niente di meno.

Credo di averla fatta sentire insicura con il mio modo di fare, mi chiese addirittura se la trovassi antipatica.

In realtà voleva sapere perché non le morivo dietro: chi è abituato ad ottenere sempre tutto senza il minimo sforzo, finisce per desiderare proprio ciò che non può avere.

È strano come va a volte il mondo, più lei cercava di farsi notare e più io sorridevo pensando ad altro, più io non la notavo e più lei si sforzava di piacermi.

Non lo facevo apposta, ma proprio non mi accorgevo del suo interessamento.

Avevo altro per la testa in quel periodo e non avevo una ragazza fissa, ma Fleur una sera mi aveva visto uscire dal lavoro con Carmen, un'altra praticante. Ridevamo.

E quel mattino alzai gli occhi dalla mia scrivania e me la trovai davanti che mi fissava, senza dire una parola.

Non aveva mai dovuto fare niente di speciale per attirare l'attenzione, era abituata allo sguardo degli uomini, riteneva naturale che la guardassero, così ora non sapeva bene come comportarsi.

 

< Hai bisogno di qualcosa, Fleur? > le chiesi dopo qualche secondo di silenzio.

Lei spalancò un po' di più gli occhi, come se fosse stata colta a fare qualcosa di sbagliato, poi li abbassò e disse con quel suo accento francese < Non. Volevo solamonte dirti che Carmén è una ragassa molto fortunata. >.

Non arrossì, alzò di nuovo lo sguardo ed fece un piccolo sorriso stringendo al petto le sue pratiche, per poi voltarsi ed uscire, lasciandomi interdetto.

Ci misi un po' ad interpretare la sua frase criptica talmente era lontana da me l'idea che io potessi piacerle e anche quando la invitai a prendere un caffè, stupendola, fu più per assicurarmi di non essermi immaginato tutto.

Non ero innamorato di lei.

Certo era bella, era intelligente, era dolce, spiritosa e tutto. con lei mi divertivo, ma.

Avevo sempre la sgradevole sensazione di non meritarmela.

Sembrava tutto uno strano sogno, di quelli in cui sai che stai sognando.

 

Come ho potuto essere così cieco, amore mio?

Lo penso ancora mentre continua la sua opera di vestizione, un bottone dopo l'altro, un'asola dopo l'altra.

Cosa deve fare la più bella ragazza che io abbia mai visto per farmi capire che mi ama?

 

< Bill.? > aveva le chiavi di casa in mano, stavamo sul pianerottolo, davanti alla sua porta verniciata di rosa.

< Mh? > risposi sbadatamente, dando un invidiabile sfoggio della mia eloquenza. Fortuna che allora non mi importava granché di fare bella figura con lei.

Sorrise appena. Erano sorrisi appena accennati quelli che faceva guardando me, meno vistosi di quelli che rivolgeva agli altri, ma in un certo senso più dolci.

Lo fa ancora adesso.

< Mi sono inamorata di te. > lo disse con una semplicità disarmante, studiando il mio volto stupito per avere una possibile risposta.

Non era imbarazzata, arrossii io al posto suo, colorandomi fino alle orecchie come non mi succedeva da anni.

 

Se vi è mai capitato di ricevere una dichiarazione di questo genere da qualcuno, potete capire come mi sentii. Non è importante che voi ricambiate o no, all'inizio è sempre un pugno nello stomaco, senso di nausea e vertigini correlate.

Poi potete decidere cosa provate voi per questa persona e qui si comincia a sentirsi male sul serio.

Insomma, era il nostro primo appuntamento!

 

< F-Fleur io. > balbettai.

Poteva avere qualsiasi uomo. Chiunque al posto mio avrebbe fatto i salti di gioia.

Lei annui leggermente, con un sorrisino un po' triste ma ancora dolce, come se se lo fosse aspettata.

< Sci vediamo domani, alora. - mi salutò infilando la chiave nella serratura - Bonne nuit, Bill. >

La porta si chiuse poco dopo, senza che io avessi risposto.

Mi aveva colpito, dovevo ammetterlo.

Ogni suo gesto, ogni sua parola, ogni sua inflessione.

La sua eleganza, la sua modestia, la sua innocenza.

Mi resi conto solo in quel momento di quanto fosse fragile ed indifesa, di quanto la sua felicità o la sua tristezza dipendessero da me.

Non potei che ammirare la sua classe, la sua fierezza, mentre me lo rivelava e si sentiva respinta.

 

Un altro piccolo bottone.

Hai pianto quella sera, Fleur?

 

Non ebbi il coraggio di bussare, non avrei saputo cosa dire.

Me ne andai con la testa confusa e lo stomaco che mi faceva male.

La guardavo per ore in ufficio, chiedendomi come era potuto succedere, e lei ogni tanto se ne accorgeva e mi sorrideva in quel modo che sentivo già mio.

Non ci parlavamo quasi, non mi rivolgeva mai la parola per prima, sembrava aspettasse il mio permesso.

Fu di nuovo quella porta rosa la testimone delle nostre dichiarazioni.

< Sciao, Bill! - disse un po' sorpresa, sorridendo e portandosi i lunghi capelli dorati su una spalla sola con un gesto della mano - Cosa sci fai da queste parti? >

Mi morsi un labbro, era bellissima. Avrei voluto dirglielo.

Avrei voluto dirle che da quando mi aveva detto quelle cose non riuscivo a pensare ad altro che a lei.

Avrei voluto dirle che non volevo sorridesse in quel modo a nessun altro, che adoravo quando lo faceva.

Avrei voluto dirle che mi dispiaceva di averla fatta aspettare così a lungo per una risposta.

E invece me ne stavo lì, con le mani nelle tasche dei jeans e la gola secca, sentendomi più stupido e colpevole che mai.

Non le dissi mai che mi ero innamorato anch'io, ma credo lo capì ugualmente.

 

Le appoggia una mano sul lato del collo scoperto e le cinsi la vita con l'altro braccio, tirandola verso di me mentre la baciavo.

Si lasciò baciare.

Ero talmente perso in lei che mi accorsi solo dopo un po' che stava rispondendo al bacio, che avevo le sue braccia intorno al collo e che me la stringevo addosso stretta, per imprimermi nella mente quella sensazione magnifica.

Sembrava quasi un sogno.

Con Fleur ogni giorno sembra sempre un sogno.

 

Ha finito di allacciare il polsino.

La guardo come la guardai allora e mi sembra ancora più bella, anche con il trucco sbafato ed i capelli spettinati.

Mi sono innamorato di lei guardandola mangiare il cibo ipercalorico della cucina di mia madre, mentre lei e Ginny la trafiggevano con lo sguardo in una minaccia silenziosa e i miei fratelli la guardavano allupati sbavando nel piatto.

Mi sono innamorato di lei quando ha guardato quella misero anellino di fidanzamento come se nel mezzo ci fosse stato un solitario, annuendo con le lacrime agli occhi alla mia proposta prima di saltarmi al collo con il suo < Oui! Si! Oui! >.

Mi sono innamorato di lei svegliandomi in un letto di ospedale con la faccia sfigurata e trovandola addormentata sulla sedia, con le dita ancora intrecciate alle mie.

Mi sono innamorato di lei quando con gli occhi ancora gonfi di pianto l'ho vista litigare con la mamma per prendersi cura di me durante la convalescenza.

Mi sono innamorati di lei un po' di più ogni giorno, è questo il suo incantesimo, l'amore che non speravo di trovare.

 

Mi sto innamorando di lei anche adesso, mentre cerca di infilare il bottone nell'asola del secondo polsino.

Il destro, si sa, è più difficile.

Decido di aiutarla anche se questo vuol dire non poterla più osservare in versione appena sveglia.

Mi alzo piano e le prendo il braccio con delicatezza cominciando ad allacciarle i bottoni.

Sono davvero minuscoli questi cosi e lei mi guarda sorpresa, sorridendo come piace a me. Mi sento la gola secca e non mi vengono le parole per dirle quanto la amo.

Mi bacia la guancia, proprio lì dove corre la cicatrice che mi sfigura, e quando ho finito mi da un bacio vero.

< Je t'aime. > sussurra a fior di labbra e lo sa che vorrei fare lo stesso.

 

Dite che si arrabbia se le tolgo la camicia?

 

 

 

***

Piccola one-shot scritta a S. Valentino ^__^

Nata così, per una camicia che non ne voleva sapere di farsi allacciare...

Dedicata a te, Jesus, perché te lo meriti. Spero che ti piaccia.

Baci a tutti

*Lem*

  
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