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Autore: Dani85    24/08/2012    6 recensioni
Sirius camminava avanti e indietro già da un po', indeciso su quale angolino di mondo affacciarsi quella sera. Osservare gli altri nell'universo dei vivi era diventato il suo passatempo preferito da quando lui non ne faceva più parte. Le lunghe e interminabili, nel vero senso della parola, giornate di pace che il Paradiso, o l'aldilà, o il qualcosa dopo la morte – dopo tre anni e mezzo doveva ancora decidere come chiamarlo di preciso -, gli offriva be', non lo entusiasmavano molto.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, James Potter, Remus Lupin, Sirius Black, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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DisclaimerQuesti personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J. K. Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

Ogni volta che ti guardo


Ogni volta che ti guardo
mi vien voglia di parlarti
ma io so che tu non puoi
ascoltarmi mai...
[Padre e Figlio - Gino Paoli]


Sirius camminava avanti e indietro già da un po', indeciso su quale angolino di mondo affacciarsi quella sera. Osservare gli altri nell'universo dei vivi era diventato il suo passatempo preferito da quando lui non ne faceva più parte. Le lunghe e interminabili, nel vero senso della parola, giornate di pace che il Paradiso, o l'aldilà, o il qualcosa dopo la morte – dopo tre anni e mezzo doveva ancora decidere come chiamarlo di preciso -, gli offriva be', non lo entusiasmavano molto.
Diamine, lui era Sirius Black: aveva bisogno di azione, di movimento, di vita! Tutta quella che dodici anni ingiustamente trascorsi ad Azkaban gli avevano sottratto.
A volte si stupiva ancora di sé e del suo essere andato oltre: era sicuro che al momento di morire si sarebbe attaccato alla vita con le unghie e con i denti e che sarebbe tornato certamente sotto forma di fantasma. Ed ogni tanto, ad essere onesti, pensava ancora che avrebbe avuto il suo perché anche da fantasma, magari da cane fantasma. Un enorme, pelosissimo e dispettosissimo cane. Sentiva che sarebbe stato perfetto come nuovo fantasma di Grifondoro e si era facilmente immaginato al posto di Nick-quasi-senza-testa mentre faceva impazzire la cara vecchia Minerva.
Sirius ridacchiò da solo a quel pensiero: sì, non sarebbe stato tanto male tornare alla vita. E invece era andata diversamente, era scivolato dietro il velo – così all'improvviso –, negli occhi ancora il riflesso verde di quegli di Harry ed era andato oltre. E nell'oltre aveva trovato ad accoglierlo Regulus e la sua mano tesa, James e i suoi occhi pieni di lacrime dietro le lenti tonde, Lily e il suo sguardo di giada. Era quello il suo posto, anche se il dolore di chi aveva lasciato di là gli martellava con insistenza un angolino del cuore. Si sentiva in colpa per la disperazione di Harry e per la desolata distruzione che leggeva in ogni gesto di Remus. Forse proprio per quei sensi di colpa aveva iniziato ad osservarli, cullando la speranza che in un qualche bizzarro modo riuscissero a capire che lui era comunque lì con loro. E ci sperava anche in quel momento, mentre si fermava a scrutare uno sbuffo di nuvola bianchissimo che si stava trasformando attorno a lui in un fazzoletto di prato ricoperto di erba e piccole margherite selvatiche: senza accorgersene aveva scelto il suo angolino di mondo da spiare quel giorno.

Di solito, e voleva dire quasi sempre, il soggetto prescelto era Harry anche se, nei primi due anni dopo la sua morte, il ragazzo aveva dovuto spartirsi le sue attenzioni con Remus. Poi anche Lupin era morto e Sirius ricordava ancora benissimo lo strozzato «Anche tu, no!» che lui e James avevano mormorato perché sì, era bello aver ritrovato il loro migliore amico ma faceva terribilmente male sapere che era successo perché anche lui era stato ucciso.
Sirius sospirò dispiaciuto mentre si stendeva sul prato spuntato dal nulla e si preparava a sbirciare quello che adesso si contendeva con Harry l'onore di essere osservato da lui. Agitò una mano davanti a sé come se stesse disperdendo una nuvoletta di fumo e poi si stese comodamente a pancia in giù, le braccia a mo' di cuscino sotto la testa. Al suo gesto, sotto di lui era comparsa una camera da letto. Anzi, ad essere precisi, era la cameretta di un bambino, illuminata da una tenue fiammella incantata che galleggiava a mezz'aria accanto alla porta.
Sirius sorrise, gli occhi puntati sul lettino al centro della stanza. Il piccolo Teddy, figlio del suo migliore amico Remus e di sua cugina Dora, dormicchiava a pancia all'aria, i capelli del suo naturale castano e un ditino ficcato in bocca. Era proprio bello nell'innocenza del suo anno e mezzo. Troppo piccolo per capire quanto gli era stato tolto dalla Guerra. Troppo piccolo per immaginare quanto mamma e papà gli sarebbero mancati negli anni a venire. Quella mamma e quel papà che vivevano nei ricordi e nei racconti di quelli che li avevano conosciuti e amati e che, per come li avevano conosciuti e amati, li facevano conoscere ed amare a Teddy.
E come se il piccolo si fosse accorto di essere osservato da qualcuno, si svegliò del tutto e, mentre si stropicciava gli occhi con le manine chiuse in due minuscoli pugni, si tirò a sedere al centro del lettino. Sirius soffocò la sua classica risata-latrato contro le braccia mentre notava i capelli di Teddy virare verso una sfumatura più accesa del suo adorato turchese. Ok, quel piccoletto aveva qualcosa in mente. Remus lo diceva sempre quando vedeva il figlio assumere quella particolare tinta e be', finora aveva sempre avuto ragione. L'uomo si puntellò dunque sui gomiti, curioso di vedere cosa avrebbe combinato stavolta il bimbo, un futuro da vero Malandrino assai più che probabile.
Teddy afferrò con una manina una sbarra del lettino, poi ruotò sul sederino fino a poter fare lo stesso con l'altra e si mise in piedi, scuotendo la sponda tutto contento.
«Grande!» esclamò Sirius, orgoglioso, prima che il piccolo venisse tradito dal suo precario equilibrio e finisse di nuovo seduto con un soffice
plop. «Be' meglio così!» commentò allora lui con un'alzata di spalle, memore delle tremende sfuriate in puro stile Black che Andromeda rifilava al nipotino ogni volta che lo trovava intento a fare qualcosa di pericoloso. E stare in piedi sul letto, magari tentando di uscirne, era classificata come cosa pericolosa. Soprattutto se avevi solo un anno e mezzo e avevi i geni della sbadataggine di Tonks nel sangue. Ma di sicuro Teddy aveva ereditato anche l'intelligenza e l'arguzia di Remus e Sirius le riconobbe chiaramente negli occhioni con cui il bambino stava perlustrando la stanza. E il largo sorriso sdentato che gli illuminò il faccino nello stesso momento in cui i suoi capelli si tingevano di un azzurro fluo, gli disse che aveva trovato ciò che stava cercando.
«Vediamo di cosa si tratta...» borbottò Sirius sollevando la testa e sporgendosi a guardare. Lo sguardo del piccolo Lupin finiva sul grande cumulo di giocattoli accatastati un po' confusamente nell'angolo sinistro della stanza dove la fiammella, che ancora galleggiava sospesa, proiettava solamente un pallido e argenteo fascio di luce.
«Uff, non si vede niente...» protestò infatti Sirius, allungando il collo e assottigliando gli occhi: non riusciva a distinguere nulla di preciso in quella massa informe di giocattoli, per lo più babbani. Poi Teddy borbottò un acutissimo «Upo!» e l'uomo – gli occhi grigi pieni di stupore – si ritrovò a guardare un bel lupetto di peluche spiccare il volo dalla montagnola di giocattoli e finire dritto dritto tra le braccine spalancate del bimbo.
«Non ci credo: così piccolo e sai già appellare le cose... Sei proprio un maghetto precoce! Be' ma questo è sicuramente merito del sangue dei Black, d'altronde tua madre è pur sempre imparentata con me: il più grande Mago dei Black!”.
Se Lily fosse stata lì e avesse avuto la sventura di sentirlo, gli avrebbe sicuramente urlato contro che era un pallone gonfiato degno del peggior Potter dei loro anni ad Hogwarts ma, per fortuna, lei doveva essere ancora con James ad ascoltare uno degli strambi discorsi di Silente, magari affacciati proprio a spiare la loro vecchia Scuola di Magia. Per questo Sirius poté gonfiare ancora di più il petto e fischiare d'approvazione e ammirazione quando Teddy borbottò di nuovo verso i suoi giocattoli. Stavolta però, aveva pronunciato un qualcosa di più confuso che non aveva provocato altro che qualche vago movimento tra i giochi. Poi, al secondo tentativo, il suo borbottio risuonò in un più chiaro «Cevvo!» ed immediatamente un rossiccio cervo di peluche con tanto di corna sfrecciò fino al lettino dove si schiantò scatenando le allegre risatine del piccolo.
«Oh, Merlino!» esclamò divertito Sirius, facendosi trascinare dalla situazione. Teddy stava ancora ridendo seduto nel suo lettino, un braccino saldamente avvolto attorno al lupo di pezza, mentre tentava di far stare in piedi il cervo reso instabile dall'ingombro delle corna.
Un lupo e un cervo. Sirius sorrise, il viso sostenuto dalle mani.
Un lupo e un cervo. Remus e James.
Quei pupazzi dovevano senza dubbio essere un regalo di Harry. E se era davvero così e c'erano un lupo ed un cervo... be' doveva di sicuro esserci anche un altro pupazzo!
Con una scintilla di esaltazione negli occhi, l'uomo si concentrò sulla scena che si stava svolgendo al di sotto di lui, deciso a non perdersi nemmeno un istante del momento in cui il piccolo Lupin avrebbe appellato il terzo pupazzo.
Lì però, non succedeva proprio un bel niente e così, dopo un'attesa che a lui parve gigantesca ma che in realtà non era durata che pochi secondi, Sirius aveva già raggiunto un preoccupante livello di insofferenza.
«Ma per le mutande di Merlino, ed io!?» sbottò infatti, immediato ed indispettito.
Insomma, doveva per forza esserci anche il suo corrispettivo animale sepolto da qualche parte tra quei giocattoli di cui nemmeno sapeva il nome. Perché Teddy non lo appellava a sé?
«Oh andiamo... che aspetti? Dai, dai, chiama il cane!» quasi implorò, le mani giunte in un'imitazione di preghiera. Il piccolo ovviamente non poteva né sentirlo né tanto meno rispondergli, eppure Black sembrava ugualmente offeso a morte per il modo in cui stava venendo ignorato, tra l'altro a favore del cervo che il bimbo stava ancora cercando di far star dritto.
«Ah, è così? Il lupastro e il cervide cornuto sì e io no!? Ted Remus Lupin sei un traditore!” ringhiò Sirius incrociando le braccia al petto e voltando la testa di lato, lo stesso tono e la stessa posa di quando da ragazzo urlava contro a Remus perché aveva osato criticare l'ultimo scherzo organizzato con James. «Tzé, preferire quei due a me: che assurdità!» sbuffò mentre con la coda dell'occhio tornava a guardare Teddy. D'altronde si diceva o no che la speranza era l'ultima a morire? E la speranza di Sirius di evitare uno smacco al suo smisurato ego aveva gli occhi grandi e dolci e i capelli di nuovo azzurro fluo di quel bambino che era finalmente riuscito a far star dritto il cervo incastrandolo tra le sbarre del lettino. Forte di questa sua piccola ma straordinaria vittoria, Teddy tornò a fissare i suoi giocattoli e ridacchiò mormorando «Baubau».
Sirius si voltò a guardarlo bene giusto in tempo per osservare un cagnolone di peluche nero con la lingua penzoloni che attraversava la stanza e planava dolcemente al centro del lettino.
«Oh Teddy, l'ho sempre detto io che sei un amore! Il degno figlio di tuo padre!» lo elogiò l'uomo ad alta voce, un pugno alzato al cielo a rimarcare il successo e l'altra mano sul cuore. Il suo repentino e radicale cambio di atteggiamento fu sottolineato da una fragorosa risata alle sue spalle.
«E questa è la prova che anche Sirius Black ha un cuore! È un sentimentalone!» chiocciò James mentre gli si lasciava cadere affianco, il prato incantato che si allargava intorno a loro. Sirius si scrollò di dosso il braccio che l'amico gli aveva passato sulle spalle e lo spintonò poco delicatamente facendolo ruzzolare.
«Non sono un sentimentale!» protestò caricando a testa bassa Potter e schiacciandolo sull'erba.
«Dai, non c'è nulla di male ad essere un tenerone! Vero, Rem!?» biascicò James, la bocca un po' troppo premuta sul terreno.
«No, infatti!» accordò Remus con il sorriso di chi la sa lunga sulle labbra e lo sguardo già puntato su Teddy.

Lupin si era accuratamente tenuto fuori dall'improvvisa zuffa scatenata dai suoi amici e se ne stava seduto tranquillo con le braccia allacciate intorno alle ginocchia e gli occhi pieni di uno strano mix di felicità e malinconia. James conosceva alla perfezione quello sguardo: era lo stesso con cui lui aveva sempre osservato Harry da lassù. La felicità di vedere il proprio figlio crescere e la tristezza senza fine di non poter essere lì con lui. Potter sospirò piano, la faccia ancora premuta contro l'erba.
«Comunque non sono né un sentimentale né un tenerone!» bofonchiò Sirius con una smorfia di disgusto tanto marcata quanto finta che però ebbe il merito di far ridere gli altri due, con James che gli restituiva la poco delicata spinta di qualche minuto prima riaccendendo la zuffa. Remus si passò una mano sulla faccia, consapevole che da lì a poco sarebbe dovuto intervenire per separarli. Stava già per dire che non ne poteva più dei loro battibecchi da bambinetti dell'asilo, quando il cigolio della porta laggiù – nel pezzettino di mondo che stavano spiando – attirò l'attenzione di tutti e tre. Dall'uscio aveva appena fatto capolino la testa spettinata ed indomabile di Harry.
«Ehi, ma sei sveglio! La nonna ha detto che dormivi...» esclamò il ragazzo avvicinandosi al lettino di Teddy, dove lui aveva preso a saltellare esaltato da seduto, rimbalzando buffamente sul materasso. I tre uomini, spettatori della scena, sorrisero scambiandosi occhiate intenerite: non era affatto raro che Harry passasse la sera a casa Tonks per salutare il suo figlioccio. Figlioccio che, per inciso, lo accoglieva sempre con incredibile entusiasmo.
«Come stai, piccolino?» chiese Harry, una mano tra i capelli turchesi del bimbo che, per tutta risposta, sollevò appena verso di lui il peluche che ormai stringeva a sé da un sacco di tempo.
«Upo!» esclamò, i pochi dentini tutti visibili nel suo enorme sorriso.
«Sì Teddy, lupo... perché il tuo papà quando c'era la Luna piena si trasformava in un lupo!» spiegò dolcemente Harry come se stesse ripetendo un discorso già fatto migliaia di volte, gli occhi incredibilmente verdi puntati in quelli scuri del suo piccolo interlocutore.
Remus sorrise, lo sguardo improvvisamente lucido.
«Mio figlio è un genio: ha già risolto la questione del tuo
piccolo problema peloso! E con grande successo!» trillò James allungandosi davanti a Sirius per assestare a Remus una sonora pacca su una spalla. E Lupin si sciolse in una risatina tremula, gli occhi ancora incollati su suo figlio che, con i suoi stessi capelli castani striati di grigio, stava affondando il faccino nel collo del lupetto. Quando ne riemerse, i suoi capelli erano una massa nera sparata in tutte le direzioni possibili ed immaginabili.
«Cevvo!» disse allora, scuotendo un po' il cervo per le corna.
«E il cervo sì, perché il mio papà si trasformava in un cervo per poter fare compagnia al tuo!» continuò Harry mentre si appoggiava alla sponda del lettino.
«Sembra quasi che gli stia raccontando una favola!» mormorò Remus, una tangibile nota di dolcezza nella voce.
«Già!» borbottò James, insieme a qualcos'altro di non ben definibile che si perse contro i pugni che si stava premendo sulla bocca, commosso.
«Puah, quante smancerie!» commentò schifato Sirius scuotendo la testa. e poi quei due avevano il coraggio di dire che il sentimentale era lui. Bah, non aveva parole.
Intanto, i capelli di Teddy si erano afflosciati, pur rimanendo neri, mentre lui sprofondava una manina nel morbido pelo del cane di peluche.
«Baubau!» ridacchiò il piccolo guardando Harry di sottecchi. il ragazzo rise a sua volta mentre calava una mano nel lettino e afferrava il pupazzo piazzandolo di fronte al visino del bimbo.
«No Teddy, non baubau ma cane!» lo corresse divertito.
«Baubau!» insistette però la vocina sottile.
«Caaa-neee!» sillabò allora il ragazzo provando, evidentemente per l’ennesima volta, ad insegnarli il nome dell’animale.
Ma Teddy la pensava in maniera diversa e lo dimostrò chiaramente strillando a pieni polmoni «Baubau!», la testolina di un inquietante rosso fuoco e il pupazzo che schizzava dalle mani di Harry per sfracellarsi a muso in giù nel lettino.
«Ok ok, hai vinto tu!» si arrese Harry mentre il bambino batteva felice le manine, evidentemente soddisfatto di sé.
E in quel preciso momento Sirius avrebbe voluto davvero essere lì con loro, appoggiato anche lui alla sponda di quel lettino. Avrebbe voluto essere lì e scompigliare i capelli di Teddy e vedere di che colore sarebbero diventati mentre gli diceva che era proprio bravo e che sì, suo padre aveva proprio ragione a dire che sarebbe diventato un grande mago. Avrebbe voluto essere lì, dare uno scappellotto ad Harry e dirgli che sì, insomma, doveva insistere un po' di più perché il Salvatore del Mondo Magico non poteva essere sconfitto da un cosino che a malapena stava in piedi.
Invece poteva solo starsene lì, a spiare una vita che non gli apparteneva più attraverso gli occhi dei figli dei suoi migliori amici. E mentre lui si perdeva in un groviglio di pensieri, James blaterava qualcosa sul fatto che Harry l'aveva data vinta a Teddy perché, di sicuro, quell'improvviso rosso di capelli doveva avergli ricordato il tipico cipiglio Weasley – Ginny Weasley, per esser precisi – a cui mai e mai si doveva dar torto.
«
Un po' come hai sempre fatto tu con Lily: mai darle torto!» gli aveva appena risposto di rimando Remus, proprio mentre il suo piccolo ridacchiava una litania di baubau guardando Harry che rimetteva a posto il peluche.
«
Sì, sì, il cane... perché nelle notti di Luna piena, insieme al tuo papà, c'era anche Sirius che si trasformava in un enorme cagnolone nero. Lui era il mio padrino e il tuo... mmm... zio! Sì, direi che gli sarebbe proprio piaciuto che tu lo chiamassi zio!» fece Harry mentre accarezzava il piccolo su una guancia.
«
Oh Merlino, se mi sarebbe piaciuto...» mormorò Sirius, una mano di Remus a stringergli una spalla.
«
Zio Sirius, sei un tenerone!» esclamò zuccheroso James facendogli un paio di ridicolissimi occhi dolci.
«
Idiota!» bofonchiò Black prima di concedere che sì, forse, «un po' tenero lo sono! Ma poco poco!» e con il suo miglior broncio sprofondò la faccia tra le mani. Soddisfatti per la confessione, James e Remus si diedero il cinque al di sopra della sua testa mentre, sotto di loro, Harry spingeva il piccolo Teddy sotto le coperte. «È ora di dormire adesso, o nonna Andromeda dirà che è colpa mia se sei ancora sveglio!» lo ammonì mentre con una mano accompagnava il suo rapido gattonare. Il bambino non protestò e lasciò che Harry che gli rimboccasse le coperte prima di salutarlo con un bacio sulla fronte, a cui lui rispose con il suo miglior sorriso.
«
Buonanotte piccolo!» gli sussurrò il ragazzo mentre con un lieve colpo di bacchetta allineava i pupazzi ai piedi del lettino, in fondo al materasso.
Teddy seguì con lo sguardo il padrino che si allontanava e, quando la porta gli si chiuse alle spalle, borbottò
«Upo!», la vocina che svaniva in uno sbadiglio. Il peluche arrivò placidamente tra le sue braccia dopo un paio di molli rimbalzi sulle coperte e Teddy sospirò soddisfatto.
«
Pa-pà!» soffiò fuori stringendo stretto stretto il lupetto e chiudendo gli occhi, mentre l'adorato turchese dei suoi capelli sbiadiva nel suo naturale castano. Castano proprio come il suo papà che lo fissava letteralmente innamorato.
«
Amore!» sussurrò di rimando Remus, altre mille parole incastrate in un vortice di emozioni.
E non sembrava l'unico ad essere sopraffatto dalle emozioni.
Alle spalle di Remus, infatti, Sirius si era sciolto in un piccolo ma rumoroso singhiozzo. Teddy che abbracciava il lupetto come per sentire più vicino Remus e che si addormentava chiamando il suo papà – quel papà che non avrebbe nemmeno potuto conoscere – era stato troppo anche per lui e per la sua maschera di uomo duro e tutto d'un pezzo. Al secondo piccolo, solitario e chiassoso singhiozzo Black prese a gesticolare freneticamente prima contro il bambino, ora tranquillamente addormentato nel suo lettino, e poi verso Remus, gli occhi ancora colmi di malinconica dolcezza.
James, intanto, si stava mordendo un labbro per non ridere e quando puntò contro l'amico un dito e il suo odiosissimo sguardo da io-te-lo-avevo-detto, Sirius alzò spazientito le braccia al cielo.
«
Oh per Merlino e Morgana, e va bene! Va bene!» ululò isterico. «Sono un sentimentalone e un tenerone!» borbottò con voce acuta mentre agguantava James da una parte e Remus dall'altra e li stringeva a sé in un abbraccio stritolatore.
In fondo in fondo, pensò Black, con i suoi amici accanto e i loro figli sulla Terra a garantirgli ancora un pezzetto di presente e di futuro, be' non era poi tanto male essere un sentimentalone.





Angolo dell'Autrice:
Ehm salve! Dico due cosine e poi mi dileguo: giuro! XD
Dunque, grazie all'insistenza di un'amica, da qualche mese sono approdata nel bellissimo mondo di Harry Potter, anche se sono arrivata tardi alla saga. Il mio personaggio preferito è Remus Lupin – lo adoro! - e, in generale, ho un debole per i Malandrini. Questa one-shot è la prima storia che scrivo in questo fandom e boh, forse non ha nemmeno una trama precisa visto che, più che altro, è nata dall'immagine di un momento che mi girovagava in testa (Sirius che implora Teddy di appellare il cane peluche). Che altro dire, spero non sia troppo banale e che non faccia troppo schifo.
Grazie a chi è arrivato fin qui e a chi avrà il buon cuore di commentare XD
Dani

  
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