Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J. K. Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
Ogni
volta che ti guardo
mi
vien voglia di parlarti
ma
io so che tu non puoi
ascoltarmi
mai...
[Padre
e Figlio - Gino Paoli]
Sirius
camminava avanti e indietro già da un po', indeciso su quale
angolino di mondo affacciarsi quella sera. Osservare gli altri
nell'universo dei vivi era diventato il suo passatempo preferito da
quando lui non ne faceva più parte. Le lunghe e
interminabili, nel
vero senso della parola, giornate di pace che il Paradiso, o
l'aldilà, o il qualcosa dopo la morte – dopo tre
anni e mezzo
doveva ancora decidere come chiamarlo di preciso -, gli offriva be',
non lo entusiasmavano molto.
Diamine,
lui era Sirius Black: aveva bisogno di azione, di movimento, di vita!
Tutta quella che dodici anni ingiustamente trascorsi ad Azkaban gli
avevano sottratto.
A
volte si stupiva ancora di sé e del suo essere andato oltre:
era
sicuro che al momento di morire si sarebbe attaccato alla vita con le
unghie e con i denti e che sarebbe tornato certamente sotto forma di
fantasma. Ed ogni tanto, ad essere onesti, pensava ancora che avrebbe
avuto il suo perché anche da fantasma, magari da cane
fantasma. Un
enorme, pelosissimo e dispettosissimo cane. Sentiva che sarebbe stato
perfetto come nuovo fantasma di Grifondoro e si era facilmente
immaginato al posto di Nick-quasi-senza-testa mentre faceva impazzire
la cara vecchia Minerva.
Sirius
ridacchiò da solo a quel pensiero: sì, non
sarebbe stato tanto male
tornare alla vita. E invece era andata diversamente, era scivolato
dietro il velo – così all'improvviso –,
negli occhi ancora il
riflesso verde di quegli di Harry ed era andato oltre. E nell'oltre
aveva trovato ad accoglierlo Regulus e la sua mano tesa, James e i
suoi occhi pieni di lacrime dietro le lenti tonde, Lily e il suo
sguardo di giada. Era quello il suo posto, anche se il dolore di chi
aveva lasciato di là gli martellava con insistenza un
angolino del
cuore. Si sentiva in colpa per la disperazione di Harry e per la
desolata distruzione che leggeva in ogni gesto di Remus. Forse
proprio per quei sensi di colpa aveva iniziato ad osservarli,
cullando la speranza che in un qualche bizzarro modo riuscissero a
capire che lui era comunque lì con loro. E ci sperava anche
in quel
momento, mentre si fermava a scrutare uno sbuffo di nuvola
bianchissimo che si stava trasformando attorno a lui in un fazzoletto
di prato ricoperto di erba e piccole margherite selvatiche: senza
accorgersene aveva scelto il suo angolino di mondo da spiare quel
giorno.
Di
solito, e voleva dire quasi sempre, il soggetto prescelto era Harry
anche se, nei primi due anni dopo la sua morte, il ragazzo aveva
dovuto spartirsi le sue attenzioni con Remus. Poi anche Lupin era
morto e Sirius ricordava ancora benissimo lo strozzato «Anche
tu,
no!» che lui e James avevano mormorato perché
sì, era bello aver
ritrovato il loro migliore amico ma faceva terribilmente male sapere
che era successo perché anche lui era stato ucciso.
Sirius
sospirò dispiaciuto mentre si stendeva sul prato spuntato
dal nulla
e si preparava a sbirciare quello che adesso si contendeva con Harry
l'onore di essere osservato da lui. Agitò una mano davanti a
sé
come se stesse disperdendo una nuvoletta di fumo e poi si stese
comodamente a pancia in giù, le braccia a mo' di cuscino
sotto la
testa. Al suo gesto, sotto di lui era comparsa una camera da letto.
Anzi, ad essere precisi, era la cameretta di un bambino, illuminata
da una tenue fiammella incantata che galleggiava a mezz'aria accanto
alla porta.
Sirius
sorrise, gli occhi puntati sul lettino al centro della stanza. Il
piccolo Teddy, figlio del suo migliore amico Remus e di sua cugina
Dora, dormicchiava a pancia all'aria, i capelli del suo naturale
castano e un ditino ficcato in bocca. Era proprio bello
nell'innocenza del suo anno e mezzo. Troppo piccolo per capire quanto
gli era stato tolto dalla Guerra. Troppo piccolo per immaginare
quanto mamma e papà gli sarebbero mancati negli anni a
venire.
Quella mamma e quel papà che vivevano nei ricordi e nei
racconti di
quelli che li avevano conosciuti e amati e che, per come li avevano
conosciuti e amati, li facevano conoscere ed amare a Teddy.
E
come se il piccolo si fosse accorto di essere osservato da qualcuno,
si svegliò del tutto e, mentre si stropicciava gli occhi con
le
manine chiuse in due minuscoli pugni, si tirò a sedere al
centro del
lettino. Sirius soffocò la sua classica risata-latrato
contro le
braccia mentre notava i capelli di Teddy virare verso una sfumatura
più accesa del suo adorato turchese. Ok, quel piccoletto
aveva
qualcosa in mente. Remus lo diceva sempre quando vedeva il figlio
assumere quella particolare tinta e be', finora aveva sempre avuto
ragione. L'uomo si puntellò dunque sui gomiti, curioso di
vedere
cosa avrebbe combinato stavolta il bimbo, un futuro da vero
Malandrino assai più che probabile.
Teddy
afferrò con una manina una sbarra del lettino, poi
ruotò sul
sederino fino a poter fare lo stesso con l'altra e si mise in piedi,
scuotendo la sponda tutto contento.
«Grande!»
esclamò Sirius, orgoglioso, prima che il piccolo venisse
tradito dal
suo precario equilibrio e finisse di nuovo seduto con un soffice
plop.
«Be' meglio così!» commentò
allora lui con un'alzata di spalle,
memore delle tremende sfuriate in puro stile Black che Andromeda
rifilava al nipotino ogni volta che lo trovava intento a fare
qualcosa di pericoloso. E stare in piedi sul letto, magari tentando
di uscirne, era classificata come cosa pericolosa. Soprattutto se
avevi solo un anno e mezzo e avevi i geni della sbadataggine di Tonks
nel sangue. Ma di sicuro Teddy aveva ereditato anche l'intelligenza e
l'arguzia di Remus e Sirius le riconobbe chiaramente negli occhioni
con cui il bambino stava perlustrando la stanza. E il largo sorriso
sdentato che gli illuminò il faccino nello stesso momento in
cui i
suoi capelli si tingevano di un azzurro fluo, gli disse che aveva
trovato ciò che stava cercando.
«Vediamo
di cosa si tratta...» borbottò Sirius sollevando
la testa e
sporgendosi a guardare. Lo sguardo del piccolo Lupin finiva sul
grande cumulo di giocattoli accatastati un po' confusamente
nell'angolo sinistro della stanza dove la fiammella, che ancora
galleggiava sospesa, proiettava solamente un pallido e argenteo
fascio di luce.
«Uff,
non si vede niente...» protestò infatti Sirius,
allungando il collo
e assottigliando gli occhi: non riusciva a distinguere nulla di
preciso in quella massa informe di giocattoli, per lo più
babbani.
Poi Teddy borbottò un acutissimo «Upo!»
e l'uomo – gli occhi
grigi pieni di stupore – si ritrovò a guardare un
bel lupetto di
peluche spiccare il volo dalla montagnola di giocattoli e finire
dritto dritto tra le braccine spalancate del bimbo.
«Non
ci credo: così piccolo e sai già appellare le
cose... Sei proprio
un maghetto precoce! Be' ma questo è sicuramente merito del
sangue
dei Black, d'altronde tua madre è pur sempre imparentata con
me: il
più grande Mago dei Black!”.
Se
Lily fosse stata lì e avesse avuto la sventura di sentirlo,
gli
avrebbe sicuramente urlato contro che era un pallone gonfiato degno
del peggior Potter dei loro anni ad Hogwarts ma, per fortuna, lei
doveva essere ancora con James ad ascoltare uno degli strambi
discorsi di Silente, magari affacciati proprio a spiare la loro
vecchia Scuola di Magia. Per questo Sirius poté gonfiare
ancora di
più il petto e fischiare d'approvazione e ammirazione quando
Teddy
borbottò di nuovo verso i suoi giocattoli. Stavolta
però, aveva
pronunciato un qualcosa di più confuso che non aveva
provocato altro
che qualche vago movimento tra i giochi. Poi, al secondo tentativo,
il suo borbottio risuonò in un più chiaro
«Cevvo!» ed
immediatamente un rossiccio cervo di peluche con tanto di corna
sfrecciò fino al lettino dove si schiantò
scatenando le allegre
risatine del piccolo.
«Oh,
Merlino!» esclamò divertito Sirius, facendosi
trascinare dalla
situazione. Teddy stava ancora ridendo seduto nel suo lettino, un
braccino saldamente avvolto attorno al lupo di pezza, mentre tentava
di far stare in piedi il cervo reso instabile dall'ingombro delle
corna.
Un
lupo e un cervo. Sirius sorrise, il viso sostenuto dalle mani.
Un
lupo e un cervo. Remus e James.
Quei
pupazzi dovevano senza dubbio essere un regalo di Harry. E se era
davvero così e c'erano un lupo ed un cervo... be' doveva di
sicuro
esserci anche un altro pupazzo!
Con
una scintilla di esaltazione negli occhi, l'uomo si
concentrò sulla
scena che si stava svolgendo al di sotto di lui, deciso a non
perdersi nemmeno un istante del momento in cui il piccolo Lupin
avrebbe appellato il terzo pupazzo.
Lì
però, non succedeva proprio un bel niente e così,
dopo un'attesa
che a lui parve gigantesca ma che in realtà non era durata
che pochi
secondi, Sirius aveva già raggiunto un preoccupante livello
di
insofferenza.
«Ma
per le mutande di Merlino, ed io!?» sbottò
infatti, immediato ed
indispettito.
Insomma,
doveva per forza esserci anche il suo corrispettivo animale sepolto
da qualche parte tra quei giocattoli di cui nemmeno sapeva il nome.
Perché Teddy non lo appellava a sé?
«Oh
andiamo... che aspetti? Dai, dai, chiama il cane!» quasi
implorò,
le mani giunte in un'imitazione di preghiera. Il piccolo ovviamente
non poteva né sentirlo né tanto meno
rispondergli, eppure Black
sembrava ugualmente offeso a morte per il modo in cui stava venendo
ignorato, tra l'altro a favore del cervo che il bimbo stava ancora
cercando di far star dritto.
«Ah,
è così? Il lupastro e il cervide cornuto
sì e io no!? Ted Remus
Lupin sei un traditore!” ringhiò Sirius
incrociando le braccia al
petto e voltando la testa di lato, lo stesso tono e la stessa posa di
quando da ragazzo urlava contro a Remus perché aveva osato
criticare
l'ultimo scherzo organizzato con James. «Tzé,
preferire quei due a
me: che assurdità!» sbuffò mentre con
la coda dell'occhio tornava
a guardare Teddy. D'altronde si diceva o no che la speranza era
l'ultima a morire? E la speranza di Sirius di evitare uno smacco al
suo smisurato ego aveva gli occhi grandi e dolci e i capelli di nuovo
azzurro fluo di quel bambino che era finalmente riuscito a far star
dritto il cervo incastrandolo tra le sbarre del lettino. Forte di
questa sua piccola ma straordinaria vittoria, Teddy tornò a
fissare
i suoi giocattoli e ridacchiò mormorando
«Baubau».
Sirius
si voltò a guardarlo bene giusto in tempo per osservare un
cagnolone
di peluche nero con la lingua penzoloni che attraversava la stanza e
planava dolcemente al centro del lettino.
«Oh
Teddy, l'ho sempre detto io che sei un amore! Il degno figlio di tuo
padre!» lo elogiò l'uomo ad alta voce, un pugno
alzato al cielo a
rimarcare il successo e l'altra mano sul cuore. Il suo repentino e
radicale cambio di atteggiamento fu sottolineato da una fragorosa
risata alle sue spalle.
«E
questa è la prova che anche Sirius Black ha un cuore!
È un
sentimentalone!» chiocciò James mentre gli si
lasciava cadere
affianco, il prato incantato che si allargava intorno a loro. Sirius
si scrollò di dosso il braccio che l'amico gli aveva passato
sulle
spalle e lo spintonò poco delicatamente facendolo ruzzolare.
«Non
sono un sentimentale!» protestò caricando a testa
bassa Potter e
schiacciandolo sull'erba.
«Dai,
non c'è nulla di male ad essere un tenerone! Vero,
Rem!?» biascicò
James, la bocca un po' troppo premuta sul terreno.
«No,
infatti!» accordò Remus con il sorriso di chi la
sa lunga sulle
labbra e lo sguardo già puntato su Teddy.
Lupin
si era accuratamente tenuto fuori dall'improvvisa zuffa scatenata dai
suoi amici e se ne stava seduto tranquillo con le braccia allacciate
intorno alle ginocchia e gli occhi pieni di uno strano mix di
felicità e malinconia. James conosceva alla perfezione
quello
sguardo: era lo stesso con cui lui aveva sempre osservato Harry da
lassù. La felicità di vedere il proprio figlio
crescere e la
tristezza senza fine di non poter essere lì con lui. Potter
sospirò
piano, la faccia ancora premuta contro l'erba.
«Comunque
non sono né un sentimentale né un
tenerone!» bofonchiò Sirius con
una smorfia di disgusto tanto marcata quanto finta che però
ebbe il
merito di far ridere gli altri due, con James che gli restituiva la
poco delicata spinta di qualche minuto prima riaccendendo la zuffa.
Remus si passò una mano sulla faccia, consapevole che da
lì a poco
sarebbe dovuto intervenire per separarli. Stava già per dire
che non
ne poteva più dei loro battibecchi da bambinetti dell'asilo,
quando
il cigolio della porta laggiù – nel pezzettino di
mondo che
stavano spiando – attirò l'attenzione di tutti e
tre. Dall'uscio
aveva appena fatto capolino la testa spettinata ed indomabile di
Harry.
«Ehi,
ma sei sveglio! La nonna ha detto che dormivi...»
esclamò il
ragazzo avvicinandosi al lettino di Teddy, dove lui aveva preso a
saltellare esaltato da seduto, rimbalzando buffamente sul materasso.
I tre uomini, spettatori della scena, sorrisero scambiandosi occhiate
intenerite: non era affatto raro che Harry passasse la sera a casa
Tonks per salutare il suo figlioccio. Figlioccio che, per inciso, lo
accoglieva sempre con incredibile entusiasmo.
«Come
stai, piccolino?» chiese Harry, una mano tra i capelli
turchesi del
bimbo che, per tutta risposta, sollevò appena verso di lui
il
peluche che ormai stringeva a sé da un sacco di tempo.
«Upo!»
esclamò, i pochi dentini tutti visibili nel suo enorme
sorriso.
«Sì
Teddy, lupo... perché il tuo papà quando c'era la
Luna piena si
trasformava in un lupo!» spiegò dolcemente Harry
come se stesse
ripetendo un discorso già fatto migliaia di volte, gli occhi
incredibilmente verdi puntati in quelli scuri del suo piccolo
interlocutore.
Remus
sorrise, lo sguardo improvvisamente lucido.
«Mio
figlio è un genio: ha già risolto la questione
del tuo piccolo
problema peloso! E con
grande successo!» trillò James allungandosi
davanti a Sirius per
assestare a Remus una sonora pacca su una spalla. E Lupin si sciolse
in una risatina tremula, gli occhi ancora incollati su suo figlio
che, con i suoi stessi capelli castani striati di grigio, stava
affondando il faccino nel collo del lupetto. Quando ne riemerse, i
suoi capelli erano una massa nera sparata in tutte le direzioni
possibili ed immaginabili.
«Cevvo!»
disse allora, scuotendo un po' il cervo per le corna.
«E
il cervo sì, perché il mio papà si
trasformava in un cervo per
poter fare compagnia al tuo!» continuò Harry
mentre si appoggiava
alla sponda del lettino.
«Sembra
quasi che gli stia raccontando una favola!»
mormorò Remus, una
tangibile nota di dolcezza nella voce.
«Già!»
borbottò James, insieme a qualcos'altro di non ben
definibile che si
perse contro i pugni che si stava premendo sulla bocca, commosso.
«Puah,
quante smancerie!» commentò schifato Sirius
scuotendo la testa. e
poi quei due avevano il coraggio di dire che il sentimentale era lui.
Bah, non aveva parole.
Intanto,
i capelli di Teddy si erano afflosciati, pur rimanendo neri, mentre
lui sprofondava una manina nel morbido pelo del cane di peluche.
«Baubau!»
ridacchiò il piccolo guardando Harry di sottecchi. il
ragazzo rise a
sua volta mentre calava una mano nel lettino e afferrava il pupazzo
piazzandolo di fronte al visino del bimbo.
«No
Teddy, non baubau ma cane!» lo corresse divertito.
«Baubau!»
insistette però la vocina sottile.
«Caaa-neee!»
sillabò allora il ragazzo provando, evidentemente per
l’ennesima
volta, ad insegnarli il nome dell’animale.
Ma
Teddy la pensava in maniera diversa e lo dimostrò
chiaramente
strillando a pieni polmoni «Baubau!», la testolina
di un
inquietante rosso fuoco e il pupazzo che schizzava dalle mani di
Harry per sfracellarsi a muso in giù nel lettino.
«Ok
ok, hai vinto tu!» si arrese Harry mentre il bambino batteva
felice
le manine, evidentemente soddisfatto di sé.
E
in quel preciso momento Sirius avrebbe voluto davvero essere
lì con
loro, appoggiato anche lui alla sponda di quel lettino. Avrebbe
voluto essere lì e scompigliare i capelli di Teddy e vedere
di che
colore sarebbero diventati mentre gli diceva che era proprio bravo e
che sì, suo padre aveva proprio ragione a dire che sarebbe
diventato
un grande mago. Avrebbe voluto essere lì, dare uno
scappellotto ad
Harry e dirgli che sì, insomma, doveva insistere un po' di
più
perché il Salvatore del Mondo Magico non poteva essere
sconfitto da
un cosino che a malapena stava in piedi.
Invece
poteva solo starsene lì, a spiare una vita che non gli
apparteneva
più attraverso gli occhi dei figli dei suoi migliori amici.
E mentre
lui si perdeva in un groviglio di pensieri, James blaterava qualcosa
sul fatto che Harry l'aveva data vinta a Teddy perché, di
sicuro,
quell'improvviso rosso di capelli doveva avergli ricordato il tipico
cipiglio Weasley – Ginny Weasley, per esser precisi
– a cui mai e
mai si doveva dar torto.
«Un
po' come hai sempre fatto tu con Lily: mai darle torto!»
gli aveva appena risposto di rimando Remus, proprio mentre il suo
piccolo ridacchiava una litania di baubau
guardando Harry che rimetteva a posto il peluche.
«Sì,
sì, il cane... perché nelle notti di Luna piena,
insieme al tuo
papà, c'era anche Sirius che si trasformava in un enorme
cagnolone
nero. Lui era il mio padrino e il tuo... mmm... zio! Sì,
direi che
gli sarebbe proprio piaciuto che tu lo chiamassi zio!»
fece Harry mentre accarezzava il piccolo su una guancia.
«Oh
Merlino, se mi sarebbe piaciuto...»
mormorò Sirius, una mano di Remus a stringergli una spalla.
«Zio
Sirius, sei un tenerone!»
esclamò zuccheroso James facendogli un paio di ridicolissimi
occhi
dolci.
«Idiota!»
bofonchiò Black prima di concedere che sì, forse,
«un
po' tenero lo sono! Ma poco poco!»
e con il suo miglior broncio sprofondò la faccia tra le
mani.
Soddisfatti per la confessione, James e Remus si diedero il cinque al
di sopra della sua testa mentre, sotto di loro, Harry spingeva il
piccolo Teddy sotto le coperte. «È
ora di dormire adesso, o nonna Andromeda dirà che
è colpa mia se
sei ancora sveglio!»
lo ammonì mentre con una mano accompagnava il suo rapido
gattonare.
Il bambino non protestò e lasciò che Harry che
gli rimboccasse le
coperte prima di salutarlo con un bacio sulla fronte, a cui lui
rispose con il suo miglior sorriso.
«Buonanotte
piccolo!»
gli sussurrò il ragazzo mentre con un lieve colpo di
bacchetta
allineava i pupazzi ai piedi del lettino, in fondo al materasso.
Teddy
seguì con lo sguardo il padrino che si allontanava e, quando
la
porta gli si chiuse alle spalle, borbottò «Upo!»,
la vocina che svaniva in uno sbadiglio. Il peluche arrivò
placidamente tra le sue braccia dopo un paio di molli rimbalzi sulle
coperte e Teddy sospirò soddisfatto.
«Pa-pà!»
soffiò fuori stringendo stretto stretto il lupetto e
chiudendo gli
occhi, mentre l'adorato turchese dei suoi capelli sbiadiva nel suo
naturale castano. Castano proprio come il suo papà che lo
fissava
letteralmente innamorato.
«Amore!»
sussurrò di rimando Remus, altre mille parole incastrate in
un
vortice di emozioni.
E
non sembrava l'unico ad essere sopraffatto dalle emozioni.
Alle
spalle di Remus, infatti, Sirius si era sciolto in un piccolo ma
rumoroso singhiozzo. Teddy che abbracciava il lupetto come per
sentire più vicino Remus e che si addormentava chiamando il
suo papà
– quel papà che non avrebbe nemmeno potuto
conoscere – era stato
troppo anche per lui e per la sua maschera di uomo duro e tutto d'un
pezzo. Al secondo piccolo, solitario e chiassoso singhiozzo Black
prese a gesticolare freneticamente prima contro il bambino, ora
tranquillamente addormentato nel suo lettino, e poi verso Remus, gli
occhi ancora colmi di malinconica dolcezza.
James,
intanto, si stava mordendo un labbro per non ridere e quando
puntò
contro l'amico un dito e il suo odiosissimo sguardo da
io-te-lo-avevo-detto, Sirius alzò spazientito le braccia al
cielo.
«Oh
per Merlino e Morgana, e va bene! Va bene!»
ululò isterico. «Sono
un sentimentalone e un tenerone!»
borbottò con voce acuta mentre agguantava James da una parte
e Remus
dall'altra e li stringeva a sé in un abbraccio stritolatore.
In
fondo in fondo, pensò Black, con i suoi amici accanto e i
loro figli
sulla Terra a garantirgli ancora un pezzetto di presente e di futuro,
be' non era poi tanto male essere un sentimentalone.
Angolo
dell'Autrice:
Ehm
salve! Dico due cosine e poi mi dileguo: giuro! XD
Dunque,
grazie all'insistenza di un'amica, da qualche mese sono approdata nel
bellissimo mondo di Harry Potter, anche se sono arrivata tardi alla
saga. Il mio personaggio preferito è Remus Lupin –
lo adoro! - e,
in generale, ho un debole per i Malandrini. Questa one-shot
è la prima storia
che scrivo in questo fandom e boh, forse non ha nemmeno una trama
precisa visto che, più che altro, è nata
dall'immagine di un
momento che mi girovagava in testa (Sirius che implora Teddy di
appellare il cane peluche). Che altro dire, spero non sia troppo
banale e che non faccia troppo schifo.
Grazie
a chi è arrivato fin qui e a chi avrà il buon
cuore di commentare
XD
Dani