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Autore: JulesBerry    24/08/2012    6 recensioni
[Seconda revisione ultimata]
Margaret Stevens è una strega diciassettenne che, nell'agosto del 1995, ritorna in Inghilterra, suo Paese natale, dopo nove lunghi anni.
Qui potrà rincontrare le persone a lei sempre state care: quelle persone che non ha mai dimenticato, che hanno sempre avuto un posto nel suo cuore, e che, nonostante tutto, hanno fatto sentire la loro presenza anche negli anni della lontananza.
Perché, questo lei lo sapeva, i Weasley sono sempre stati la sua seconda famiglia. E dalla famiglia, prima o poi, si ritorna.
-Dall'undicesimo capitolo-
«Fred, cosa dovrei fare? Fa’ sparire ogni pensiero strano, quel sorriso malizioso lo conosco fin troppo bene. E poi, per le mutande di Merlino, hai solo un asciugamano addosso: per me non è facile concentrarmi, il tuo corpo mi distrae!» esclamò Meg che, senza volerlo, si lasciò scappare quell’ultima frase. Si morse il labbro, maledicendosi mentalmente e pensando che buttarsi dalla finestra non doveva essere poi un’idea tanto cattiva.
«Ti distraggo? Be’, in effetti, sono stupendo, magnifico, incantevole! Come biasimarti? Sono la quintessenza della bellezza!» commentò Fred, vanesio, mentre il suo ego gonfiava a dismisura.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, George e Fred Weasley, George Weasley, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'Che l'amore è tutto, è tutto ciò che sappiamo dell'amore'
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I have finally realised I need your love




 
Prologo
 


So close, no matter how far
Couldn't be much more from the heart
Forever trusting who we are
And nothing else matters
 
 
L’aereo che da Madrid la stava portando a Londra viaggiava ormai da un’ora e mezza. Era partita in perfetto orario, alle 16 in punto, e dopo due ore di volo sarebbe tornata nella sua amata Gran Bretagna.
Erano passati otto anni e mezzo da quella mattina di febbraio, da quel giorno che l’aveva vista andare via, ma il suo cuore era sempre rimasto inchiodato lì, nella sua vecchia casa, dai suoi vecchi amici. Il tempo trascorso non era servito a farlo tornare da lei, così adesso era lei che andava a raggiungere lui, decisa a non lasciarlo mai più.
Fissava con sguardo impassibile le nuvole attraverso il finestrino: farlo le dava la nausea, ma lei continuava a guardare imperterrita, da gran testarda che era, probabilmente per non dare a vedere agli altri passeggeri quella lacrima solitaria che le stava solcando il volto.
Era una ragazza abbastanza carina, lei: aveva dei lunghi capelli mossi, color castano ramato, e grandi occhi verde smeraldo. Nonostante il suo carattere affatto docile, era una persona molto allegra, dotata di uno spiccato senso dell’umorismo e di quell’astuzia che le permetteva di passarla liscia anche dopo aver combinato qualche disastro. E c’è da dire che ciò accadeva abbastanza spesso.
«Signorina, desidera qualcosa?» le chiese un’hostess molto gentile che la ridestò dai suoi pensieri.
«Sì, un bicchier d’acqua, per favore» disse lei sfoggiando il suo solito amabile sorriso.
Mentre sorseggiava l’acqua fresca la sua mente viaggiava senza sosta, dandole l’impressione di non poter essere fermata; in effetti, ormai poteva considerarla alla stregua di un’abitudine.
Ripensò a quello che le aveva detto la madre, pochi giorni prima.
 
«Margaret, amore?»
«Sì, mamma?»
«Come stai? Ti ho vista molto giù di morale, in questi giorni...» aveva osservato Gloria Demetra Wilson in Stevens, entrando nella camera della figlia e sedendosi sul bordo del letto. La ragazza aveva posato sul comodino il libro che stava leggendo e aveva respirato a fondo, posando gli occhi in quelli azzurri della madre. Erano molto simili, loro due. Stesso naso, stessi capelli, stesse labbra, stessa andatura. Gli occhi erano invece quelli di suo padre, Desmond James Stevens, e in effetti anche gran parte del carattere, sebbene poi lei ci avesse messo molto di suo.
«Sto bene, non preoccuparti. Be’, devo ammettere che sono ancora un po’ furiosa per quella storia dei Malfoy, ma mi passerà. E poi ci sono i Weasley, tanto per cambiare… Merlino solo sa quanto mi mancano. Sono passati…»
«Otto anni e mezzo, Meg. Lo so, sono tanti. So quanto ti mancano, perché gli occhi ti brillano quando parli di loro. Sono tua madre, certe cose le sento. Ti vedo piangere, quando finisci di leggere le loro lettere, e capisco quando non riesci a dormire, perché troppo persa nei tuoi ricordi. Loro sono...»
«La mia seconda famiglia» aveva completato per lei Margaret, passandosi una mano sugli occhi per scacciar via le lacrime che stavano per arrivare.
«Esattamente» aveva annuito Gloria, prima di continuare. «È proprio per questo che ho deciso di parlarti, Maggie. Io e papà ne abbiamo discusso a lungo, e siamo d’accordo sul fatto che tu dovresti...»
«No, mamma, non se ne parla. So cosa stavi per dire: vi ho sentiti bisbigliare, l’altra sera. Io, senza di voi, non vado da nessuna parte, che sia chiaro.»
«Tesoro mio, ascolta... Silente ha riconvocato l’Ordine della Fenice, potrebbe scoppiare una guerra da un momento all’altro. Il Ministero della Magia cerca di tenere tutti all’oscuro, ma noi dell’Ordine sappiamo cosa succede lì fuori, sappiamo che Voldemort è tornato, così come sappiamo che dobbiamo restare uniti.»
«È  proprio per questo che non posso lasciarvi! Voi siete i miei genitori!» aveva esclamato Margaret, indignata, ma sua madre le aveva appena preso il volto tra le mani per costringerla a guardarla.
«Il tuo posto è con loro, Margaret. Tu, George e Fred siete stati lontani per troppo tempo. Sei grande, ormai, e puoi decidere cosa fare. Il tuo più grande desiderio è sempre stato quello di tornare a casa, lo sappiamo tutti, e adesso ne hai la possibilità. La guerra sarà inevitabile, e io non voglio vivere con il rimpianto di non aver permesso alla mia unica figlia di tornare nel solo luogo che l’abbia mai resa realmente felice.»
«E voi, allora? Siamo qui da quasi nove anni e non avete fatto altro che lamentarvi di quanto tutto in questo paese sia così poco “inglese”! Perché mi lasciate partire da sola?» aveva chiesto, allora, iniziando ad alterarsi. Tutta quella situazione le metteva l’ansia, soprattutto dopo quello che era successo poco tempo prima. Non voleva che i suoi genitori restassero lì, lontani da lei, per chissà quanto tempo.
«Io e papà ti raggiungeremo tra qualche mese, dobbiamo solo sbrigare alcune pratiche... Sai, il lavoro. Però non perderemo molto tempo, te lo prometto. Saremo di nuovo insieme ancora prima che tu possa sentire la nostra mancanza» l’aveva rassicurata Gloria, accarezzandole i capelli e sorridendole come solo una madre avrebbe saputo fare. La ragazza aveva ricambiato il sorriso per poi sospirare, rassegnata.
«E con la scuola? Come farò? Insomma, mi manca solo l’ultimo anno, ed io voglio completare gli studi, sarebbe un pecca-» aveva iniziato, ma non aveva potuto continuare dato che la madre l’aveva interrotta.
«Frequenterai il tuo ultimo anno ad Hogwarts, credo che meglio di così non possa andarti» le aveva detto lei, quindi, ripensando per qualche secondo agli anni che lei e suo marito avevano trascorso in quella scuola e a quante ne avevano combinate tra quelle mura.
«Merlino, Hogwarts! Ma è grandioso, caz-… caspita!» si era corretta appena in tempo Meg, precedentemente trascinata dall’entusiasmo. Aveva intercettato lo sguardo di rimprovero di sua madre, così aveva iniziato a guardarsi intorno e a sistemarsi meglio sul letto, prima di chiedere nel più falso tono pacato che era riuscita a pescare: «Quando dovrò partire?»
«Tra una settimana precisa. Ho parlato con Molly, mi ha assicurato che all’aeroporto di Londra ci sarà qualcuno dell’Ordine a prelevarti» le aveva spiegato Gloria, e nel suo tono di voce non si poteva non scorgere un pizzico di tristezza. Stava lasciando andare la sua unica, brillante, splendida figlia, e non era sicura di poter mantenere la promessa che le aveva fatto pochi minuti prima. Non poteva sapere quando, e se, l’avrebbero raggiunta. Con una guerra alle porte, non sapeva neanche se si sarebbero mai più riviste.
«Mamma... Mi mancherete. Mi mancherai» l’aveva riscossa dai suoi pensieri Margaret, facendola sobbalzare. Aveva chiuso gli occhi, combattuta, ma sapeva che doveva essere forte. Forte come Vittoria, sua madre, e come aveva insegnato a quella che un tempo era stata la sua bambina, ma che ormai era una caparbia giovane donna.
Si era avvicinata alla figlia e l’aveva abbracciata stretta, poi si era alzata e si era diretta fuori dalla stanza, tenendo lo sguardo basso.
Per la prima volta in diciassette anni, Margaret Stevens poteva giurare di aver visto sua madre piangere.
 
L’aereo era in fase di atterraggio. Una volta che la manovra fu terminata, Margaret prese il suo bagaglio a mano e si diresse verso l’uscita. Non dovette perdere tempo, dato che non aveva bagagli in stiva: sulla sua valigia lei e il padre avevano applicato un Incantesimo di Estensione Irriconoscibile molto efficace, tanto che era riuscita ad infilarvi tutti i vestiti presenti nel suo armadio ed i suoi effetti personali.
Ad aspettarla, al suo arrivo, avrebbe dovuto esserci un membro dell’Ordine, e fu con enorme sorpresa che si accorse che, in realtà, le persone che si erano offerte di venirla a prendere erano Remus Lupin, Ninfadora Tonks ed Arthur Weasley. Gli occhi le si illuminarono di felicità.
«Arthur!» chiamò a gran voce, dopodiché corse verso il suo padrino e l’abbracciò tanto forte che avrebbe potuto stritolarlo. Poi, salutò calorosamente anche Lupin, vecchio amico dei suoi genitori, e Tonks, figlia della cugina di terzo grado di sua madre, Andromeda.
«Maggie cara, sei splendida!» fece Arthur con fare paterno.
«Non potevi non esserlo, sei identica a tua madre» continuò Remus, scombinandole i capelli e dandole un pizzicotto sul braccio.
«Andiamo alla Tana, no?» chiese conferma Margaret, esausta a causa del viaggio.
«Eh no, bellezza! Vedrai dove ti portiamo!» le rispose Tonks, facendole l’occhiolino.

Appena fuori dall’aeroporto, in un vicolo, i quattro si Smaterializzarono. La ragazza non aveva idea su dove la stessero conducendo: sapeva solamente che non vedeva l’ora di rincontrare tutti quanti dopo quasi nove lunghissimi anni. Apparvero in una piazzetta dove si ergevano delle case davvero poco accoglienti e dall’aspetto decisamente spaventoso e lugubre. Lupin le sorrise e le porse un pezzo di pergamena.
«L’ha scritto Silente, è il Custode Segreto. Senza quello non puoi entrare, quindi memorizzalo. Non fare troppe domande, qui fuori. Ci è già bastato Harry, ieri.»
«Harry... Harry Potter?» chiese Meg, incuriosita.
«In persona. Avanti, memorizza!»


“Il Quartier Generale dell’Ordine della Fenice si può trovare al numero dodici di Grimmauld Place, Londra”1
 

Lesse quella frase due volte e la ripeté a mente qualche volta. Improvvisamente, tra il numero 11 e il numero 13, si Materializzò una porta, e accanto ad essa era segnato il numero 12.
«Fa’ silenzio, all’ingresso. Tonks, attenta a non inciampare!»
Margaret entrò silenziosamente dentro l’abitazione e dal fondo del corridoio intravide la sua madrina che si avvicinava, pronta a stritolarla a dovere. La giovane, presa dall’entusiasmo, si catapultò su di lei e l’abbracciò così come aveva fatto con Arthur, e istintivamente delle lacrime rigarono il viso di entrambe.
«Molly! Mi sei mancata tantissimo!» sussurrò la ragazza, dato che era stata pregata quasi di non fiatare.
«Anche tu, tesoro caro! La tua camera si trova su questo pianerottolo, ti aiuto a posare la valigia. Poi puoi salire di sopra; Fred e George non sanno del tuo arrivo, ho pensato che sarebbe stato più carino se avessi fatto loro una sorpresa» disse Molly con gli occhi che le brillavano, commossi.
«Hai avuto una splendida idea, sul serio. Vado subito!» rispose la giovane, iniziando a percepire una crescente agitazione e lo stomaco attorcigliarsi, mentre il cuore aveva preso a battere sempre più velocemente.
«La porta a destra, tesoro!»
Margaret si incamminò velocemente in direzione del pianerottolo al piano superiore.
Finalmente, dopo quasi nove lunghi anni, l’attesa era giunta al termine.

1:Citazione tratta da "Harry Potter e l'Ordine della Fenice".


- Angolo dell'autrice

Salve a tutti! Questa è la prima fanfiction che pubblico, quindi spero sia abbastanza decente! :)
Le frasi con cui ho aperto il capitolo sono tratte dalla bellissima canzone Nothing Else Mattersdei Metallica. Il titolo che ho scelto per la storia, invece, è tratto da Madness, dei Muse.
Come potete ben vedere, abbiamo l’introduzione di un nuovo personaggio, Margaret Sadie Eleanor Stevens, nata il 19 maggio 1978 e grande amica dei gemelli Weasley sin dall’infanzia.
Nel prossimo capitolo faremo un salto indietro nel tempo, vi aiuterà a capire un paio di cose riguardo la storia; aggiornerò tra due o tre giorni, e nel frattempo spero di trovare qualche recensione, mi aiuterebbero senz’altro a farmi capire cosa posso migliorare. :)
Un bacio,
Jules

- Personaggi e Prestavolto


Margaret Stevens: Phoebe Tonkin
Desmond Stevens: Simon Baker
Gloria Wilson in Stevens: Rachel Shelley 
Vittoria Mills in Wilson: Charlotte Rampling
Julia Palmer in Stevens: Meryl Streep
 

Ultima revisione: 13.01.2015

 
   
 
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