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Autore: Antony_    26/08/2012    6 recensioni
La mia storia inizia da una sfida.
Sfida che, stupidamente, ho accettato una noiosa mattinata di scuola.
Con la mia compagna di banco.
Ora che ci penso, quasi tornerei indietro. Quasi.
Avevo promesso qualcosa di pericoloso, estremamente pericoloso e avevo giurato che avrei combattuto per ciò in cui credevo, quello che propriamente, la maggior parte delle persone chiama il proprio ideale, comunque, avrei combattuto e, se fosse stato necessario, sarei morta.
Promessa da coglioni, vero? Me ne accorgo ora, ma ora è troppo tardi.
Genere: Azione, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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L'eretica

Prefazione

19 febbraio 2015 Chiesa di San Vittore

 

Milano.

Sig.na Veronica Silvestri.

Attestato di morte.

 

La giovane è deceduta in data 8 aprile 2015, causa: rogo.

All'età di 19 anni.

Eretica. Condannata a bruciare tra le fiamme dell'in­ferno.

Non vi sarà alcuna cerimonia funebre in suo onore. Le ceneri verranno date alla Chiesa per onorare il Santo nostro Signore: Dio.

Gloria a Lui.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 1

La mia storia inizia da una sfida.

Sfida che, stupidamente, ho accettato una noiosa mattinata di scuola.

Con la mia compagna di banco.

Ora che ci penso, quasi tornerei indietro. Quasi.

Avevo promesso qualcosa di pericoloso, estremamente pericoloso e avevo giurato che avrei combattuto per ciò in cui credevo, quello che propriamente, la maggior parte delle persone chiama il proprio ideale, comunque, avrei combattuto e, se fosse stato necessario, sarei morta.

Promessa da coglioni, vero? Me ne accorgo ora, ma ora è troppo tardi.

Appena ho visto il mio certificato di morte non ho potuto crederci... Credevate fossi morta davvero? Oh, non preoccupatevi, di momenti brutti ne ho passati, ma non ho incontrato la morte. Cioè, ufficialmente si, spiritualmente tanto tempo fa, corporalmente non ancora.

Perché c'è il mio certificato di morte se non sono morta? Questa è la domanda per la quale ho creato questo libro, se vi rispondessi ora sarebbe già tutto finito.

Lo scopo principale, in verità, sarebbe quello di propagare la mia storia per fare in modo che aiuti le prossime generazioni, ma se avessi scritto così voi non avreste nemmeno aperto il libro e la prova che avevo ragione la state avendo esattamente adesso: avete il volume fra le mani? L'avete trovato nelle librerie? Ne siete stati attratti oppure vi è stato consigliato?

Comunque sia andata, ho ragione io.

Bando alle ciance, so che desiderate sapere la risposta alla domanda sopra o che volete an­dare avanti con la storia.

E invece no, perché amo fare soffrire la gente, amo comandare.

Ah, scommetto che vi starete anche chiedendo come possa essere possibile che una 17enne sia stata condannata per eresia nel XXI secolo, anche questo fa parte della storia... Dài, non vi voglio far penare a lungo, ora inizio, ma prima (eh eh) dovete tenere a mente delle piccole regole iniziali:

  1. I bigotti sono altamente... sfottuti in questo libro.

  2. Sono stata condannata per eresia, non pensiate che sia una specie di Giovanna D'Arco, sono atea.

  3. Non ho nulla contro i cristiani.

  4. Se non sapete la differenza tra bigotti e cristiani, fate schifo, oppure siete molto ignoranti.

  5. Questa è anche una storia d'amore, tanto per coinvolgere anche i romantici.

  6. Il mio sarcasmo mi ha ficcata in guai seri.

  7. Finite le note.

Iniziamo.

 

 

 

 

 

 

Capitolo 2

Tutto iniziò in una mattinata di scuola... (non sembra uno dei libri di Geronimo Stilton?)...

Scendevo con la mia solita aria da superiore le scale della scuola avvolta nella felpa.

Quel giorno ci sarebbe stata la verifica di fisica, anche se era il primo giorno di scuola. Poco ma sicuro, quella materia mi uccideva dalla prima liceo, anche adesso che stavo per iniziare la quarta non avrebbe smesso.

Detestavo la scuola, l'unico punto forte erano gli amici e quel lui che mi perseguitava dagli stessi tempi della fisica e filosofia. In filosofia ero uscita con il 9 in terza. Forse per quello non ero stata rimandata.

Rischiavo ogni anno di venire bocciata, ma le materie letterarie mi aiutavano sempre. Per­ché mi ero iscritta ad un liceo scientifico rimane ancor oggi un mistero.

Mi levai la felpa scocciata da quel caldo insopportabile, avevo un nuovo zaino, chissà se lui l'avrebbe notato...

 

'Che bella...' pensava lui guardandola.

I capelli corvini quasi blu le scendevano lunghissimi e a onde leggere fino all'ombelico, se­guivano la linea morbida del piccolo seno e incorniciavano il viso ovale.

La pelle sempre abbronzata faceva risaltare gli occhi neri, tanto neri che potevano essere scambiati per il piumaggio di un corvo.

La maglietta azzurra e nera le arrivava appena sopra la vita e s'intravedeva una striscia di pelle prima dei jeans del classico colore che si annodavano sulle gambe lunghe e affusolate.

Il viso era senza un'ombra di trucco, solo gli occhi avevano matita e mascara nero.

Scendeva le scale con disinvoltura e sfacciataggine. Il carisma non l'aveva mai abbandona­ta da che la conosceva.

Quanti erano innamorati di lei? 'Ronny, ma quanto sei bella?'

 

-Ciao, Ronny!- mi girai infastidita, volevo arrivare presto in classe così da non perdere mi­nuti preziosi. Davanti a me c'era Cloe, la conoscevo da molto, dalle elementari, non mi era mai andata giù. Per un po' era stata la mia unica amica femmina, ma ora non mi serviva più.

Eravamo una l'opposto dell'altra: aveva sempre avuto un caschetto di capelli riccioli che sembravano paglia marroni chiaro e la pelle bitorzoluta, non credevo sarebbe finita così però...

Lei sì che era una vera bigotta, detto nel più spregevole senso della parola.

-Ciao, Cloe...-.

-Su, andiamo in classe, ci staranno aspettando- mi disse con un cenno del capo e un sorri­setto sornione, quanto era brutta, santo cielo.

Alzai gli occhi al cielo e chiesi: -Sai se c'è Guido?-.

Guido era uno dei miei migliori amici, ricordo ancora i tempi in cui io, bambinetta stupida e perfettina, l'avevo visto e notando i suoi vestiti mi ero subito fatta un'idea sbagliata, ma ora tutto era cambiato.

-L'ho visto giù alla fermata dell'autobus, ma lui arriverà sicuramente in ritardo, non possia­mo aspettarlo, anche lui mi ha vista e mi ha salutata.-.

Quest'ultimo era un dato superfluo, ma Cloe si doveva fare notare e, siccome Guido era “figo” e popolare, voleva essere sua amica. Lui, però, vanificava sempre i suoi tentativi: troppo brava a scuola, troppo poco donna, troppo scuola-chiesa-casa, troppo Chiesa, trop­po “amore platonico” per avvicinarla.

Io ero diversa, più ribelle, ma non cercavo di fare la “fighetta”, io ero io, questo era ciò che mi rendeva popolare, non cercavo di essere nessun altro e tutti mi rispettavano. Poi io e Guido avevamo dei legami speciali costituiti su cotte da adolescenti, concetto di artista e ri­bellione.

Cloe non trovava importanti cose come: libero arbitrio, amore, politica, arte (in tutte le sue forme), lei non parlava di temi importanti, il suo mondo girava attorno alla scuola e al suo gruppo dell'oratorio e, lasciatemelo dire, tutto questo mi faceva non poco girare le scatole.

-Io vado lo stesso. Tu vai in classe, non ti preoccupare, non ho bisogno della mamma- ecco, avevo tirato una delle mie frecciatine, pensate che è stato a causa di una di queste che il XXI secolo è diventato un secondo XVI secolo. E poi provate a dire che un singolo indivi­duo non può cambiare il mondo.

 

Lasciata a Cloe la mia felpa e accortami troppo tardi che, probabilmente, un attimo dopo che me n'ero andata ci aveva sputato sopra, corsi alla fermata dell'autobus con lo zaino del­la Eastpack nero su una spalla e le braccia che sudavano come prosciutti.

Meno male che mi ero messa il deodorante, che giornata torrida.

-Guido!- gli corsi incontro felice e saltai in braccio a quello spilungone che, una piccolina come me, la sapeva sorreggere bene.

Ah, com'era stata bella l'estate con lui, andare fuori città o stare a casa a bere una birra quando sua madre non guardava.

-Ronny! Sono già iniziate le lezioni?- mi domandò turbato.

-No, ma stanno per iniziare, sarà meglio andare-

Salutammo la sua ragazza, frutto della mia collaborazione in seconda liceo, e la sua miglio­re amica che ancora non si era levata dai... santissimi (per restare in tema).

Guardai divertita la cresta verde e viola di Guido ricordandomi bene la faccia che faceva prontamente tutti gli anni quando la vedeva la nostra insegnante di latino del biennio. Che peccato, aveva dei riccioli così belli e scuri, setosi non come la massa “rasta-naturale” di Cloe.

Giungemmo in classe stremati, i miei capelli dovevano essere bagnati e io dovevo sembrare una brutta Megan Fox dopo le sabbie del deserto di Transformers 2.

Lo trovai seduto ad un banco in fondo alla classe, gli sorrisi, lui fece lo stesso...

Cloe mi afferrò il braccio e mi buttò nel banco in fondo nell'angolo: esattamente dove non volevo stare, si sedette di fianco a me: esattamente quello che non volevo facesse. Guardai Guido con la faccia triste di chi aspettava qualcosa e ha avuto una tremenda delusione.

Passarono delle ore, fisica non ci fu, per fortuna, ma latino sì.

E qui si scatenò l'inferno, qui fu proclamata l'eterna promessa, quella che non avrei mai dovuto fare.

La prof era stanca e accaldata perciò ci permise di trovare un argomento importante e di­scutere di quello (solo alla nostra classe poteva succedere una simile sciagura).

Naturalmente la scelta cadde sulla religione, atei da una parte e credenti dall'altra, mentre un altro gruppo, quello che si può definire come dei miscredenti, si mise in mezzo. Finì che quelli davvero credenti erano tre e così anche gli atei.

Discutemmo tutto il tempo: io, Cloe, Guido e Pedro (altro credente accanito). Solo che io e Cloe sfociammo nella litigata del secolo, quasi interrotta dalla prof impauritasi dalla foga del momento, ma fatta continuare dalla sua copiosa cupidigia di pettegolezzi; fu in un mo­mento, uno solo, quello fatidico, che pronunciai le maledette (letteralmente) parole.

-La Chiesa è tutto ciò che abbiamo di più al mondo e tu devi cambiare questa diavolo d'idea che ti perseguita! Tu odi la religione!- starnazzò Cloe.

-Io non odio la religione, io odio il bigottismo!- sbottai io.

-E che differenza fa?- (!!!!!) scoppiai -I bigotti sono dei falsi religiosi, sono coloro che se­guono la dottrina della Chiesa, non i veri insegnamenti di Dio o Cristo, sono coloro che non vedono la ricchezza del Papa e fanno finta che sia un uomo caritatevole! Io non ho niente contro i religiosi, perché se hanno questa idea io li rispetto, ma i bigotti si fanno co­mandare e non hanno niente per cui farsi lodare!-

-Io sarei una bigotta?- Questa era una domanda retorica che pronunciò sussurrando... o meglio sibilando, intuendo la mia ira verso le persone opportuniste e false, ma io questo non riuscii a capirlo al momento, calda com'ero -Sì!- dissi tutto d'un fiato.

-Gli atei fanno schifo, siete senza cuore e senza onore, non sapete quali sono i veri insegna­menti e non capite la vera bontà, perché non la volete vedere, io non diventerei mai un'a­tea!-

Classica offesa da persona accecata dalla religione. M'impietrii, con la schiena dritta, la bocca sigillata, lo sguardo fiero pronto ad incenerirla, sussurrai:-Tu mi stai proponendo una guerra, perché se è così stai pronta a perdere-

-Atei contro religiosi, chi perde si converte, ci stai?- Merda, no!! -Sì.-.

   
 
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