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Autore: phoenix_esmeralda    26/08/2012    6 recensioni
Per ogni lettera dell'alfabeto, un ricordo del liceo... Vi faranno ridere? Forse no, perché li troviamo divertenti solo noi, alle nostre cene di gruppo. O forse sì... perché ognuno di noi ha vissuto momenti in qualche modo simili durante i suoi anni d'oro! E poi diciamocelo... io e le mie amiche all'epoca...eravamo proprio straripate!!
Storia nata dal contest "L'alfabeto dei ricordi" di Angy Lulu
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Note: teniamo conto che sono vecchia (ma non tantissimo, né?), per cui al tempo del “mio” liceo...
1) C’erano ancora le lire (niente euro!)
2) Non esistevano i cellulari
3) Si veniva rimandati e a settembre si facevano gli esami di riparazione (ora non mi è ben chiaro come funzionino le cose...)
4) Internet era una parola pressoché sconosciuta
5) I set di pallavolo arrivavano a 15 punti e si usava ancora il cambio palla

 
 

Eravamo straripate!

 

PREMESSA
 

 
Per non autosputtanarmi eccessivamente, in questa fic acquisirò un nome falso... parlerò di me stessa come di “Anna Donelli”. Eccettuato questo pseudonimo, tutto il resto è rigorosamente vero. (Non me ne vogliano le mie indomabili compagne di liceo).
 
 

*1*
Ammaccatura

 

 
- Miki... venendo qui ho urtato con la macchina di mio papà contro a un muro... C’è rimasto un segno, quando usciamo devi dirmi se secondo te si vede. Magari mio papà non lo nota.
Miki mi guarda nella sua divisa da guida della mostra “Tra scienza e fede”, quella che indosso anch’io grazie alla professoressa di biologia. Come premio per averla aiutata nella stesura del capitolo sull’evoluzionismo, ci ha fatto assumere come guide per questa mostra che durerà un paio di mesi.
- Ok, quando usciamo le do un’occhiata.
Quando finiamo sono le diciannove di una domenica di tardo ottobre.
Mi fido del giudizio di Miki, è una persona schietta e diretta e fra noi non esistono mezzi termini. Ci diciamo ciò che dobbiamo senza peli sulla lingua.
- Non è un’ammaccatura grossa – le spiego, mentre varchiamo il portone d’uscita dalla mostra – Giusto un piccolo sbozzo, si vede appena. Secondo te mio padre se ne accorgerà?
Indico la macchina in fondo all’altra parte della strada, ad almeno cento metri da noi. È ancora parecchio lontana, offuscata dalla luce del crepuscolo e Miki è miope.
Gira la testa verso la direzione che indico...
- Cazzo Anna!
 
 
  
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