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Autore: Miss_Nothing    27/08/2012    0 recensioni
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alcool. Non ricordo quanto bevvi la  notte scorsa ho solo ricordi sfumati che borbottano nella mia testa mentre gli occhi si riaprono lentamente, feriti dalla luce al neon.
Non so cosa detestavo di più in quel momento. Se quella pallida luce priva di calore o il quadro di bambi appeso al muro.
Non riesco a muovermi. Le braccia sono pesanti e le gambe bruciano a contatto con il lenzuolo spruzzato di morte.  I capelli sono appiccicati al mio viso, aggrovigliati tra di loro. Alzo lentamente un braccio non curandomi di mia madre che piange vicino alla finestra. Sento i suoi singhiozzi ma non riesco a focalizzare il il dove, il come, il quando. Al braccio ho attaccata una flebo ma i miei occhi la escludono subito dal campo visivo non appena vedo i lividi che colorano di viola e nero la mia pelle.
“ che diamine è successo? “ non posso fare a meno di pensare mentre sbatto più volte le palpebre.
<< Perché c’è il pannolotto del cane sulle coperte? >> Chiedo quasi con ironia. Mia madre si volta, piange e la consapevolezza di quello che può essere successo mi attraversa il cuore come se fosse una freccia.
Comincia a sputare parole, c’è una punta di rimprovero nella voce ma è solo un accenno. “Sono solo una delle tante”. Afferma l’infermiera che era entrata per farmi un prelievo.
Perfetto. Aghi. Una delle mie tante fobie ma per una volta non ci faccio caso.
“ una bottiglia di vodka e qualcosa in più” afferma la donna mentre parla con mia madre. Le due mi guardano. Avrei voluto tanto alzare le spalle come per dire “che colpa ne ho io se la mia vita fa schifo? “ Non lo faccio. Non perché sarebbe fuori luogo ma perché non riesco a muovermi.
Mia madre riparte con i suoi discorsi. Mi chiede il perché. Io rispondo. Le dico tutto sapendo che è l’alcool a parlare. Anzi no, maschero ancora la verità. Ormai sono bugiarda professionista e neanche l’alcool riesce a tirarmi fuori la totale e pura verità.
Qualche lacrima mi scende sulla guancia mentre mi dice che ero sul filo del rasoio. Deglutisco. Non so cosa rispondere. Avevo desiderato la morte talmente spesso ma mai in questo modo. Doveva sembrare un incidente, nei miei piani. Ma l’altra sera non era di certo un mio piano. Non mi sarei mai sognata di andare ad un party illegale con alcool a go go in una serata dove sarei stata capace di tutto.
<< Tuo padre ti ha vista stesa per strada. È stato lui a venirti a prendere >> Mi dice. Questa frase mi smonta. Mio padre. Da quant’è che non ci parliamo realmente? Un mese? Due? Una vita? Viviamo sotto lo stesso tempo ma dalla nascita di mio fratello non mi ha più considerata. Accidenti. Sono fregata, morta, rovinata. Avrei preferito la morte indolore provocata dall’alcool. Diamine non ricordo nulla. L’ultimo ricordo è di me che andavo via dalla festa. Il viso di una ragazza che era con me che mi guardava e poi cala il sipario, il film si stoppa proprio sul più bello.
Intanto le ginocchia bruciano ancora. Chiedo a mia madre di alzare il lenzuolo. Lei ubbidisce. Mi accorgo che sono sbucciate, la pelle non c’è più. C’è solo carne viva. Mi rimarranno delle belle cicatrici tanto per chiudere il quadro alla perfezione.
Mi faccio aiutare a sedermi. Lei mi chiede se ho fumato. Rispondo che ho fatto solo qualche tiro da una sigaretta. Per mia fortuna non dipendo dal tabacco solo che, beh, mi piace pensare di rovinare la mia salute.
S’arrabbia. Mi ricorda dell’asma e di quello che può farmi. Scrollo le spalle non ha ancora capito che non m’importa di tutto questo. Che sarà solo una delle tante esperienze che ho fatto. Un altro passo più vicino alla morte, al fondo. Ma che dico io l’ho già toccato il fondo.
Un amica mi chiama. Mi dice queste parole: Ora che hai toccato il fondo non puoi fare altro che rialzarti e risalire in superficie.
So che lo farò. Per lei e per il ricordo della persona che ero.
Mio padre entra nella stanza. Sembra invecchiato e nei suoi occhi vedo l’ombra della rabbia. Sorrido. Sembra stupido ma lo faccio. Un sorriso che dice: Sono nella merda fino al collo che qualcuno mi salvi.
  
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