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Autore: alpha_omega    29/08/2012    5 recensioni
Questa è una cross-over basata sulla saga degli hunger games di Susan Collins.
Opal Koboi è diventata padrona del mondo e per far capire alla gente che qualsiasi tentativo di ribellione è inutile ha creato gli hunger games.
Ogni anno un ragazzo e una ragazza tra i dodici e i diciott'anni di ogni specie verranno estratti a sorte e dovranno sfidarsi in un arena per un combattimento sena regole all'ultimo sangue fra di loro in un macabro reality show dove dovranno accapparrarsi il favore degli sponsor, la casta sociale privilegiata da Opal che potranno mandare loro viveri e mezzi per sopravvivere nell arena .
Solo uno potrà ritornare a casa a riabbracciare i suoi cari.
Ma per farlo dovrà rinunciare a tutto ciò che lo rende uomo.
PS Artemis e CO non hanno mai vissuto alcuna avventura, I personaggi non si sono mai incontrati , e la guerra è stata fatta datutte le creature del popolo(umani compresi) contro una despota.
Genere: Avventura, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Artemis si gettò esausto sul letto; non ci vedeva più dalla stanchezza; Juliet aveva fatto un'ottimo lavoro; ma c'erano volute parecchie ore di immoilità totale mentre lei gli applicava il trucco, in più quel carro era traballante e lui aveva avuto sempre paura di cadere dal bordo e fare una figuraccia davanti a tutto il mondo conosciuto; suonò la campanella che informava che la cena era pronta; il ragazzo si alzò con fatica trascinando i piedi fino all'ascensore che portava in terrazza e schiacciò il pulsante per il decimo piano; ogni settore aveva un piano; lui era al nono; ma era così stanco che gli rimaneva impossibile anche alzare le braccia.
Juliet lo salutò con un sorriso smagliante; al suo fianco il fratello fissava accigliato il bicchiere vuoto; Minerva era affiacciata dal balcone e osservava silenziosa la capitale che luccicava come un diamante colpito da un raggio di sole.
-Complimenti ancora per i tuoi vestiti; erano stupendi- Si complimentò ancora una volta il ragazzo.
Lei fece un timido sorriso -Grazie-.
Si sedettero a tavola e iniziarono a mangiare; Artemis aveva ordinato una crema di gamberi (la adorava) e ne gustava ogni boccone assaporandolo con gusto; al suo fianco Minerva stava letteralmente divorando i nachos che aveva ordinato insieme alla crema al formaggio piccante nella quale inzuppava continuamente patatine e altre cose simili infilandosele in bocca ad una velocità vertiginosa; la scenetta fece sorridere anche se lievemente il ragazzo, malgrado l'evidente tensione del momento era ovvio che cercasse di godersi la vita finchè ne avesse una.
Ad un tratto Domovoi Leale ruppe il silenzio -Dobbiamo parlare della strategia che utilizzerete nell'arena; non siete molto grossi, quindi vi consiglio di non partecipare al combattimento iniziale e filarvela il prima possibile; prendete uno zaino o qualsiasi altra cosa vicina a voi e filatevela; chiaro?-
Entrambi annuirono -E dopo?- domandò Artemis.
Leale sospirò -Poi costruitevi un rifugio o trovatevi degli alleati validi di cui vi fidiate; ma la cosa più importante è avere degli sponsor; avrete l'occasione di farveli nell'intervista di dopodomani; quando il dottor J.Argon vi porrà delle domande; è un bravo psicologo, e riuscirà ad esaltare i vostri lati positivi; capito?-
Entrambi annuirono -C'è qualcos'altro che dovremmo sapere per vincere?- domandò Minerva.
-Si-disse Leale quasi con un sorriso -dovete volerlo veramente-.

Centro estetica
Juliet si prese la testa fra le mani; cosa avrebbe potuto disegnare per l'intervista di Artemis?
Doveva essere qualcosa di originale e di sobrio, che lo facesse apprezzare agli occhi del pubblico e lo valorizzasse.
Era così nervosa che la matita che stringeva le si spezzò fra le dita; e fu allora che capì;
Lei non voleva solo che lui vincesse; ricordava perfettamente il fratello dopo che aveva vinto gli hunger games, un'individuo distrutto da una società corrotta.
Lei odiava la capitale, voleva che capissero il male che stavano facendo a quei ragazzi, far capire ai settori che uniti avrebbero potuto vincere contro il settore zero.
Prese una matita nuova dall'astuccio e iniziò a disegnare.


Centro d'addestramento

Spinella tese l'arco in avanti mirando al centro del manichino e lasciò andare la freccia, che si conficcò sulla spalla; l'elfa impecò sottovoce e aggiustò il tiro mirando più in basso; si era resa conto di essere piuttosto brava con arco e frecce, e aveva deciso di migliorare il suo talento.
Un altra cosa in cui era brava era la lancia; gli innumerevoli viaggi in mare con i pescatori del suo settore l'avevano resa una tiratrice infallibile, e non c'era un pesce che le potesse sfuggire in tutto l'oceano.
Ma questi non sono pesci le ricordò una vocina nella sua testa che lei si affrettò subito a sopprimere; non c'era posto per la compassione negli Hunger Games.
Accanto a lei Brucolo stava cercando di imparare come mimetizzarsi; e doveva ammettere che era davvero bravo a sembrare un'albero.
A pochi passi da lei, nella postazione piante e insetti commestibili c'era l'umano del nove che armeggiava con una tastiera per dividere i cibi velenosi da quelli commestibili; lei c'era già stata in quella postazione e aveva ottenuto un punteggio di settantaquattro su cento: si sporse per vedere il punteggio dell'umano.
Cento su cento.
Il ragazzo si accorse che lei lo stava guardando e lei si affrettò a distogliere lo sguardo da quegli occhi azzurri così magnetici; non seppe dire perchè ma sentì come un subbuglio nello stomaco tutte le volte che li incrociava.
Lo vide che si allenava in una postazione poco distante con la lancia; sarà anche stato l'umano più intelligente del pianeta, ma nel lanciare cose era una frana, al contrario della sua compagna di distretto che si allenava nella postazione lancio dei coltelli; aveva sempre fatto centro.
Dopo qualche minuto, Spinella si  decise ad aiutare quel ragazzo che stava praticamente distruggendo la lancia per tutte quelle volte che era caduta sul pavimento; gli andò vicino e gli sistemò meglio la lancia sulla mano -Il gomito non deve ruotare mentre tiri; deve restare fermo- lui la guardò perplesso -perchè mi aiuti?- le domandò;  -Non lo so; tu tirala e basta-.
L'umano prese la mira e lanciò; la lancia colpì il manichino al torace; perforandolo da parte a parte; il ragazzo si girò verso di lei -Grazie per l'aiuto-; lei scrollò le spalle -di niente, io sono Spinella- disse porgendogli la mano, lui la strinse -Artemis, felice di conoscerti- disse con un lieve sorriso.
Continuarono ad allenarsi insieme per tutti i tre giorni dedicati all'allenamento, lei gli insegnava le tecniche di combattimento e lui quelle di sopravvivenza; nessuno dei due l'avrebbe mai ammesso, ma erano diventati amici.
Alla fine del terzo giorno si salutarono con una stretta di mano; perchè se mai uno di loro avesse vinto l'altro sarebbe morto.

Interviste
Il dottor J.Argon odiava il suo lavoro; intervistava ragazzi che poi sarebbero stati brutalmente uccisi per il solo gusto di una folla di pazzi; Opal l'aveva costretto a lasciare il suo lavoro nella sua amata clinica nel settore 8  e a trasferirsi nella capitale; si guardò per l'ultima volta allo specchio cercando di riconoscere sotto strati di trucco l'elfo che era stato senza trovarlo; si prese la testa fra le mani cercando di calmarsi; fece un respiro profondo e uscì dal suo camerino, si sedette sulla poltrona e aspettò pazientemente il primo tributo;le telecamere si puntarono su di lui; il primo tributo (una folletta bionda) fece il suo ingresso nella sala, si preparò ad intervistarla.
Seguirono altri tributi, altre domande: poi arrivò il turno dei tributi del suo distretto; una ragazzina di sedici e un bambino di dodici.
Spinella indossava un vestito rosa pallido che metteva in risalto i suoi capelli :lei rimase molto sulle sue quando gli chiese della sua famiglia e della sua vita, ma fu piuttosto brava nel descrivere il mare che le piaceva tanto, e il pubblico ne fu entusiasta.
Altri tre tributi e aveva finito; il maschio dell'otto, brucolo si rivelò essere un bambino fragile e indifeso, ma fece comunque presa sulla folla, visto che tutti gli abitanti della capitale erano dotati di magia e vivevano secoli c'erano ben pochi bambini tra la folla, e il pubblico li adorava.
Minerva invece si rivelò fredda e distaccata; la tipica macchina da guerra che non prova pietà per nessuno; e infine.
Artemis Fowl entrò in sala; indossava un semplice completo da uomo con tanto di cravatta, e non era ridicolo, anzi era parecchio affascinante; gli fece qualche domanda sulla sua famiglia e sul suo settore e lui rispondeva alle domande in modo conciso e chiaro, non ci voleva un genio per capire che molto probabilmente era uno dei tributi più intelligenti insieme alla sua compagna e ai centauri del tre.

Sede del governo
Opal Koboi guardava con aria quasi assente la televisione nel suo studio, l'ultimo ragazzo, un certo Artemis Fowl stava per lasciare la sala; lei sbadigliò annoiata e si gettò in bocca una manciata di cioccolatini.
Ma quando il ragazzò diede le spalle alla telecamera per poco che non la soffocarono.
Si vedeva benissimo; cucito su una manica, nove cerchi di diverso colore attaccati come una catena l'uno all'altro.
Era lo stsso simbolo della resistenza che lei settant'anni prima aveva sconfitto.
Era lo stesso simbolo impresso sulla bandiera che lei aveva bruciato davanti a tutto il mondo per far capire a chiunque che aveva vinto.
Premette un tasto sulla scrivania e attivò il microfono contattando la guardia carceraria Briar Brontauro.
-Voglio subito qui la stilista del tributo maschile del nove- e poi abbassò la cornetta.
Non avrebbe mai permesso a una ragazzina umana senza magia di rovinare i suoi piani; mai.
Le razze dovevano rimanere divise.
Era stata lei ad infettare la magia di Raponzo Tubero poco prima che decidesse di avere un figlio con la moglie; ed era riuscita a raggiungere il suo scopo; terrorizzare la gente e farle credere che era impossibile la convivenza con più razze, e che quello era il risultato, un individuo pazzo e impossibile da controllare; da quando aveva lasciato trapelare la notizia i settori erano ancora più diffidenti gli uni degli altri e le persone si fidavano solo di quelli della propria razza.
Il popolo doveva rimanere diviso.
A qualunque costo.

 
Camere di lancio

Artemis Fowl abbracciò Juliet per l'ultima volta -Mi mancherai tantissimo- le disse; era sincero, dai suoi occhi non era uscita nemmeno una lacrima, ma era sincero.
-Mi mancherai tanto anche tu, e perdonami se ti ho fatto correre quel rischio nell'intervista-
-non importa-
-Promettimi che farai tutto il possibile per vincere Arty, promettimelo-
Lui sospirò; non sapeva di essere così importante per lei.
-te lo prometto-
Lei gli sorrise -E allora vai e vinci anche per me-
Lui salì sulla pedana di lancio:l'avrebbe portato fino nell'arena entro venti minuti.
Quella iniziò subito a salire, per questo il ragazzo non vide le guardie che irrompevano nella sala e arrestavano Juliet ricoprendola di calci.


-Resta viva- disse per l'ennesima volta Julius Tubero -restate vivi tutti e due-
Salutò Spinella e Brucolo con qualche pacca sulle spalle, poi ciascuno entrò nella camera di lancio insieme al suo stilista.
Mentre Julius se ne andava non potè non trattenere una lacrima.


Carcere di massima sicurezza del distretto zero

La guardia carceraria Briar Brontauro stava aiutando alcuni suoi colleghi a trasportare fuori dalla stanza di isolamento il prigioniero n148, Orion Tubero; un ragazzo d nemmeno vent'anni che dopo tre settimane di isolamento era stato riportato in cella.
Lo misero sul lettino della cella e lo svegliarono lanciadogli addosso dell'acqua; lui aprì appena le palpebre e lo guardò negli occhi, Briar distolse subito lo sguardo da quegli occhi rosso acceso.
-Isolamento finito, hai una nuova vicina di cella-.
Lui si girò per vedere l'occupante della cella davanti alla sua; una ragazza; il corpo coperto di lividi, ma il portamento era fiero, i capelli biondi tenuti in una treccia alla cui estremità era fissato un anello di giada. 

Arena
N.1 chiuse gli occhi accecato dalla luce del sole; dopo mezz'ora di buio assoluto anche la più piccola luce lo infastidiva.
Si trovavano in un cantiere edile in disuso; pezzi di ferro e detriti erano sparsi ovunque.
I tributi erano tutti in cerchio attorno alla cornucopia (un enorme cono dorato al cui interno c'era tutto ciò che serviva per sopravvivere nell'arena).
Iniziò il conto alla rovescia; avevano sessanta secondi prima che iniziasse il gioco.
Ogni tributo era concentrato sulla cornucopia; il conto alla rovescia finì.
E poi si scatenò l'inferno.

Angolo autrice
Spero che il capitolo vi sia piaciuto;
sono curiosa di sapere cosa ne pensate
a presto
alpha_omega



 
  
   



   








 

  
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