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Autore: Maricuz_M    01/09/2012    8 recensioni
Dopo una delusione amorosa, c’è chi dice “Si chiude una porta, si apre un portone” oppure chi afferma “Meglio soli che male accompagnati”.
Ebbene, Eleonora fa parte di quest’ultimo gruppo di persone.
Le sue giornate, però, la porteranno in situazioni che la convinceranno a cambiare idea e, cosa non meno importante, a non fidarsi delle docce, dei marciapiedi e degli ascensori. O anche di alcuni suoi amici che si divertono a mixare il suo nome con quello dei suoi conoscenti, giusto per suddividersi in team e supportare coppie diverse in cui lei, ovviamente, rappresenta la parte femminile.
Dal secondo capitolo:
“Elle, guardati le spalle.”
“Ci manca pure che la sfiga mi attacchi da dietro.”
“La sfiga attacca dove vuole lei, mica dove vuoi tu.”
“Sennò come ti coglie impreparata? Vuoi una telefonata a casa, la prossima volta?”
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Benvenuti nel nuovo mondo made by la sottoscritta.
Prima che leggiate, vorrei rompervi le scatole chiedendovi di non aspettarvi troppo da questa storia. Non è niente di particolare, a mio parere è molto leggera e (secondo i miei canoni di comicità) piuttosto divertente.
Se cercate semplicemente qualcosa per passare il tempo, allora prego. Se invece cercate trame complicate fatte esclusivamente da colpi di scena e che tengono col fiato sospeso, vi prego di rimanere a leggere (LOL, detta così è da disperati) consapevoli di ciò che sarà.
Detto questo, grazie per l’attenzione, scusate il disturbo e buona lettura! :D



 

La monotonia non esiste

 
Prologo
 
La mia vita è una continua consuetudine, piena però di un’ampia varietà di fatti.
Perché alla fine sono bravi tutti a dire che la propria vita è monotona, punto e basta. Io sono sempre stata dell’idea che non sia affatto così, come chiunque vuole far credere al resto della popolazione mondiale. Ok, delle giornate molto simili ci stanno, ma parliamone. Prendiamo un esempio: la giornata tipo di un adolescente. Si sveglia, fa colazione, va a scuola, torna a casa, mangia, fa i compiti –o almeno dovrebbe-, va all’allenamento di qualunque sport faccia o, che ne so, va in palestra, torna pure da lì, cena, fa il suo porcaccio comodo e buonanotte al gatto o chicchessia.
Ecco, sapete cosa dovreste essere per far sì che possiate passare delle giornate tutte schifosamente identiche? Degli automi. Ma deduco che voi non lo siate, o sbaglio?
Bene, tralasciando questa faccia della medaglia, sapete quante cose nascono e succedono, sebbene siano state scaturite da un giorno apparentemente insulso? Se fosse stato così superfluo e monotono non avrebbe causato fatti, misfatti, conoscenze, cazzi, mazzi e palazzi, non credete?
Ebbene, io tutto questo l’avevo capito quando a quattordici anni avevo mandato un sms ad una mia compagna di classe. No, non c’era niente di male, ma considerate anche che la mia migliore amica dell’epoca odiava a morte l’altra ragazza ed era poco tollerante. Quando qualche giorno dopo scoprì questo scambio di messaggi il litigio scoppiò all’istante. So che è ridicolo, ma ripeto: avevo quattordici anni.
E adesso ne ho diciannove. Voglio dire, ne ho avuto di tempo per perfezionare la teoria dell’inesistenza della monotonia.
Faccio un altro esempio: un bel pomeriggio di Febbraio avevo finalmente deciso di dar ripetizioni di matematica e avevo fatto sparger la voce. Qualche avviso sulla bacheca della mia scuola, altri in quella della scuola di mia sorella e cose del genere, ed il gioco era fatto. Ragazzi e ragazze che si aggiravano intorno ai quindici, sedici anni hanno cominciato a chiamare già da Marzo, e la mia giornata tipo era quindi diventata: scuola, studio e studio degli altri. Da non sottovalutare il fatto che fossi in quinta al liceo scientifico e che avrei dovuto dare l’esame giusto un po’ di mesi dopo, ma per fortuna non sono mai stata una testa dura. Fate voi, mi chiamavano tutti scherzosamente “secchiona”. Scherzosamente perché i miei compagni di classe sapevano quanto in realtà fossi una cogliona e che non stavo certamente tutti gli istanti a me a disposizione sui libri, e non lo avrei fatto neanche se mi avessero pagato.
Ma torniamo all’esempio, senza divagare troppo. A Maggio, uno studente del secondo anno del geometri che rischiava di esser rimandato nella materia di cui davo –e do tuttora- lezioni, mi ha contattata. Voi vi chiederete: perché diamine non è venuto prima? E io vi risponderò: lo conosco, è molto orgoglioso. Non sarebbe mai voluto andare a ripetizioni in tutta la sua vita, ma vedendosi quasi costretto dai genitori e da se stesso, che non voleva passare l’estate a studiare radicali o equazioni di secondo grado, aveva digitato il mio numero sul suo bel cellulare e aveva premuto il tastino verde.
Adesso che siamo a Novembre, almeno due volte al mese me lo ritrovo a casa perché vuole farsi rispiegare l’argomento che affrontano a scuola. E sapete cosa? A me fa piacere. Più che un ragazzo che mi dà soldi, lo vedo come un fratellino. Avete presente quei tipi belli, che fanno i fighi e che fanno sbavare le ragazzine? Lui è uno di quelli, però, visto che non ha assolutamente bisogno di farsi figo con me, tutte le volte che lo vedo mi mostra la sua parte migliore, il suo vero carattere. Ah, quanto lo adoro.
Se non avete capito il senso di tutto questo, ve lo dico io: nella mia quotidianità ho conosciuto un moccioso a cui voglio bene. Semplice, eh? Eppure non me l’aspettavo. Sei mesi fa gli ho aperto la porta di casa mia con un pensiero tipo “Vai, un’oretta con questo e festa” mentre adesso ho in mente delle frasi come “Oh, c’è Michele! Chissà cosa mi racconta oggi!
Sì, Michele è il suo nome e sì, mi racconta cosa gli succede durante la sua vita. Ovviamente solo fatti divertenti o comunque interessanti. Di quando dà da mangiare al pesce rosso me ne frega il giusto, ecco.
Ma perché sto parlando di Michele e non di me? Quando mi ci metto sono fin troppo logorroica. Me lo sono sempre chiesta: per quale motivo, se parlo della globalizzazione, finisco per narrare la fiaba di cappuccetto rosso e il lupo cattivo?
Ecco, lo sto facendo di nuovo.
Ok, sono Eleonora, ho diciannove anni, come ho già detto, e a Ottobre ho cominciato a studiare lingue all’università. Cosa non meno importante: sono un’idiota perché dopo le medie ho scelto il liceo sbagliato.
Ho una sorella più piccola, Azzurra, che a Settembre ha iniziato il secondo anno dell’artistico. Sicuramente lei ha scelto la strada migliore. La sua camera è un altro mondo, davvero. Disegni, muri dipinti, colori ovunque. Ti fa sentire vivo solo entrare lì dentro. Poi, come ogni artista, ha una particolare personalità: espansiva e sfrontata con una matita o un pennello in mano, timida ed introversa con le persone. Pensate che non ha mai visto neanche Michele, ospite fisso in casa nostra, perché sta barricata nel mondo di cui vi parlavo prima per non avere contatti con gli estranei. Se stiamo allegramente bisticciando in salotto e suona il campanello quando sa che devo dare lezione, scappa. Con classe e disinvoltura, ma scappa.
Ho davvero nominato un’altra volta Michele? Ok, approfittiamone per dire qualcos’altro su di me, allora. Se stravedo per qualcuno, chiunque esso sia, tendo a venerarlo in qualsiasi occasione.
Ma torniamo nel settore familiare, prego. Ho una madre e un padre, entrambi molto presenti nella mia vita e in quella di mia sorella, ma divorziati. Per fortuna non è stato niente di troppo tragico e traumatico, nessun piatto volante o urla per il corridoio, semplicemente l’assopimento del sentimento che avevano provato per tanto tempo l’uno nei confronti dell’altro. Ormai sono passati circa quattro anni, da quando mio padre si è trasferito.
Già, abitiamo con la mamma. Il buon vecchio Giovanni è un uomo d’affari e molto spesso è costretto a viaggiare, mentre mia madre Claudia è una fotografa, anche abbastanza famosa, ma che lavora la maggior parte delle volte nei paraggi e che per questo è più disponibile dell’ex marito per le due figlie.
Impegnata, fidanzata, sposata, vedova? Nessuna delle quattro, e neanche lo sono mai stata, vedova in primis. Sembra quasi che la mia persona sia allergica alle relazioni amorose. Questo ovviamente non significa che non abbia mai preso quella cotta che ti annienta, anzi, mi è capitato di sentirne la presenza più di una volta, ed è snervante. Proprio da questa estate si sta svolgendo il periodo meglio-soli-che-male-accompagnati dovuto dallo scarso interesse degli altri nei miei confronti. Diciamo che serve per convincermi, più che altro.
Cambiando campo, passiamo all’amicizia. Ecco, qui posso vantarmi. Il mio gruppo di amici è formato da cinque componenti, me esclusa. Una mia tipica uscita è caratterizzata dalle cavolate sparate da Manuela, gli sbaciucchiamenti di Ginevra e Roberto, le domande a sfondo filosofico di Marco e i flirt di Simon verso qualunque individuo di sesso femminile almeno lontanamente gnocco. So benissimo che sembriamo un gruppo di falliti raccattati, ma ci vogliamo un bene pazzesco. Alcuni rapporti poi sono reperti archeologici. Io ed il filosofo, tipo, siamo stati in classe insieme sin dai tempi della materna. Alle superiori abbiamo preso strade diverse, ma il rapporto era già più che saldato.
Come credo abbiate capito, do ripetizioni. Perché lo faccio? Perché mi dà fastidio chiedere sempre a mia madre di darmi i soldi per andare al cinema, all’università, comprarmi qualcosa o, insomma, vivere la mia vita. Azzurra può farlo, che ha ancora quindici anni, ma non io che sfioro i venti! E’ vero anche che viviamo piuttosto agiatamente, ma è per principio. Non che dando lezioni di matematica si guadagni una fortuna, ma per il momento è il massimo che posso fare. Devo conciliare tutto e non è semplice.
Ora posso parlarvi dei miei interessi. Innanzi tutto, gli sport non rientrano fra questi. No, non sono per niente una persona sportiva. Oltre che praticarlo, non mi piace neanche vederlo. Giuro che ho provato da piccola a fare qualcosa, ma non sono davvero portata. Per il basket sono troppo bradipo, per la pallavolo troppo poco reattiva, la ginnastica artistica non mi emoziona, la danza classica è troppo elegante, quella moderna forse si salva, ma comunque preferisco guardare gli altri, per il calcio no comment, per il nuoto mi avvalgo della facoltà di non rispondere, karate, pugilato o cose del genere non fanno per me.. Ok, dai, avete capito.
Insomma, questa mancata attività fisica mi ha permesso di avere più tempo per appassionarmi alla musica. Suono un po’ di chitarra, un po’ di piano, canto.. Sì, i risultati qui si vedono e sono decisamente migliori di quelli ottenuti nello sport. Non sono un Jimi Hendrix o un Giovanni Allevi al femminile, né tantomeno una Céline Dion, ma posso dire di cavarmela piuttosto bene in campo musicale.
Adesso non so davvero cos’altro dirvi sulla sottoscritta. Vi ho dato un’idea generale di me, ma descriversi è una delle cose più difficili da fare insieme al guardare un quiz televisivo senza cercare di indovinare la risposta delle domande che fanno al concorrente, ammettetelo. In ogni caso, vi assicuro che in futuro avrete modo di sapere molte altre cose del mio carattere, del mio aspetto, di ciò che faccio e perché. Ovvio, non c’è garanzia, potreste pure non capirmi, ma d’altronde io stessa a volte non ci riesco.

 


Ciao di nuovo!
E questo era il prologo della nuova storia, spero davvero che vi piaccia.
Come ho detto sopra, forse sminuendo il tutto, non è niente di troppo speciale, niente di geniale. Il mio intento è quello di intrattenervi, per cui, magari, fatemi sapere quello che ne pensate.
Gli aggiornamenti saranno ogni cinque giorni. Non ho un orario preciso, probabilmente sarà nel primo pomeriggio, ma non obbligatoriamente, ecco.
Non ho niente da dire, per adesso, vorrei fare dei ringraziamenti, però.
 
Ringraziamenti (you don’t say?):
*si schiarisce la gola* Prima di tutto grazie a chi ha letto questa cosa. Che sia successo per caso, per sbaglio o perché, magari, avete letto qualcosa di mio in passato. Grazie, a prescindere.
Poi, un mega grazie ad Emma, che sono mesi che mi scassa i cosiddetti per avere spoiler su ‘la monotonia non esiste’, che mi ha dato consigli sul carattere con cui avrei pubblicato, che mi ha dato la disponibilità per aiutarmi con le scene imbarazzanti che verranno scritte nei prossimi capitoli e poi non mi ricordo più. Ah, e che mi ha detto di pubblicare a mezzanotte! Grazie! :)
Grazie ai miei genitori, che mi hanno fatta.
Grazie alla nutella, che molte volte mi è stata vicina mentre scrivevo.
Grazie ad Ash, non quello dei Pokemon, che mi.. no, non ha fatto niente, ma grazie lo stesso perché so che quando scrivo qualcosa posso contare su di te.
Grazie al fiocco rosso.
Grazie a Francesca, che mi ha dato un suo parere sul prologo e sull'introduzione. :)
 
Ho quasi finito.
 
Adesso vi dico che ho un profilo twitter (Cliccami, che sono bello). Parlerò dei miei aggiornamenti, di cavolate o cose serie, risponderò alle vostre eventuali domande e io stessa farò domande a voi, magari per chiedervi un consiglio o un aiuto.
Inoltre, proprio ieri ho deciso di aprire un blog (Sono bello pure io, cliccami) che ha lo stesso scopo di Twitter, ovvero aggiornarvi. In più, ci sarà qualche curiosità sulle mie storie o su me stessa, nel caso vi interessino. Anche lì potrete interagire, ma serve la registrazione. Se siete pazzi, fatela pure, altrimenti non me la prendo.
 
Adesso ho finito.
Di nuovo, grazie a tutti.
Spero di leggere qualche recensione (perché è sempre bello leggerle) e che leggiate anche i prossimi aggiornamenti! :)
 
Un bacione
 
Maricuz
   
 
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