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Autore: Blue_Bones    04/09/2012    8 recensioni
Stiles sta giocando a bowling con gli amici. Scott e Allison sono tornati assieme, anche se ufficialmente sono solo amici, Lydia e Jackson si scambiano effusione e Erica e Boyd sono una coppia ormai da un po'. Solo Isaac e Stiles sono single e mentre il primo cerca di farsi scivolare addosso la solitudine, Stiles riflette, ma i suoi pensieri non hanno un filo logico vero e proprio, almeno così la vede lui. [Sterek]
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '« If you say one word...'
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Running Away

La notte era scesa da meno di un paio d'ore. Faceva freddo e le vie di Beacon Hills erano adorne di luci. Quando suo padre gli chiese dove stesse andando Stiles non esitò a rispondere. La sua voce aveva qualcosa di strano, era monocorde, bassa e lo sbuffo che uscì dalle labbra sottili convinse lo sceriffo del fatto che suo figlio non voleva uscire. Non riusciva a capire cosa ci fosse di così deprimente in una serata al bowling con gli amici, anche perché a Stiles piaceva giocarci. Il ragazzo lo salutò e uscì di casa. Era scesa la neve e la cosa aveva dell'incedibile visto che Stiles non la vedeva da anni. Sua madre era ancora viva, si ritrovò a pensare mentre le scarpe lasciavano un impronta sulla distesa bianca. Raggiunse la jeep e si diresse al locale tentando di concentrarsi sulla strada. Ogni tanto sentiva gli occhi bruciaare. Li stava tenendo spalancati, se avesse permesso alle palpebre di compire il loro dovere avrebbe pianto. Arrivò al parcheggio appena in tempo, stirò le labbra in un sorriso apparentemente sincero. Era bravo in quello, a sembrare parte della folla anche quando era solo. Pochi erano quelli che lo scoprivano a barare e Scott non era uno di questi. Dentro il locale l'aria era soffocante, il vociare insopportabile. Lui e Isaac si guardarono spaesati, erano gli unici single della serata e le altre coppie continuavano a scambiarsi effusioni. Più di una volta Isaac gli aveva lanciato sguardi di comprensione alla vista di Lydia e Jackson che ridevano assieme, ma Stiles non era una ragazzina e non si sarebbe rinchiuso in camera ad ascoltare le vecchie canzoni di Avril Lavigne strappando pagine dal diario rosa confetto. Probabilmente avrebbe passato il giorno seguente a guardarsi tutti i film sugli eroi Marvel sperando di essere punto da un ragno radioattivo e o di essere investito da una gran quantità di raggi gamma, insomma, nemmeno nei suoi sogni era un genio, miliardario, playboy, filantropo. Avrebbe dovuto licenziare la sua fantasia. I suoi tiri peggioravano ogni volta che Lydia arrossiva e sorrideva ad una battuta del suo ragazzo, ogni volta che Scott e Allison si prendevano in giro bonariamente. Perfino Erica e Boyd erano invidiabili, in quel momento. Isaac provò a rifilargli l'ennesima pacca sulla spalla che lui scansò, infastidito. Non che avesse qualcosa contro il compagno di lacrosse, ma quello non era proprio il giorno migliore. Non aveva nessuna voglia di farsi compatire, dalla vita aveva subito di peggio e ogni tanto quel peggio si affacciava facendolo sentire impotente. Era ancora un adolescente, ma era già stato piegato dagli eventi. Eppure, al limite dell'esasperazione, una decina di punti sotto Scott, che stava vincendo, l'unica cosa che riuscì a fare fu immobilizzarsi mentre la musica di sottofondo gli portava immagini sbiadite, in bianco e nero, che si schiantavano contro il suo umore, come le onde sugli scogli. Poteva sentirne il rumore, poteva percepirne la forza. Non era sua madre, di lei ricordava solo quello che le foto gli restituivano e pochi altri dettagli. Quello che gli tornò alla mente in un primo momento furono le foglie gialle e marroni che coprivano il terreno della riserva il giorno in cui reincontrò Derek Hale. Il folle imbarazzo nell'essere scoperti nella sua proprietà. Le intimidazioni, le risposte, la paura che gli serrava la gola. Il proiettile nel suo braccio, la vicinanza dei loro volti mentre Derek gli intimava di agire, lo sguardo sempre più incoscente, il terrore di vederlo morire. L'arrivo di Scott, il pugno e il senso di ansia. La guarigione che aveva dell'incredibile. Una serie di momenti che gli spezzarono la concentrazione. Essere preso alla sprovvista dalla comparsa del lupo, mentre suo padre stava per uscire, essere sbattuto al muro, la vicinanza dei loro volti mentre Derek lo invitava a non dire una parola. Maipolare Danny e vederlo a torso nudo, tanto per cambiare. La testata al volante della jeep. Derek che lo salvava dallo zio svitato. Derek che metteva in fuga Isaac. Stiles che lo salvava in piscina. Derek che non si fidava di lui. Stiles che non si fidava nemmeno di se stesso. Lui e Derek immobilizzati a terra, lui sopra il lupo, mentre Matt si divertiva a prenderli in giro. Stiles lasciò cadere la palla, Jackson e Boyd dissero qualcosa riguardo alla sua forza, ma lui non li stava ascoltando. Mise le mani in tasca, come se fosse alla ricerca di qualcosa. Afferrò il fischietto metallico e con un sorriso strano si diresse fuori dall'edificio, senza dire una parola. Nonostante gli altri non riuscissero a capire cose prendesse al loro amico, era chiaro anche a Scott che qualcosa non andava. Stiles parlava, sempre, rideva, spesso e, a volte, faceva battute fuori luogo per sentirsi meno a disagio. Quel comportamento, invece, riuscì a ricordargli Derek e in un lampo di orribili presentimenti l'unica che riuscì a reagire fu Allison "Non potete lasciarlo andare, davvero. E' anche colpa nostra''. Erica rise "Magari è la volta che diventa parte del branco''. Scott scosse la testa "No, Derek non lo farebbe mai, non riesce a sopportarlo, se dovesse passarci ancora più tempo assieme finirebbero a tentare di uccidersi ogni giorno''. Lydia non capiva "Perché Stiles dovrebbe voler vedere Derek?'' Jackson s'intromise "Magari vuole farsi uccidere per davvero. Insomma, avete sentito cosa aveva in tasca?'' Fu Boyd ad apparire perplesso "Cosa dovrebbe fare un fischietto?'' Isaac si mise le mani nei capelli ricci, non riusciva a capire come fosse riuscito a mettere su una famiglia anche più strana della sua, fu Scott a spiegare la faccenda "Era un richiamo per cani. Derek lo ucciderà...'' ''O magari ci giocherà un po' ''. Propose Erica, entusiasta. Quella ragazza aveva un senso del divertimento tutto suo.

La jeep di Stiles era parcheggiata fuori dalla riserva. Le impronte dei suoi piedi erano ben visibili nella neve fresca. La felpa non lo isolava totalmente dal freddo che lo intorpidiva. Il metallo del fischietto era freddo, le labbra sottili vi soffiarono dentro, tremanti. Riuscì a sentire qualcuno imprecare, poco lontano da lì e in meno di un secondo si ritrovò la faccia scura di Derek a venti centimentri dal naso "Ma dico sei diventato matto?'' In quel preciso istante Stiles sorrise, confondendo il suo interlocutore "Stiles, sei qui per farti uccidere?'' Domandò, seriamente perplesso, il lupo. L'altro scosse la testa in un segno di diniego, senza smettere di sorridere. La cosa appariva vagamente inquietante e Derek non si sarebbe stupito di trovarsi davanti la copia aliena del ragazzo chiacchierone, ma lo conosceva abbastanza da sapere senza dubbio alcuno che quello era Stiles. L'odore della sua paura era inconfondibile e eccitante, per questo ci aveva preso guasto a minacciarlo a vuoto. Stiles temeva il giorno in cui le parole sarebbero diventati fatti, eppure Derek sentiva qualcos'altro, un vago senso di consapevolezza che faceva schizzare la paura a livelli mai raggiunti prima. Poteva sentire il cuore del ragazzo senza nemmeno ampliare lo spettro dei suoi sensi. Sentiva l'esplosione di adrenalina che arrivava al resto del corpo del ragazzo, riempiendolo fino a farlo trabboccare. Era come ascoltare una canzone particolarmente emozionante, lo contagiava, gli trasmetteva energia, lo faceva sentire sul punto di esplodere e Derek non riusciva a spiegare quel senso di condivisione. Ritrasse le mani, scottato da quel potere che non aveva nulla a che fare con il sovrannaturale. Era decisione, luce, ombra, terrore. Era un salto nel vuoto senza elastico. Era un pugno nello stomaco senza che nessuno avesse mosso un muscolo. Gli mozzò il respiro, gli ricordò l'alba e il tramonto, la notte e il giorno. Senza l'ombra di ripensamento, Stiles allungò una mano. Fu una carezza che a Derek parve uno schiaffo. Sgranò gli occhi, mentre la rabbia montava. Stava perdendo il controllo. Lui odiava perdere il controllo. Si sentiva perso, disorientato. Vulnerabile. Stiles fece scivolare la mano fredda lungo il suo collo. Gli strinse la spalla. Gli occhi non si schiodavano da quelli di Derek. Il suo sguardo non tradiva nulla, ma il suo odore, quello era un insieme di confusione, paura, menzogna e verità. Stiles si avvicinò di un passo e lui non si mosse. Il groviglio di odori s'intensificò. Stiles era a un battito di ciglia, ma lui non mosse un muscolo, lo respirò nemmeno. Non riusciva a tenere lontane l'insieme di sensazioni che il ragazzo gli riversava addosso. Era come annegare senza riuscire a chiudere la bocca. Come se l'acqua trovasse sempre il modo di entrare. Tutto sembrava sopraffarlo fino a farlo stare male, ma mai abbastanza da ucciderlo. In un ultimo sprazzo di lucidità si ripromise di fargliela pagare. Il cielo erano cosparso di stelle. La luna crescente sorrideva. Stiles gli sussurrò qualcosa di incomprensibile all'orecchio per quella che gli parve un eternità. In realtà fu un soffio. Si sentì strano e dalla sua gola uscì un ringhio. Mentre si dirigeva a casa, Stiles, al suo fianco non disse una parola, ma Derek poteva giurare di averlo visto mentre si mordeva le labbra. Le assi di legno scricchiolarono sotto le loro scarpe. Derek non riusciva a capire. Aveva accettato e non avrebbe dovuto, in altre occasioni non l'avrebbe mai fatto. Nella sua testa mille voci gli suggerivano di non farlo, ma lui non riusciva a fare altrimenti. Fu a quel punto che Stiles cominciò a parlare. Solo allora ebbe la certezza di non sar vivendo un incubo. Continuava a contrarre le dita, come se potesse afferrare il controllo che stava perdendo così facilmente "Era solo un idea. Insomma, sai com'è abbiamo così tante cose in comune che non capisco come riusciamo a non andare d'accordo. Ok, forse io parlo un po' troppo e tu un po' troppo poco. Probabilmente spesso parlo a sproposito, ma sai in certi momenti non parlerei, cioè, non credo ci siano proprio bisogno di parole. Insomma Derek, dammi un segno che quello che penso non è solo un momento di pura follia, anche se molti lo penserebbero come tale, insomma.'' Afferrò qualcosa di argentato da un cassetto e rimise la facciata da lupo cattivo. Si avvicinò a Stiles e afferrò il bordo della felpa con lo sguardo indurito "D'accordo, basta solo che limiti le parole'' L'altro deglutì vistosamente. Nonostante l'inquietudine si sentiva soddisfatto.

Le dita di Derek si serrarono attorno al polso di Stiles. Quello si sedette con un gemito di protesta. Il lupo non era mai stato delicato. Il silenzio era ovunque, eppure Derek poteva sentire il fiume di parole che Stiles avrebbe voluto pronunciare. Gli occhi del ragazzo non lo lasciavano un momento e anche lui decise di non perdere il contatto visivo. Ad un certo punto tutto si fermò, l'aria sembrava vibrare leggermente e Stiles fu nuovamente strattonato per la felpa blu. Seguì il lupo trattenendosi dal dire qualsiasi cosa per non rompere quella bolla incantata che sembrava averli rinchiusi in un mondo parallelo, lontani da tutto il resto. Arrivati a destinazione si guardarono per un secondo interminabile. Poi Derek si sedette a terra e lo invitò a fare altrettato. Stiles si inginocchiò "Non è strano, vivere senza di loro, anche se sono passati così tanti anni?'' Domandò. Come previsto, Derek non rispose e contemplò la foto sulla lapide "Era bella, tua madre. E' da lei che hai preso il colore delle iridi''. L'altro annuì, mentre spostava lo sguardo per non mostrare sgomento. La donna sull'altra foto aveva la pelle chiara e gli occhi di un azzurro luminoso e intenso, i capelli neri erano lunghi e il sorriso aperto e allegro. Nulla a che fare con il cipiglio cupo del figlio "Erano entrambe molto belle e molto giovani'' la voce gli si spezzò e cercò di recuperare "Sai ero qui spesso, da bambino. Quando ho raccontato la tua storia a Scott, la prima volta, non ricordavo chi me l'avesse raccontata. Mio padre mi vide fissare la foto di tua madre e quando gli chiesi cosa le era successo mi raccontò dell'incendio. Ero piccolo, ricordo che pensai a quanto fosse naturale che due persone così belle fossero sepolte vicine. Fu un pensiero idiota e bambinesco, ma allora non capivo cosa volesse dire, sentivo il vuoto, ma pensavo che si sarebbe colmato, presto o tardi. Poi sei arrivato tu con quello sguardo cupo, i denti accuminati e la smania di colmare quel vuoto così simile al mio. E' per questo che ti riempi di rabbia, come io mi riempio di allegria e sarcasmo. Tu parli poco, io parlo troppo. Ok, ok, la smetto''. Derek gli aveva lanciato uno sguardo di fuoco e Stiles sospirò pensando che le cose non sarebbero mai cambiate, per fortuna.

Derek fissò il vuoto. Stiles si era zittito per un paio di secondi. L'alba li colse lì, spaesati da quella muta vicinanza che c'era sempre stata, ma che si palesava nei momenti peggiori e Stiles aveva avuto il coraggio di affrontare, giusto perché non era un eroe. Il freddo era terrificante e accarezzava le viscere. Stiles si spostò quel tanto che bastava a toccare il braccio di Derek con il proprio. Il calore del lupo lo rilassò e il gelo della morte gli scivolò via di dosso. Derek s'irrigidì, ma non disse nulla.

***

Ok, fuori una. E' terribile, me ne rendo conto, ma volevo scrivere qualcosa che avesse a che fare con il passato di cui sappiamo tutto e niente. Oggi Stiles ha la felpa blu, quella da capuccetto rosso era a lavare, capirete bene che non può indossare sempre gli stessi vestiti. Presto aggiornerò la mini-long, ma prima credo che arriverà un altra OS, anche se molto diversa da questa. Mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate quindi R&R!
   
 
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