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Autore: LeftEye    05/09/2012    115 recensioni
Parodia del primo libro della mirabolante saga "50 sfumature".
Dal cap. 1: "Mi lego i capelli – è risaputo che le ragazze sfigate ed insicure del proprio aspetto si legano sempre i capelli – sperando di avere ottenuto un bel look da appena scappata di casa, in modo da poter impietosire qualcuno, magari un affascinante miliardario superdotato.
Ah! Ecco perché ero davanti allo specchio, con tutto questo ciarlare me n'ero quasi scordata: devo fare un'intervista al posto di Kate, la mia coinquilina e migliore amica.
La adoro, lei è il mio modello di riferimento, la ammiro e la venero, soprattutto perché vivo a scrocco a casa sua."
Genere: Demenziale, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anastasia Steele, Christian Grey, Un po' tutti
Note: Nonsense, OOC | Avvertimenti: Bondage, Spoiler!
Capitoli:
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50,555 sfumature di grigio talpa tendente al tortora - Perché è la quantità che conta
 
 
 
Note: questa è una parodia che mira ad amplificare gli aspetti più ridicoli di “50 sfumature di grigio”. Ci tengo a precisare due cose: è una storia che appartiene al genere non-sense, e riprende praticamente del tutto la trama originale del romanzo, ecco perché alcuni passaggi e battute dei personaggi sono gli stessi. Alcuni riferimenti ironici sono chiari (es: la continua promozione di prodotti, come in uno spot pubblicitario), altri meno chiari, ma verranno spiegati a fine capitolo.
Attenzione! Il linguaggio può essere esplicito e rasentare il cattivo gusto.
Attenzione! Il linguaggio può essere esplicito e rasentare il cattivo gusto.
Attenzione (2)! Sì, ho scritto il titolo in Comic Sans solo per darvi fastidio.
 
 
 
Capitolo uno
 
Mi guardo allo specchio e sorrido soddisfatta. 
Ho i capelli di una che si è appena alzata dal letto, ma non mi importa: sono comunque una strafiga, anche se faccio finta di non saperlo e dico a tutti che sono brutta. Uso tutti i giorni lo shampoo Pantene “Lisci Effetto Seta” che rende i miei capelli splendidi e lucenti: dovreste provarlo!
Ringrazio mentalmente Katherine Kavanagh, che si è ammalata e mi ha chiesto di sostituirla in un'intervista che sul mio curriculum risalterà come la corona della regina Elisabetta in una bigiotteria. A proposito di bigiotteria: ieri ho comprato uno splendido braccialetto da Accessorize, che è il mio negozio preferito!
Ma ritorniamo all'intervista: è la cosa migliore che mi potesse capitare a poche settimane dalla laurea, e chi se ne frega se ora dovrei essere a studiare per gli ultimi esami, tanto questa è una storia ambientata in America e non esiste lo stress pre-esami.
Certo che, se non fossi andata a letto con i capelli bagnati, ora sarei in grado di girare il collo per ammirare al meglio la mia immagine riflessa sullo specchio.
“Non devo più andare a letto con i capelli bagnati. Non devo più andare a letto con i capelli bagnati.”
Recitando mentalmente questo mantra, mi schiaffeggio più volte per ricordarmelo meglio. «Non devo più andare a letto con i capelli bagnati, stronza idiota che non sono altro!» urlo alla mia immagine riflessa sullo specchio, dandomi anche qualche pugno. Lo faccio sempre, per incoraggiarmi.
Ora ho anche le guance arrossate, così sono pure più figa.
Ho degli occhi azzurri talmente grandi che, se mi avvicino troppo allo specchio, mi spavento da sola: una volta ho colto di sorpresa il mio riflesso che mi fissava e ho urlato dal terrore, pensando che ci fosse una pazza psicolabile che mi guardava. E invece ero io!
Mi lego i capelli – è risaputo che le ragazze sfigate ed insicure del proprio aspetto si legano sempre i capelli – sperando di avere ottenuto un bel look da appena scappata di casa, in modo da poter impietosire qualcuno, magari un affascinante miliardario superdotato.
Ah! Ecco perché ero davanti allo specchio, con tutto questo ciarlare me n'ero quasi scordata: devo fare un'intervista al posto di Kate, la mia coinquilina e migliore amica.
La adoro, lei è il mio modello di riferimento, la ammiro e la venero, soprattutto perché vivo a scrocco a casa sua.
Ma certo che è una gran despota! Solo perché non mi fa pagare l'affitto, non vuol dire che io debba farle da schiava!
In fondo ha solo la febbre a trentanove, il raffreddore, il mal di gola, il catarro e non si regge in piedi, poteva guidarsela lei la sua Mercedes CLK (un'auto stupenda, fila che è una meraviglia... dovreste provarla!) fino a Seattle per intervistare un figo multimilionario.
E invece, con tutte le cose che ho da fare, tocca a me andarci: che barba!
«Ananas, mi dispiace» mi dice Kate con voce rauca.
«Lo faccio solo perché sei tu» rispondo. «Ma è così importante questo tizio così misterioso? Chi è? Non ne ho mai sentito parlare!»
«Ehm... viene citato praticamente tutti i giorni sul Financial Times.»
«Oh, lo sai che io leggo solo classici inglesi» sbotto alzando gli occhi al cielo. Ma per chi mi ha preso? Che cosa sarebbe questo Financial Times? Io leggo solo roba di classe: classici, per l'appunto, ad esempio Tess dei d'Urbervilles.
«Beh, se digiti il suo nome su Google trovi più di centomila risultati» insiste Kate prima di sputare una palla di catarro su un fazzolettino.
«È la febbre che ti provoca queste allucinazioni» cerco di consolarla sistemandole i cuscini dietro la schiena. «Non riesco proprio a capire di cosa tu stia parlando e non so chi sia questo Gugol, ma vedrai che guarirai. Ora vado. Ah, prendo la tua auto perché la mia Wanda è troppo da sfigati.»
«Aspetta... ma Wanda non era il nome che avevi dato alla tua vagina?» mi chiede confusa. Io roteo di nuovo gli occhi: Kate sa della mia passione di affibbiare nomi a qualsiasi oggetto, ma non riesce mai a ricordarli.
«No, quella cosa lì si chiama Proprio Lì... Wanda è il mio Maggiolino che ho comprato appositamente per sembrare una disadattata. A presto, riposati!»
 
 
Arrivo alla sede della Grey Enterprises Holdings Company S.n.c. Inc. S.p.a. Federation Group Ikea Company & Bros giusto in tempo per l'appuntamento. Da dietro la splendida reception, una bionda massiccia e tutta in tiro mi sorride amabilmente. È una strafiga, ma mai quanto me, eppure indossa un tailleur Armani con scarpe Louboutin niente male. Ora che ci penso, avrei fatto meglio a scegliere con più cura il mio abbigliamento, invece ho messo una gonna in jeans viola, gli stivali da pioggia rossi a pois gialli, la camicia a quadri blu e verdi e una sciarpa di lana rosa confetto. Tutto comprato da Gap, se vi interessa.
«Sono qui per vedere Mr. Grey» annuncio squadrandola. Mi danno fastidio le bionde. Così, a prescindere.
«Ottimo, direi.» Mi porge il Pass con la scritta “Ospite”.
«Mi pare ovvio che sono solo un'ospite» sospiro desolata. «Non c'entro niente con questo posto. Nessuno mi calcola, nessuno mi vuole qui davvero. Tutti mi odiano, non esiste una persona che mi apprezzi come sono. Non vedete l'ora che me ne vada, è così? È perché sono vestita da sciattona? O forse perché sono mora? È perché sono mora e ho gli occhi troppo grandi per il mio viso, abbia il coraggio di ammetterlo!» scoppio a piangere.
«Signorina» mi interrompe la bionda. «Questo è il Pass che diamo a tutti gli ospiti...»
Mi indica la strada per gli ascensori; l'edificio è talmente immenso che devo chiederle di ripetermi le indicazioni per altre due volte; poi, quando penso di aver capito, faccio cinque passi, mi volto a destra e finalmente trovo gli ascensori.
Salgo fino al ventesimo piano a velocità supersonica, tant'è che, quando esco, sono spettinata e mi sento girare tutta.
Mi accoglie un'altra bonazza bionda che mi guarda storto, e mi chiedo perché la stanza continui a girare tutta.
«Ehm... si sente bene?» mi chiede. «Perché sta girando su se stessa?»
Mi fermo.
«Ah. Ecco perché mi sentivo girare tutta.»
La bionda mi dice di sedermi e aspettare, e ne approfitto per leggere gli appunti che Kate mi ha passato. Non so assolutamente nulla su questo Grey: ma proprio un emerito sconosciuto, dovevo intervistare?!
E in più sono nervosa: è la mia prima intervista e non so bene come comportarmi.
Mi do un altro schiaffo per cercare di calmarmi.
Un'altra gnocca bionda mi si avvicina: ma perché questa fissazione per le bionde? È inutile che se la tiri, tanto “rubia de bote, cocho morenote1.
«Miss Steele?» mi chiama.
«Sììì» gracchio sbattendo le braccia come se fossero ali. Mi schiarisco la voce. «Sì» ripeto con la voce cavernosa di un transessuale. Ecco, così suona più autorevole.
«Mr. Grey arriverà a momenti. Posso prendere la sua giacca?»
«Ok» rispondo con un'alzata di spalle; mi sfilo la giacca e, già che ci sono, pure gli stivali, così sto più comoda. Dopo qualche istante, mi dice di accomodarmi nell'ufficio di Mr. Grey, ma la porta è chiusa e vengo assalita da una sensazione di panico: che devo fare?
Mi inginocchio e comincio a guaire e a grattare sulla porta, fino a quando qualcuno apre, e io finisco lunga distesa sul pavimento.
“Merda, sono caduta! La mia solita figuraccia!” penso mentre due forti braccia mi aiutano a rialzarmi. Sollevo lo sguardo e... merda, è giovanissimo bellissimo ricchissimo.
«Lei deve essere la verginella che mi porterò a letto e che farà breccia nel mio arido cuore incatenandomi a lei per sempre felice e contento. Io sono Christian Dior.»
«In realtà, io sono Anafora Steele.»
«E io che ho detto?» mi stringe la mano e io vengo. Dev'essere l'elettricità statica. Sbatto in fretta le palpebre per far riavviare il cervello. Non funziona mai.
«Miss Kavanagh mi ha mandata a fare l'intervista al suo posto, affinché il nostro incontro potesse sembrare una pura casualità del destino, ma in realtà questa cosa sembra comunque ridicola.»
«Già. Vogliamo procedere con un'inutile conversazione che dia una parvenza di spessore psicologico ai nostri personaggi?»
«Ma certo! Io studio letteratura inglese alla Washington State University di Vancouver, e ho scoperto solo recentemente che non si trova né a Washington né in Canada.»
«Non me ne frega niente» dice lui semplicemente. Mi pare di scorgere sul suo volto l'ombra di un sorriso, ma non ci giurerei.
Mi fa accomodare su un divanetto a R di pelle bianca.
Il suo ufficio è troppo grande per un uomo solo e ammetto che questa è un'affermazione veramente stupida, perché Grey non ci abita mica nel suo ufficio, e poi perché sono affaracci suoi, e se vuole, ricco com'è, può anche avere un ufficio grande come una portaerei.
Ma questo è il pensiero dell'autrice di questa parodia, e siccome io sono Anastasia Steele, continuo a ritenere che l'ufficio sia troppo grande per un uomo solo e la cosa mi insospettisce.
Davanti alla vetrata c'è un'enorme scrivania moderna di legno scuro, bla bla bla, ma davvero vi interessa saperlo?
«I quadri sono di Trouton» dice Grey. «Giusto per far vedere che sono un uomo acculturato e non un cafone che compra opere d'arte costosissime solo perché se lo può permettere. Perché se così fosse, non sembrerei più così affascinante.»
«E io ora dirò qualcosa di apparentemente intelligente, per lo stesso motivo» rispondo. Tiro fuori dal mio zainetto da scolaretta il registratore e inizio con le domande: «Mr. Grey, a che cosa deve il suo successo?»
«Non ne ho idea, ma anche se in molti vorrebbero saperlo, non è importante ai fini della storia, e di sicuro le casalinghe che comprano questo libro non sono interessate a scoprirlo. Tuttavia, farò un monologo di dieci righe dove metterò in risalto le mie abilità imprenditoriali, citando a caso alcuni collaboratori, per dimostrare che non sono un egocentrico, e aggiungendo qua e là qualche frase priva di senso sui sogni, la logica e il duro lavoro.»
«Ok. Ma l'autrice del romanzo non poteva semplicemente scrivere che lei ha ereditato questo impero dalla sua famiglia, o che ha avuto una botta di culo?»
«No, poiché altrimenti non ci sarebbe stato spazio per una splendida frase ad effetto, contenente la parola “leadership” che fa sempre figo e incorniciata da una citazione a caso di un uomo d'affari a caso.»
«Lei sembra un maniaco del controllo.» Le parole mi escono di bocca prima che riesca a fermarle.
«Oh, io esercito il controllo su tutto, Miss Steele» dice, ed ecco lo primo scambio di battute creato ad hoc per far intuire alle lettrici di cosa parlerà il libro. Che tocco di classe, eh?
«Ha qualche interesse, al di fuori del lavoro?»
«Certo, sono assurdi e molto vari, perché senza non sarei potuto sembrare sufficientemente figo: faccio sci, sci nautico, parapendio, surf, snorkeling, nuoto con gli squali, pattinaggio artistico, ginnastica acrobatica, karate, kick boxing, zumba, pilates, zapping, five six prending, seven eight manging2, leggo, scrivo, suono il pianoforte, l'arpa, l'ukulele, piloto elicotteri, yacht, autotreni, tricicli, carrelli della spesa.»
«Lei investe anche nell'agricoltura, perché?»
«Monologo su quanto io sia buono e generoso e aspiri a sfamare tutti i poveri del mondo.»
«Lei è stato adottato. In quale misura ritiene che ciò abbia influenzato la sua personalità?»
«Risposta secca per far capire che sono suscettibile sull'argomento, molto probabilmente perché ho subito dei trami da bambino e sono molto molto sensibile.»
«Lei mangia la banana, Mr. Grey?»
«Prego?»
«Lei è ricchione?»
Lui sospira irritato e io mi sento mortificato.
«No, Anastasia. Io sono troppo fico per essere gay e in questo romanzo non esistono i froci, perché Gesù non vuole. Dio ha fatto l'uomo e la donna perché trombassero come conigli e non è carino disturbare le fantasie erotiche delle lettrici parlando di finocchi.»
«Le chiedo scusa...»
È la prima volta che pronuncia il mio nome, e infatti mi sono bagnata.
«Lasci stare, ma ora mi racconti qualcosa di lei. Che progetti ha dopo la laurea?»
«Naturalmente nessuno, è per questo che mi è stata affibbiata una facoltà scrausa come Lettere. Spero solo di farmi arare da un multimilionario, di sposarmi con lui e vivere di rendita fino alla fine dei miei giorni. Sono una ragazza di poche pretese, in fin dei conti. Bene, direi che l'intervista può finire qui, del resto non era una vera intervista e nella vita vera nessuno pubblicherebbe mai un articolo del genere, neppure sui rotoli di carta igienica.»
Mi accompagna alla porta e io aspetto che lui faccia qualche mossa, ma Mr. Grey mantiene il suo atteggiamento compassato e freddo. Forse non è bene usare la parola compassato, è troppo ricercata per questa storia. Dirò che Mr. Grey mantiene il suo atteggiamento freddo e freddo.
Abbandono l'edificio un po' delusa.
Non mi ha nemmeno dato una pacca sul culo.
 
 
 
 
 
Note:
1) è una colorita espressione spagnola che non so tradurre alla lettera, ma che descrive le donne bionde di capelli, ma more Proprio Lì.
2) quella stupidissima pubblicità di Bonduelle, avete presente?
 
   
 
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