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Autore: Gondolin    06/09/2012    6 recensioni
[ Tony/Pepper, accenni Clint/Coulson ]
“Da quant'è che non dormi?” gli chiese Phil.
“Se il mondo dev'essere salvato, chiamate i Fantastici Quattro,” Tony sbadigliò, “Questa piccola scimmia urlatrice sta tenendo svegli tutti quanti da giorni. Non posso credere che ci sia stato un tempo i cui tiravo volontariamente fino al mattino.”

In cui Tony e Pep hanno due figli, tutti gli Avengers sono zii onorari e Thor non dovrebbe mai fare il babysitter.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Agente Phil Coulson, Nuovo personaggio, Pepper Potts, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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[The Avengers] Whole Lotta Love  
Titolo: Whole Lotta Love - Led Zeppelin
Personaggi/Pairing: Tony/Pepper PEPPERONY FTW!, OCs (i due pargoli di Mr Stark e Ms Potts: Sophia, la maggiore, e Howard), comparse di Avengers vari e Coulson, accenni Clint/Coulson
Warning: het, exteeeeme fluffiness, crack
Conteggio parole: 1786
Note: Io non c'entro, giuro, non è colpa mia! È il Male Incarnato nella forma di weeping_ice che causa certe cose. E di kirav199 e sepherim_ml che la spalleggiano. Vi amo. (E se non è stata rilette è solo colpa di Sprite che mi telefona. Sempre colpa sua. Anche se cade dal balcone.)



Stark Tower, cucina, notte fonda

“Da quant'è che non dormi?” gli chiese Phil.
“Se il mondo dev'essere salvato, chiamate i Fantastici Quattro,” Tony sbadigliò, “Questa piccola scimmia urlatrice sta tenendo svegli tutti quanti da giorni. Non posso credere che ci sia stato un tempo i cui tiravo volontariamente fino al mattino.”
Phil sorrise. “È l'età, capita a tutti.”
“Oh, taci. E comunque cosa ci fai nella mia cucina? Fino all'ultima volta che ho controllato non vivevi qui anche tu.”
L'altro si strinse nelle spalle e allungò le mani verso Tony, il quale, seppur sospettosamente, gli porse la piccola.
“Adesso vai a riposarti.”
“Ma...” iniziò. Poi tacque. Se non poteva fidarsi di Phil... Che, sì, era ancora l'agente Coulson ogni volta che lo infastidiva, cioè il novanta per cento del tempo, ma era anche Phil, il bastardo che era quasi morto nella battaglia contro Loki facendoli preoccupare tutti a morte, quello che correggeva i loro rapporti per Fury per non farlo infuriare, quello che lavorava più di tutti gli Avengers messi insieme anche se non scendeva in campo con loro...
Mentre se ne tornava in camera da letto, Tony vide Clint, in pigiama, che si dirigeva verso la cucina.


Stark Tower, laboratorio di Tony

La piccola Sophia succhiava pacificamente dal suo biberon, fissando il padre con gli occhioni spalancati, attentissima.
“Diventerai anche tu un genio dell'elettronica,” stava dicendo Tony, gli occhiali da laboratorio sulla fronte, mentre osservava un chip che non ricordava di aver costruito, cercando di capire a cosa fosse dovuto servire.
“E questo laboratorio un giorno sarà tuo,” continuò, “Sei già la preferita di Dummy, gli piaci più di me, è quasi ingiusto, sai? Oppure...” fece, pensieroso, “Potresti andare a lavorare con zio Bruce al piano di sotto. Anche il suo laboratorio è bellissimo. Ma attenta agli esperimenti coi raggi gamma, mi raccomando,” poi volse lo sguardo verso la bambina, “Ma se preferisci le bambole ai circuiti sentiti libera di dirmelo,” aggiunse con un sogghigno.
Sophia non aveva ancora cominciato a parlare davvero, se non per qualche parola qua e là. Pepper aveva minacciato il divorzio se la sua prima parola fosse stata qualcosa come 'cacciavite' o 'reattore'. Alla fine era stato 'Jarvis', ma quello andava bene, perché lui era un membro della famiglia. Quando Pepper l'aveva detto ad alta voce, Tony avrebbe potuto giurare di sentire l'impeccabile voce inglese venarsi di commozione.
“A parte gli scherzi, ranocchietta, tu potrai fare quello che vuoi e papà sarà sempre il tuo più grande fan. Ok, diciamo, tutto tranne che andare a lavorare per le Hammer Industries. Ma tu non faresti mai una cosa simile al tuo vecchio, vero?”
A quel punto la bambina, che aveva appena finito il suo biberon, lo lanciò per terra e gridò con tutto il considerevole fiato dei suoi piccoli polmoni: “Altro!”
Tony sospirò. “Mai più chiedere a Thor di farle da babysitter, mai più.”
Slacciò la cintura del seggiolone e prese in braccio Sophia per portarla in cucina, dove trovò Bruce che prendeva un tè.
“Tieni,” disse, mollandogliela sulle ginocchia.
Bruce lo fissò con aria terrorizzata, mentre Tony metteva a scaldare dell'altro latte.
“Sento le tue paranoie da qui, Banner. Piantala subito. Ormai ci dovresti essere abituato.”
Nel mentre Sophia, beatamente ignara della preoccupazione di zio Bruce, gli si stava arrampicando su una spalla, per poi sporgersi a fare le boccacce al suo papà. Il quale naturalmente le rispose per le rime.


Stark Tower, salotto

“Robert?”
“Mmh.”
“Jimmy?”
Pepper socchiuse gli occhi, fissando Tony con lo sguardo che riservava agli incartamenti con troppe clausole scritte in piccolo. “Non ci provare nemmeno, Tony. Non chiameremo nostro figlio come uno dei membri dei Led Zeppelin, per quanto tu insista con questa storia.”
“Ma è vero, tutte le date coincidono, è stato concepito durante il concerto!”
“E nessuno lo saprà mai,” Pepper si passò una mano sulla fronte, “Ancora non riesco a credere di essermi lasciata trascinare in una delle due scappatelle da ragazzino quando abbiamo... quante camere da letto abbiamo?”
“Jarvis, quante camere da letto possediamo?”
“Solo nella Stark Tower o in assoluto, signore?”
“Non è questo il punto, Tony!” sbottò Pepper, fra il divertito e l'esasperato, “Il punto è che è stata una cosa stupidissima. Quando c'era anche Steve, poi!”
“Ma, Pep, una reunion dei Led Zeppelin è una cosa che capita una volta nella vita, e tu sai che mi sono incaricato di far recuperare a Cap tutta la buona musica degli ultimi decenni. È la mia missione. O preferiresti che lo lasciassi fare a Clint?” aggiunse a mo' di minaccia, visto che l'ultima volta che l'arciere aveva toccato lo stereo avevano tutti ascoltato alternativamente Beyoncé e la colonna sonora di Indiana Jones per un intero pomeriggio.
“Va bene, ma né Steve né nostro figlio sapranno mai dove siamo spariti durante Whole Lotta Love e tutti i bis, promesso?”
Alle loro spalle ci fu un tonfo e quando si voltarono videro Steve che, rosso in viso, raccoglieva il grosso libro che li era sfuggito dalle mani. Ma non aveva convissuto così a lungo con quella manica di pazzi per niente: si riprese immediatamente e porse il libro agli altri due. “Un dizionario dei nomi. Ho pensato che potesse essere utile.”


Malibu, camera da letto

Sophia, miracolosamente, era già a dormire. Aveva giocato sulla spiaggia tutto il giorno ed era così stanca che si era infilata sotto le coperte senza protestare. Howard invece si era fatto portare in camera di mamma e papà a forza di occhioni, e a occhio e croce pareva che avrebbe anche dormito lì, come spesso succedeva. Allungò le manine verso l'arc reactor, affascinato, e Tony sorrise. Non gli era mai piaciuto avere sotto gli occhi quel segno tangibile della propria vulnerabilità, quel ricordo mai abbastanza lontano di una grotta in Afghanistan, quella cicatrice, abituato com'era alla perfezione in tutto quello che faceva. Quando usciva in pubblico indossava ancora abbastanza strati da coprire la luce azzurrina, ma aveva smesso di essere doloroso. Aveva smesso di essere una cosa a cui pensava normalmente.
“Sì, luccica. Però stai attento a non spegnere papà, mi raccomando.”
Howard puntò un dito paffutello contro il centro del reattore ed esclamò con molto entusiasmo: “Blu!”
Per un istante, Tony rimase in silenzio, poi urlò: “Pep!”
Lei uscì di corsa dal bagno, in mutande e con lo spazzolino infilato in bocca. “Cosha shuccede?”
Prima che Tony potesse dirglielo, Howard, molto fiero di sé, ripeté: “Blu!”
Pepper spalancò la bocca, facendo cadere lo spazzolino. “La sua prima parola! Ha detto la sua prima parola!”


Ufficio di Virginia 'Pepper' Potts, Amministratore Delegato delle Stark Industries

Howard e Tony erano seduti per terra, impegnati a costruire un puzzle gigante. Sophia era stata praticamente rapita da Darcy, che in realtà aveva solo bisogno di una buona scusa per andare al cinema a vedere La Bella e la Bestia in 3D.
“Voi due,” fece Pepper, “Con un intero grattacielo in cui giocare dovete venire proprio qui?”
“Zio Clint e zio Phil hanno litigato...”
“...e Clint minaccia di infilzare qualsiasi cosa si muova.
“Non avevamo scelta,” concluse Howard tutto serio.
Pepper puntò un dito contro Tony. “Alle volte mi sembra di non aver sposato solo te, ma tutto lo S.H.I.E.L.D.”
Il battibecco fu stroncato sul nascere da un bussare alla porta.
“Io non avevo appuntamenti...” borbottò Pepper, “Avanti.”
“Salve,” fece Steve, “Sono venuto a prendere i bambini.”
“Ehi!” protestò Tony oltraggiato, mentre Pepper e Steve ridevano di gusto.
“Sicuro che non è un problema?” domandò lei appena ripreso fiato.
“Non ti preoccupare, Pep, ormai sono alla terza generazione di Stark, sono diventato un esperto.”


Stark Tower, festa privata (Avengers only) di Halloween

La fase in cui Howard era fermamente convinto di voler diventare un agente S.H.I.E.L.D. stava durando più di quella 'astronauta' e di quella 'pugile' messe insieme. Per Halloween aveva voluto vestirsi da Nick Fury (il che avrebbe causato una lavata di capo epica a Tony, ma ne valeva la pena).
Coulson sorrideva sotto i baffi e fingeva che non fosse affatto colpa sua. La verità era che aveva preso il piccolo di casa sotto la propria ala protettrice, con la scusa di difenderlo dalla nefasta influenza di zia Tasha e zio Clint, i quali, visto che Sophia era off limits, sempre in laboratorio col papà, stavano pianificando di iniziare ad addestrare Howard. Per fortuna Phil li aveva scoperti mentre si litigavano il privilegio di iniziare con le rispettive armi preferite, aveva preso per mano Howard e l'aveva portato nell'archivio a rivedere con lui uno dei primi film su Capitan America, uno di quelli in bianco e nero in cui la violenza è stilizzata e il sangue non si vede mai. Howard aveva riso e battuto le mani quando aveva visto entrare in scena Steve, e Phil si era ricordato di quando anche lui aveva le stesse reazioni (perché Tony poteva sfottere quanto voleva sostenendo che fosse nato già vestito da Man In Black e stempiato, ma Phil era stato un bambino, e anche molto felice, grazie tante).
Sophia invece aveva scelto un più semplice abito da Cappuccetto Rosso zombie, e zio Steve aveva accettato di farle da Lupo Cattivo domestico.
Tony si era vestito da Indiana Jones, e Pepper si era ricoperta d'oro, dipingendosi persino il volto.
“Sai che non è necessario che tu mi stia così attaccato, vero?” lo prese in giro lei.
“Stai scherzando? Indiana non lascerebbe mai solo un prezioso idolo d'oro, potrebbe essere rubato!” concluse, passandole un braccio intorno alla vita. Lei sorrise e afferrò due calici di champagne dal vassoio di un cameriere.
Si avvicinarono a Bruce, apparentemente privo di maschera, ma vestito completamente di verde.
“Ehi, Bruce, non sapevo che avessi anche tu senso dell'umorismo, complimenti!” fece Tony.
“Non è stata una mia scelta,” replicò lo scienziato, immusonito, “Qualcuno qui ha deciso di rubarmi tutti gli altri vestiti.”
Clint sbatté le ciglia con aria innocentissima. “Quando ho bussato alla tua porta non mi hai dato i dolcetti... Lo sai come funziona.”
“Se la popolazione sapesse chi sono davvero i suoi eroici difensori, ci sarebbe il panico,” commentò causticamente Coulson.
Tony guardò Pepper. “Perché l'abbiamo invitato? Ricordamelo, perché al momento mi sfugge...”
“Perché ero stufa di trovare frecce con attaccati messaggi minatori sulla porta della nostra stanza,” rispose lei dolcemente, “Ma ti avrei invitato comunque, Phil. Il tuo Robin Hood è solo troppo impaziente.”
In quel momento li raggiunse anche Thor. Nelle settimane precedenti tutti si erano premurati di fargli una cultura sul meglio dell'horror e del trash cinematografico (Clint aveva provato a suggerire che si vestisse da Gigante di Ghiaccio, ma Natasha l'aveva steso prima che potesse dirlo a Thor), e Thor aveva scelto un costume da King Kong (molto appropriatamente, avrebbe commentato Tony, se non avesse temuto di ritrovarsi Mjolnir sulle palle).

 

 

  
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