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Autore: Inessa    12/09/2012    6 recensioni
Lanciò un'occhiata ai suoi temporanei "compagni di viaggio" e riscoprì come quella mattina che la metro era un microcosmo completo: ragazzini di ritorno da un pomeriggio di studio, universitari ostinati a leggere degli appunti nonostante l'ondeggiare del treno, una ragazza dal trucco nero pesante e un look che forse doveva essere dark, madri coi bambini, modesti lavoratori di rientro dal loro impiego. Ma c'erano anche donne in carriera come lei, eleganti e ben curate, e quelli che sembravano almeno a prima vista uomini d'affari, con il loro completo scuro, la cravatta, il cappotto e il Financial Time sotto il braccio.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Morgana | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Una cosa che mi è venuta in mente qualche giorno fa guardando due ragazzi sulla metropolitana di San Pietroburgo :)


«Mind the gap!»



Morgana sedette esausta sul divanetto consumato della metropolitana, lisciandosi una piega invisibile del tailleur che si affacciava dal cappotto. Non voleva pensare a quanto sudicia potesse essere qualsiasi cosa avesse toccato in quella trappola sotterranea.

Se milioni di persone ogni giorno viaggiano in questo modo, una volta non mi ucciderà, si disse per l'ennesima volta quel giorno. Lanciò un'occhiata ai suoi temporanei "compagni di viaggio" e riscoprì come quella mattina che la metro era un microcosmo completo: ragazzini di ritorno da un pomeriggio di studio, universitari ostinati a leggere degli appunti nonostante l'ondeggiare del treno, una ragazza dal trucco nero pesante e un look che forse doveva essere dark, madri coi bambini, modesti lavoratori di rientro dal loro impiego. Ma c'erano anche donne in carriera come lei, eleganti e ben curate e quelli che sembravano almeno a prima vista uomini d'affari, con il loro completo scuro, la cravatta, il cappotto e il Financial Time sotto il braccio.

Fece scorrere pigramente lo sguardo sulla caleidoscopica varietà di quella Londra in miniatura, e il suo sguardo venne catturato da due ragazzi addormentati sul sedile dalla parte opposta alla sua, semivuoto, sulla sua destra.

Due ragazzi, due uomini, appoggiati l'uno all'altro, riuscivano a dormire apparentemente tranquilli nonostante i movimenti bruschi, il rumore di ferraglia, le voci. Pensò a quanto dovessero essere stanchi.

Uno dei due, un ragazzo biondo, largo di spalle, col viso seminascosto dal cappotto, teneva la mano dell'altro, un moro di cui non riusciva a vedere molto, se non la mano pallida e le gambe esili coperte da un paio di jeans, una intrecciata alle gambe del suo amante. Aveva il volto affondato nel collo o nella spalla di lui, dedusse dalla posizione.

Il treno arrivò a una fermata, annunciata da una voce metallica e alienante, e altra gente ne uscì, rimpiazzata da un solo ragazzo che ascoltava della musica con delle enormi cuffie, muovendo la testa al ritmo di una canzone che solo lui riusciva a sentire. Erano ormai nella parte periferica della linea, il treno quasi vuoto.

Tornò con lo sguardo alla visione confortante dei due ragazzi addormentati, che nemmeno la fermata era riuscita a svegliare. L'assenza di gente le permise di guardarli meglio e quasi si fece sfuggire un verso di sorpresa dalla bocca.

Come aveva fatto a non rendersene conto? Si chiese accarezzando con lo sguardo la testa bionda teneramente poggiata su quella mora dell'altro, come a fargli da scudo. La posa elegante nonostante tutto.

Arthur.

Si sentì in colpa per non avere riconosciuto subito il fratellastro, che pure era sparito dalla sua vita esattamente per colpa dell'amore .

Piacere di conoscerti, Merlin, pensò deducendo l'identità del compagno.

Un movimento un po' più brusco del treno e un abbassamento di tensione che fece spegnere le luci per un secondo fece sussultare i due. Merlin sollevò la testa, smarrito per un secondo, e subito volse lo sguardo verso qualcosa di fronte a lui, probabilmente uno schema della linea.

Confortato, si voltò verso l'altro, che teneva ancora gli occhi chiusi, sorridendogli intenerito. Lo baciò sulla guancia e gli accarezzò il viso coi polpastrelli, sussurrandogli qualcosa. Morgana si sentì a disagio nello spiare un momento così intimo, nonostante il luogo, eppure non riusciva a staccare gli occhi di dosso alla coppia, ai gesti teneri, al sorriso divertito di Arthur che si rendeva conto di essersi addormentato profondamente su un divanetto della metropolitana, al suo sguardo che diceva che finché Merlin fosse stato accanto a lui, avrebbe potuto dormire dovunque, sentendosi a casa.

Il peso di qualcosa di indefinito le schiacciò il petto come un macigno e distolse lo sguardo con intima vergogna, mentre il suo fratellastro e l'uomo che evidentemente amava con tutte le sue forze si scambiavano baci assonnati. Poi il treno si fermò, la fermata ancora una volta annunciata dalla voce robotica a cui ormai si era abituata, e i due schizzarono via prima che lei potesse decidere di farsi riconoscere e lasciare loro il suo biglietto da visita, per chiedere di contattarla, di farle anche solo uno squillo.

Prese il cellulare dalla tasca e si appuntò velocemente il nome della stazione, poi, senza pensarci una seconda volta, inviò un SMS a Leon: Vieni da me, stasera?

Rifletté un attimo, e aggiunse: Ho bisogno di te .

Ripose il cellulare in tasca, inviando il messaggio prima di poterci ripensare, con nelle orecchie l'eco della voce metallica che metteva in guardia:

«Mind the gap!»

Fin.

   
 
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