YOU ARE MY SUNSHINE
CAPITOLO DUE
Tyler
aprì la portiera dell’auto piuttosto
pigramente e si sistemò gli occhiali sul naso, mentre sua
madre arrivava ad
aiutarlo.
“Ragazzi!”
esclamò una voce allegra e squillante.
Amanda,
ferma sotto il portico della casa, non
appena li vide, corse da loro e li strinse in un abbraccio spaccaossa
che per
poco non li soffocò. Amanda somigliava molto alla sorella
Kelly, nonostante
avessero sette anni di differenza. Erano alte uguali, avevano la stessa
corporatura, più o meno, lo stesso viso ovale e gli stessi
occhi azzurri. A
volte, assumevano pure gli stessi atteggiamenti e gli stessi tic.
L’unica cosa
che le distingueva, alla fine, erano i capelli: la più
giovane, ovvero Amanda,
li aveva castani, l’altra, invece, biondi.
Il
ragazzo dovette resistere un po’ di più
nell’abbraccio da orsi della zia e, quando finalmente si
liberò, lei rimase un attimo
a guardarlo e gli scompigliò i capelli.
“Wow!
Certo che sei diventato proprio un bel
ragazzo”. Constatò lei, senza togliersi il sorriso
dalle labbra. “L’ultima
volta che ti ho visto non eri così alto e nemmeno
così figo”.
Tyler
sorrise alla spontaneità e sincerità della
zia.
“L’ultima
volta che mi hai visto è stato due anni
fa”.
“Be’,
certo che in due anni si cambia tanto”.
“Ah,
non te lo so dire. È da un po’ che non mi
guardo allo specchio”.
Mandy
ridacchiò divertita e si rivolse alla sorella.
“Kelly,
ti va di entrare? Vi faccio vedere la casa,
vi riposate un po’ e dopo vi aiuto a sistemare le vostre
cose”.
“D’accordo.
Ho preso delle cose da mangiare. Le
prendo ed entro, voi intanto andate”.
“Va
bene. vieni, Tyler”. La sorella mora prese il nipote
per le spalle e lo condusse in casa, continuando a chiacchierare delle
cose più
inutili, esuberante come sempre.
I
due entrarono dentro e, quando vennero raggiunti
anche da Kelly, Amanda fece fare loro il tour
dell’abitazione. Era abbastanza
modesta, con due camere da letto e un bagno al primo piano, al quale si
accedeva tramite una comoda scala a chiocciola. Una cucina abbastanza
spaziosa
e un salotto accogliente erano, invece, al piano terra. Era anche
abbastanza
luminosa, aveva un portico all’entrata e un bel giardino sia
dietro che davanti
dove si poteva piantare qualcosa. L’affitto non era nemmeno
alto per una casa
del genere, prima ci abitava un’anziana signora che, dopo la
morte del marito,
aveva deciso di trasferirsi.
Un po’ come i nuovi abitanti.
“E’
carina la tua stanza”. Commentò Kelly,
osservando la nuova camera da letto del figlio. “E’
spaziosa. Lì hai il letto,
un comodino accanto, davanti una finestra e sotto alla finestra una
scrivania”.
“E
l’armadio dove sta?”
“Accanto
alla finestra. E sopra al letto ci sono
delle mensole, così puoi metterci i libri”.
Tyler,
semplicemente, annuì col capo e abbassò lo
sguardo.
Con un sospiro, la madre si sedette accanto a lui sul letto e gli prese
una
mano fra le sue.
“Vedrai
che staremo bene qui”. Cercò di confortarlo,
capendo la sua preoccupazione.
“Lo
spero”.
“Non
essere sempre pessimista”.
Tyler
voltò il capo verso di lei, puntando gli occhi
chiari sul suo braccio.
Kelly, allora, lo abbracciò accarezzandolo sui capelli.
“Dai,
tu ora riposati un po’ mentre io scambio
quattro chiacchiere con la zia. Poi verrò ad aiutarti a
sistemare la tua
camera”.
Non
appena la madre lasciò la stanza, il ragazzo si
distese sul letto comodo e chiuse gli occhi, cercando di svuotare la
mente.
***
“Come
sta?” chiese Amanda, togliendo il caffè dal
fuoco, non appena vide la sorella entrare in cucina.
“E’
solo un po’ stanco”. Rispose l’altra,
sedendosi
al tavolo rotondo.
La
mora afferrò due tazze e servì il
caffè ancora
bollente sia a sé che alla sorella, accomodandosi, poi, di
fronte a lei.
“Avete
fatto bene a venire qui”.
“Me
lo auguro. Sai, crescere un figlio
diciassettenne e non vedente non è proprio
semplice”.
“Lo
posso immaginare. Senza Richard, inoltre, sarà
ancora più dura”.
“Già.
E Tyler sta ancora soffrendo molto”. Kelly
strinse forte tra le mani la sua tazza, come se fosse l’unico
appiglio a cui
poteva tenersi attaccata per non cadere di nuovo nel baratro della
tristezza e
della malinconia.
“Vedrai
che si riprenderà e tornerà ad essere il Ty
di una volta. In fondo, sono passati solo due anni. Lui non ha perso
solo il
padre”. Amanda provava in tutti i modi a consolarla, sapendo
che l’unica cosa
che bisognava fare in momenti come quelli era essere fiduciosi.
“Sì,
ma mi chiedo quanto dovrò ancora aspettare per
vederlo sorridere di nuovo”.
***
“Questo
dove lo vuoi mettere?” chiese Tyler, tirando
fuori da un’enorme scatola di cartone un oggetto che non
riuscì ad identificare
ad un primo impatto. Se lo rigirò fra le mani, constatando
solo che era
qualcosa di duro, freddo, forse fatto di un qualche metallo, e con
delle forme
spigolose. Molto probabilmente una statuina, ma non gli veniva in mente
quale
potesse essere. Sicuramente si trattava, quindi, di un acquisto recente.
“Oh,
questo me lo ha portato la mia amica Bezzy
dall’India. Lo mettiamo sulla mensola sopra la TV”.
Tyler
infilò di nuovo la mano nello scatolone
trovandola quasi vuota. Sua madre aveva deciso di portarsi dietro tutta
la
casa, buttando negli scatoloni qualsiasi cianfrusaglia trovasse e per
poco non
aveva fatto esplodere il bagagliaio. Meno male che avevano
un’auto abbastanza
spaziosa se no avrebbero dovuto ricorrere ai camion dei traslochi,
nonostante
non dovessero trascinarsi dietro i mobili.
Ma c’erano ancora una ventina di scatole da svuotare e quindi
non era ancora il
momento di tirare alcun sospiro di sollievo.
“Allora,
ti piace la nuova casa?” chiese Kelly, mentre
riponeva in una credenza il servizio di porcellane che le aveva
regalato la
madre di Richard per il matrimonio.
“Oh
sì, è stupenda. Penso che la vista sia
fantastica”. Le rispose il figlio con un tono sarcastico.
Kelly
sospirò. Effettivamente la sua era stata una
domanda stupida, ma non l’aveva di certo fatto apposta. Si
dimenticava ancora
che il figlio non poteva vedere e che, quindi, era meglio evitare
domande che
lo potessero mettere a disagio.
“Be’,
c’è una bella vista effettivamente. Le case
qui non sono brutte come nella nostra vecchia
città”.
“Se
lo dici tu”.
Improvvisamente
qualcuno suonò alla porta e la donna
corse immediatamente ad aprire, per tirarsi fuori da quella situazione
un po’
ostile in cui si era ritrovata col figlio.
Si trovò davanti una signora con un sorriso a trentadue
denti dipinto in faccia
che inquietava un po’, con un orribile caschetto che sembrava
più una parrucca.
Era alta la metà di Kelly. Non sembrava nemmeno essere
più vecchia di lei,
anche se tutto quel trucco attorno agli occhi e il fondotinta che
sembrava
essersi semplicemente schiaffeggiata in faccia rendevano la sua
età impossibile
da definire.
“Buongiorno,
voi dovete essere i Bennett…”. esclamò
questa, con una voce che a Kelly ricordò tanto quella della
venditrice
ambulante del film Edward mani di forbice. Effettivamente le somigliava
anche e
solo in quel momento si accorse che la donna teneva tra le mani una
torta
chiusa in una teca di vetro. “… i nostri nuovi
vicini di casa”.
“Oh
sì!” esclamò Kelly, presa un
po’ alla
sprovvista. Poi si spostò per farla entrare.
“Prego, si accomodi”.
La
donna non si fece pregare due volte e si diresse
immediatamente in cucina, come se già sapesse dove si
trovasse.
“Io
sono Corinne Tanen, ma potete chiamarmi Cory. Abito
nella casa qui di fronte”. Si presentò la donna,
tenendo ancora la torta in
mano e senza togliersi quel sorriso dalla faccia.
Kelly,
allora, gliela prese e l’appoggiò sul tavolo.
“Io
sono Kelly e lui, invece, è mio figlio Tyler”.
La
signora Tanen sembrò accorgersi del ragazzo
soltanto quando l’altra glielo indicò e, non
appena lo vide, le si illuminarono
gli occhi e gli andò incontro.
“Oh,
ma che bel ragazzo! Sai, ho una figlia della
tua stessa età, si chiama Emily, sono sicura che andrete
d’accordo”.
Tyler
inarcò le sopracciglia chiedendosi come
diavolo facesse quella signora a sapere la sua età, ma non
si era di certo
accorto che questa gli aveva offerto la mano aspettandosi che lui
gliela
prendesse. Per la verità non sapeva nemmeno da che parte
fosse, la sua voce era
talmente squillante ed echeggiava in tutta la casa che non riusciva ad
orientarsi in base a quella.
Così, lui se ne stava semplicemente a fissare la parete
dietro la donna senza
che lei avesse ancora capito che lui era cieco.
Infatti,
quando Corinne si voltò verso Kelly, la
bionda le indicò coi gesti che lui non poteva vederla.
“Oh!”
esclamò la vicina di casa un po’ in imbarazzo.
“Sì… dicevo che abito nella casa di
fronte”. Continuò allontanandosi da Tyler e
facendo finta che non fosse successo niente, ma era chiaramente in
imbarazzo.
“La 24G. Io e mio marito siamo soliti organizzare dei
barbecue quando arriva un
nuovo vicino di casa, così mi chiedevo se foste liberi per
questo fine settimana,
così ci troviamo a casa nostra e ci conosciamo un
po’. Che ne dite?”
La
signora Tanen mostrava talmente tanto entusiasmo
che era impossibile dirle di no, così Kelly si
trovò semplicemente ad annuire,
pentendosene immediatamente.
“Oh
perfetto!” esclamò l’altra, battendo le
mani e
per poco non si mise anche a saltare.
Quando
finalmente se ne andò, Kelly guardò un attimo
il figlio e poi entrambi, come se si fossero letti nella mente,
scoppiarono a
ridere.
***
“Tesoro,
abbiamo finito le provviste della zia.
Dobbiamo fare la spesa”. Disse Kelly, ferma di fronte al
frigorifero quasi
vuoto.
“D’accordo.
Tu vai, io ti aspetto qui”. Le rispose
Tyler, con le cuffie dell’Ipod nelle orecchie, completamente
disinteressato al
fatto che in casa non ci fosse più cibo.
La
donna richiuse l’anta del frigo e si sedette sul
divano accanto al figlio, stringendo un cuscino contro il petto.
“Io
però vorrei che tu venissi con me”. Aggiunse,
assumendo un tono da bambina capricciosa, come faceva sempre quando
voleva
convincerlo a fare qualcosa.
Tyler
appoggiò la testa allo schienale e chiuse gli
occhi.
“E
perché? Non ti servo io per fare la spesa”.
Kelly,
allora, si decise a non tergiversare più dato
che non era molto brava con i giri di parole e sbottò con
tono deciso.
“Voglio
che vieni con me, Ty, così esci un po’.
È da
una settimana che sei chiuso qui dentro, dovresti cominciare ad
abituarti…”.
“Non
voglio abituarmi a un bel niente, mamma!” la
interruppe lui bruscamente.
“Eddaaaaiii!
Ti prego, fallo per tua madre”.
Il
ragazzo sospirò frustrato. Detestava quando sua
madre faceva così, si comportava peggio di una bambina e
alla fine lo
convinceva sempre, un po’ perché non voleva
sentirla fare i capricci e un po’
perché gli dispiaceva non accontentarla.
“D’accordo.
Ma non voglio stare in giro troppo”.
“Perfetto!
E magari andiamo anche in una videoteca a
prendere un film horror, così stasera ce lo
guardiamo”.
Tyler
ridacchiò. Sua madre sarà anche una bimba
troppo cresciuta, ma era anche per questo che l’adorava, per
questo suo modo di
essere, libero e spensierato, di chi cerca di affrontare tutto con un
sorriso
sulle labbra senza mai abbattersi. Anche lei ha sofferto molto,
però, dopo
quell’incidente, ma ha saputo risollevarsi e anche meglio di
quanto non abbia
fatto lui. Sua madre era una donna forte, molto più forte di
lui.
Aveva fatto molto per lui, in tutti i modi aveva cercato di farlo
ridere, di
stargli vicina, anche quando si vedeva chiaramente che avrebbe solo
preferito
scoppiare in lacrime pure lei.
Cercò,
però, di scacciare via tutti questi brutti
pensieri non appena montarono in macchina e partì a tutto
volume la musica dei
Beatles, accompagnati dalla voce un po’ stonata di Kelly.
Erano il gruppo
preferito di entrambi, nonostante ormai non fossero più in
attività già da un
bel po’. Ma i Beatles sono i Beatles.
“Che
cosa devi prendere?” chiese Tyler, non appena
sentì che la madre aveva spento l’auto.
“Un
po’ di cose. Penso che prenderò tanta
cioccolata. E i pop corn per stasera”.
Smontarono
dalla macchina e, a braccetto, si
diressero all’interno del supermercato in cui, per fortuna,
non c’era molta
folla, essendo forse il pomeriggio di un giorno lavorativo.
Vagarono
tra gli scomparti per un bel po’ di tempo.
Siccome non lo conoscevano ed essendo il negozio anche piuttosto
grande,
faticarono un po’ ad orientarsi. Kelly dovette impegnarsi a
leggere i cartelli
sopra ad ogni scaffale e quando trovavano ciò che cercavano
da una parte,
dovevano tornare indietro per prendere le altre perché si
trovavano dall’altra
parte del negozio.
In
pratica, dopo aver fatto circa una ventina di
giri su e giù, si ritrovarono a dirigersi alla cassa sfiniti
solo per aver
fatto la spesa.
“Oh
no!” esclamò ad un tratto la donna, battendosi
una mano in fronte.
“Che
c’è?”
“Ho
dimenticato la carta igienica!”
Tyler
sbuffò.
“Senti,
non ti preoccupare. Tu aspettami qui, vado
io a prenderla. Non ci metterò molto”.
“Ma…”.
“Aspettami
qui vicino a questo scaffale, col
carello. Io arrivo subito, promesso”.
Non
gli lasciò nemmeno
il tempo di fiatare che corse via, lasciando il figlio interdetto ad
ascoltare
solo il rumore delle sue scarpe da ginnastica che si allontanavano.
Alla fine, resosi conto che non c’era nessuno attorno a lui,
si rilassò,
appoggiando una mano al manico del carello e l’altra stretta
attorno al bastone
bianco.
MILLY’S
SPACE
Ma
ehi! Eccomi di nuovo qui!
Volevo
regalarvi questo aggiornamento per consolarvi dopo
il primo giorno di scuola (per quelli che l’hanno avuto,
insomma, come me ^^).
Allora?
Che ne pensate?
Si scopre qualcosa di più su Tyler…
Ebbene,
non mi trattengo molto, vi invito solo a visitare
un’altra pagina su Facebook che abbiamo creato io e la mia
amica ed è dedicata
a Queer as Folk ma anche a tutto ciò che riguarda il mondo
lgbt. http://www.facebook.com/ZiaLula
Spero anche che mi lascerete qualche recensione.
Un
mega bacione a todos ^^
Milly.
fede15498:
ehi, potrei
denunciarti per stalking ^^ ahaha no, scherzo xD mi fa tantissimo
piacere che
mi segui ovunque, sei la mia lettrice più assidua mi sa.
Bene, spero che Tyler
continui ancora a piacerti e spero di sentirti presto… un
bacione. M.
roxy_black:
bene, sono contenta che la
storia ti piaccia, amiga!! Devo dirti che i personaggi mi son venuti
molto
spontanei, non ho dovuto rifletterci molto. Spero che ti piaceranno
anche gli
altri. E continua a seguirmi : ) un bacione, Milly.
Stefanmn:
EHI!! In verità pensavo a te
quando scrivevo di Blake, non di Tyler ^^. Ma va
be’… a me questa fic piace
molto, a dirti il vero, è piuttosto semplice e non
succederà niente di particolare
ma mi sono affezionata ai personaggi.
Spero sia così anche per te… un bacione, M.