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Autore: millyray    12/09/2012    3 recensioni
Kelly, insieme al figlio diciassettenne Tyler, decide di trasferirsi a Miami, lasciandosi alle spalle la loro vecchia casa nell'Indiana, tutto ciò che avevano costruito e, soprattutto, le loro vecchie vite.
Hanno bisogno di ricominciare da capo, da un nuovo punto di partenza dopo che le loro vite si sono improvvisamente incrinate, specialmente quella di Tyler a cui la vita ha deciso di togliere molte cose e che, per questo, non riesce più a trovare un motivo per sorridere.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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YOU ARE MY SUNSHINE

CAPITOLO DUE

Tyler aprì la portiera dell’auto piuttosto pigramente e si sistemò gli occhiali sul naso, mentre sua madre arrivava ad aiutarlo.

“Ragazzi!” esclamò una voce allegra e squillante.

Amanda, ferma sotto il portico della casa, non appena li vide, corse da loro e li strinse in un abbraccio spaccaossa che per poco non li soffocò. Amanda somigliava molto alla sorella Kelly, nonostante avessero sette anni di differenza. Erano alte uguali, avevano la stessa corporatura, più o meno, lo stesso viso ovale e gli stessi occhi azzurri. A volte, assumevano pure gli stessi atteggiamenti e gli stessi tic. L’unica cosa che le distingueva, alla fine, erano i capelli: la più giovane, ovvero Amanda, li aveva castani, l’altra, invece, biondi.

Il ragazzo dovette resistere un po’ di più nell’abbraccio da orsi della zia e, quando finalmente si liberò, lei rimase un attimo a guardarlo e gli scompigliò i capelli.

“Wow! Certo che sei diventato proprio un bel ragazzo”. Constatò lei, senza togliersi il sorriso dalle labbra. “L’ultima volta che ti ho visto non eri così alto e nemmeno così figo”.

Tyler sorrise alla spontaneità e sincerità della zia.

“L’ultima volta che mi hai visto è stato due anni fa”.

“Be’, certo che in due anni si cambia tanto”.

“Ah, non te lo so dire. È da un po’ che non mi guardo allo specchio”. 

Mandy ridacchiò divertita e si rivolse alla sorella.

“Kelly, ti va di entrare? Vi faccio vedere la casa, vi riposate un po’ e dopo vi aiuto a sistemare le vostre cose”.

“D’accordo. Ho preso delle cose da mangiare. Le prendo ed entro, voi intanto andate”.

“Va bene. vieni, Tyler”. La sorella mora prese il nipote per le spalle e lo condusse in casa, continuando a chiacchierare delle cose più inutili, esuberante come sempre.

I due entrarono dentro e, quando vennero raggiunti anche da Kelly, Amanda fece fare loro il tour dell’abitazione. Era abbastanza modesta, con due camere da letto e un bagno al primo piano, al quale si accedeva tramite una comoda scala a chiocciola. Una cucina abbastanza spaziosa e un salotto accogliente erano, invece, al piano terra. Era anche abbastanza luminosa, aveva un portico all’entrata e un bel giardino sia dietro che davanti dove si poteva piantare qualcosa. L’affitto non era nemmeno alto per una casa del genere, prima ci abitava un’anziana signora che, dopo la morte del marito, aveva deciso di trasferirsi.
Un po’ come i nuovi abitanti.

“E’ carina la tua stanza”. Commentò Kelly, osservando la nuova camera da letto del figlio. “E’ spaziosa. Lì hai il letto, un comodino accanto, davanti una finestra e sotto alla finestra una scrivania”.

“E l’armadio dove sta?”

“Accanto alla finestra. E sopra al letto ci sono delle mensole, così puoi metterci i libri”.

Tyler, semplicemente, annuì col capo e abbassò lo sguardo.
Con un sospiro, la madre si sedette accanto a lui sul letto e gli prese una mano fra le sue.

“Vedrai che staremo bene qui”. Cercò di confortarlo, capendo la sua preoccupazione.

“Lo spero”.

“Non essere sempre pessimista”.

Tyler voltò il capo verso di lei, puntando gli occhi chiari sul suo braccio.
Kelly, allora, lo abbracciò accarezzandolo sui capelli.

“Dai, tu ora riposati un po’ mentre io scambio quattro chiacchiere con la zia. Poi verrò ad aiutarti a sistemare la tua camera”.

Non appena la madre lasciò la stanza, il ragazzo si distese sul letto comodo e chiuse gli occhi, cercando di svuotare la mente.

***

“Come sta?” chiese Amanda, togliendo il caffè dal fuoco, non appena vide la sorella entrare in cucina.

“E’ solo un po’ stanco”. Rispose l’altra, sedendosi al tavolo rotondo.

La mora afferrò due tazze e servì il caffè ancora bollente sia a sé che alla sorella, accomodandosi, poi, di fronte a lei.

“Avete fatto bene a venire qui”.

“Me lo auguro. Sai, crescere un figlio diciassettenne e non vedente non è proprio semplice”.

“Lo posso immaginare. Senza Richard, inoltre, sarà ancora più dura”.

“Già. E Tyler sta ancora soffrendo molto”. Kelly strinse forte tra le mani la sua tazza, come se fosse l’unico appiglio a cui poteva tenersi attaccata per non cadere di nuovo nel baratro della tristezza e della malinconia.

“Vedrai che si riprenderà e tornerà ad essere il Ty di una volta. In fondo, sono passati solo due anni. Lui non ha perso solo il padre”. Amanda provava in tutti i modi a consolarla, sapendo che l’unica cosa che bisognava fare in momenti come quelli era essere fiduciosi.

“Sì, ma mi chiedo quanto dovrò ancora aspettare per vederlo sorridere di nuovo”.

***

“Questo dove lo vuoi mettere?” chiese Tyler, tirando fuori da un’enorme scatola di cartone un oggetto che non riuscì ad identificare ad un primo impatto. Se lo rigirò fra le mani, constatando solo che era qualcosa di duro, freddo, forse fatto di un qualche metallo, e con delle forme spigolose. Molto probabilmente una statuina, ma non gli veniva in mente quale potesse essere. Sicuramente si trattava, quindi, di un acquisto recente.

“Oh, questo me lo ha portato la mia amica Bezzy dall’India. Lo mettiamo sulla mensola sopra la TV”.

Tyler infilò di nuovo la mano nello scatolone trovandola quasi vuota. Sua madre aveva deciso di portarsi dietro tutta la casa, buttando negli scatoloni qualsiasi cianfrusaglia trovasse e per poco non aveva fatto esplodere il bagagliaio. Meno male che avevano un’auto abbastanza spaziosa se no avrebbero dovuto ricorrere ai camion dei traslochi, nonostante non dovessero trascinarsi dietro i mobili.
Ma c’erano ancora una ventina di scatole da svuotare e quindi non era ancora il momento di tirare alcun sospiro di sollievo.

“Allora, ti piace la nuova casa?” chiese Kelly, mentre riponeva in una credenza il servizio di porcellane che le aveva regalato la madre di Richard per il matrimonio.

“Oh sì, è stupenda. Penso che la vista sia fantastica”. Le rispose il figlio con un tono sarcastico.

Kelly sospirò. Effettivamente la sua era stata una domanda stupida, ma non l’aveva di certo fatto apposta. Si dimenticava ancora che il figlio non poteva vedere e che, quindi, era meglio evitare domande che lo potessero mettere a disagio.

“Be’, c’è una bella vista effettivamente. Le case qui non sono brutte come nella nostra vecchia città”.

“Se lo dici tu”.

Improvvisamente qualcuno suonò alla porta e la donna corse immediatamente ad aprire, per tirarsi fuori da quella situazione un po’ ostile in cui si era ritrovata col figlio.
Si trovò davanti una signora con un sorriso a trentadue denti dipinto in faccia che inquietava un po’, con un orribile caschetto che sembrava più una parrucca. Era alta la metà di Kelly. Non sembrava nemmeno essere più vecchia di lei, anche se tutto quel trucco attorno agli occhi e il fondotinta che sembrava essersi semplicemente schiaffeggiata in faccia rendevano la sua età impossibile da definire.

“Buongiorno, voi dovete essere i Bennett…”. esclamò questa, con una voce che a Kelly ricordò tanto quella della venditrice ambulante del film Edward mani di forbice. Effettivamente le somigliava anche e solo in quel momento si accorse che la donna teneva tra le mani una torta chiusa in una teca di vetro. “… i nostri nuovi vicini di casa”.

“Oh sì!” esclamò Kelly, presa un po’ alla sprovvista. Poi si spostò per farla entrare. “Prego, si accomodi”.

La donna non si fece pregare due volte e si diresse immediatamente in cucina, come se già sapesse dove si trovasse.

“Io sono Corinne Tanen, ma potete chiamarmi Cory. Abito nella casa qui di fronte”. Si presentò la donna, tenendo ancora la torta in mano e senza togliersi quel sorriso dalla faccia.

Kelly, allora, gliela prese e l’appoggiò sul tavolo.

“Io sono Kelly e lui, invece, è mio figlio Tyler”.

La signora Tanen sembrò accorgersi del ragazzo soltanto quando l’altra glielo indicò e, non appena lo vide, le si illuminarono gli occhi e gli andò incontro.

“Oh, ma che bel ragazzo! Sai, ho una figlia della tua stessa età, si chiama Emily, sono sicura che andrete d’accordo”.

Tyler inarcò le sopracciglia chiedendosi come diavolo facesse quella signora a sapere la sua età, ma non si era di certo accorto che questa gli aveva offerto la mano aspettandosi che lui gliela prendesse. Per la verità non sapeva nemmeno da che parte fosse, la sua voce era talmente squillante ed echeggiava in tutta la casa che non riusciva ad orientarsi in base a quella.
Così, lui se ne stava semplicemente a fissare la parete dietro la donna senza che lei avesse ancora capito che lui era cieco.

Infatti, quando Corinne si voltò verso Kelly, la bionda le indicò coi gesti che lui non poteva vederla.

“Oh!” esclamò la vicina di casa un po’ in imbarazzo. “Sì… dicevo che abito nella casa di fronte”. Continuò allontanandosi da Tyler e facendo finta che non fosse successo niente, ma era chiaramente in imbarazzo. “La 24G. Io e mio marito siamo soliti organizzare dei barbecue quando arriva un nuovo vicino di casa, così mi chiedevo se foste liberi per questo fine settimana, così ci troviamo a casa nostra e ci conosciamo un po’. Che ne dite?”

La signora Tanen mostrava talmente tanto entusiasmo che era impossibile dirle di no, così Kelly si trovò semplicemente ad annuire, pentendosene immediatamente.

“Oh perfetto!” esclamò l’altra, battendo le mani e per poco non si mise anche a saltare. 

Quando finalmente se ne andò, Kelly guardò un attimo il figlio e poi entrambi, come se si fossero letti nella mente, scoppiarono a ridere.

***

“Tesoro, abbiamo finito le provviste della zia. Dobbiamo fare la spesa”. Disse Kelly, ferma di fronte al frigorifero quasi vuoto.

“D’accordo. Tu vai, io ti aspetto qui”. Le rispose Tyler, con le cuffie dell’Ipod nelle orecchie, completamente disinteressato al fatto che in casa non ci fosse più cibo.

La donna richiuse l’anta del frigo e si sedette sul divano accanto al figlio, stringendo un cuscino contro il petto.

“Io però vorrei che tu venissi con me”. Aggiunse, assumendo un tono da bambina capricciosa, come faceva sempre quando voleva convincerlo a fare qualcosa.

Tyler appoggiò la testa allo schienale e chiuse gli occhi.

“E perché? Non ti servo io per fare la spesa”.

Kelly, allora, si decise a non tergiversare più dato che non era molto brava con i giri di parole e sbottò con tono deciso.

“Voglio che vieni con me, Ty, così esci un po’. È da una settimana che sei chiuso qui dentro, dovresti cominciare ad abituarti…”.

“Non voglio abituarmi a un bel niente, mamma!” la interruppe lui bruscamente.

“Eddaaaaiii! Ti prego, fallo per tua madre”.

Il ragazzo sospirò frustrato. Detestava quando sua madre faceva così, si comportava peggio di una bambina e alla fine lo convinceva sempre, un po’ perché non voleva sentirla fare i capricci e un po’ perché gli dispiaceva non accontentarla.

“D’accordo. Ma non voglio stare in giro troppo”.

“Perfetto! E magari andiamo anche in una videoteca a prendere un film horror, così stasera ce lo guardiamo”.

Tyler ridacchiò. Sua madre sarà anche una bimba troppo cresciuta, ma era anche per questo che l’adorava, per questo suo modo di essere, libero e spensierato, di chi cerca di affrontare tutto con un sorriso sulle labbra senza mai abbattersi. Anche lei ha sofferto molto, però, dopo quell’incidente, ma ha saputo risollevarsi e anche meglio di quanto non abbia fatto lui. Sua madre era una donna forte, molto più forte di lui.
Aveva fatto molto per lui, in tutti i modi aveva cercato di farlo ridere, di stargli vicina, anche quando si vedeva chiaramente che avrebbe solo preferito scoppiare in lacrime pure lei.

Cercò, però, di scacciare via tutti questi brutti pensieri non appena montarono in macchina e partì a tutto volume la musica dei Beatles, accompagnati dalla voce un po’ stonata di Kelly. Erano il gruppo preferito di entrambi, nonostante ormai non fossero più in attività già da un bel po’. Ma i Beatles sono i Beatles.

“Che cosa devi prendere?” chiese Tyler, non appena sentì che la madre aveva spento l’auto.

“Un po’ di cose. Penso che prenderò tanta cioccolata. E i pop corn per stasera”.

Smontarono dalla macchina e, a braccetto, si diressero all’interno del supermercato in cui, per fortuna, non c’era molta folla, essendo forse il pomeriggio di un giorno lavorativo.

Vagarono tra gli scomparti per un bel po’ di tempo. Siccome non lo conoscevano ed essendo il negozio anche piuttosto grande, faticarono un po’ ad orientarsi. Kelly dovette impegnarsi a leggere i cartelli sopra ad ogni scaffale e quando trovavano ciò che cercavano da una parte, dovevano tornare indietro per prendere le altre perché si trovavano dall’altra parte del negozio.

In pratica, dopo aver fatto circa una ventina di giri su e giù, si ritrovarono a dirigersi alla cassa sfiniti solo per aver fatto la spesa.

“Oh no!” esclamò ad un tratto la donna, battendosi una mano in fronte.

“Che c’è?”

“Ho dimenticato la carta igienica!”

Tyler sbuffò.

“Senti, non ti preoccupare. Tu aspettami qui, vado io a prenderla. Non ci metterò molto”.

“Ma…”.

“Aspettami qui vicino a questo scaffale, col carello. Io arrivo subito, promesso”.

Non gli lasciò nemmeno il tempo di fiatare che corse via, lasciando il figlio interdetto ad ascoltare solo il rumore delle sue scarpe da ginnastica che si allontanavano.
Alla fine, resosi conto che non c’era nessuno attorno a lui, si rilassò, appoggiando una mano al manico del carello e l’altra stretta attorno al bastone bianco.

 

 

MILLY’S SPACE

Ma ehi! Eccomi di nuovo qui!

Volevo regalarvi questo aggiornamento per consolarvi dopo il primo giorno di scuola (per quelli che l’hanno avuto, insomma, come me ^^).

Allora? Che ne pensate?
Si scopre qualcosa di più su Tyler…

Ebbene, non mi trattengo molto, vi invito solo a visitare un’altra pagina su Facebook che abbiamo creato io e la mia amica ed è dedicata a Queer as Folk ma anche a tutto ciò che riguarda il mondo lgbt. http://www.facebook.com/ZiaLula
Spero anche che mi lascerete qualche recensione.

Un mega bacione a todos ^^

Milly.

fede15498: ehi, potrei denunciarti per stalking ^^ ahaha no, scherzo xD mi fa tantissimo piacere che mi segui ovunque, sei la mia lettrice più assidua mi sa. Bene, spero che Tyler continui ancora a piacerti e spero di sentirti presto… un bacione. M.

roxy_black: bene, sono contenta che la storia ti piaccia, amiga!! Devo dirti che i personaggi mi son venuti molto spontanei, non ho dovuto rifletterci molto. Spero che ti piaceranno anche gli altri. E continua a seguirmi : ) un bacione, Milly.

Stefanmn: EHI!! In verità pensavo a te quando scrivevo di Blake, non di Tyler ^^. Ma va be’… a me questa fic piace molto, a dirti il vero, è piuttosto semplice e non succederà niente di particolare ma mi sono affezionata ai personaggi.
Spero sia così anche per te… un bacione, M.

  
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