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Autore: SilviAngel    15/09/2012    9 recensioni
Qualcosa di assurdo era successo.
Per quanto Stiles fosse oramai avvezzo a considerare l’assurdo la sua quotidianità, quello era troppo anche per lui.
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Cap. 2
Tentativi di seduzione
 
Con Derek in braccio, sperando che il passo spedito impedisse ad altri sciagurati intoppi di rallentarli, Stiles tornò verso casa e volgendo attenzione al botolo stretto al petto – quando esattamente se lo fosse premuto così forte contro di sé rimase un mistero – iniziò ad istruirlo su come avrebbe dovuto comportarsi di lì a breve.
“Ascolta, non ho idea di come potrebbe reagire mio padre ok? Potrebbe ancora essere contrario ad avere un animale in giro per casa oppure no, non lo so. In entrambi i casi ti conviene fare il cucciolo perfetto: scodinzola, mostrati affettuoso, anche se tale immagine è mentalmente disturbante, ma soprattutto non stargli troppo tra i piedi. Se non vuoi ritrovarti con il didietro in mezzo a una strada, ti conviene darmi retta”
Un singolo uggiolio, che oramai Stiles aveva deciso di interpretare come un sì, venne pronunciato e un attimo dopo varcarono la soglia.
 
Evidentemente quella doveva essere stata un tranquilla giornata per Beacon Hills dato che lo sceriffo era già a casa e il figlio lo sentì armeggiare in cucina.
Con la speranza che il genitore stesse cercando di sgraffignare dalla dispensa qualcosa di vietato nella sua dieta, così da poter partire in una posizione psicologica di innegabile vantaggio, Stiles mise a terra Derek intimandogli di rimanere indietro fino a che non l’avesse chiamato e poi si diresse verso la stanza da cui provenivano i rumori.
“Ciao pa’” salutò prendendo di sorpresa lo sceriffo.
“Figliolo!” sorpreso l’uomo ritrasse entrambe le mani dal ripiano della cucina. “Già a casa?”
“Potrei chiedere lo stesso a te, che cerchi?”
“Oh niente di che…” tentò di tergiversare l’adulto.
“Senti, io dovrei dirti una cosa… ieri io e Scott siamo andati nel bosco e abbiamo trovato un cucciolo”
“Stiles…” intercalò il padre, ma il figlio riprese.
“Scott lo ha portato a casa propria, ma la madre ha dato di matto… per favore! Non possiamo lasciarlo da solo nel bosco dato che tra qualche giorno riaprirà la stagione della caccia. Ti prego guardalo almeno e poi adesso sono in grado di prendermi cura di lui, non ti darà fastidio” e vedendo che il padre sembrava non trovare un appiglio per contestare le sue parole, compiuti due passi verso il corridoio, fece cenno al lupo di avvicinarsi.
 
Derek avanzò trotterellando fino a portarsi davanti ai piedi del ragazzo ed essere così in piena luce e lì giunto si sedette composto senza emettere neppure un fiato.
Lo sceriffo strabuzzò gli occhi: davanti a lui non c’era un tenero cagnolino, ma un cucciolo di lupo. Certo non aveva mai visto un lupo in carne e ossa, ma a compensazione poteva affermare di aver guardato una montagna di documentari, quello era un lupo senza alcuna ombra di dubbio.
“Stiles, stai scherzando?”
“Papà… aspetta” cercò di spiegare.
“Quello è un lupo”
“È un cucciolo” ribatté.
“Un cucciolo, certo, ma di lupo, Stiles! Non pensare che io non ricordi le tue lagne di quando eri bambino!”
“Ma… papà” provò a spiegarsi.
“Ricordo come fosse ieri le tue suppliche di accompagnarti nel bosco a cercare un lupacchiotto tutto per te. Stiles, tu hai sempre voluto un lupo tutto tuo, rammento queste esatte parole. Dimmi solo che non hai commesso nulla di illegale”
“No, davvero io e Scott lo abbiamo trovato e non so neppure cosa ci facesse un lupo così a sud. Puoi chiamare la signora McCall, lei ti confermerà tutto”
Il padre non rispose e abbassò gli occhi sul cucciolo, che in quel momento sentendosi chiamato in causa decise di provare a fare qualcosa e mettendosi in piedi puntò in direzione dello sceriffo nel silenzio generale.
Derek arrivato a pochi centimetri dai pantaloni dell’uomo, alzò il muso e incrociando lo sguardo di questo, mise in un angolo il suo amor proprio e prese a strusciarsi contro le sue gambe.
Stiles e il padre rimasero senza parole ad osservare quanto stava accadendo e dopo un attimo di sconcerto il secondo se ne uscì ridendo “Stiles, ahahah, solo tu potevi trovare un cane che in realtà è un lupo e che si comporta come un gatto, ahahahah”
Sorridendo, pregustando la vittoria, il ragazzo tentò di giustificarlo anche se era davvero troppo esilarante la scenetta “Papà lascialo in pace… è solo un po’ indeciso”
 
Il padre interrompendo le risa, puntò un dito verso suo figlio “Può restare, ma alla prima grana che combina è fuori”
“Sì, capo” rispose Stiles.
“A proposito, come lo chiamerai?”
“Ora non ridere di nuovo… ma lo abbiamo trovato attorno alla tenuta Hale e considerando quanto ci sta antipatico quel tipo, Scott ha iniziato a chiamarlo Derek e assurdità, sembra che risponda a quel suono, quindi…”
“Ok, è strano, ma ok. Ora cambiando discorso, questa sera c’è la partita e voglio gustarmela, in tutti i sensi”
“Ecco perché sei già a casa, me lo ero scordato”
“Non interrompere, è un mese intero che non sgarro e mi tieni a stecchetto e dato che ti ho concesso il cucciolo questa sera voglio godermi una pizza e una birra davanti alla TV”
Il ragazzo valutò e alla fine fu ben felice di accettare quel compromesso e mentre il padre si accomodava in salotto, prenotò la cena.
 
Rimasto solo con Derek, si abbassò e aprendo le braccia iniziò “Mi spieghi cosa diavolo stavi facendo prima? Sei un licantropo dalla nascita e non hai idea di come si comporta un lupo? Un gatto… ti stavi strusciando come un maledetto gatto! Ringrazia che mio padre l’ha presa sul ridere e che è di buon umore. Comunque ora ti preparo la cena” agguantò una confezione di cibo per cani e un ringhio sordo iniziò a serpeggiare per la cucina. Abbassando lo sguardo Stiles cercò di capire che cosa lo contrariasse questa volta.
Il lupetto iniziò ad abbaiare, ma quasi immediatamente dalla stanza accanto arrivò monitoria la voce del padre.
Chinandosi fino a terra il ragazzo tentò di calmare il moro “Derek zitto! Mi dici che c’è?” e guardando con attenzione si accorse che stava ringhiando in direzione della scatoletta che teneva stretta in mano.
“Mi stai dicendo che non ti va il menù?”
Piccolo e singolo abbaio di risposta.
“Non potevi dirmelo prima che spendessi una fortuna al negozio di animali?”
Ringhio.
“E ora immagino che tu voglia una porzione di pizza tutta tua?”
Un sonoro “Woaf” sancì la decisione e sconsolato Stiles si rimise in piedi.
 
Arrivato finalmente il fattorino, Stiles si diresse con il cartone della pizza, due birre – il padre se le meritava – e alcune bottigliette d’acqua nel salotto, dove il padre e Derek erano già posizionati con la TV accesa.
La partita di baseball iniziò in perfetto orario e tra le urla concitate dello sceriffo e i commenti sarcastici di Stiles, con Derek che sbocconcellava la sua pizza sul pavimento, la cena finì.
Il ragazzo approfittò di una piccola pausa per raccogliere i rifiuti e portarli in cucina, dove si attardò più del previsto per riordinare il caos che vi regnava.
 
Intanto Derek aveva cercato, ma senza risultati apprezzabili, una posizione sul tappeto che gli permettesse di vedere bene la TV, amava il baseball e quella era la finale del campionato e ricordandosi che l’amico gli aveva detto di comportarsi come un dolce cucciolo indifeso, decise di tentare.
Puntando le zampe anteriori sul polpaccio dello sceriffo iniziò a guaire disperato, fin quando l’uomo si sporse per capire cosa diavolo volesse e, vedendolo allungarsi verso il divano, tese le braccia e lo portò a sedere accanto a sé.
Così li vide Stiles rientrando in salotto: seduti uno vicino all’altro, intenti a seguire con foga la partita e addirittura il cucciolo abbaiava concitato ad ogni azione.
In silenzio riprese il proprio posto e d’un tratto battendogli una mano sulla spalle, il padre confessò “Stiles, non offenderti, ma Derek – mi suona ancora strano chiamarlo così – credo che capisca il baseball meglio di te”
Spalancando la bocca con espressione offesa, il castano non seppe ribattere e osservando con stizza il lupo incrociò le braccia senza proferire verbo.
Dopo qualche minuto sentì un peso gravare sul lato della propria coscia e guardando in basso seguì i movimenti di Derek che dalla posizione seduta tenuta fino a quel momento, si stava coricando e poggiando contro di lui.
E la sua mano – quella stronza – si mosse senza interpellare il cervello e corse a carezzare la morbida testolina del cucciolo, dimentica del fatto che si trattasse di quello scorbutico e antipatico di Derek che però parve gradire, dato che non gli staccò un numero casuale di falangi non appena sentì il loro tocco su di sé.
Il muso del lupo si allungò sulla gamba e le carezze scorsero lente e naturali fintantoché un rumore sordo proveniente dal piano di sopra non distrasse tutti.
“Colpa mia pa’. Ho dimenticato la finestra aperta e fuori c’è un vento che pare un tornado. Vado a chiudere e a vedere cosa è caduto” e circondando con una mano il capo di Derek lo spostò, così da potersi alzare.
 
Facendo gli scalini a due a due, in un attimo giunse davanti alla propria camera ed entrato vide, nella penombra, che qualcuno si era comodamente coricato al centro del letto.
Cercando a tentoni – il terrore era grande dato che l’unico abituato ad entrare nella camera dalla finestra era comodamente stravaccato sul divano del piano inferiore – l’interruttore sul muro, una voce conosciuta bloccò i suoi movimenti, tranquillizzandolo e agitandolo allo stesso tempo.
“Ciao Stiles”
Un groppo un gola, che non voleva saperne di sciogliersi, gli fermò il respiro quando riconobbe la voce di Isaac e lo vide muoversi verso di lui. Arretrando si trovò in trappola, avendo chiuso la porta subito dopo averla varcata.
“I-Isaas, che… che ci fai qui?” riuscì a chiedere Stiles trovando finalmente il pulsante e inondando la camera di luce.
Alzando le spalle come se la domanda fosse del tutto superflua – a suo modesto parere – il licantropo asserì con tutta tranquillità e con quel tipico mezzo sorriso che spesso gli ornava le labbra “Volevo vederti”
Cercando di fare buon viso a quella situazione assurda Stiles ironizzò “Ci siamo visti poche ore fa!”
“Lo so” concordò, muovendo un passo verso di lui “e tu mi devi ancora una risposta, se non erro”
“Umm… io… ecco” il suo cuore stava accelerando in modo brusco, ricordando la proposta di Isaac che lo aveva colto totalmente alla sprovvista.
 
Tra tutti i lupi, era quello con cui lui e Scott avevano sempre mantenuto un rapporto tranquillo e normale ed era innegabile che dalla trasformazione avesse ottenuto – oltre a forza e velocità – una sicurezza che lo rendeva dannatamente attraente, ma tutte queste sensazioni destabilizzavano Stiles, facendolo sentire come uno sgabello con una gamba sola.
Fino a qualche giorno prima palpitava per Lydia professando un imperituro amore e ora aveva appena passato parte della serata a coccolare Derek e, come se non bastasse, adesso era in camera propria a crogiolarsi nelle lusinghe di quegli occhi che lo scrutavano con desiderio malcelato.
“Allora” la voce di Isaac lo richiamò a forza dal mondo delle sue elucubrazioni mentali “domani sera sei libero? Lascia il cucciolo a tuo padre e vieni a divertirti con me. Non te ne pentirai!” e a ogni parola era sempre più vicino, costringendo Stiles ad aderire completamente alla porta.
 
Intanto al piano di sotto, lo sceriffo si stava gustando le interviste post partita senza stranirsi dell’assenza eccessiva del figlio, al contrario di una palla di pelo lì vicino. Derek, dopo un paio di minuti, iniziò a chiedersi quanto tempo servisse a quell’idiota per chiudere una finestra, quando sentì, forte come un tuono, il battito del cuore di Stiles galoppare veloce: qualcosa non andava e il lupo si stava innervosendo.
Distratto dai movimenti sussultori del divano, il padrone di casa voltò lo sguardo e quando vide il cucciolo così nervoso e incapace di stare fermo, pensò volesse raggiungere il figlio o dovesse occuparsi dei suoi bisogni e lo mise a terra.
Derek corse alle scale e faticando non poco riuscì ad arrivare in cima e a dirigersi verso la camera di Stiles, quando si accorse che – dannazione – la porta era chiusa e che, passo dopo passo, le voci di due persone divenivano sempre più nitide.
Il lupacchiotto individuò con estrema facilità un borbottante Stiles seguito a ruota da un suadente e accattivante Isaac e giunto davanti all’uscio si alzò sulle zampe posteriori, latrando forte e lasciandosi andare in lunghi e imbestialiti ringhi.                          
Era furioso e aveva una dannata voglia di mordere e lacerare carni, possibilmente appartenenti a un beta che non sapeva stare al proprio posto e tentava di portargli via… e il suo abbaiare si quietò, quando la ragione cozzò con forza contro la consapevolezza di quel sentimento che fino a un attimo prima avrebbe definito impossibile e irreale.
Derek Hale era geloso – geloso marcio, a voler essere pignoli – di Stiles e non poteva sopportare che nessuno si avvicinasse a lui con l’intento di provarci.
 
Frattanto aldilà della porta, la manovra di avvicinamento di Isaac era continuata e questo si trovava ora ad un soffio dall’altro sempre più scosso dalle altalenanti sensazioni che attraversavano il suo corpo. Paura ed eccitazione si contendevano il suo cervello senza esclusione di colpi e solo l’ululare forsennato di Derek lo riscosse quanto necessario per posare le mani sul petto del compagno di scuola e spingerlo via.
“Derek deve aver sentito la mia presenza… vuoi che me ne vada Stiles?”
“S-sì, è meglio” deglutendo si passò una mano sul volto, cercando di calmarsi.
“Ok, ti passo a prendere domani alle otto e non accetto rifiuti” detto questo Isaac mosse un passo verso la finestra, prima di voltarsi e rimangiarsi tale distanza circondando con una mano la nuca di Stiles e tirandolo a forza verso di sé.
Un bacio breve e inconsistente, ma che sorprese del tutto il ragazzo che non oppose resistenza a quelle labbra dolci e leggere che si poggiarono per qualche istante sulle proprie prima di sparire.                
   
Derek percepì il cuore di Stiles accelerare ancora e riprese a ringhiare. Si interruppe solo quando la porta si aprì rivelando la solitaria presenza del ragazzo, anche se la stanza era pregna dell’odore dell’altro lupo e l’alfa digrignò con ferocia i denti.
Il liceale si abbassò sulle ginocchia e tentò di calmare il cucciolo “Ora basta, hai fatto un casino! Ringrazia che mio padre non sia salito a controllare! Era solo Isaac…”
Mentre parlava, il maggiore osservò in modo accurato il ragazzo e notò quanto fosse rosso in volto e con un ultimo sordo ringhio promise a se stesso che Isaac non l’avrebbe passata liscia.   
   
 
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