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Autore: Tatan    16/09/2012    0 recensioni
"Peeta sa che non ne uscirà vivo.
Lo sa, e la sua è una consapevolezza lucida, piana, ragionata. Pacata, nella sua oscenità."
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Parte 3.
 
Peeta è ferito gravemente, si mimetizza sulla riva di un corso d’acqua per giorni interi; ha la febbre ed è sempre più debole. Mentre aspetta di morire, sogna.
 
Vivono in una terra di prati e boschi e limpidi corsi d’acqua, sopra le loro teste splende un meraviglioso sole primaverile. Nella loro casa c’è un profumo perenne di pane, il pane che lui prepara la mattina presto e che loro mangiano insieme durante la giornata, fino a riempirsi la pancia, perché dove loro abitano non c’è la fame. I loro bambini hanno le guance piene di chi, la fame, non sa nemmeno cos’è.
Hanno due, o forse anche tre figli, che hanno occhi dello stesso colore cangiante di quelli della loro mamma, di un grigio che su di lei a volte diventa acciaio, forte e inaccessibile, ma che su di loro ricorda semplicemente un frammento di cielo. Sono bellissimi, i loro bambini, suoi e di Katniss, e sani e felici.
Non esiste nessuna Capitale, dove loro vivono. Non ci sono Distretti e Pacificatori, e dove loro abitano non ci sono nemmeno miniere. Vivono tutti sotto i raggi gentili del sole, e nessuno ha fame. Fame. Fame..
 
 
Peeta non riesce più nemmeno a sentirla. Sa di averne, e tanta. Lo sa, ma non riesce più a sentirla. Forse ne ha troppa: se non riesce più nemmeno ad accorgersene, forse ne ha semplicemente troppa. Si chiede all’improvviso quanto ci si metta, a morire di stenti, e la sua mente si affretta a proiettargli davanti le immagini di vecchi corpi rachitici abbandonati nella periferia del Distretto 12, o di minuscoli neonati immobili in braccio alle donne del Giacimento. Oppure ancora il ricordo, più devastante di tutti gli altri, di una Katniss magrissima distesa nel fango, accanto ai maiali pasciuti, pronta solo a lasciarsi andare. Ad arrendersi.
Si arrenderebbe volentieri adesso Peeta. Si addormenterebbe, nel fango del fiume, e tornerebbe felicemente a sognare. Quando sogna la sua stramaledettissima ferita non fa poi così male, e gli sembra quasi di riuscire a dimenticare di star morendo. Di star giocando, al gioco più letale di tutti. Ma è proprio nel momento in cui Peeta pensa di avercela fatta a riaddormentarsi, cullato dal rumore del fiume, che la voce di Claudius Templesmith inonda l’Arena.
“Siamo lieti di annunciare.. date le circostanze, un cambiamento delle regole..entrambi i tributi provenienti dallo stesso Distretto..vincere quest’edizione degli Hunger Games-”
Le parole sono confuse, e Peeta non è sicuro di aver capito bene. Un cambiamento di regola? Due tributi possono vincere. Due tributi dallo stesso distretto. Due tributi..
Sorride, Peeta. E non riesce più a dormire.
  
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