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Autore: Leliwen    18/09/2012    4 recensioni
Stiles reclinò per un istante la testa all'indietro, andando a posarla sulla spalla del licantropo, e respirò profondamente, ad occhi serrati e labbra dischiuse.
Genere: Azione, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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Capitolo II
Alfa

L'ufficio del Dottor Deaton non era mai stato tanto affollato come quella notte. Quando Scott arrivò trafelato non poté non spalancare gli occhi: c'erano quattro licantropi nella stanza – cinque se si andava a contare anche lui – e il Dottor Deaton e Stiles sembravano far caso a malapena alla minaccia che li circondava troppo concentrati nel tentativo di bloccare l'emorragia di Erica. Isaac la teneva ferma, nel caso in cui si fosse svegliata e Boyd, seduto in un angolo, era accudito da Derek.

Fu proprio quest'ultimo a distoglierlo dalle sue elucubrazioni, ordinandogli di chiamare Jackson immediatamente. Bastò meno di un'occhiata e un mugolio da parte di Erica per convincerlo a metter mano al cellulare e a scontrarsi col malumore di un Jackson buttato giù dal letto.

Quando chiuse la chiamata notò che Stiles sembrava un morto per quanto era bianco ma col suo olfatto poté giurare che non fosse ferito. Boyd, da terra, emise un suono strozzato quando il suo infermiere strinse forte – molto forte – la benda attorno al suo torace. Mentre si avvicinava al tavolo operatorio per cercare di aiutare, le mani insanguinate di Derek si posarono sulle spalle contratte di Stiles e questi sobbalzò appena.

"Vai a sederti." gli ordinò sussurrando nel suo orecchio con voce calda, bassa, calmante. Non aveva mia sentito prima d'ora quel tono di voce provenire dall'Alfa. Solo in quel momento Scott si rese conto che era Derek a sostenere il suo amico in procinto di svenire "Hai fatto un ottimo lavoro, ora lascia fare a noi."

Stiles reclinò per un istante la testa all'indietro, andando a posarla sulla spalla del licantropo, e respirò profondamente, ad occhi serrati e labbra dischiuse.

Peter e Jackson fecero capolino in quel momento, scortati da Lydia – tesissima perché obbligata ad uscire senza trucco – e Scott sentì, anche senza vederla, l'espressione di Peter nell'osservare Stiles e Derek uniti in quella specie di abbraccio. Avrebbe voluto intimargli di non fiatare, ma fu la voce di Jackson a sovrastare ogni altro suono.

"Qualcuno vuole spiegarmi che sta succedendo qui?"

Stiles si separò da Derek sfilandosi con decisione i guanti e raggiungendo il lavandino per lavarsi le mani. Fu lui a risponde, e la sua voce tentennò appena un poco, giusto all'inizio.

"Qui dentro siete tutti licantropi. Tranne me e Lydia, almeno. E il Dottor Deaton, forse."

Il dottore sbuffò a quell'appunto ma non disse una parola, intento a somministrare un qualche farmaco alla ragazza svenuta.

"Siete stati chiamati perché in città è arrivata una minaccia – come potevate immaginare notando lo stato di Erica e Boyd, probabilmente – ed è una minaccia che nessuno di voi, per quanto potente, possa prender sottogamba. È un branco di Alfa. Non ho idea di come un branco possa esser composto unicamente da Alfa, probabilmente più che branco dovremmo definirlo gruppo, ma noi abbiamo solo Derek – e il suo branco non è molto unito, quindi i suoi poteri non sono sviluppati al massimo – e Peter – che ha abbastanza anni sulle spalle da poter, forse, tener testa ad un Alfa – tutti gli altri sono davvero troppo giovani. Io propongo di dirlo agli Argent e lasciare fare a loro, ma dubito che il vostro orgoglio di lupi-forti-e-fighi vi permetta di prendere in considerazione l'idea."

Mentre Stiles ancora parlava, Scott e Isaac avevano fatto rinvenire Erica. Le loro vene si erano riempite del suo dolere e la ragazza aveva aperto gli occhi di scatto, tentando di sedersi.

Un attimo prima le mani di Derek erano sui capelli biondi della licantropo, l'attimo dopo si erano serrate su quelle di Stiles che le stava ancora sfregando sotto il getto dell'acqua fredda. Scott nemmeno si rese conto del movimento. O del fatto che la mani dell'amico erano arrossate e graffiate dove le sue stesse unghie avevano cercato di togliersi la pelle.

Si voltò verso Peter, mentre Derek sussurrava a Stiles di fermarsi, incrociando lo sguardo atterrito di Lydia e l'abbraccio possessivo di Jackson. L'uomo fissava Derek, intensamente, la mascella serrata.

L'Alfa non interruppe l'abbraccio finché Stiles non lo sciolse, nuovamente padrone di sé. Fu la sua voce a dar ragione dei deliri del ragazzo.

"I branchi di Alfa sono molto più pericolosi di quanto possiate pensare: non è un branco – come ha detto Stiles – perché non ci si protegge a vicenda; un Alfa solitamente ha la presunzione di non aver bisogno di protezione. Solitamente questi gruppi sono composti da Alfa che hanno distrutto il proprio branco."

Un silenzio glaciale cadde sul gruppo.

Il vocione profondo di Boyd spezzò il silenzio.

"Abbiamo dovuto dir loro del rifugio."

Erica ansò, tirando fuori le parole una ad una, come se facessero male, abbandonandosi contro il petto di Isaac cercando calore tra le sue braccia.

"Sapevano già della casa."

Derek arpionò le mani al lavandino, gli occhi fissi in quelli di suo zio.

"Ce n'eravamo accorti. Può essere qualcuno che conosciamo?"

Quello alzò le spalle, incurvando le labbra nel solito sorrisino ironico che diceva tutto e non diceva nulla.

"Di psicopatici è pieno il mondo. In quanti erano?"

Scott alzò per un istante gli occhi al cielo. Il Dottor Deaton li osservava pacificamente, senza essere ancora intervenuto ma Scott notò che stava tenendo d'occhio Jackson, ancora abbracciato a Lydia. La ragazza aveva gli occhi spalancati e terrorizzati. E le si allargarono ancora di più quando Erica rispose a Peter.

"Noi ne abbiamo contati quattro."

"Perché siete ancora vivi?"

Derek doveva imparare a porre meglio le domande. Erica si strinse contro Isaac e Boyd si costrinse ad alzarsi in piedi, assumendo un tentativo di posizione di difesa. Conciato com'era probabilmente l'avrebbe fatto fuori persino Stiles.

Lo sguardo di Derek vagò sui suoi tre licantropi per poi fermarsi su Isaac.

"Non guardare me. Quando li ho trovati erano entrambi svenuti."

Boyd, da bravo maschio, cercò di attirare l'attenzione di Derek su di sé, in modo che non se la prendesse con Erica.

"Si sono divertiti. Non sapevamo cosa fossero... abbiamo chiesto di poterci unire a loro ma ci hanno attaccato."

Scott si chiese se ci fosse del tenero tra quei due o se, semplicemente, sentivano di appartenersi l'un l'altro in quanto figli dello stesso Alfa. E lui? Lui non era stato trasformato da Derek, ma da Peter, e ora Peter sembrava appoggiare Derek. Lui sapeva che non avrebbe mai appoggiato Peter, per nessuna ragione. Ma forse, se Derek fosse diverso avrebbe potuto provare davvero ad unirsi a loro, rimettendo le proprie decisioni nelle mani di qualcuno di cui si sarebbe potuto fidare ciecamente.

"Credo fosse il loro test d'ingresso."

Erica cercò di fare dell'ironia, ancora sostenuta da Isaac.

"Non credo di averlo passato..."

"Beh, sei viva."

Il tono di sufficienza nella voce di Peter lo portò a fargli scoprire le zanne.

Jackson reagì immediatamente alla minaccia, i suoi occhi più azzurri che mai.

Derek li ignorò, passandosi una mano tra i capelli.

"Probabilmente quello era per me. Secondo te perché mi vogliono?"

"Sei un Alfa piuttosto solitario. E se sono davvero in quattro probabilmente vogliono il quinto elemento. Ho sentito dire che cinque è il numero perfetto per un branco di Alfa."

Jackson e Lydia avevano fatto un passo indietro, per togliersi dalla linea visiva dei due licantropi: era evidente che quei due stesero combattendo una guerra tutta loro, una guerra che probabilmente durava da molto tempo e che nessuno di loro sarebbe stato in grado di combattere.

Scott notò che anche Isaac si era avvicinato di più Erica, posandole una mano tra i capelli, come a volerla tenere contro di sé, dove poteva proteggerla.

"Erano già venuti prima?"

"No. Il branco degli Hale è sempre stato troppo grande e unito perché osassero attaccarci."

La mascella di Derek già contratta si strinse ancora di più. Il Dottor Deaton prese un profondo respiro iniziando a muoversi con circospezione per prendere la scatola con tutte le erbe essenziali per tenere a bada dei mannari. Ma i due non sembrava volessero – almeno per il momento – venire alle mani.

"E avere uno di noi nel loro branco sarebbe fonte di lustro e prestigio?"

"Esattamente. Che intendi fare?"

Derek chiuse gli occhi, si passò una mano tra i capelli e stiracchiò i muscoli contratti del collo. Sembrava stanco. Quasi spossato. Quando li riaprì, non erano più i pozzi di gelo che tutti conoscevano fin troppo bene: erano liquidi, destabilizzanti, umani. Il ghigno che gli incurvò le labbra sembrava più disperato che strafottente.

"In generale? Cacciarli da qui: queste sono le nostre terre. Non permetterò a dei forestieri di dettar legge."

"Hai sentito cos'ha detto il tuo piccolo umano, vero? Non sei in gradi di sconfiggerli da solo. E come Beta non posso far molto nemmeno io."

Derek ignorò il "che c'entro ora io" sibilato da Stiles che era saltato sull'attenti alle parole di Peter e si staccò dal lavandino, sembrando per un momento imponente. Il suo branco si ritirò intimidito, lui e Jackson si ritrovarono a ringhiare piano mentre Peter fece finta di nulla.

"Che c'è, t'è tornata la voglia di fare l'Alfa e di unirti a loro?"

"No, Derek. Come ti ho già detto, non è mia intenzione: volevo vendicarmi, ci sono riuscito, non c'è nessun altro che reputi responsabile per quella tragedia, quindi non ho più bisogno dei poteri dell'Alfa. Tuo padre era un Alfa, Derek: è una cosa che hai nel sangue. Ma lo sai come si fortifica un branco, e tu non hai mai fatto nulla di concreto in tal senso. Anzi, continui a cercare aiuto dove sai di non poterlo trovare."

O era un bugiardo terribilmente bravo, o era davvero sincero.

Derek invece era scosso. Si stava chiedendo quale ne fosse il motivo, quando lo vide fare due passi veloci in direzione dell'uscita. Venne bloccato dalla presa ferrea di Peter.

"Derek, ne abbiamo già parlato: dimmi cosa ti tormenta."

Nuovamente quegli occhi destabilizzanti. Si liberò in un attimo dalla presa di suo zio e lasciò la clinica veterinaria. Isaac, dopo un attimo, fece ridistendere Erica e gli andò appresso ignorando l'ordine di Peter di lasciarlo solo. Poi quello sguardo di ghiaccio si posò su Stiles.

"Hai intenzione di seguirlo anche tu?" gli chiese.

"Credo sarebbe prima di tutto fuori luogo e oltretutto completamente inutile. Per non parlare del fatto che fuori ci sono quattro Alfa ostili e che probabilmente ho il vostro odore addosso e che quindi le mie probabilità di passare inosservato si riducono drasticamente a valori molto vicini allo zero. E io odio i valori molto vicini allo zero." si guardò ancora per una volta intorno "Ora – se non ti dispiace, è ovvio – potresti spiegare anche a noi il divertente siparietto messo su da voi due? Non so per gli altri, ma per me è stato un po'... come dire... terrorizzante, ecco. E non siete nemmeno venuti alle mani. Era sempre così a casa vostra?"

Come facesse il suo blaterare ad avere quell'effetto calmante sui nervi di tutti era un mistero tutto ancora da scoprire.

Peter finse d'ignorarlo e Stiles sbuffò sonoramente, come al suo solito.

Boyd aveva raggiunto Erica e lo sguardo dell'uomo si era fissato su loro due.

"Voi cosa avete intenzione di fare? Ancora intenzionati a scappare o la crisi adolescenziale vi è terminata?"

Era stata lei a rispondere, mentre il dottore ricominciava a passare tintura di iodio sui tagli provocati dai quattro Alfa. Dopotutto, tra loro due era lei quella che prendeva le decisioni, lui si limitava a scegliere se seguirla o meno.

"Cosa ci nasconde Derek?"

"Forse faccio prima ad elencarvi cosa vi ha già detto piuttosto che quello che vi ha taciuto." minimizzò Peter osservandoli ma controllando Jackson e Lydia con la coda dell'occhio. "Derek non è solo il capobranco, lui è nato lupo in una famiglia di lupi: le cose che lui sa e che ancora non vi ha detto – per mancanza di tempo o perché non lo riteneva ancora il momento – sono infinite. I motivi che lo spingono a rendervi partecipi ma, soprattutto, quelli che lo fanno tacere sono talmente tanti che non mi basterebbe una vita per elencarveli, figuriamoci per spiegarveli. Vi dovrete fidare. Se non vi è possibile, quella è la porta. Non date retta agli sconosciuti, tenete un profilo basso e cercate di stare alla larga dalle famiglie di cacciatori. Per il resto, andate e divertitevi."

Scott aggrottò le sopracciglia per nulla soddisfatto, incapace di afferrare l'ultimo, semplice concetto.

"Sei disposto a lasciarli andare senza provare a fermarli?"

"Per me sono una responsabilità solo se fanno parte del branco. Io sono il Beta di Derek, così come lo è Isaac. Se loro hanno deciso di essere Beta di se stessi, come hai deciso tu, o Omega vagabondi per il mondo, io non posso impedirglielo."

Stiles sobbalzò lievemente, ma non aprì bocca. I suoi occhi però si fecero distanti, come alla ricerca di qualcosa che non riusciva ancora a comprendere.

L'attenzione di Peter passò a Jackson. E questi snudò le zanne.

"Siamo messi bene..." sospirò affranto pensando probabilmente a quanto lavoro ci fosse ancora da fare "Tu verrai con me. Non posso lasciarti vagabondare a tuo piacimento: abbiamo sottovalutato la tua situazione una volta, non commetteremo due volte lo stesso errore."

"E se fossi io a non essere interessato?"

L'altro sorrise e alzò le spalle, noncurante.

"Spiacente, ma non hai molta voce in capitolo."

Stiles uscì in quel momento dal suo mondo dei sogni e Scott si rese conto che non era, dopotutto, un mondo così slegato dalla realtà.

"Hai parlato al plurale. Cioè, ora, riferendoti a Jackson hai parlato al plurale. Non mi sembrava che tu e Derek andasse d'accordo, perlomeno fino ad un attimo fa... ma potrei sbagliarmi, magari saltarsi alla gola è un modo che hanno i licantropi per manifestare il proprio incondizionato affetto."

"Stiles."

Scott quasi non si rese conto di aver parlato: l'espressione di Peter non gli diceva nulla di buono. Sembrava ce l'avesse col suo amico, anche se non riusciva a capirne il motivo. Anche prima, quando Derek gli si era avvicinato, Peter non aveva reagito bene. Qual era il suo problema?

Peter, nonostante Stiles si fosse zittito, non sembrava avesse voglia di spostare la propria attenzione.

Poi, d'un tratto, dovette leggere qualcosa nelle iridi atterrite dell'altro perché sorrise, in quel modo tutto suo, quello che dava i brividi.

"Siamo un branco, Stiles. Le decisioni del capobranco sono inevitabilmente le decisioni di tutto il branco e le decisioni del singolo sono per forza di cose responsabilità del capobranco. Spero che ora sia chiaro a tutti."




Grazie per i meravigliosi commenti. Spero che questo capitolo sia all'altezza del precedente ^_^
Scusatemi il ritardo con cui posto - qesto capitolo è pronto da una settimana - ma la vita reale che sembrava essersi in qualche modo stabilizzata, ha deciso di farsi nuovamente valere. E non credo che riuscirò a far meglio di un cap a settimana.
Grazie ancora
  
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