YOU ARE MY SUNSHINE
CAPITOLO TRE
Blake
detestava fare la spesa, come detestava fare
shopping. Provava una specie di repulsione per tutti i tipi di negozi,
che non
fossero quelli di dvd, di dischi o di elettronica.
E sua madre, nonostante lo sapesse perfettamente, lo aveva mandato
comunque a
comprare quelle dannate patate per fare il purè.
C’era di buono che almeno
avrebbero mangiato purè a cena, visto che lui lo adorava.
Ad
un tratto però, dirigendosi di malavoglia verso
la cassa, passò accanto allo scaffale della pasta e
sgranò di colpo gli occhi
sentendo il cuore fare le capriole nel suo petto.
Dannazione!
Quello era il ragazzo del locale.
Velocemente,
si nascose dietro allo scaffale vicino
e restò lì per recuperare un attimo il fiato.
Sperava
tanto che non lo avesse notato, ci avrebbe
fatto proprio una pessima figura. Adesso doveva soltanto prendere
un’altra
strada per andare alla cassa senza passare accanto a lui.
Ma, non appena fece per andarsene, si bloccò di colpo e
ritornò su suoi passi.
Sicuramente il suo amico Ken gli avrebbe dato del coglione, non poteva
comportarsi come un coniglio spaurito. Avrebbe almeno potuto
presentarsi, era
solo un ragazzo, non l’avrebbe mica mangiato. E poi era
curioso di sentire la
sua voce.
E
così, facendosi coraggio e stringendo forte il
sacco con le patate, attraversò lo scaffale di pasta e
andò incontro al suo
ignaro principe azzurro.
“Ciao!”
lo salutò, non appena gli fu davanti. Era
esattamente come se lo ricordava, bello da mozzare il fiato,
più alto di lui di
una ventina di centimetri, i capelli tirati un po’ indietro
con un paio di
ciuffi che gli cadevano sulla fronte spaziosa e gli occhiali scuri a
dargli
un’aria un po’ misteriosa.
“Ciao”.
Ricambiò l’altro con un tono stranito,
alzando il capo nella sua direzione.
“Ehm…
forse non ti ricordi… sono quello del locale,
vi ho servito il cibo”.
L’altro
inarcò le sopracciglia nel tentativo di
ricordarsi a che cosa alludesse il tipo che gli si era piazzato
davanti, ma poi
gli venne finalmente l’illuminazione.
“Ah
sì, ora mi ricordo!” esclamò, portando
una mano
a scompigliarsi i capelli. “Certo che hai una bella memoria
tu, per ricordarti
ancora di me”. Aggiunse mostrando un sorriso sghembo e Blake
per poco non
svenne.
Certo
che mi ricordo di te. Mi hai colpito al cuore.
“Sì,
be’… ho una buona memoria”. Si
giustificò, sorridendo
imbarazzato. Sentì improvvisamente caldo, significava che
era diventato rosso.
Maledizione! Sperò che l’altro non se ne
accorgesse. “Comunque, non ti
preoccupare se tu non ti ricordi di me, non mi offendo mica e poi
sembro un
altro senza la divisa, sai, un po’ come quelle persone che
senza i vestiti che
portano di solito sembrano irriconoscibili…”.
Aveva iniziato a blaterare cose
senza senso, se ne rendeva conto anche da solo, ma era come se avesse
inserito
l’automatico, ormai non riusciva a bloccarsi.
“Tranquillo,
ho capito cosa intendi”. Lo interruppe
il moro, senza smettere di sorridere. “Ma anche se avessi
voluto…”. Sollevò il
bastone bianco per farglielo vedere. “Sai, ho un piccolo
problemino alla
vista”.
Blake
sgranò gli occhi scioccato. “Oh, cazzo…
tu
sei…”.
“Eh
sì”.
“Accidenti,
non me n’ero neanche accorto. M… mi
dispiace”.
“Ti
dispiace di non essertene accorto o perché sono
cieco?”
“Non
lo so, per tutte due credo”.
L’altro
ridacchiò. “Non dispiacerti, meglio che non
te ne sia accorto. Di solito è la prima cosa che le persone
notano in me quando
mi guardano”.
“Oh
davvero?”
Non
è possibile. Come fanno? Sei talmente bello che non si
potrebbe notare
nient’altro oltre la tua bellezza.
Però
adesso si spiegavano un bel po’ di cose: ad
esempio, perché portasse gli occhiali da sole anche nei
luoghi al chiuso e
perché non lo stesse guardando in viso mentre gli parlava.
Certo che era stato un idiota a non essersene accorto prima. E dire che
l’aveva
osservato bene quando l’aveva visto la prima volta.
“Comunque,
non mi sono neanche presentato. Io sono
Blake”. Disse alla fine, per cambiare discorso visto che
quello era diventato
un po’ ostico. Fece per porgergli la mano, ma alla fine ci
ripensò,
ritrovandosi a scrollarla in aria come se stesse scacciando via i
moscerini.
Tanto l’altro non l’avrebbe vista.
“E
io Tyler”.
“Piacere,
Tyler”.
Improvvisamente,
un tizio grosso quanto un barile
gli passò dietro col carello e Blake si dovette spostare per
farlo passare in
quello stretto spazio. Ma facendo questo, si ritrovò quasi
addosso a Tyler. Non
appena alzò lo sguardo si accorse di quanto erano vicini,
talmente vicini che
riusciva a sfiorargli le converse con le proprie e, se si fosse
sollevato sulle
punte, avrebbe potuto anche baciarlo. E ne fu terribilmente tentato, fu
terribilmente tentato di prendere possesso di quelle labbra color
pesca, così
perfette e così morbide.
“Tyler!”
Entrambi
voltarono la testa nella direzione da cui
proveniva quella voce e Blake vide una donna piuttosto giovane, dai
capelli
biondi raccolti in una coda di cavallo e un pacco di carta igienica
sotto
braccio venire loro incontro.
“Scusa
se ci ho messo tanto, ma questo posto sembra
un labirinto”.
“Ehm…
mamma”. Fece Tyler, guardando per terra.
“Questo è Blake”.
La
donna spostò lo sguardo sul ragazzo accanto a suo
figlio, curiosa. Era un tipo parecchio più basso di suo
figlio, magro e senza
muscoli particolari, addirittura la maglietta che aveva addosso gli
stava
abbastanza larga. Aveva i capelli biondo rossicci, gli occhi verdi e
qualche
lentiggine sparsa sul viso. Ma tutto sommato era carino, aveva uno
sguardo da
cucciolo bisognoso di coccole.
“Ciao,
Blake. Io sono Kelly, la madre di Ty”. Si
presentò lei, porgendogli la mano.
“Sua
madre? Wow, avrei detto che fosse sua sorella”.
Kelly
rise divertita. “Oh caro, lo prendo per un
complimento”.
“Certo!”
“Comunque,
noi ora dobbiamo andare”. Aggiunse,
riponendo la carta igienica nel carello.
“Sì.
Ehm… pure io. Mia madre mi aspetta. Ci vediamo
Tyler”.
Li
salutò entrambi frettolosamente, per l’ennesima
volta in imbarazzo, e corse via, sorridendo allegro fra sé e
sé.
***
Ken
si stava preparando un succulento panino alla
mortadella e, proprio mentre stava abbondando con il ketchup e la
mostarda,
sentì dei forti ed insistenti colpi alla porta.
Volle, però, prima finire di preparare il panino, ma quello
che bussava
sembrava avere particolarmente fretta, visto che non smetteva un attimo
di
schiaffeggiare la porta.
“Arrivo!”
gridò dalla cucina, asciugandosi le mani
in uno strofinaccio.
Lasciò
di malavoglia il suo panino e, attraversando
il salotto, arrivò alla porta d’ingresso e
l’aprì, sperando tanto che fosse
qualcosa di veramente importante, visto che aveva dovuto mollare la sua
cena.
“Oh
Blake”. Disse con tono un po’ deluso, trovandosi
davanti la solita faccia da schiaffi dell’amico.
Spalancò la porta per farlo entrare e gli voltò
le spalle per tornare in
cucina.
Blake
lo seguì fedele come un cagnolino, anzi, per
poco non si mise addirittura a sbavare da quanto contento era in quel
momento.
“Non
sai cosa mi è appena successo”. sbottò,
dietro
le spalle di Ken che finalmente poteva finirsi il suo tanto agognato
panino. Ma
l’altro sembrava proprio che non vedesse l’ora di
confidargli quello che gli
era appena successo e l’amico seppe subito che non si sarebbe
liberato tanto
facilmente.
“Ricky
Martin è venuto a bussare alla tua porta?”
ipotizzò Ken ironico, ma usando un tono indifferente, come
di chi è leggermente
annoiato. In realtà, però, doveva ammettere che
si divertiva ad ascoltare le
storie di Blake e a volte le ascoltava con piacere.
“Ehm,
quasi”.
“Wow.
Allora non tenermi sulle spine”.
Kenny
prese il suo panino dal piatto e cominciò
finalmente a mangiarlo, gustandoselo e assaporando tutti gli
ingredienti. Con
gli occhi cercò di prestare attenzione all’amico.
“Hai
presente il bellissimo ragazzo del locale che
ho visto la settimana scorsa?”
“Quello
che hai descritto come se fosse Patrick
Sweyze in Dirty Dancing?”
“Sì,
proprio lui. Ebbene, l’ho visto al supermercato
poco fa”.
Il
ragazzo del panino sgranò gli occhi e per poco
non si strozzò con la mortadella per la sorpresa.
“Dici…
dici sul serio?”
“Sììììì!”
gridò Blake tutto contento, battendo le
mani e saltellando.
“E...?”
fece l’altro, affinché l’amico
continuasse.
Intanto diede un altro morso al panino.
“Ho
scoperto che si chiama Tyler, che è parecchio
più alto di me e che la donna che sembrava sua sorella
è in realtà sua madre e
si chiama Kelly”.
“Wow!
E ci hai parlato?”
“Sì,
e ha una voce stupenda. Forte, profonda…”.
Ken
si aspettò di sentire una lista di aggettivi,
tutti positivi, che descrivessero solo la voce di questo misterioso
ragazzo, ma
Blake si zittì di colpo e sembrò rabbuiarsi.
“E
adesso che c’è?”
“Ho
scoperto un’altra cosa su di lui”.
“Cioè?”
“Be’…
è… cieco”.
Ken
lo guardò con una faccia confusa. “Che intendi
per… cieco?”
“Intendo
che è cieco. Cos’altro dovrebbe voler
dire?”
“Oh!
Quindi, non… non ci vede”.
“Eh
già”.
“Accidenti”.
Finì di mangiarsi il suo panino in
silenzio, per poi aggiungere. “Senti, secondo me dovresti
lasciarlo perdere.
Con tutta probabilità sarà etero e comunque sia,
se anche dovesse succedere
qualcosa tra voi, non è facile stare accanto ad una persona
che ha un
handicap…”.
“Ma
non posso lasciarlo perdere, Ken. Io mi sono
innamorato e adesso che ho scoperto di questo suo problema…
sento di amarlo
ancora di più”.
L’amico
sospirò. “Ci soffrirai e basta, Blaky”.
“Questo
lo dici tu. Comunque ora devo andare, mia
madre sta aspettando le sue patate”.
“Quali
patate?”
Non
fece nemmeno in tempo a finire la domanda che
Blake se n’era già andato. Quel ragazzo era
totalmente matto, ma aveva anche un
filo di masochismo dentro le vene. Insomma, doveva volersi veramente
male per
innamorarsi della prima persona che vedeva. Quindi, o era masochista o
stupido.
Ma Blake non era stupido. Era un grande sognatore, terribilmente
romantico e
lunatico, un po’ imbranato e sbadato, con la testa
perennemente tra le nuvole.
Era rimasto un po’ bambino, credeva facilmente in tutto
ciò che gli si diceva.
Il suo più grande difetto era, forse, che si fidava troppo
delle persone.
E credeva nell’amore, in quello a prima vista.
Non era certo una persona superficiale, anche se la maggior parte dei
ragazzi
di cui si era innamorato avevano un bell’aspetto. Lui diceva
di sentire una
specie di segnale, come una freccia o un fulmine che gli attraversa gli
occhi,
per poi colpirlo dritto al cuore e all’anima, percuotendolo
come vengono
percossi gli alberi dal vento.
Molto
poetico, sì.
Ma
non era più poetico, né romantico quando poi,
riceveva il due di picche da tutti quelli che lui aveva vanamente, ma
veramente
creduto veri amori, scoprendo che, invece, l’avevano solo
usato per portarselo
a letto o ingelosire qualcun altro.
E lui ci rimaneva male, terribilmente male, ogni volta che lo
lasciavano
pensava fosse colpa sua e si tormentava, si rintanava nel letto e non
mangiava
per giorni. Così toccava a lui e
Lucy
cercare di tirarlo su di morale. Per
fortuna che a Blake ci voleva poco per riprendersi, ma allo stesso
tempo
soffriva di sbalzi d’umore peggio di una donna incinta.
Eh
sì, era proprio
unico nel suo genere.
MILLY’S
SPACE
Buonsalve…
finalmente riesco ad aggiornare qualcosa…
questa è stata una settimana da delirio, la scuola
è appena iniziata e già mi
son fatta la gobba sui libri.
Ma
non voglio annoiarvi coi miei problemi.
Che
ne pensate di questo capitolo?
Blake ha scoperto che Tyler è cieco ma sembra averla presa
piuttosto bene… e
cosa ne pensa Tyler del bel rossino?
Leggete il prossimo capitolo per scoprirlo ^^.
ROXY_BLACK:
be’,
sembra che tu abbia indovinato ^^ comunque no, non sei scema se non te
ne sei
accorta. Non ho voluto svelare subito questo lato, quindi, meglio ^^.
Un
bacione grande grande… alla prossima, M. : )
FEDE15498:
Tyler: cosa? Sarebbe una figata il fatto che io sia cieco??!! *le
sbatte il
bastone in testa in preda a una rabbia feroce* Milly: a cuccia, tu!!
Hola chica
^^ appena ho letto la tua recensione mi sono guardata intorno
sentendomi
osservata, sai, un po’ come se ci fossero le telecamere del
Grande Fratello (e
sì, conosco anche Friends, ma non l’ho mai
guardato ^^). Ma dovrei sentirmi in
colpa per averti fatta diventare sadica? O.O Però son
contenta che la storia ti
piaccia, continua a seguirmi e sarai ricompensata… non so da
cosa, ma va be’ ^^.
Un bacione, Milly.