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Autore: millyray    20/09/2012    2 recensioni
Kelly, insieme al figlio diciassettenne Tyler, decide di trasferirsi a Miami, lasciandosi alle spalle la loro vecchia casa nell'Indiana, tutto ciò che avevano costruito e, soprattutto, le loro vecchie vite.
Hanno bisogno di ricominciare da capo, da un nuovo punto di partenza dopo che le loro vite si sono improvvisamente incrinate, specialmente quella di Tyler a cui la vita ha deciso di togliere molte cose e che, per questo, non riesce più a trovare un motivo per sorridere.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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YOU ARE MY SUNSHINE

CAPITOLO TRE

Blake detestava fare la spesa, come detestava fare shopping. Provava una specie di repulsione per tutti i tipi di negozi, che non fossero quelli di dvd, di dischi o di elettronica.
E sua madre, nonostante lo sapesse perfettamente, lo aveva mandato comunque a comprare quelle dannate patate per fare il purè. C’era di buono che almeno avrebbero mangiato purè a cena, visto che lui lo adorava.

Ad un tratto però, dirigendosi di malavoglia verso la cassa, passò accanto allo scaffale della pasta e sgranò di colpo gli occhi sentendo il cuore fare le capriole nel suo petto.

Dannazione! Quello era il ragazzo del locale.

Velocemente, si nascose dietro allo scaffale vicino e restò lì per recuperare un attimo il fiato.

Sperava tanto che non lo avesse notato, ci avrebbe fatto proprio una pessima figura. Adesso doveva soltanto prendere un’altra strada per andare alla cassa senza passare accanto a lui.
Ma, non appena fece per andarsene, si bloccò di colpo e ritornò su suoi passi. Sicuramente il suo amico Ken gli avrebbe dato del coglione, non poteva comportarsi come un coniglio spaurito. Avrebbe almeno potuto presentarsi, era solo un ragazzo, non l’avrebbe mica mangiato. E poi era curioso di sentire la sua voce.

E così, facendosi coraggio e stringendo forte il sacco con le patate, attraversò lo scaffale di pasta e andò incontro al suo ignaro principe azzurro.

“Ciao!” lo salutò, non appena gli fu davanti. Era esattamente come se lo ricordava, bello da mozzare il fiato, più alto di lui di una ventina di centimetri, i capelli tirati un po’ indietro con un paio di ciuffi che gli cadevano sulla fronte spaziosa e gli occhiali scuri a dargli un’aria un po’ misteriosa.

“Ciao”. Ricambiò l’altro con un tono stranito, alzando il capo nella sua direzione.

“Ehm… forse non ti ricordi… sono quello del locale, vi ho servito il cibo”.

L’altro inarcò le sopracciglia nel tentativo di ricordarsi a che cosa alludesse il tipo che gli si era piazzato davanti, ma poi gli venne finalmente l’illuminazione.

“Ah sì, ora mi ricordo!” esclamò, portando una mano a scompigliarsi i capelli. “Certo che hai una bella memoria tu, per ricordarti ancora di me”. Aggiunse mostrando un sorriso sghembo e Blake per poco non svenne.

Certo che mi ricordo di te. Mi hai colpito al cuore.

“Sì, be’… ho una buona memoria”. Si giustificò, sorridendo imbarazzato. Sentì improvvisamente caldo, significava che era diventato rosso. Maledizione! Sperò che l’altro non se ne accorgesse. “Comunque, non ti preoccupare se tu non ti ricordi di me, non mi offendo mica e poi sembro un altro senza la divisa, sai, un po’ come quelle persone che senza i vestiti che portano di solito sembrano irriconoscibili…”. Aveva iniziato a blaterare cose senza senso, se ne rendeva conto anche da solo, ma era come se avesse inserito l’automatico, ormai non riusciva a bloccarsi.

“Tranquillo, ho capito cosa intendi”. Lo interruppe il moro, senza smettere di sorridere. “Ma anche se avessi voluto…”. Sollevò il bastone bianco per farglielo vedere. “Sai, ho un piccolo problemino alla vista”.

Blake sgranò gli occhi scioccato. “Oh, cazzo… tu sei…”.

“Eh sì”.

“Accidenti, non me n’ero neanche accorto. M… mi dispiace”.

“Ti dispiace di non essertene accorto o perché sono cieco?”

“Non lo so, per tutte due credo”.

L’altro ridacchiò. “Non dispiacerti, meglio che non te ne sia accorto. Di solito è la prima cosa che le persone notano in me quando mi guardano”.

“Oh davvero?”

Non è possibile. Come fanno? Sei talmente bello che non si potrebbe notare nient’altro oltre la tua bellezza.  

Però adesso si spiegavano un bel po’ di cose: ad esempio, perché portasse gli occhiali da sole anche nei luoghi al chiuso e perché non lo stesse guardando in viso mentre gli parlava.
Certo che era stato un idiota a non essersene accorto prima. E dire che l’aveva osservato bene quando l’aveva visto la prima volta.

“Comunque, non mi sono neanche presentato. Io sono Blake”. Disse alla fine, per cambiare discorso visto che quello era diventato un po’ ostico. Fece per porgergli la mano, ma alla fine ci ripensò, ritrovandosi a scrollarla in aria come se stesse scacciando via i moscerini. Tanto l’altro non l’avrebbe vista.

“E io Tyler”.

“Piacere, Tyler”.

Improvvisamente, un tizio grosso quanto un barile gli passò dietro col carello e Blake si dovette spostare per farlo passare in quello stretto spazio. Ma facendo questo, si ritrovò quasi addosso a Tyler. Non appena alzò lo sguardo si accorse di quanto erano vicini, talmente vicini che riusciva a sfiorargli le converse con le proprie e, se si fosse sollevato sulle punte, avrebbe potuto anche baciarlo. E ne fu terribilmente tentato, fu terribilmente tentato di prendere possesso di quelle labbra color pesca, così perfette e così morbide.

“Tyler!”

Entrambi voltarono la testa nella direzione da cui proveniva quella voce e Blake vide una donna piuttosto giovane, dai capelli biondi raccolti in una coda di cavallo e un pacco di carta igienica sotto braccio venire loro incontro.

“Scusa se ci ho messo tanto, ma questo posto sembra un labirinto”.

“Ehm… mamma”. Fece Tyler, guardando per terra. “Questo è Blake”.

La donna spostò lo sguardo sul ragazzo accanto a suo figlio, curiosa. Era un tipo parecchio più basso di suo figlio, magro e senza muscoli particolari, addirittura la maglietta che aveva addosso gli stava abbastanza larga. Aveva i capelli biondo rossicci, gli occhi verdi e qualche lentiggine sparsa sul viso. Ma tutto sommato era carino, aveva uno sguardo da cucciolo bisognoso di coccole.

“Ciao, Blake. Io sono Kelly, la madre di Ty”. Si presentò lei, porgendogli la mano.

“Sua madre? Wow, avrei detto che fosse sua sorella”.

Kelly rise divertita. “Oh caro, lo prendo per un complimento”.

“Certo!”

“Comunque, noi ora dobbiamo andare”. Aggiunse, riponendo la carta igienica nel carello.

“Sì. Ehm… pure io. Mia madre mi aspetta. Ci vediamo Tyler”.

Li salutò entrambi frettolosamente, per l’ennesima volta in imbarazzo, e corse via, sorridendo allegro fra sé e sé.

***

Ken si stava preparando un succulento panino alla mortadella e, proprio mentre stava abbondando con il ketchup e la mostarda, sentì dei forti ed insistenti colpi alla porta.
Volle, però, prima finire di preparare il panino, ma quello che bussava sembrava avere particolarmente fretta, visto che non smetteva un attimo di schiaffeggiare la porta.

“Arrivo!” gridò dalla cucina, asciugandosi le mani in uno strofinaccio.

Lasciò di malavoglia il suo panino e, attraversando il salotto, arrivò alla porta d’ingresso e l’aprì, sperando tanto che fosse qualcosa di veramente importante, visto che aveva dovuto mollare la sua cena.

“Oh Blake”. Disse con tono un po’ deluso, trovandosi davanti la solita faccia da schiaffi dell’amico.
Spalancò la porta per farlo entrare e gli voltò le spalle per tornare in cucina.

Blake lo seguì fedele come un cagnolino, anzi, per poco non si mise addirittura a sbavare da quanto contento era in quel momento.

“Non sai cosa mi è appena successo”. sbottò, dietro le spalle di Ken che finalmente poteva finirsi il suo tanto agognato panino. Ma l’altro sembrava proprio che non vedesse l’ora di confidargli quello che gli era appena successo e l’amico seppe subito che non si sarebbe liberato tanto facilmente.

“Ricky Martin è venuto a bussare alla tua porta?” ipotizzò Ken ironico, ma usando un tono indifferente, come di chi è leggermente annoiato. In realtà, però, doveva ammettere che si divertiva ad ascoltare le storie di Blake e a volte le ascoltava con piacere.

“Ehm, quasi”.

“Wow. Allora non tenermi sulle spine”.

Kenny prese il suo panino dal piatto e cominciò finalmente a mangiarlo, gustandoselo e assaporando tutti gli ingredienti. Con gli occhi cercò di prestare attenzione all’amico.

“Hai presente il bellissimo ragazzo del locale che ho visto la settimana scorsa?”

“Quello che hai descritto come se fosse Patrick Sweyze in Dirty Dancing?”

“Sì, proprio lui. Ebbene, l’ho visto al supermercato poco fa”.

Il ragazzo del panino sgranò gli occhi e per poco non si strozzò con la mortadella per la sorpresa.

“Dici… dici sul serio?”

“Sììììì!” gridò Blake tutto contento, battendo le mani e saltellando.

“E...?” fece l’altro, affinché l’amico continuasse. Intanto diede un altro morso al panino.

“Ho scoperto che si chiama Tyler, che è parecchio più alto di me e che la donna che sembrava sua sorella è in realtà sua madre e si chiama Kelly”.

“Wow! E ci hai parlato?”

“Sì, e ha una voce stupenda. Forte, profonda…”.

Ken si aspettò di sentire una lista di aggettivi, tutti positivi, che descrivessero solo la voce di questo misterioso ragazzo, ma Blake si zittì di colpo e sembrò rabbuiarsi.

“E adesso che c’è?”

“Ho scoperto un’altra cosa su di lui”.

“Cioè?”

“Be’… è… cieco”.

Ken lo guardò con una faccia confusa. “Che intendi per… cieco?”

“Intendo che è cieco. Cos’altro dovrebbe voler dire?”

“Oh! Quindi, non… non ci vede”.

“Eh già”.

“Accidenti”. Finì di mangiarsi il suo panino in silenzio, per poi aggiungere. “Senti, secondo me dovresti lasciarlo perdere. Con tutta probabilità sarà etero e comunque sia, se anche dovesse succedere qualcosa tra voi, non è facile stare accanto ad una persona che ha un handicap…”.

“Ma non posso lasciarlo perdere, Ken. Io mi sono innamorato e adesso che ho scoperto di questo suo problema… sento di amarlo ancora di più”.

L’amico sospirò. “Ci soffrirai e basta, Blaky”.

“Questo lo dici tu. Comunque ora devo andare, mia madre sta aspettando le sue patate”.

“Quali patate?”

Non fece nemmeno in tempo a finire la domanda che Blake se n’era già andato. Quel ragazzo era totalmente matto, ma aveva anche un filo di masochismo dentro le vene. Insomma, doveva volersi veramente male per innamorarsi della prima persona che vedeva. Quindi, o era masochista o stupido.
Ma Blake non era stupido. Era un grande sognatore, terribilmente romantico e lunatico, un po’ imbranato e sbadato, con la testa perennemente tra le nuvole. Era rimasto un po’ bambino, credeva facilmente in tutto ciò che gli si diceva. Il suo più grande difetto era, forse, che si fidava troppo delle persone.
E credeva nell’amore, in quello a prima vista.
Non era certo una persona superficiale, anche se la maggior parte dei ragazzi di cui si era innamorato avevano un bell’aspetto. Lui diceva di sentire una specie di segnale, come una freccia o un fulmine che gli attraversa gli occhi, per poi colpirlo dritto al cuore e all’anima, percuotendolo come vengono percossi gli alberi dal vento.

Molto poetico, sì.

Ma non era più poetico, né romantico quando poi, riceveva il due di picche da tutti quelli che lui aveva vanamente, ma veramente creduto veri amori, scoprendo che, invece, l’avevano solo usato per portarselo a letto o ingelosire qualcun altro.
E lui ci rimaneva male, terribilmente male, ogni volta che lo lasciavano pensava fosse colpa sua e si tormentava, si rintanava nel letto e non mangiava per giorni. Così toccava a lui e  Lucy cercare di tirarlo su di morale.  Per fortuna che a Blake ci voleva poco per riprendersi, ma allo stesso tempo soffriva di sbalzi d’umore peggio di una donna incinta.

Eh sì, era proprio unico nel suo genere.

 

 

MILLY’S SPACE

Buonsalve… finalmente riesco ad aggiornare qualcosa… questa è stata una settimana da delirio, la scuola è appena iniziata e già mi son fatta la gobba sui libri.

Ma non voglio annoiarvi coi miei problemi.

Che ne pensate di questo capitolo?
Blake ha scoperto che Tyler è cieco ma sembra averla presa piuttosto bene… e cosa ne pensa Tyler del bel rossino?
Leggete il prossimo capitolo per scoprirlo ^^.

 

ROXY­­_BLACK: be’, sembra che tu abbia indovinato ^^ comunque no, non sei scema se non te ne sei accorta. Non ho voluto svelare subito questo lato, quindi, meglio ^^. Un bacione grande grande… alla prossima, M. : )

FEDE15498: Tyler: cosa? Sarebbe una figata il fatto che io sia cieco??!! *le sbatte il bastone in testa in preda a una rabbia feroce* Milly: a cuccia, tu!! Hola chica ^^ appena ho letto la tua recensione mi sono guardata intorno sentendomi osservata, sai, un po’ come se ci fossero le telecamere del Grande Fratello (e sì, conosco anche Friends, ma non l’ho mai guardato ^^). Ma dovrei sentirmi in colpa per averti fatta diventare sadica? O.O Però son contenta che la storia ti piaccia, continua a seguirmi e sarai ricompensata… non so da cosa, ma va be’ ^^. Un bacione, Milly.

  
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