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Autore: RoriStark    24/09/2012    3 recensioni
questa fic la dedico alla mia amica Lucia che non so da quanto sta aspettando di leggerla decentemente XD *hug* spero sia di vostro gradimento!
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cell, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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L’essere prefetto era immobile in mezzo al ring che aveva creato appositamente per il grande torneo. Il torneo in cui avrebbe distrutto ed umiliato quei sayan presuntuosi ed i loro insignificanti amichetti terrestri. Non che avesse nulla di cui vendicarsi, ma qualcosa dentro di lui lo spingeva ad odiarli. Qualcosa nelle sue cellule lo costringeva a cercare una vendetta probabilmente impressagli dal suo creatore. Poco importava, a lui bastava vederli piegarsi sotto la sua potenza e perfezione. Era lui l’essere perfetto, era lui Cell. Aveva rischiato più volte di finire male. Con quegli scimmioni  non bisognava dar nulla per scontato. Di punto in bianco riuscivano a scatenare una forza inimmaginabile. Se non fosse stato per l’arroganza di vegeta che gli aveva permesso di assorbire l’ultimo cyborg, ora non sarebbe lì. Beh, poco male, ora era davvero perfetto e niente e nessuno lo avrebbe fermato. Cell era immobile, solamente il suo petto si alzava e si abbassava ad ogni suo respiro. Era calmo e concentrato, non voleva allenarsi, non ne aveva bisogno. Poi un rumore. Dietro di lui, in mezzo al campo di grano, qualcosa, o meglio qualcuno stava correndo verso di lui.  Qualche pazzo incosciente che voleva sfidarlo? I soliti giornalisti? O forse quei seccatori dei militari che non facevano altro che fargli venire l’orticaria con quelle armi inutili. Voltandosi però notò una figura minuta. Aveva i capelli magenta,  sulla testa aveva come delle piume blu dodger che risaltavano in maniera impressionante sulla testa di lei. Aveva una divisa scolastica alla marinara. Ormai aveva imparato a distinguerle, dato che aveva sterminato chissà quanta gente con gli stessi abiti. Anche se quella doveva essere una delle poche scuole che erano rimaste. Cell la osservò con la coda dell’occhio mentre si avvicinava al ring. Era pazza? O forse voleva trovare un modo originale per suicidarsi. E la giovane continuava ad avanzare verso Cell. Aveva in mano un microfono collegato ad una specie di registratore con cassetta. Una recluta dei giornalisti? O magari una trovata per la prima pagina del giornalino scolastico. Povera pazza. La ragazzina si avvicinò all’essere perfetto. Sembrava terrorizzata, allora perché era andata là? Forse una stupida scommessa tra ragazzini. Poco importava, l’avrebbe uccisa in un attimo, forse bastava anche la sua aura leggermente aumentata per inchiodarla a terra. Cell aveva chiuso gli occhi, non aveva nemmeno voglia di starla a guardare, aveva già perso troppo tempo con lei.
“mi…scusi…signor Cell..”
Signor Cell? Era pazza? Ce ne erano di svalvolati in giro ma lei sembrava fregarli tutti. Nessuno l’aveva mai chiamato signore, come se fosse un essere umano. Che schifo. Lui non rispose, rimase fermo senza muovere un muscolo
“la...la prego, vorrei solo…farle delle domande..”
“ragazzina, ti rendi conto di chi hai davanti?”
“c...certo...che sì…ma..”
“allora smamma, goditi i tuoi ultimi giorni, sei venuta qui ad anticipare la tua fine?”
“no signor Cell...io…devo farle quest’intervista...la prego…altrimenti..”
“mi picchi?”
Stavolta Cell aprì gli occhi. La osservò diversi secondi quando si rese conto che quell’ “altrimenti” non era una minaccia per lui. La osservò ancora, era molto più bassa di lui, i capelli di lei erano veramente lunghi, dall’aspetto sembrava un coniglietto, anche per il fiocco rosa che aveva intesta che sembrava dare l’effetto di un paio di orecchie da roditore mangia carote.
“no….certo che no signor Cell…io…devo..”
“farmi delle domande.”
“esatto...se non….se non le dispiace...se…se è ok”
“ragazzina, io sto per distruggere la terra, l’unica cosa che dovrete sapere, è che la vostra fine è prossima.”
“oh…ma…chi è il suo creatore? Ha una famiglia? Non è di questo pianeta vero?”
Cell abbassò di nuovo lo sguardo. Si trovò a fissare gli occhi di lei, azzurri come le piume che aveva in testa. Non poté osservarli a lungo che la giovane distolse lo sguardo imbarazzata
“hai un nome ragazzina?”
“Kotori…Kotori Noriaki!”
Rispose lei sobbalzando come se si stesse presentando alla sua nuova sezione o ad un esibizione da concorso. Cell non poté farsi sfuggire una risatina, ma poi tornò serio
“e cosa vuoi chiedermi? Kotori Noriaki?”
Kotori si morse il labbro accendendo il microfono, si alzò sulle punte per avvicinarlo al volto di Cell che però non si abbassò minimamente. Non si era piegato davanti ai sayan, figuriamoci davanti ad uno stupido uccelletto.
“lei è nato qui? O viene da un altro pianeta?”
Si annoiava, si annoiava a morte. Mancavano ancora 5 giorni al torneo e non ne poteva più a star lì senza far nulla. Quella domanda sembrava la prima di una lunga serie così decise di fare a modo suo. Senza dir nulla, allungò la mano prendendo la giovane per lo zaino che aveva in spalla. La sollevò di peso senza badare ai gridolini che emetteva. Erano simili ai pigolii di un uccellino affamato. Le gambe di Cell si flessero pronte per una potente spinta, Le ali rigide si alzarono appena come per aumentare la spinta. In un attimo era già in volo. Kotori era rimasta appesa mentre si dimenava emettendo strani versetti. Cell esasperato la afferrò meglio portandosela alla spalla. Sentì la giovane aggrapparsi alle sue ali terrorizzata mentre gli implorava di scendere. Ma lui volava in alto, sempre più in alto finché non sentì la presa della giovane allentarsi, ora non gridava più, chissà come mai. Poi decise per un attimo di prestare attenzione a  cosa stava farfugliando
“per…favore…aria…non….respiro…”
Merda. Ma gli umani erano davvero così schifosamente deboli? Bastava l’aria più rarefatta per ucciderla? Senza pensarci troppo su, Cell si abbassò di quota mentre sentiva la presa della ragazza tornare salda e i respiri profondi di lei dopo l’apnea. Gli umani erano schifosamente deboli, e lei forse era tra i primi.
“p…perché stiamo volando?? Dove vuole portarmi??”
“non lo so, ho visto molti umani tenere degli animali domestici così ho pensato di tenerti un po’ per passare il tempo”
“ma io non sono un animale”
“ti chiami Kotori, che significa uccellino, perciò ora sei il mio animale domestico”
“posso almeno finire l’intervista?”
“vedremo..”
“intanto dove…dove stiamo andando?”
Cell non riusciva a vederla, era aggrappata alle sue ali distesa quasi del tutto sulla sua schiena, la teneva per i fianchi, era davvero piccola e minuta. I capelli svolazzavano dalla parte opposta . Non sapeva nemmeno lui dove stavano andando. Magari un parco, era lì che di solito gli umani portavano i loro animali domestici. Era curioso di vedere come si sarebbe comportato un umano. Specialmente quella strana ragazzina.
“andiamo a fare una passeggiata uccelletto”
  
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