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Autore: LawrenceTwosomeTime    25/09/2012    1 recensioni
Un ragazzo gentile e pacifico cova un sentimento di odio che risale alla sua adolescenza. La resa dei conti con l'oggetto del suo risentimento (uno dei tanti, che però dovrà pagare a nome di tutti) si avvicina.
Una storia di vendetta basata in buona misura sui dialoghi.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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”Sono rimasto di sasso quando mi hai telefonato!”
“Posso immaginarlo”
“Si, insomma, all’inizio non avevo riconosciuto la tua voce, poi mi hai detto chi eri e… bè, eccoci qui!”
“Si. Eccoci qui”
“Mi vuoi dire perché ti è venuto in mente di chiamarmi? Non mi pare che alle medie noi due fossimo grandi amici”
“È vero. Ma quando eravamo dei ragazzini, tutto aveva una tonalità più… nitida, diciamo. Ogni nuovo incontro era uno scontro, ogni promessa una preghiera”
“Me lo ricordavo questo tuo lato poetico… Eri un bambino molto tranquillo, e parlavi come un adulto”
“Chissà perché, la gente se lo ricorda sempre”
“Dove siamo?”
“Oh, volevo mostrarti un posto molto interessante. Vedi questa porta con i fiorellini e i pettirossi? Una volta, era l’ingresso di uno strip club”
“Ah. Figo”
“Già. Poi l’hanno chiuso ed è diventato un asilo nido. E infine, anche i bambini se ne sono andati. Innocenza e lascivia che convivono insieme, ciascun individuo finisce per lasciare una traccia dietro di sé… Mi ricorda la mia infanzia”
“Aha. Senti, ho sentito che è uscito un nuovo film di Peyton Reed, magari potremmo…”
“Quel film fa talmente cagare che se solo ne pronunci il titolo l’alito ti puzzerà di merda per una settimana”
“Se ho ben capito, non ti piace… Ehi, aspetta, che fai?”
“Entro dentro, naturalmente. Ci sono un sacco di cose affascinanti, in questo posto. Tutte le volte che ci vengo sento una musica particolare: sai, uno dei miei compositori preferiti ha scritto un brano che si intitola ‘Ordinaria Vanità’; in qualche modo calza a pennello con l’edificio abbandonato in cui ci troviamo. Siamo soli in mezzo alle spoglie di quella che un tempo chiamavamo civiltà
“Si, certo. Non per offendere, ma tra mezz’ora devo andare a messa e…”
“Non volevi vedere un film?”
“Si, volendo si poteva andare al cinema, anche se…”
“Non ti senti un emerito coglione a recitare quegli stupidi monologhi tutte le domeniche?”
“Non offendere, per favore”
“Al giorno d’oggi la religione è una materia talmente pasticciata che le credenze inventate l’altro ieri sono più sensate dei dogmi millenari: Pastafarianesimo, Culto di Cthulhu, Agnosticismo Mosconiano… ficcaci dentro Aldous Huxley e Timothy Leary, e diventa un ordine di tutto rispetto”
“Non so chi siano queste persone, so soltanto che esiste un’unica vera religione e che non hai il diritto di prendermi in giro solo perché vado in chiesa”
“Sono… mortificato di aver arrecato offesa a Vossignoria con il mio linguaggio inappropriato e le porgo le mie più sentite scuse”
“Hai un modo di parlare parecchio incasinato, sai?”
“Invece il tuo non lascia adito a fraintendimenti”
“Mi stai dando del coglione?”
“Se hai colto il sarcasmo sotteso nelle mie parole, significa che non sei poi così stupido”
“Ti credi tanto intelligente, ma in realtà sei solo un presuntuoso e un ignorante”
“Non si tratta di un dato statistico, ma di solito chi ha la faccia tosta di dare dell’ignorante agli altri è egli stesso un ignorante di prima categoria”
“Ci godi a fare il superiore, vero?”
“Se non altro, io me lo posso permettere”
“Cala le arie, cala le arie altrimenti…”
“Mi dispiace ma quassù c’è troppo vento, ho paura di non riuscire a sentirti”
“Se hai finito di provocare, io me ne vado”
“Provocare chi?”
“Vuoi proprio farmi incazzare, allora!”
“Ti porgo le mie scuse, ma dispongo di un cervello limitato e perciò fatico a serbare la memoria di tutti i deficienti con cui ho a che fare”
“Adesso ti do una lezione che ti ricorderai…”
“Cosa curiosa, in un luogo così interessante è possibile nascondere molti oggetti. Armi, se si è in vena di combinare qualche scherzo. Prendi questo manganello, per esempio”
“Aspetta un attimo, cosa stai…”

Scariche elettrostatiche

Interferenze

Silenzio


“Che… che cosa mi hai…”
“Niente di che. Ti ho solo colpito sulla testa finché non sei svenuto e poi ti ho legato a questa sedia”
“Perché mi hai…”
“Lo sai come si dice. Chi semina vento raccoglie tempesta. Le tue azioni ricadono su di te. È una legge che vale per tutti: anche per me”
“Non capisco…”
“Ti metterò a parte di un interessante dato statistico: se i videogiochi hentai – quelli con le ragazzine procaci che puoi spogliare un po’ per volta – vendono un esorbitante numero di copie, i giochi di guerra vendono venti volte tanto. Sai che significa?”
“Io…”
“Che a quanto pare, la gente preferisce impersonare un soldato che fa saltare le cervella ai suoi nemici, piuttosto che fingere di fare l’amore con una liceale. Inquietante, non è così?”
“Lasciami andare”
“Non te lo ricordi, vero? Ti piaceva prendere in giro i bambini gentili, quelli pacifici che non avrebbero fatto del male a una mosca. Il tempo è passato e il reato è caduto in prescrizione, è così che stanno le cose, giusto?”
“Se ti… se ti ho fatto del male, ti chiedo scusa”
“Molto bene, scuse accettate. Non ci sono più dissapori tra noi”
“Davvero?”
“Si. Ma non ti trovo comunque molto simpatico. Perciò non muoverò un dito per liberarti. Magari riuscirai a liberarti da solo. Magari qualcuno ti sentirà chiedere aiuto. Magari, tra un paio di giorni, qui inaugureranno un banco dei pegni e qualche buonanima ti troverà. Magari”
“Aspetta, non puoi lasciarmi qui!”
“Medita su quello che hai fatto, e se la fortuna non ti arride, muori espiando serenamente i tuoi peccati. Se la sorte ti è propizia, invece, vivi nella rettitudine. Addio, mio buon amico”
  
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