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Autore: Rozen Kokoro    25/09/2012    3 recensioni
[...]“E-e ho capito che l’amore è sì fonte di sofferenza, ma anche di gioie e momenti piacevoli.” Alzò lo sguardo, incontrando gli occhi scuri del giovane, rimanendone completamente ipnotizzata; la guardavano con estrema passione, con una forza mistica quasi capace di far innamorare chiunque essere umano. Non aveva mai incrociato uno sguardo così: sembrava quasi che quegli occhi volessero leggere il suo animo e fotografarne ogni minimo dettaglio, mettendo a nudo tutte le sue paure e tutte le sue emozioni. [...]
[KibaHina] [ Prima Classificata al Contest "Pacchetto su misura d'Autore" di Akemi_Kaires]
Genere: Guerra, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Kiba Inuzuka | Coppie: Kiba/Hinata
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Prefazione: E' la prima storia che pubblico su questo Fandom, seppur Naruto sia il mio Manga preferito, quindi mi sento abbastanza emozionata ed eccitata all'idea di introdurmi qui con questa storia. Marooned ha partecipato al Contest "Pacchetto su misura d'Autore" indetto da Akemi_Kaires sul Forum Writer's Palace e, con mia grande sorpresa, è arrivata prima. Non ho mai amato la coppia Kiba/Hinata, pur essendo singolarmente i miei personaggi preferiti(soprattutto Kiba), e quando ho visto che mi erano stati assegnati loro due, ho cominciato a temere il peggio. Ma, dalla postazione che ha raggiunto questa storia, devo dire che forse è stata una fortuna. Vi avviso che la storia è decisamente drammatica, ambientata durante la Quarta Guerra Mondiale Ninja. Ma non voglio rovinarvi la sorpresa, quindi vi lascio alla lettura della storia di cui vado più fiera. Sotto ci saranno le mie note conclusive e la Valutazione.
Ho progettato la trama della storia ascoltando questa canzone:



Marooned

 

Se il destino non li avesse abbandonati, forse avrebbero combattuto ancora per po’ dentro quella sanguinosa guerra, trafiggendo quei corpi come per scacciare via il male che affliggeva quel luogo. Sarebbero stati forti, nel vedere il sangue sgorgare dalle loro ferite, sentendo il dolore lancinante invadere ogni meandro del loro corpo. Avrebbero giocato il tutto, mettendo a rischio la loro incolumità solo per essere eroi, solo per vedere il male sparire sotto le loro mani. Avrebbero vinto la battaglia e avrebbero portato onore al proprio Villaggio; sarebbero diventati dei modelli e dei simboli.
Ma i sogni, a volte, si sgretolano nelle nostre stesse mani.
 

 
La pioggia batteva con prepotenza sul vetro di quella finestra, provocando un rumore fragoroso che rimbombava fra le pareti spoglie di quella stanza. Sembrava che quelle gocce volessero lavare via tutto quel dolore con il loro potente getto, rinfrescando l’aria pesante di quei giorni. Le nuvole nere non lasciavano filtrare un solo raggio di luce, da far illuminare quella stanzetta scura e silenziosa; l’unica fonte di calore lì dentro era una piccola candela, posta sopra un comodino di legno. La luce fievole della fiamma schiariva appena quel luogo, illuminando soltanto delle lenzuola bianche e quel volto completamente rilassato, poggiato su un morbido cuscino latteo. I capelli del giovane ricadevano graziosamente sulla fronte sporgente, erano arruffati e disordinati, sparsi a caso sul cuscino; le guance erano pallide, facendo spiccare quei simboli rossi tatuati su di esse. Dormiva, quel giovane ninja, dopo una dura battaglia contro i nemici, beandosi di quel momento di riposo tanto desiderato; era un sonno pesante, tanto che nessun rumore sarebbe riuscito a svegliarlo, neanche quello della pioggia. Le fasce stringevano il corpo atletico come una morsa, macchiate da quel liquido rosso che non decideva a fermarsi; ogni tanto sentiva delle fitte a causa di quelle medicazioni, ma ci aveva fatto l’abitudine.
Quante volte aveva soggiornato dentro quell’ospedale, sotto le cure dei più famosi Ninja Medici, cercando di rimettersi in forze per ritornare di nuovo in campo e sconfiggere l’esercito nemico. Le sue furono sempre state delle ferite lievi, tant’è che nel giro di pochi giorni si era sempre rimesso in sesto; lo stesso per il suo cane, Akamaru.
Quella volta però la cosa sembrava essere più seria, da quello che aveva sentito, e il rischio di peggiorare era molto. Il sangue non decideva a fermarsi, levando le forze al giovane e costringendolo a restare al letto. Anche il suo povero compagno era ricoverato urgentemente sotto le cure di sua sorella. Quel colpo fatale aveva inflitto la sua condanna; magari quella sarebbe stata la sua ultima battaglia, magari non sarebbe scampato alla morte. Erano questi i pensieri che lo affliggevano durante il sonno, mentre tentava di risvegliarsi e cercare di fare qualcosa per cambiare il suo destino. Allungò leggermente il braccio verso il soffitto, come per afferrare qualcosa, storcendo lievemente la bocca. Avrebbe mai raggiunto il suo sogno? Sarebbe riuscito a sopravvivere?
Improvvisamente il suo riposo fu interrotto da un colpo di tosse, proveniente dal letto vicino  al suo. Spalancò gli occhi, lasciando ricadere il suo braccio fasciato e dolorante sul materasso; Hanabi si stava di nuovo sentendo male. Gridò aiuto, con tutto il fiato che aveva in gola, così che potessero sentirlo; lacerò le sue corde vocali, pur di riuscire a soccorrere la più piccola degli Hyuga. Questa continuava tossire, con forza, stringendosi la mani al petto e alzando impercettibilmente il torace; per una ragazzina come lei, la guerra è stata fatale, un peso troppo grande da reggere. Come lei, anche altri erano caduti per la troppa inesperienza.
Le preghiere di entrambi i ninja furono ascoltate, infatti entrarono velocemente due medici e Shizune, che si precipitò al capezzale della piccola. In quei giorni il suo peggioramento fu tale che lei personalmente se ne occupava. “Presto! Portatela in sala!” Urlò la donna, aiutando i due a portare fuori il lettino con tutti gli arnesi necessari.
Kiba rimase lì, immobile, impotente, ad osservare Hanabi mentre cominciava a dimenarsi sempre di più, trafitta da ondate di dolore insopportabile. Sospirò con amarezza. Quale forza misteriosa affliggeva il suo animo, neanche lui lo sapeva; il suo impeto era stato domato da parecchio tempo, forse a causa di quella guerra.
Era finalmente cresciuto, quel ragazzo spensierato; aveva vissuto la sua infanzia e la sua adolescenza nel migliore dei modi, ed era giunto il momento di lasciare tutto alle spalle e cominciare ad affrontare gli eventi con la giusta maturità.
A quel pensiero, un piccolo ghigno gli delineò le labbra, mostrando i suoi canini sporgenti. “Kiba, Kiba… Questi pensieri profondi non sono da te.” La sua voce era bassa, leggermente rauca. “Va bene che questa guerra ti ha cambiato, ma rimani sempre il solito testone ed esaltato di sempre…”
Quelle parole gli lasciarono un po’ di amaro in bocca, mentre si voltava per osservare la pioggia: quel tempo rispecchiava il suo animo cupo e triste. Ma gli venne da ridere, per chissà quale strano motivo. Così una fragorosa risata uscì dalle sue labbra: era una risata liberatoria, leggermente sarcastica, che risuonò per le pareti di quella stanza. I suoi occhi divennero leggermente lucidi, lasciando uscire anche una lacrima.
Ma quella lacrima non era stata scaturita dal troppo ridere.
“Ki…Kiba-kun…?” La sua risata si interruppe improvvisamente, lasciandolo lievemente sorpreso. Si voltò verso la porta, osservando quella figura minuta e fragile che l’aveva chiamato. I capelli erano un disastro, le guance sporche, la sua pelle lattea piena di tagli; eppure, aveva mantenuto quella delicatezza ed eleganza che la distinguevano da ogni kunoichi del villaggio della Foglia. Se ne stava appoggiata alla porta, lievemente intimorita, ma allo stesso tempo preoccupata.
“Ah, Hinata.” Un lieve rossore gli colorò le guance per l’imbarazzo; in fondo l’aveva visto ridere, da solo, e senza un motivo logico o visibile all’occhio umano. I battiti accelerarono leggermente sotto ogni suo respiro, sottoponendolo ad un dolore lancinante provocato dalla ferita al torace. Amava quella giovane donna, dal più profondo del suo cuore; adorava il suoi modi delicati, la sua timidezza, la sua dolcezza. Era sempre stato un amore non corrisposto il suo, questo lo sapeva bene; anzi, spesso e volentieri si divertiva a canzonarla della sua cotta per Naruto. Ma, d’altronde, era sempre sopravvissuto e, seppur con questo peso, le cose non sarebbero cambiate così facilmente.
Si mise in posizione eretta, facendosi forza con le braccia, per accogliere meglio la sua amica. Questa entrò titubante, guardandosi bene attorno “Hanabi… dov’è?”
“L’hanno portata via, non si è sentita bene…. Ancora.” Quelle parole colpirono Hinata in pieno petto, mentre un senso di preoccupazione e ansia la invadeva del tutto. Lasciò cadere il cesto a terra, dove vi era contenuto del materiale per la medicazione, stupita e paralizzata da quella dichiarazione; le pupille perlacee si inumidirono leggermente, mentre le labbra tremarono dalla paura. “Ki…Kiba… non può essere! Ha-hanabi si era ripresa!”
Spinta da una forza misteriosa, la giovane si voltò verso la porta, pronta per correre dalla sorellina per aiutarla a sopravvivere. In quell’istante una fitta di dolore colpì il pieno petto il giovane Ninja, che improvvisamente si rese conto di quanto la sua presenza contasse in un momento come quello. Non poteva lasciarla andare, aveva bisogno di lei più di chiunque altro. Quindi, con uno scatto improvviso, si allungò nella sua direzione, afferrandole il polso. Hinata si girò verso di lui, stupita e lievemente imbarazzata, mostrando una piccola lacrima che le rigava la guancia. “Ti prego.” Disse con fermezza, scandendo le ultime parole. “Resta qui, con me. Resta.”
 

Se il destino non li avesse abbandonati, forse avrebbero gioito ancora sotto quel cielo cristallino, correndo spensierati fra i vicoli del villaggio. Forse avrebbero ancora rivisto l’arcobaleno dopo la pioggia, la rugiada di prima mattina, il crepuscolo al calar del sole; avrebbero goduto di questi momenti in compagnia di qualcuno di speciale, chissà, dei loro compagni di avventure.
Ma questi diverranno solo e soltanto ricordi.



Hinata passò dolcemente quella pezza bagnata sul volto di Kiba, rinfrescandolo con il suo tocco leggero e il suo sorriso genuino. Ogni volta che la guardava, si convinceva sempre più che quella ragazza era perfetta, in tutta la sua fragilità e bontà d’animo. La giovane si chinò su di lui, osservandogli le fasce; quanto dolore poteva provare sotto quello strato di garza? A quel pensiero, deglutì rumorosamente, carezzando le spalle del compagno.
Kiba si sentiva bene sotto tutte quelle attenzioni; finalmente dopo tanto tempo, una sensazione piacevole scaldava il suo torace, beandolo di una gioia incontrastabile e immensa. Arrossì di piacere, inspirando il dolce profumo della ragazza, scombussolando il suo animo. Osservò Hinata stringere le sue fasciature, sfiorandole con zelo, come per non fargli male. In quel momento la guerra non esisteva più, tutto quel male e quelle grida di terrore, il sangue, le lacrime, la morte. Tutto si era dissolto in un attimo, un minuscolo attimo in cui aveva incrociato il suo sguardo perlaceo, mai stato così malinconico e pieno di emozioni. Provare a descrivere tutte le sensazioni provate in quell’istante era abbastanza difficoltoso, per un ragazzo semplice come Kiba.
Così si limitò a sorridere, vedendola completamente assorta nel suo lavoro di medicazione; nell’ultimo periodo aveva preso delle lezioni da Sakura, ed era diventata piuttosto brava. “Kiba-kun…” Era talmente assorto nei suoi pensieri che, quando sentì la sua voce, sobbalzò dallo spavento. Sentì i cuore accelerare vertiginosamente e, dopo aver deglutito, chiese alla sua compagna cosa era successo.
Hinata abbassò lo sguardo, imbarazzata. “N-Naruto-kun… sta lottando, lì fuori.”
Il ragazzo inarcò leggermente le sopracciglia, segno che era rimasto un po’ stupito da quella constatazione abbastanza ovvia. “Sì, questo lo so.” In quel momento si sentì leggermente amareggiato, visto che fino a quell’istante era stato lui il centro delle sue attenzioni. Come poteva invidiare così tanto quel ragazzo? L’amore aveva cambiato il suo animo, lacerando a poco a poco quel cuore forte che aveva sempre sopportato le peggiori situazioni e facendogli provare dei sentimenti di odio e gelosia. “Ma non ti preoccupare!” Sorrise. “Lui è forte, se la caverà!”
La Hyuga rimase in silenzio, contemplando la pioggia che a poco a poco diminuiva il suo getto, provocando così un rumore rilassante e quasi romantico. Adorava la pioggia, sua unica amica durante le sue sofferenze, colei che l’ascoltava senza contraddirla o accusarla. Per questo, in quel momento, si sentiva così bene. “N-non è per quello che sono agitata…”
“No? Perché?”
“Ho sempre ammirato Naruto dal più profondo del mio cuore, questo lo sai bene; l’amore che ho provato per lui è uno dei più duraturi e leali che abbia mai avuto occasione di osservare con i miei stessi occhi. M-ma… sono leggermente turbata…” abbassò per l’ennesima volta lo sguardo, coprendo il rossore che piano piano di dilagava sulle sue pallide guance. Ciò che stava per dire andava ben oltre la dichiarazione che aveva fatto a Naruto, parecchio tempo prima; era qualcosa di più profondo, che la spogliava di ogni timore e dubbio. Aveva a suo tempo deciso di rinunciare all’amore dell’Uzumaki, ormai stanca di soffrire per un affetto non ricambiato; tutti le avevano consigliato di guardare altrove, di dimenticare. Per lei fu molto difficile sopprimere quel sentimento, che tanto aveva sognato, sperato e ammirato da lontano; per fortuna, la sua forza d’animo l’aveva aiutata molto, e finalmente aveva scoperto una nuova passione, celata nei più profondi meandri del suo cuore.
Mentre la Hyuga era completamente assorta nei suoi pensieri, Kiba cercò di controllarsi, non dandole a vedere l’agitazione che stava provando. Impaziente di sapere cosa voleva dire la sua compagna, cominciò a mostrare i primi sintomi di nervosismo, cercando di attirare la sua attenzione.
Ma, improvvisamente, una fitta di dolore gli bloccò di respiro, mentre sentiva i battiti aumentare vertiginosamente; il suono ovattato di quel palpiti rimbombava nelle sue orecchie, facendolo angosciare sempre più. “Hi-hina… ta…” Tentò inutilmente di dire, sentendo mancargli l’ossigeno ogni minuto che passava.
Quei secondi sembravano non finire mai.
La giovane scattò a quella richiesta di aiuto, prendendo il volto di Kiba fra le sue mani. “Kiba-kun! Co-cosa ti succede?”
Il giovane storse la bocca, a causa delle continue fitte di dolore che lo trafiggevano come una spada affilata. Respirò affannosamente, tossendo e gemendo, stringendo le candide mani di Hinata come per non lasciarla andare. “Kiba-kun, tranquillo, tranquillo… passerà, p-passerà tutto… ci sono io qui.” Il tono della Hyuga era dolce, stranamente tranquillo, mentre gli accarezzava la guancia destra con delicatezza. “Sono rimasta qui. N-non mi vedi? L’ho fatto per te, perché me l’hai chiesto.”
“Grazie…” Finalmente il giovane si tranquillizzò: i battiti a poco a poco tornarono regolari e il suo respiro si fece sempre meno affannoso. Sapeva di aver fatto prendere uno spavento a Hinata, per questo appena si riprese del tutto, le regalò un sorriso smagliante, tanto da farla arrossire. “Ora puoi continuare.”
“N-ne sei sicuro?”
“Certo!”
“Il fatto è che…” Si mise a giocherellare con le sue mani. “ Ho seguito i consigli che mi avete dato, e non amo più Naruto. Ehm, c-cioè, provo ancora del profondo rispetto e della grande ammirazione per lui, ma ormai la mia cotta è passata.” Disse tutto d’un fiato. “E-e ho capito che l’amore è sì fonte di sofferenza, ma anche di gioie e momenti piacevoli.” Alzò lo sguardo, incontrando gli occhi scuri del giovane, rimanendone completamente ipnotizzata; la guardavano con estrema passione, con una forza mistica quasi capace di far innamorare chiunque essere umano. Non aveva mai incrociato uno sguardo così: sembrava quasi che quegli occhi volessero leggere il suo animo e fotografarne ogni minimo dettaglio, mettendo a nudo tutte le sue paure e tutte le sue emozioni.
Ma si sentì felice, dopo così tanto tempo, dopo tutte quelle volte che aveva pianto ed era rimasta da sola; dopo tutte quelle emozioni che sembravano man mano svanire, sotto quegli occhi. Per Kiba fu un attimo, un millesimo di secondo, che già aveva compreso le parole della compagna: era lui quello che avrebbe sostituito Naruto nel cuore di Hinata; a costo lottare con gli artigli, sarebbe riuscito a conquistare la sua amata. Così si avvicinò a lei, prendendole il viso tra le mani, poggiando la fronte sulla sua e beandosi del dolce respiro della ragazza. “Hinata-chan, è da molto tempo che voglio dirtelo, e credo che adesso sia l’occasione giusta.” La sentiva paralizzata, incapace di fare alcun movimento, e riusciva ad ascoltare il suo cuore battere sempre più veloce, assaporando così una dolce melodia mai udita fino a quel momento. Le emozioni che provò in quegli istanti erano talmente tante che il suo cuore non riusciva a sopportarle tutte insieme; entrambi tremarono, ammaliati da quel momento così magico che non si sarebbe più ripetuto così facilmente.
Così il giovane raccolse ogni briciolo di coraggio che gli rimaneva, socchiuse le labbra e sussurrò “Hinata-chan, io…-” Una fitta. Sbiancò, staccandosi da lei, a causa di quel dolore ancora più lacerante degli altri. Si portò le mani al petto, stringendo la stoffa della maglia con una forza smisurata, come per reprimere il dolore. Quella volta sentì davvero mancargli le forze, mentre cominciava a piangere, mentre il respiro via via diminuiva.
“Kiba!” Urlò Hinata, con tutto il fiato che aveva in gola. Si alzò, coprendosi il volto con le mani, cercando di non far vedere le lacrime che non decidevano a fermarsi. Non riusciva a reggersi in piedi, presa da una folle paura di perdere ciò a cui era più caro, vederlo svanire sotto i propri occhi. Sentì la porta dietro di lei aprirsi improvvisamente, ma non gliene importò; guardava il suo compagno fra le lacrime, gemendo per il dolore che stava piano piano facendo scoppiare il suo fragile cuore. Vide sfrecciare alcuni medici alle sue spalle, trafelati e con un espressione di agitata e angosciata preoccupazione; tra questi c’era anche Sakura. “Hinata, vai via!” Urlò la sua amica, mentre era intenta a soccorrere l’Inuzuka.
“M-ma…!”
“VAI!” La giovane fu presa da due uomini, mentre cercava di dimenarsi il più possibile, per fuggire alla presa di quei Ninja. “Kiba! K-Kiba-kun!”
La porta di chiuse davanti ai suoi occhi.
 
 
Il silenzio dentro quell’ospedale era tenebroso, quasi da far raggelare gli animi più focosi di quel villaggio. La luce a neon illuminava in un modo quasi squallido quel luogo, rendendo l’atmosfera più pesante e lugubre. Una giovane donna se ne stava rannicchiata a terra, vicino ad una porta color cielo, abbracciandosi le ginocchia come per sentire la presenza di qualcuno, in quel posto desolato, che avrebbe potuto aiutarla, consolarla. Piangeva a dirotto, gemeva per quelle lacrime, troppo calde e salate per recare sollievo. I capelli erano arruffati, sparsi a caso sulla sua schiena ricurva, meno splendenti del solito.
Tirò su col naso, passandosi il palmo della mano sotto gli occhi, cancellando per sempre quei segni. “Hai amato…” la sua voce era un soffio, un sospiro che riecheggiò fra le pareti del corridoio. “… sei stata sfortunata. A-allora hai dimenticato, ed hai amato ancora. Ma… ma qualcosa è andato storto…” Singhiozzò. “Hai… hai lottato, come nel tuo solito, m-ma non sempre il destino è a proprio favore. E… e voglio amare, ancora, anche se credo sarà  difficile per me.”
Sospirò, cercando di farsi passare il mal di testa; quanto aveva sofferto, nessuno lo sapeva: aveva perso due suoi più grandi amori, seppur aveva lottato per raggiungerli. In fondo, in amore si lotta per vincere, no?
Si alzò in piedi con fatica, appoggiandosi al muro come sostegno; quel giorno aveva avuto un sapore agrodolce, per via di quegli eventi successi alcuni minuti prima; ma ora avrebbe voluto poterli rivivere di nuovo, sentire ancora quei brividi attraversarle la spina dorsale, inebriarsi ancora una volta di quel profumo, di quelle sensazioni. Alzò gli occhi al soffitto, guardandolo come si guarda un cielo cristallino, e sorridendo lievemente. Tutto intorno a lei si colorò di un potere mistico, facendola sentire come se si trovasse a casa, a guardare il cielo, a sperare per qualcosa che non accadrà mai. Sentì il vento accarezzarle dolcemente i capelli, muovendoli in una dolce danza che la fece arrossire di felicità. Stava sognando, sognando che il mondo in cui era cresciuta potesse durare per sempre, accompagnandola ancora con dei momenti di gioia e serenità. Un sogno così bello non l’aveva mai fatto.
Poi qualcuno aprì quella porta.
 
 

Se il destino non li avesse abbandonati, forse avrebbero amato ancora con la stessa passione che li distingueva da chiunque altro; avrebbero coltivato quei sentimenti con cura, li avrebbero cresciuti fino a farli sbocciare in un fiore meraviglioso. Avrebbero ancora sentito quella passione scorrergli nelle loro vene, quei brividi che si provano solo quando si dà il primo bacio. Avrebbero riso insieme, si sarebbero confidati, avrebbero pianto per lo stesso dolore. Sarebbero stati felici.
Ma un cuore, quando si spezza, è difficile da risanare.



 


Note d'Autore: Salve! :3 Che dire... spero vi sia piaciuta! Mi dispiace avervi lasciato con un finale aperto, ma volevo testare questo nuovo stile, e ne sono abbastanza soddisfatta. E' decisamente lunga, quindi credo sia stato un supplizio leggerla tutta, senza sbuffare o saltare alcuni punti. Lo ammetto, anche io l'avrei fatto XD. Non devo dire nulla in particolare, avendo già parlato troppo nella prefazione, quindi vi lascio con la Valutazione. E' stata veramente una bella esperienza, e vincere il primo Contest a cui abbia mai partecipato mi rende estremamente fiera di me. Ringrazio inoltre Amy per aver progettato questo concorso e di avermi dato la possibilità di potervi partecipare♥
See ya!



Valutazione:


Grammatica e Lessico: 9.50/10
Stile: 9/10
IC: 10/10
Originalità: 10/10
Utilizzo dei Prompts: 10/10
Gradimento personale: 10/10
Extra: 15/15
Totale: 73.5/75


Sinceramente il mio commento si potrebbe riassumere in una sola parola. Complimenti. Non ho davvero parole per descrivere questa shot davvero bella e ben fatta. Come avrai notato dal punteggio, le imperfezioni sono ben poche e non troppo influenti.
Partiamo con ordine. Riguardo la grammatica e il lessico, ho riscontrato ben poche cose. Per farla breve, i tuoi errori riguardano maggiormente l’uso scorretto della punteggiatura. Non fraintendere, non è poi così grave. Questa pecca proprio per un errore ricorrente e piuttosto frequente nella shot: gli incisi tra virgole devono riguardare delle frasi vere e proprie, contenenti un verbo, non dei complementi. I complementi, in genere, non devono essere isolati dal resto della frase. L’inciso di questo tipo rende poco scorrevole il testo, privandolo della sua fluidità, e questo è davvero un gran peccato. Quanto agli altri errori, ve ne sono solo tre di battitura (ad esempio, di interruppe invece di si interruppe) e sull’utilizzo di qualche termine improprio e ben poco consono al registro formale ed elegante che hai utilizzato per la shot (tirò su col naso). Comunque complimenti, perché in tutta la shot ho trovato ben pochi errori di questo genere. E non è certo una cosa comune!
Ho già fatto un breve accenno riguardo al lessico, però vorrei riprendere il discorso. Hai utilizzato un lessico di grande impatto, ben curato, che aiuta chi legge a immaginare la scena. Mentre leggevo, riuscivo a disegnare nella mia mente tutti i dettagli e le situazioni, e questo è proprio merito del lessico che hai usato. Brava!
Anche lo stile è sublime. Purtroppo ho dovuto toglierti un punto per colpa delle ripetizioni, a volte piuttosto scomode (anche se ho notato che, in alcune parti, sono volute), e per la formattazione che hai utilizzato su word. Ogni paragrafo è separato da uno spazio bianco, e ciò non è corretto: si utilizza questo genere di separazione solo in un cambio di scena o contesto. Infatti ho valutato positivamente la distinzione che hai posto dai “Se e ma” che hai messo all’inizio delle tre scene principali. Ti consiglio, nelle prossime fic, di eliminare questa formattazione, perché rischia di giocare a tuo stesso sfavore. Le frasi erano ben lunghe e strutturate, anche se spesso hai abusato dei “;”.
La tua storia è molto originale, sebbene avessi già vagamente intuito che cosa aspettarmi. Il fatto che tu abbia voluto trattare Kiba in un simile contesto, modellando il suo IC in modo idoneo e senza sfociare nell’OOC, ti ha dato il punteggio pieno.
Riguardo alla caratterizzazione, anche lì punteggio pieno. Come ho già detto, hai adattato l’IC dei personaggi al contesto in cui li hai posti, senza rovinare i loro caratteri o storpiarli di sana pianta. Non solo l’introspezione è sublime, ma rispecchia anche perfettamente i canoni. Mi hai mostrato un lato di Kiba e di Hinata nascosto, quello che non fanno vedere a nessuno, descritto alla perfezione! Se potessi, ti metterei undici, davvero.
Ora è scontato dire che hai utilizzato perfettamente i prompts assegnati. Come puoi notare dal punteggio pieno, ho apprezzato il modo in cui li hai utilizzati per fare la shot. Hai colto l’essenza della traccia e dell’immagine e hai creato una storia che le rispecchia perfettamente. Complimenti!
Insomma, ho apprezzato questa shot, perfetta sotto alcuni punti di vista, quasi sotto altri. Correggendo quei pochissimi, per una storia di questa lunghezza, errori che ho trovato, diventerà un capolavoro. Sei migliorata davvero tanto, e devo ammettere che tu avresti vinto comunque, sia per punteggio sia per merito. Davvero, complimenti di cuore. Mi hai piacevolmente sorpresa, e tu sai che è piuttosto difficile riuscirvi.
In conclusione, la trovo una storia decisamente degna da leggere. I miei – ancora – più sentiti complimenti!

   
 
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