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Autore: Walpurgisnacht    28/09/2012    3 recensioni
Nerima è un paese diverso dopo Secrets. Incontrato gente, fatto cose, visto posti, rotto equilibri. Poi un ragazzotto con la bandana e il senso dell'orientamento di un opossum morto torna dopo un anno.
Avete preparato l'armatura per difendervi, vero?
[EIP fra _Mana e Kaos, seguito di Secrets of the Heart Split in Two]
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Ukyo Kuonji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Che tu sia dannato Hibiki! Dannato!"
Ukyo ripeteva quella frase a mo di mantra da ormai mezz'ora; aveva accompagnato tutta la preparazione della pastella base delle sue okonomiyaki, che venne torturata in maniera lunga e dolorosa seppure non avesse alcuna colpa.
"Che tu possa perderti nel deserto del Sahara, stupido porco in forma d'uomo!" ringhiò, mentre tagliava con violenza la carne che avrebbe fatto parte del condimento - probabilmente immaginandovi su la faccia di Ryoga.
"Esci con me" era stata la richiesta del ragazzo alla sua incosciente proposta di aiutarlo, rendendosi poi conto che non aveva la minima idea di come fare.
"Uscire con lui... a che pro, poi?" si chiese. In effetti cosa sapeva di Ryoga, a parte che non aveva senso dell'orientamento, diventava un maiale bagnandosi con l'acqua fredda, amava Akane e si erano spesso alleati per separare lei e Ranma, in passato? Oh si, sapeva anche di Akari. Ma in realtà nessuno aveva mai scommesso più di tanto su quel rapporto basato sui porcellini...
Mentre rifletteva e massacrava il povero ed innocente preparato per okonomiyaki, qualcuno aprì la porta del ristorante.
"Signorina Ukyo, sono tornato dal mercato!"
Ah, già. Konatsu.
Tra le altre cose, c'era anche quel piccolo dettaglio.
"Hai preso tutto quello che ci serviva?". La domanda, detta con noncuranza, nelle intenzioni di Ukyo voleva essere il primo passo verso la rivelazione della novità che, lei lo sapeva perfettamente, avrebbe provocato non pochi sconquassi al suo dipendente.
Lui avanzò con le mani stracolme di borse, un sorriso a ottocentoquarantotto denti. Oh, povero Konatsu. Non gli sarebbe piaciuto per nulla.
"Sì, c'era tutto. Anche i gamberetti che temevo fossero esauriti" trillò tutto felice.
Mentre poggiava la spesa sul bancone la guardò inclinando leggermente la testa di lato con un'espressione interrogativa: "Sai, mi chiedevo cosa ci faccia qui fuori un ragazzo che mi ha salutato mostrando un paio di canini francamente inquietanti. Ho come l'impressione di averlo già visto ma non ricordo bene dove".
Ukyo sbiancò. Perché cavolo Ryoga era lì fuori?
Stava per circumnavigare il bancone per correre fuori quando fu lui ad entrare.
"Cosa ci fai ancora qui, tu?" sibilò.
"Io? Niente di che, stavo solo vedendo come ti stavi preparando per stasera".
Konatsu, sentendo queste parole, si voltò verso di lui e alzò tremando un dito nella sua direzione: "E-Esci... con Ukyo?".
"Ci puoi giurare, caro mio".
Ukyo sentiva nell'aria l'arrivo dell'Apocalisse.
I suoi appuntamenti con Konatsu non erano andati benissimo, così avevano deciso di comune accordo di lasciar perdere, almeno per il momento... ma evidentemente nessuno dei due aveva messo in conto possibili nuove "conoscenze".
Se poi il ruolo era interpretato da Ryoga... gli scenari che le si paravano davanti erano i più inquietanti che potesse immaginare.
Konatsu squadrò Ryoga dalla testa ai piedi, poi si rivolse ad Ukyo.
"Non... non mi avevi detto di aver già trovato un... sostituto" commentò, calcando particolarmente sull'ultima parola.
"Ma no Konatsu, non ti sto sostituendo..." balbettò, cercando di togliersi da quell'impiccio come meglio poteva "è... è successo tutto all'improvviso, e poi è solo un'uscita con un vecchio amico..." disse, rivolgendosi a Ryoga. Quest'ultimo la osservava con un sorriso stampato sulle labbra, mostrando i canini come l'animale che era. Ukyo gli lanciò un'occhiataccia delle sue, che venne ignorata con garbo.
Konatsu osservò entrambi, gli occhi ridotti a due fessure; chiaramente non credeva a una sola parola di quanto gli era stato detto.
"La signorina ha ragione. Non immaginavo che ci fosse stato... ecco, qualcosa... fra di voi. Ma è vero quando dice che non ti sta sostituendo. L'ho... diciamo... moralmente costretta, anche se devo dire che lei non ha opposto tutta 'sta resistenza".
Questa uscita di Ryoga ruppe almeno in parte la situazione di stallo: Ukyo fece un passo indietro, onestamente sorpresa; al contrario Konatsu rimase impassibile nella sua maschera. Lei non si aspettava quanto il ragazzo aveva detto. Nell'ultima mezz'ora era riuscito a tirar fuori il lato peggiore di sé, trasformandosi in un infido manipolatore di gentil donzelle. Sentirlo ammettere così candidamente come erano andate effettivamente le cose, per quanto tutto sommato prevedibile considerato il soggetto in questione, l'aveva un poco spiazzata. Nella sua testa, prima di questo avvenimento, si stava formando il nuovo Ryoga: scaltro, approfittatore, con pochi scrupoli. Ritornare a qualcosa a cui si era abituati non era poi così spiacevole.
Il kunoichi fece l'esatto opposto della sua padrona, cioè un passo in avanti. Senza staccare gli occhi di dosso da Ryoga disse, chiaro e forte: "Non permetterò che tu esca con lei".
"Cosa vorresti fare?".
"Impedirtelo".
"Con le cattive?".
"Con le cattive, se necessario".
A ogni parola la tensione riempiva sempre di più l'atmosfera del ristorante. Ukyo si chiese perché Ranma e gli altri se ne fossero andati lasciando a lei la patata bollente.
"Buoni maschioni pieni di testosterone, buoni. Perché non mangiamo qualcosa? Tu Ryoga sei ancora in credito di un okonomiyaki, mi pare di ricordare".
"Indietro donna, non sono cose che ti riguardano."
Ukyo rimase a bocca aperta.
Non aveva mai sentito Ryoga esprimersi in termini così maschilisti, e la cosa iniziava seriamente a infastidirla.
"Senti un pò porcellino su gambe" lo minacciò agitando una delle sue spatole "pensi di essere in diritto di venire nel mio locale atteggiandoti a macho della domenica?"
"Ti ho detto di fare silen-AAAAAAAAAAARGH!!!!"
Per tutta risposta Ukyo lo zittì con un'okonomiyaki bollente in piena faccia.
"Come dicevo, eri in credito di un'okonomiyaki" disse, girando attorno al bancone e avvicinandosi al ragazzo, che rantolava a terra in preda ai dolori delle ustioni "...spero sia di tuo gradimento."
Ryoga si mise a sedere, buttando via la frittata rovente dal viso. Si volse furente verso Ukyo.
"Ma sei impazzita?! Lanciarmi quella rob-" "Ryoga. Taci."
Il ragazzo chiuse la bocca immediatamente. Lo sguardo e il tono di Ukyo erano di quelli che non ammettevano repliche, pena un'altra okonomiyaki rovente in faccia.
Infine si rivolse a Konatsu.
"Senti" sospirò "ora non è il momento migliore per spiegarti cosa sta succedendo, devo prima trovare il modo di far rinsavire quel cretino" disse, riferendosi a Ryoga.
Konatsu non rispose, incerto su cosa dire.
"Appena avrò un attimo di tregua cercherò di spiegarti tutto, anche se probabilmente serve che qualcuno spieghi prima a me..." disse "ma ti prego, non provocare Ryoga. Ok?"
Il tono era quasi una supplica. E nonostante tutto Konatsu riusciva a tenere il broncio a Ukyo solo per poco.
"Ok" concesse. Il suo buonumore era svanito ma evidentemente lasciò dietro di sé qualche rimasuglio visto che, pur sentendosi in diritto di piantare una scenata di quelle epocali per quanto era appena successo, si limitò a scusarsi e a togliere il disturbo. Prese le scale per il piano superiore con l'intenzione di fermarsi a origliare non appena fosse stato fuori dalla loro portata visiva.
Nel frattempo i due piccioncini si arrabattavano con i loro problemi.
"Si può sapere cosa ti è venuto addosso da quando hai messo piede in questo locale, Ryoga? Non ti riconosco più. Sei sempre stato un casinista e in ciò non ti sei smentito, d'accordo. Ma da dove è saltato fuori questo odioso modo di fare? Me lo sarei potuto aspettare da Shan-Pu, tempo fa, e me lo aspetto tuttora da gente come i Kuno. Ma da te proprio no. Ora che ne diresti di sederti, non per terra, e dirmi cosa ti passa per la testa, mh?". E gli allungò una mano per aiutarlo a rialzarsi.
Lui in un primo momento rifiutò, poi lo sguardo "prendi quella mano o ti spezzo tutte le ossa" di lei gli fece cambiare idea.
"Cosa mi è venuto addosso?" disse acidamente mentre si sedeva al bancone, con lei che vi tornava dietro "Niente Ukyo, niente. Cosa ti fa credere che lo scoprire quel che ho scoperto per tua gentile intercessione mi avrebbe provocato... oh, non lo so, qualcosa tipo un mezzo infarto, una bolla d'aria nel cervello e la morte per fucilazione di tutti i miei sogni? Avrei voluto vedere te a ruoli invertiti, ti avrei davvero voluto vedere".
Lei rise. Dapprima una risata lieve che poi, col passare dei secondi, crebbe d'intensità.
"Mi fa piacere che la cosa ti faccia ridere".
"Ahahahahahah. Scusa, scusa. Non volevo. È che mi è venuto naturale".
"E perché mai?".
"Non lo so. Mi è venuto e basta. Comunque, se può interessarti, non sei l'unico che è passato per tutto questo".
"Lo sospettavo ma sai, al momento i miei pensieri erano rivolti principalmente a me stesso".
"Chiaro. Ma il solo anno di ritardo non ti dà nessun diritto di diventare improvvisamente uno stronzo".
Ryoga la osservò, un pò piccato. Però la corazza di egoismo iniziava a sgretolarsi.
"Ti assicuro, caro il mio Hibiki, che ci sono passata prima di te in questo schifo" disse, incrociando i gomiti sul tavolo e osservandolo, con un sorriso mellifluo in volto.
"L'avevo nasato da un pezzo eh, intendiamoci... ero persino riuscita a fare da psicologa con quel tardo di Ranma, al fine di svegliarlo e renderlo partecipe dei suoi stessi sentimenti per Akane. Che masochista eh? Ma non è certo questa la parte peggiore" disse, prendendo una bottiglia di sakè rimasta lì dal pranzo di Ranma e gli altri, e versandone due dita in un bicchierino pulito "Il peggio, mio caro, è che ho avuto modo di assistere al loro primo, passionale, bacio!"
Ryoga sgranò gli occhi, immaginando la scena, ma prima che potesse distruggere il tavolo venne fermato da Ukyo, che ancora lo minacciava con la spatola.
La ragazza sorrise.
"Ha fatto male, veramente tanto" sospirò "ma sai cosa? Più che la scena in sé, è stato il dovermi scontrare con la realtà dei fatti a farmi davvero male. E poi, in fondo, avevo sempre saputo di non avere speranze... perchè diciamocelo, Ryoga: che tra Ranma e Akane ci fosse qualcosa che andava oltre i battibecchi e le litigate, che andasse oltre qualunque legame potessero avere con altre persone, lo sapevamo tutti. Tutti. Solo che a noi poveri spasimanti faceva molto più comodo guardare dall'altra parte e fingere di non sapere."
Ryoga abbassò lo sguardo, colpito e affondato; Ukyo aveva dannatamente ragione. E bruciava ancora di più per questo motivo.
"Ora dimmi" proseguì la ragazza "alla luce di tutto questo, vuoi ancora cercare - invano, lasciatelo dire - di ingelosire Akane uscendo con me?"
Ryoga sbuffò. Prima di rispondere indicò la bottiglia di sakè facendo intendere che voleva assaggiarlo. La cuoca, calandosi nei panni della perfetta padrona di casa, gliene versò un po' in un altro bicchiere e glielo mise davanti.
Lo prese con tre dita e lo fece muovere senza alcun senso davanti al proprio naso.
"Brindisi?".
Brindisi? Brindisi per cosa? Perché?
Lei, che stava ancora giochicciando con il suo, gli rivolse uno sguardo interrogativo. Lui alzò le spalle e rispose "Così. È vietato brindare tanto per brindare?".
"No, in effetti no" concesse Ukyo "E sia, brindiamo. A cosa?".
"A niente. Brindiamo e basta".
E ci fu un cin cin fra la perplessa Ukyo Kuonji e il momentaneamente impazzito Ryoga Hibiki.
Bevvero tutto di un fiato.
"Wow. Questo sakè è eccellente. Ne ho bevuti parecchi ma non tanti così buoni" commentò lui con l'aria di chi la sapeva lunga.
"Da quando in qua sei un sommelier, Ryoga?".
"Da quando la gente che ti ospita in casa propria per la notte ha l'armadio pieno di alcool. Viaggiare in giro per il paese ha anche qualche piccolo vantaggio, ogni tanto. Me ne verseresti un altro, per favore?".
"Certo".
Poi, mentre osservava concentrato il liquido trasparente che cadeva nel contenitore, disse tutto d'un fiato: "Io non volevo far ingelosire Akane, sai?".
Un po' di sakè cadde sul bancone. La mano di Ukyo aveva tremato.
"...come?"
"Davvero, non avevo intenzione di far ingelosire Akane... in realtà non so nemmeno io perchè ho tirato fuori quell'idea. Forse l'abitudine maturata negli anni nel creare diversivi assurdi come questa, o forse sul serio il mio istinto aveva cercato di farmi giocare sporco almeno un'ultima volta, per disperazione" disse tutto d'un fiato, osservando il liquido nel bicchierino "ma la verità è che... non lo so nemmeno io qual'è. Ma credo di essermi arreso nel momento in cui mi ha raccontato tutto. Come hai detto tu stessa lo sapevamo tutti, ed era solo questione di tempo perchè alla fine lo accettassi..."
"...solo che il dolore che provoca non è quantificabile, anche se lo metti in conto che farà male" concluse Ukyo per lui.
Ryoga fece un cenno d'assenso con la testa, buttando giù il sakè tutto d'un fiato, e Ukyo lo imitò.
"Però la mia proposta rimane ancora valida."
Ukyo riuscì a farsi andare di traverso il sakè.
"C-come...?" chiese, tossendo.
"Esci con me. In fondo che abbiamo da perdere? Come team per intralciare Ranma e Akane non eravamo male... anzi c'era molta sintonia."
"C'è un pò di differenza tra un appuntamento e un piano sgangherato per separare due persone, lo sai si?" chiese, sempre più convinta che Ryoga stesse dando i numeri.
Quest'ultimo le sorrise.
"Allora, qual'è la tua risposta, signorina Kuonji?"
Ukyo si ritrovò a fissarlo, incerta su cosa rispondere, e il cuore che le batteva forte.
Nello stesso istante, qualcuno dalle scale origliava la conversazione.
E decisamente non aveva preso bene la notizia.
No, proprio per nulla. Era arrabbiato, nervoso, teso. E attendeva la risposta come un fanatico di baseball attende il Koshien.
Si accorse di star quasi sbattendo i denti da quanto era in tensione. Abbastanza da far rumore e farsi beccare. E non sarebbe stato bello farsi beccare a origliare, no no no. Pertanto concluse, con la morte nel cuore, che sarebbe stato meglio allontanarsi ed evitare qualunque brutta conseguenza. Avviandosi verso camera propria si disse che era meglio così, se non altro per le conseguenze sulla sua salute, e che comunque l'avrebbe scoperto a breve.
Di sotto la tregenda continuava.
"Ryoga, io... io..." balbettò Ukyo, la cui faccia stava assumendo delle tonalità di rosso non esistenti in natura.
"Ukyo, tutto bene? Mi sembri un po' in affanno" fece lui con il suo ritrovato senso della realtà da macaco. Si alzò e fece per andare a darle una mano ma lei lo fermò alzando la mano dritta di fronte a sé.
"Fermo lì... non fare... un passo in più..." ansimò.
"Ma stai male! Non vorrei ti venisse un accidenti!".
"Taci... e lasciami... sola... vai via...".
Lui la osservò per qualche secondo, fisso come un baccalà. Poi, con la mano di lei alzata a imporgli l'alt a qualche centimetro dalla faccia, si rassegnò ad obbedirle e se ne andò senza la risposta a cui sotto sotto un pochino teneva.
"Spero di riuscire a tornare da solo per sentire cos'hai da dirmi" disse prima di uscire.
Rimasta finalmente sola Ukyo Kuonji si fece cadere sulle ginocchia, il fiato ancora cortissimo e un principio di infarto che stava decidendo se trasformarsi in qualcosa di più serio.
"Io... io... che cavolo...".
   
 
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